Posts tagged ‘Pablo Pineda’

12 Marzo, 2024

Quattro studi sulll’intelligenza

by gabriella

Alexander R. Lurjia (1902 – 1977)

Quattro studi sull’intelligenza, quello di Lurija con i contadini uzbeki e kirghisi e di Tim Bearsley sul classico della teoria biologica dell’intelligenza di Herrnstein e Murray, The Bell Curve (1994) e due articoli sul programma americano Head Start.

Indice

1. Alexander Lurija, Studi sull’intelligenza con i contadini dell’Uzbekistan e della Kirghisia
2. Tim Beardsley, The Bell Curve e il ruolo dell’educazione nello sviluppo dell’intelligenza
3. Arthur Whimbey, L.S. Whimbey, Le terapie cognitive
4. Jerome Bruner, Successi e insuccessi del programma Head Start

 

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1. Alexander Lurija, Studi sull’intelligenza con i contadini dell’Uzbekistan e della Kirghisia

Fondatore, con Lev Vygotzskij, della scuola storico-culturale, Alexander Lurija sostenne che i sistemi funzionali (l’intelligenza, il linguaggio, la memoria ecc.) non sono espressione di una organizzazione geneticamente prederminata, ma si sviluppano nell’ontogenesi sotto la pressione dell’ambiente e hanno natura storica, in quanto realizzati in un determinato momento della storia umana.

Lurija, I contadini dell'Uzbekistan e della Kirghizia

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8 Febbraio, 2023

L’intelligenza

by gabriella

Intelligere, da intus legere, significa “vedere dentro”. Intelligente è quindi chi sa guardare dentro le cose, le persone, i fatti, oltre il velo dell’apparenza

Dalla sua nascita alla fine dell’ottocento, la psicologia scientifica ha cercato di definire cosa sia l’intelligenza e quali comportamenti possano essere definiti tali.

Nel novecento, questi studi si sono fatti sempre più interdisciplinari, concentrandosi sui processi cognitivi coinvolti nel funzionamento dell’intelligenza, sulla sua misurazione e sulla sua maturazione, interrogandosi anche sulla sua natura di fenomeno innato o acquisito attraverso la stimolazione ambientale.

Gli studi attuali sull’intelligenza coinvolgono perciò tanto le neuroscienze quanto la sociologia e la pedagogia, segno che il groviglio si è fatto più intricato, il mistero più affascinante, contro ogni tentazione semplificatoria della risposta alla domanda «cos’è l’uomo»?

 

Indice

1. Che cos’è l’intelligenza?
2. L’intelligenza come problem solving
3. L’intelligenza come abilità e competenze
4. La psicometria e i test QI
5. L’epistemologia genetica e l’approccio storico-sociale all’intelligenza
6. L’intelligenza è innata o acquisita?

Esercizi sulle videolezioni: 1. Che cos’è l’intelligenza? 2. L’intelligenza come problem solving  3. L’intelligenza come abilità e competenze 4. Lo sviluppo dell’intelligenza per l’epistemologia genetica e l’approccio storico-sociale 5. La psicometria e i test QI 6. Intelligenza: fattori innati e fattori socio-culturali

 

1. Che cos’è l’intelligenza?

comprendere la complessità della realtà al di là della superficie

La psicologia non possiede ancora una descrizione e una definizione condivise di cosa sia l’intelligenza.

Sappiamo che l’intelligenza è una caratteristica del pensiero che coinvolge altri processi cognitivi e aspetti psicologici come la memoria, l’apprendimento, il linguaggio, la motivazione. 

Resta, però, ancora difficile spiegare le differenze di capacità tra gli individui, decidere se l’intelligenza sia innata o si sviluppi attraverso gli stimoli ambientali; quale sia, se c’è, il rapporto tra intelligenza e profitto scolastico e tra intelligenza e capacità di adattamento all’ambiente. È difficile anche stabilire se si può misurare e se è unica o ne esistono diversi tipi.

Attraverso le loro ricerche, gli studiosi sono pervenuti a risultati differenti, a volte contrastanti.

Potrebbe sembrare, dunque, che la psicologia e le altre scienze umane non abbiano nulla da insegnarci sull’intelligenza, ma mai come in questo caso, forse, sapere che le domande sono ancora più numerose delle risposte, aiuta ad assumere un atteggiamento scientifico e antidogmatico e quindi a procedere nella conoscenza del fenomeno.    

Intelligere, dal latino intus legere (o intra legere, secondo alcuni), significa, infatti, “vedere dentro” o “vedere tra le cose”, alludendo, in entrambi i casi, alla capacità di comprendere la complessità della realtà al di là della superficie, cioè di coglierne la struttura profonda al di là delle apparenze.

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23 Febbraio, 2021

Pablo Pineda e l’educabilità dei ragazzi disabili

by gabriella

Pablo Pineda

Pablo Pineda è nato a Malaga nel 1974

Pablo Pineda è un insegnante a attore spagnolo nato nel 1975 con la sindrome di Down. E’ stato il primo ragazzo europeo con Trisomia 21 a laurearsi (in Scienze della formazione).

Con il video Si podemos, girato con il gruppo di ragazzi down dell’Obra social di Madrid, la sua storia ha superato i confini della Spagna. Dall’età di sedici anni conduce trasmissioni televisive, rilascia interviste, gira film. La sua interpretazione in Yo tambien, una storia d’amore tra un ragazzo down e una ragazza normodotata, è stata premiata al Festival internazionale del film di San Sebastiàn. [Sottotitoli miei, traduzione di Greta Dormentoni. Attivarli cliccando sull’icona ]

In questa intervista, pubblicata da El Pais, il 12 dicembre 2003 e tradotta in italiano dal blog di Gigi Cortesi, Pablo Pineda ricostruisce la propria infanzia e la propria educazione. Il sevillano, ora trentanovenne, noto per essere stato il primo portatore di sindrome di Down a laurearsi, vi descrive la sua lotta per l’abbattimento del pregiudizio e dell’esclusione verso i ragazzi down, combattuta con il coraggio e l’abnegazione di chi ha qualcosa di più importante di se stesso a cui pensare [per approfondire, L’intelligenza].

La prima notizia che la mia era la sindrome di Down la ebbi a sei o sette anni. Un professore universitario che portava avanti il Progetto Roma¹, don Miguel Garcia Meleto, nell’ufficio del rettore mi domandò: ‘sai che cos’è la sindrome di Down?’. Io, innocentemente, gli dissi di si, anche se non ne avevo idea. Lui lo notò e si mise a spiegarmi che cosa fosse, anche se non era un genetista, ma un pedagogista. E io, siccome sono puntiglioso e ho una certa acutezza mentale, gli chiesi: ‘don Miguel, sono stupido?’ .

D.  Perché glielo domandò?

Non so. E’ difficile saperlo. Chissà, se a sei anni ti associano ad una sindrome, tu lo associ al fatto di essere stupido o no. Lui mi disse che non ero stupido, e io gli domandai: “potrò continuare a studiare?”. Lui mi disse: “Si, certo”. Poi cominciò il processo della strada ; i bambini cominciarono a dirmi: “Poverino è malato”. E io mi infuriavo, perché non ero malato.

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