Archive for Maggio, 2024

20 Maggio, 2024

L’humanitas romana

by gabriella

Marco Tullio Cicerone (106 – 43 a. C.)

Indice

1. Marco Porcio Catone
2. Marco Tullio Cicerone
3. Marco Fabio Quintiliano

 

Con la sua sintesi di motivi ellenistici e temi della tradizione arcaica romana, il pensiero educativo da Catone (234-149 a.C.) a Quintiliano (35/40-96 a.C.) ha avuto un’influenza fondamentale sulla tradizione occidentale.

A differenza del pensiero greco, la cultura romana non dispone di un’opera letteraria a cui riferirsi come elemento fondativo, i valori e i principi comuni vengono dunque rintracciati all’interno della tradizione, cioè di quella vita di un popolo di contadini che si affidava ai motivi etici della famiglia, della dedizione allo stato, del rispetto delle leggi e della tradizione, della pietas verso gli dèi, della fermezza (virtus), della dignità personale (gravitas) e del lavoro.

Questo insieme di valori, codificato nelle leggi non scritte del mos maiorum e in quelle inscritte nel bronzo delle Dodici tavole – una legificazione che fu, di fatto, una codificazione del mos maiorum del 451 a. C. per rispondere a conflitti sociali tra patrizi e plebei – costituisce il carattere romano della riflessione sviluppata nei circa quattro secoli che prendiamo in considerazione.

Questa identità originaria costituisce il filtro attraverso cui Roma si confronta con la cultura greca da Marco Porcio Catone, che considera nefasta la sua influenza e le attribuisce la crisi morale e il declino delle istituzioni avite, a Cicerone (106-43 a.C.) che la considera con circospezione ma la pone a fondamento delle virtù fondamentali dell’uomo pubblico.

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18 Maggio, 2024

Dalla pedagogia moderna alla contemporanea

by gabriella

Un’introduzione alla pedagogia contemporanea che punta ai cambiamenti della visione educativa dalla modernità ad oggi, per collocare in prospettiva storica il successivo studio degli autori novecenteschi.

Don Lorenzo Milani (1923 – 1967)

Johann Heinrich Pestalozzi (1746 – 1827)

Jean-Antoine de Condorcet (1743 – 1794)

Il filo conduttore della lezione tende a mostrare come le conquiste della modernità (alfabetizzazione universale, diritto allo studio e scuola repubblicana) tendano a cristallizzarsi in forme stabili (il diritto alla scuola viene costituzionalizzato) integrando anche nuove conquiste democratiche (universalizzazione del principio di educabilità e scolarizzazione dei disabili), pur mantenendo tutte le contraddizioni della modernità.

Infatti, l’idea di Condorcet che «la società deve al popolo un’istruzione pubblica» quale unico strumento per realizzare l’eguaglianza, oggi sancita dall’art. 3 (Cost.It), convive in un quadro di ritiro dello Stato (non solo italiano) dall’impegno costituzionale che lascia esistere la vasta realtà dell’analfabetismo funzionale dei nostri giovani.

Indice

1. Premessa: la lezione degli antichi
2. Le conquiste della modernità

2.1 L’alfabetizzazione universale
2.2 Diritto allo studio e scuola repubblicana

3. Le caratteristiche della pedagogia contemporanea

3.1 Dall’emancipazione all’inclusione
3.2 L’era della didattica
3.3 Costituzionalizzazione e decostituzionalizzazione della scuola

1. Premessa: la lezione degli antichi

Protagora di Abdera (490 – 411 a.C.)

Come sappiamo, la lezione pedagogica del mondo antico, da Omero ad Aristotele, consiste nella comprensione del potere dell’educazione nello sviluppo umano.

Infatti, mentre per Omero l’eccellenza è il prodotto della nascita aristocratica che si realizza con l’aiuto di un maestro, già con i sofisti l’aretè è il sapere, perché è il possesso della conoscenza che promuove la capacità di parola e di comprensione del mondo (è la conoscenza che crea competenza). Eccellenti quindi non si nasce, ma si diventa attraverso la cura di sé, o skolé, un privilegio riservato nel mondo antico agli uomini liberi.

 

2. Le conquiste della modernità

siamo espressione dello stesso spirito

Dopo i Greci, l’idea cristiana della comune appartenenza allo Spirito del genere umano ha lentamente democratizzato l’accesso all’educazione, fino alla svolta protestante, la cui teologia prescriveva al cristiano il dovere di avvicinarsi a Dio attraverso le Scritture.

 

2.1 L’alfabetizzazione universale

In questo nuovo contesto politico-ideale occorre, dunque, saper leggere, così nella Lettera ai Borgomastri e ai Consigli di tutte le città tedesche del 1524, Lutero apre ai giovani di entrambi i sessi le prime scuole popolari, avviando l’alfabetizzazione dei poveri e delle donne in Europa.

Nicolas de Condorcet (1743 – 1794)

Jan Amos Komensky (1592 – 1670)

Un secolo dopo, il radicale protestante Comenio elabora un metodo per «insegnare tutto a tutti» e accendere la luce dello spirito nella mente di tutti gli uomini.

 

2.2 Diritto allo studio e scuola repubblicana

Ma la conquista fondamentale della modernità e punto d’arrivo dell’elaborazione precedente, è l’enunciazione, ad opera di Nicolas Condorcet, del diritto allo studio e dei principi della scuola repubblicana (1791).

Sono gli scritti di questo aristocratico illuminato e dei politici giacobini a forgiare il modello di una scuola laica, pubblica e statale nella quale si insegnino non credenze e opinioni, ma le scienze e i saperi documentati e la cui frequenza sia obbligatoria nei primi anni di corso, perché

«la società deve al popolo un’istruzione pubblica» [Cinq mémoire sur l’instruction publique, 1, 1791]

quale unico strumento capace di rendere effettivo l’esercizio dei diritti di libertà ed eguaglianza.

Si afferma per la prima volta in modo esplicito, il principio dell’educazione come emancipazione popolare dall’ignoranza e dalla marginalità, cioè come diritto al pieno sviluppo della persona umana [che permetta] l’effettiva partecipazione di tutti all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese (come recita ora il comma secondo dell’art. 3 della Costituzione italiana).

In una parola, alla scuola si riconosce di essere lo strumento per l’esercizio della sovranità popolare (cioè della scelta, della dcisione politica), perché senza educazione non c’è effettiva eguaglianza, ma permanenza della dipendenza di chi ignora da chi sa.

Condorcet, L’educazione come emancipazione popolare

 

3. Le caratteristiche della pedagogia contemporanea

3.1 Dall’emancipazione all’inclusione

Nell’800, la rivoluzione industriale ha trasformato profondamente la società europea. Le condizioni del lavoro di fabbrica, la separazione tra tempi di vita e tempi di lavoro (con conseguente allontanamento dei genitori da casa) e il dramma del lavoro minorile, impongono una riflessione sulla cura dell’infanzia e sulle sue necessità educative.

Friedrich Fröbel (1782-1852)

Johann Heinrich Pestalozzi (1746 – 1827)

Saranno Fröbel e Pestalozzi a condurla, il primo reagendo alla realtà delle case di custodia – asili per una educazione meramente disciplinare dei figli delle madri lavoratrici – con i suoi Kidergarten che restituivano ai bambini la libertà del gioco, il secondo elaborando un metodo elementare per insegnare ad orfani e bambini deprivati, conseguenze tragiche delle guerre e della rivoluzione industriale.

È con la filantropia pedagogica di Pestalozzi che all’idea rivoluzionaria dell’emancipazione popolare si sostituisce quella più realista dell’inclusione.

In appassionate lettere ai potenziali finanziatori delle sue scuole e ricoveri per l’infanzia in difficoltà Pestalozzi, infatti, descrive le condizioni subumane di piccoli a cui la miseria e l’abbandono hanno impedito di imparare a camminare e parlare, proponendo per loro scuole in cui a una formazione elementare dello spirito e dell’etica si unisca l’avviamento al lavoro, quale strategia per includere questi figli del popolo in una società in cui resteranno marginali, ma non dipendenti dalla carità altrui.

Dall’ideale emancipativo dei Lumi alla pedagogia filantropica dei romantici

 

3.2 L’era della didattica

John Dewey (1859 – 1952)

Maria Montessori (1870 – 1952)

Dopo la grande, isolata, teorizzazione di Comenio, quelle di Fröbel e Pestalozzi sono le prime anticipazioni di una riflessione pedagogica concentrata sulla didattica che sarà una delle cifre della contemporaneità.

L’alfabetizzazione popolare muove i primi passi anche nei paesi cattolici dell’Europa del Sud ed emerge già, con chiarezza, che i risultati educativi non sono garantiti dalla sola scolarizzazione.

Serve, quindi, un metodo per insegnare ai giovani che si stanno affacciando per la prima volta all’educazione scolastica: il novecento risponderà con la ripresa delle idee lockeane e rousseauiane che sfoceranno nell’esperienza delle scuole nuove e dell’attivismo pedagogico.

La scuola si incammina, non senza ritardi e resistenze, verso la centralità dello studente (puerocentrismo rousseauiano) e la laboratorialità (learning by doing lockeano).

 

3.3 Costituzionalizzazione e decostituzionalizzazione della scuola

Piero Calamandrei (1889 – 1956)

Un altro grande asse su cui si sviluppa la riflessione pedagogica novecentesca è quello della costituzionalizzazione delle idee illuministe del diritto allo studio e della scuola repubblicana sostenuta non solo da un dibattitto specialistico ma anche da battaglie popolari per la difesa del principio di eguaglianza o, in altri termini, di una scuola pubblica quale organo costituzionale della cittadinanza democratica o della sovranità popolare (Calamandrei, 1950).

L’idea che sia la scuola pubblica, laica, gratuita e obbligatoria a rendere effettivo il principio d’eguaglianza viene impresa nelle costituzioni del dopoguerra post-fascista della Repubblica italiana e degli altri paesi europei.

Ciò non estingue, però, il confronto tra questa idea emancipativa dell’educazione e quella che emerge già con Pestalozzi, di una scuola che tamponi le emergenze sociali della modernità, limitandosi a correggere le storture più evidenti.

La scuola che invia precocemente al lavoro o che alterna la scuola ad esso in un quadro di analfabetismo funzionale persistente, che offre programmi di studio semplificati e inconsistenti ai ragazzi che non ha saputo/voluto formare, cioè la scuola rimodellata dalle riforme degli ultimi 20 anni, è una scuola, di fatto, decostituzionalizzata che, nel migliore dei casi, include ma non emancipa.

 

3.4 Democratizzazione dell’educabilità 

È in questo quadro che va pensata una delle conquiste democratiche più importanti, vanto della scuola italiana, quale il principio dell’inclusione nelle classi normali dei ragazzi disabili.

Questa fondamentale democratizzazione del principio di educabilità, cioè del principio che tutti possono essere educati e sviluppare la propria personalità attraverso la scuola e l’istruzione, prende avvio nel 1971 con la legge che prevede l’inserimento «nelle classi normali della scuola pubblica» nell’istruzione dell’obbligo per tutti i ragazzi, salvo quelli «affetti da gravi deficienze o menomazioni tali da impedire o rendere molto difficoltoso l’apprendimento».

Con questa norma, si abbandona l’idea delle classi differenziali, per sposare il principio (affermato esplicitamente nel 1977 con l’introduzione dell’insegnamento di sostegno) che la diversità sia una caratteristica di qualità della scuola pubblica capace di arricchire tutti coloro che la frequentano.

Tale produzione normativa ha alle spalle un dibattito pedagogico che ha definitivamente bandito l’idea che alcuni ragazzi non siano in grado di imparare e che si impegna in una elaborazione di idee e concetti che si trasferiscono alle norme scolastiche: quelli inserimento, poi di integrazione, quindi di inclusione, che portano con sé l’idea che la diversità non costituisca ostacolo alla partecipazione di tutti alla vita sociale.

Pablo Pineda e l’educabilità dei ragazzi disabili

3.5 Pedagogie critiche e critica della scuola 

Ivan Illich (1926 – 2002)

Nello stesso momento, a partire dagli anni ’60, si sviluppa a livello mondiale un nuovo movimento di rinnovamento pedagogico, alimentato da pedagogie critiche dell’istituzione scolastica e dell’educazione tradizionale.

Con Paulo Freire e Ivan Illich in America Latina, Don Milani, Bruno Ciari e altri in Italia, si afferma l’idea che

Nessuno educa nessuno, nessuno si educa da solo, gli uomini si educano insieme, con la mediazione del mondo [Paulo Freire, Pedagogia do oprimido, 1968; La pedagogia degli oppressi]

don Milani (1923 – 1967)

e che la scuola non fa abbastanza per insegnare e rendere uguali bambini e ragazzi. Peggio, denuncia don Milani, ne certifica le diseguaglianze e inasprisce le discriminazioni fin dal loro ingresso nelle aule scolastiche:

come un ospedale che «che cura i sani e respinge i malati».

Di qui l’accusa agli insegnanti, colpevoli di aver dimenticato il loro compito e il loro dovere indicati nell’art. 3:

[…] Se ognuno di voi sapesse che ha da portare innanzi a ogni costo tutti i ragazzi e in tutte le materie, aguzzerebbe l’ingegno per farli funzionare.
Io vi pagherei a cottimo.
Un tanto per ragazzo che impara tutte le materie. O meglio multa per ogni ragazzo che non ne impara una.
Allora l’occhio vi correrebbe sempre su Gianni (l’allievo più svantaggiato).
Cerchereste nel suo sguardo distratto l’intelligenza che Dio ci ha messa certo uguale agli altri.
Lottereste per il bambino che ha più bisogno, trascurando il più fortunato, come si fa in tutte le famiglie.
Vi svegliereste la notte con il pensiero fisso su lui a cercar un modo nuovo di fare scuola, tagliato su misura sulla sua.
Andreste a cercarlo a casa sua se non torna.
Non vi dareste pace, perché la scuola che perde Gianni non è degna d’essere chiamata scuola [Lettera a una professoressa, 1967].

 

La parola ci fa uguali 1. L’unificazione linguistica degli italiani e i maestri degli esclusi

La parola ci fa uguali 2. Gli studi sociolinguistici di Basil Bernstein e William Labov

La parola ci fa uguali 3. Analfabetismo strumentale, funzionale e di ritorno

 

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17 Maggio, 2024

Massimo Recalcati, Non fate gli psicologi, insegnate!

by gabriella

Recalcati esamina le distorsioni educative della scuola contemporanea (non solo, ma soprattutto, italiana): la stupidità valutativa, il ripiegamento su un insegnamento trasmissivo, la finalizzazione della didattica al principio di prestazione, ma anche la rinuncia ad insegnare davvero una disciplina, un campo del sapere, a vantaggio di una generica accoglienza che lascia i giovani privi di «quel trasporto erotico verso la cultura che costituisce il vero antidoto per non smarrirsi nella vita». Tratto da Repubblica, 20 settembre 2013.

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RecalcatiIn queste settimane che la Scuola riapre le sue porte auguro che ogni insegnante ritrovi il senso del suo lavoro – bistrattato e umiliato economicamente e socialmente – come uno tra quelli più decisivi nella formazione dell’individuo. Auguro loro di saper ritrovare passione nello spiegare una poesia di Ungaretti, le leggi della termodinamica, la deriva dei continenti, una lingua nuova, la bellezza formale di una operazione di matematica o di un teorema di geometria.

Auguro che la loro parola riesca a tenere vivi gli oggetti del sapere generando quel trasporto amoroso ed erotico verso la cultura che costituisce il vero antidoto per non smarrirsi nella vita. Nel nostro tempo la scuola di ogni ordine e grado sembra ridotta ad un “esamificio”. L’impeto della valutazione vorrebbe imporre scansioni dell’apprendimento uguali per tutti. Sempre più si sta imponendo una scuola che il “sogno” di un recente ministro della pubblica istruzione codificava con le tre “i” (impresa, inglese, informatica), cioè una scuola fondata sul principio di prestazione.

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17 Maggio, 2024

Giovanni Gentile

by gabriella
Giovanni Gentile (1875 - 1944)

Giovanni Gentile (1875 – 1944)

Filosofo neoidealista, politico fascista e autore della riforma della scuola che porta il suo nome, Gentile è stato interprete dell’hegelismo di destra e, come tale, ha concepito l’educazione come autoformazione nell’unità spirituale fra maestro e allievo.

Il pdf per la stampa è in coda al testo.

Indice

1. Il platonismo e la concezione pedagogica gentiliana
2. L’antropologia gentiliana
3. La Riforma della scuola del 1923
4. La scuola fascista

 

1. Il platonismo e la concezione pedagogica gentiliana

Platone (428/7 – 348/7)

Nella visione platonica che caratterizza il suo pensiero pedagogico, il processo educativo si risolve nel «farsi» dello spirito, nella dialettica filosofica e nell’elevazione spirituale frutto dello scambio tra maestro e allievo, nel quale entrambi si accostano alla verità.

 

L’insegnamento è, per Gentile, «teoria in atto», fuoco creatore e diveniente dello spirito, di cui non si possono fissare le fasi o prescrivere il metodo. Il metodo infatti non è altro che il maestro stesso – «il metodo è il maestro» – il quale non deve affidarsi a una specifica didattica, ma alle proprie risorse interiori:
«non è questa mia una scienza come le altre, essa non si può in alcun modo comunicare, ma come fiamma s’accende da fuoco che balza: nasce d’improvviso nell’anima dopo un lungo periodo di discussioni sull’argomento e una vita vissuta in comune, e poi si nutre di se medesima». [Platone, Lettera VII];

Si tratta di una concezione recentemente riecheggiata nell’invito di Massimo Recalcati a far vivere l’insegnamento nell’elemento erotico e, in generale – che ne siano consapevoli o meno – negli approcci critici verso le innovazioni didattiche percepite come un inutile “modernismo”.

Massimo Recalcati, Non fate gli psicologi, insegnate!

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14 Maggio, 2024

Maria Montessori

by gabriella
Maria-Montessori-con-un-bambino

Maria Montessori (1870 – 1952)

Il profilo di una donna di scienza in un mondo maschile e di una grande innovatrice della pedagogia novecentesca.

Indice

1. Una donna tra gli uomini
2. Dalla psicologia misuratrice alla pedagogia
3. Una scuola nuova come condizione della pedagogia scientifica
4. La concezione educativa

4.1 Il nuovo profilo psicologico dell’infanzia liberata
4.2 Il bambino «spezzato» e il processo di normalizzazione
4.3 Lo sviluppo fisico e psicologico dell’«embrione spirituale»

                     4.3.1  Dalla mente assorbente alla mente cosciente

5. Il metodo

5.1 La «casa»
5.2 Il materiale didattico
5.3 La maestra «umile»

 

1. Una donna tra gli uomini

La biografia di Maria Montessori è quella di una precorritrice delle scelte di emancipazione e affermazione femminile.

Nata a Chiaravalle (AN) nel 1870 coltiva interessi scientifici e si iscrive, con un certo scalpore, alla Facoltà di Medicina dell’Università di Roma, dove si laurea nel 1896, divenendo la prima e unica italiana ad esercitare la professione medica. L’anno dopo diviene assistente alla Clinica psichiatrica della stessa università.

Sempre nel 1896 rappresenta l’Italia al Congresso del movimento femminista, che si tiene a Berlino, intervenendo sul tema dei diritti politici e sociali delle donne.

L’anno successivo prende parte al Congresso nazionale di medicina, che si tiene a Torino, approfittandone per richiamare l’attenzione sull’assistenza dovuta ai bambini anormali.

Nel 1898 partecipa al primo Congresso pedagogico italiano, dove espone i risultati del suo lavoro presso la Clinica psichiatrica romana. La sua tesi, sostenuta con forza e confortata dai dati sperimentali del suo lavoro, è che il soggetto anormale richiede un intervento che sia prevalentemente educativo e non medico, tale da perseguire come scopo non solo la «cura» e l’«assistenza», ma la modificazione complessiva della sua personalità.

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13 Maggio, 2024

Aristotele

by gabriella

Otto lezioni dedicate al pensiero più influente della storia occidentale, base per duemila anni del sapere e del metodo di tutte le arti e le scienze.

Indice

1. La figura di Aristotele

1.1 L’Accademia, Alessandro, il Liceo
1.2 Il «nous», l’anagnostes

 

2. Aristotele nella cultura occidentale

2.1 Il rilievo del pensiero aristotelico
2.2 Come l’opera è giunta fino a noi

 

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9 Maggio, 2024

9 maggio 1978, assassinio di Peppino Impastato

by gabriella

In memoria di Peppino Impastato, nel quarantaseiesimo anniversario del suo assassinio.

 

 

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2 Maggio, 2024

Kant

by gabriella
Kant

Immanuel Kant (1724 – 1804)

Il pensiero di Kant rappresenta il punto più alto raggiunto dall’Illuminismo e dalla modernità e, al tempo stesso, l’inizio della sua dissoluzione, contenendo già gli elementi per il superamento (idealistico) della sua filosofia: il criticismo.

Indice

1. Introduzione: il dibattito sulla conoscenza ai tempi di Kant
2. Gli scritti precritici 1755-1763

2.1 La visione quantitativa e meccanicistica del cosmo
2.2 La critica del dogmatismo razionalista
2.3 Le letture di Kant

3. Verso la svolta critica: gli scritti tra il 1766 e il 1770

3.1 Il nuovo compito della metafisica
3.2 Il risveglio dal sonno dogmatico
3.3 L’annuncio delle forme a priori della soggettività

4. Il «tribunale della ragione» e la «rivoluzione copernicana»

4.1 Il problema della metafisica come scienza e la naturale tendenza ad essa della ragione
4.2 Il rovesciamento della prospettiva conoscitiva
4.3 La struttura della Critica della ragion pura

5. La fondazione della conoscenza oggettiva: i giudizi sintetici a priori

5.1 La teoria dei giudizi
5.2 L’uso dei giudizi analitico e sintetico nel dibattito filosofico
5.3 Il giudizio scientifico come sintetico a priori

6. L’estetica trascendentale

6.1 La funzione della sensibilità (o intuizione)
6.2 Le forme a priori della sensibilità: spazio e tempo

7. L’Analitica trascendentale

7.1 L’Analitica dei concetti

7.1.1 Intuizioni e concetti
7.1.2 L’Analitica trascendentale
7.1.3 Dall’intuizione al concetto: giudizi percettivi e giudizi d’esperienza
7.1.4 Le categorie o concetti puri dell’intelletto
7.1.5 La sintesi a priori dell’intelletto
7.1.6 La deduzione metafisica
7.1.7 La deduzione trascendentale e l’Io penso

8. L’analitica dei principi: lo schematismo trascendentale e l’uso delle categorie

9. Fenomeno e noumeno

10. La dialettica della ragione

10.1 La ragione pura come sede della parvenza trascendentale
10.2 La critica della cosmologia razionale e dell’idea del mondo come totalità
10.3 La critica della psicologia razionale e dell’idea dell’anima come sostanza eterna e incorruttibile
10.4 La critica della teologia razionale e delle prove dell’esistenza di Dio

 

11. L’etica

11.1 L’autonomia dell’etica dalla religione
11.2 La natura umana
11.3 Il compito della filosofia morale
11.4 Un’etica formale
11.5 Le massime della volontà
11.6 Il dovere e l’imperativo morale
11.7 L’imperativo categorico e le sue formulazioni

 

12. La Critica del giudizio 

13. Gli scritti politici. La Risposta alla domanda: Cos’è l’Illuminismo?

 

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1 Maggio, 2024

Storia del Primo maggio, da Piazza Haymarket al Jobs Act

by gabriella
HaymarketMartyrs

In alto: Parsons, Fielden, Lingg; al centro Spies; in basso Shwab, Engel, Fisher

The day will come when our silence will be more powerful than the voices you are throttling today Haymarket Martyr’s Monument

La storia del primo maggio affonda le sue radici nelle lotte operaie per le otto ore che infiammarono gli Stati Uniti tra il 1860 e il 1880.

Il 4 maggio 1886, uno sciopero a Chicago assunse dimensioni particolarmente vaste. Per disperdere gli scioperanti durante un comizio, le autorità fecero esplodere una bomba in piazza Haymarket. Contro gli scioperanti fu aperto il fuoco.

Iniziò così una rappresaglia di massa contro gli operai, non solo a Chicago, il centro principale del movimento, ma in tutto il paese. Vennero arrestati centinaia di lavoratori ed otto di loro vennero processati.

Nonostante non fossero state trovate prove della responsabilità degli operai nell’attentato, il Tribunale di Chicago condannò a morte sette degli imputati: Albert Parsons, August Spies, Samuel Fielden, Michael Schwab, Adolf Fischer, George Engel e Louis Lingg; l’ottavo, l’imputato Oscar Neebe, a 15 anni di carcere.

Lingg morì durante la permanenza in carcere. Parsons, Spies, Engel e Fischer vennero giustiziati l’11 novembre 1897.

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1 Maggio, 2024

Carolina e Rosa Agazzi

by gabriella

1. Pietro Pasquali

Pietro Pasquali (1847-1921) può essere considerato l’anticipatore dell’educazione nuova in Italia . Come direttore didattico a Brescia, l’educatore avvia una riforma degli asili infantili per creare spazi e metodi “a misura di bambino” ispirati ai Kindergarten di Fröbel. I nuovi asili devono avere aule adatte e un giardino, devono eliminare le attività di scolarità precoce a vantaggio di quelle che si presentano come «ponti fra il lavoro e il gioco».

I “lavori” svolti nell’asilo devono perciò essere utili, ordinati in serie su base geometrica, con criteri estetici e con aderenza a un modello.

Tutti siamo convinti che l’ordine materiale influisce potentemente sull’ordine morale, perché agisce direttamente sulla intelligenza, sull’igiene, sui costumi, sulla condotta, sul carattere. Il disordine è causa di deplorevoli conseguenze; la vita disordinata sparge intorno miserie, guai, dolori. Lo sappiamo tutti ma non tutti sappiamo quali mezzi si devono mettere in opera

Partiamo da un principio pedagogico: per far acquistare delle abitudini all’educando, bisogna farlo agire: per farlo agire occorrono cose e condizioni favorevoli. Questa è norma di scuola nuova, in sostituzione del vecchio sistema, tutto precetti e massime [Il nuovo spirito dell’asilo, in R. Agazzi, Guida delle educatrici dell’infanzia, 1961].

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