Ieri (giovedì 28 febbraio) è stata somministrata, per la prima volta centralmente dallo stesso MIUR, la traccia della simulazione della seconda prova per il Liceo di Scienze Umane.
John Dewey (1859 – 1952)
La scelta dei funzionari è caduta su Dewey e l’attivismo pedagogico sia, immagino, per rassicurare studenti e professori della (pessima) continuità di tematiche dopo il ritocco all’esame di stato, sia per l’oggettiva arretratezza della visione ministeriale della pedagogia, ridotta a un sapere retorico, auspicante, mummificato, nel quale qualunque carica critica o di concreto cambiamento annega in un mare di ovvietà linguisticamente fermo agli anni ’50 (si può immaginare con quanto entusiasmo dei diciottenni a cui ci si rivolge).
Dewey è un autore primonovecentesco, Il mio credo pedagogico [qui una mia lettura commentata] è uscito nel 1897: davvero non è accaduto nulla dopo?
Questa, a mio avviso, la non felice condizione di chi si prepara alla conclusione di studi che esplorano la condizione umana in tutte le sue sfaccettature.
Ma andiamo avanti … dopo cinque anni di lavoro su temi e problemi sicuramente più affascinanti e complessi, possiamo ben concedere a funzionari senza fantasia una prova finale: se la esaminiamo insieme dobbiamo, infatti, ammettere che questa traccia è tanto anestetizzante quanto semplice sia per facilità di lettura dei testi proposti che per la linearità del possibile svolgimento.
Vediamo quindi, passo per passo, un possibile svolgimento della traccia, a partire dalla ricognizione dei contenuti, titolo, premessa e i due documenti. Metto in marronecommenti, chiarimenti, spunti e suggerimenti di stesura.
Il 27 febbraio 2019, Pietro del Soldà ha affrontato a Tutta La Città Ne parla il tema della prostituzione e del disegno di legge che ne propone la legalizzazione.
Tratto da John B. Thompson, Mezzi di comunicazione e modernità, Bologna, Il Mulino, 1998.
Un concetto non quantitativo. Cos’è la “comunicazione di massa”? Possiamo dare un significato chiaro e coerente a tali parole? Che l’espressione “comunicazione di massa” sia infelice lo si è detto spesso. È in particolare il termine “massa” ad apparire fuorviante. Ci induce a immaginare un pubblico vasto, composto di molte migliaia e persino milioni di individui. È possibile che tale immagine si riveli calzante, nel caso di alcuni particolari prodotti, come i giornali più popolari, i film e i programmi televisivi; ma non descrive certo in modo accurato la situazione della maggioranza dei prodotti dei media, passati e presenti.
Al tempo dei primi sviluppi della stampa periodica e in alcuni settori dell’industria della comunicazione di oggi (per esempio, case editrici di libri e riviste), il pubblico era e resta relativamente circoscritto e specializzato [i libri pubblicati in Italia hanno, mediamente, un pubblico di non più di duemila lettori]. Perciò, se davvero vogliamo utilizzare il termine “massa”, quanto meno non dovremmo interpretarlo in termini angustamente quantitativi. La cosa importante a proposito della comunicazione di massa non è che riceva i prodotti un certo numero di individui (o una proporzione specificabile della popolazione), ma piuttosto che quei prodotti siano accessibili in linea di principio a una pluralità di destinatari.
Prendere appunti vuol dire «appropriarsi» dei contenuti della lezione frontale, verificare quanto li si è compresie non solo darsi un modo di conservarli.
Prendere appunti è il terzo approfondimento dedicato al saper-fare di base – i precedenti sono saper leggere e riassumere, segue memorizzare efficacemente – cioè alle competenze che costituiscono il metodo di studio.
In generale, prendere appunti prepara lo studente di liceo a situazioni in cui vengono fornite rapidamente informazioni complesse che devono essere registrate per una utilizzazione successiva.
Per questa ragione, anche se il docente fornisce gli appunti (o i testi, come nel nostro caso) delle lezioni, annotare quanto viene detto in classe sul proprio quaderno è sempre utile.
I benefici di un esercizio del genere oltrepassano infatti il quadro scolastico e (come tutte le competenze) sono utili in molti momenti della vita lavorativa o di ricerca successiva.
Prendere appunti richiede:
1.Attenzione e postura attiva: la loro qualità dipende dal grado di attenzione e di concentrazione sulla lezione, cioè non assistere passivamente alla spiegazione dell’insegnante, ma intervenire per chiedere chiarimenti e apportare integrazioni;
Il nostro sistema sanitario ha da poco compiuto 40 anni e ce lo dobbiamo tenere stretto. Sì, perché in termini di risultati, abbiamo valori indiscussi di alto livello, con una speranza di vita tra le più elevate al mondo.
E’ unsistema universalistico il nostro e, in quanto tale, rappresenta una risorsa preziosa per i cittadini perché promuove l’equità.
Ma attenzione, ciò non può semplicemente rimanere sulla carta, sulla sanità dobbiamo investire, non possiamo permetterci di disinvestire, perché anche nella sanità si rispecchiano le disuguaglianze del Paese e, anche se minori rispetto agli altri Paesi europei, non vanno assolutamente sottovalutate.
Le origini, l’universalizzazione e la de-universalizzazione delle misure di assistenza e previdenza sociale in Occidente e il nuovo paradigma del reddito.
L’espressione inglese Welfare State, «Stato del benessere» è stata coniata in Gran Bretagna durante la seconda guerra mondiale, per indicare il complesso di politiche pubbliche (detto anche «stato sociale») messe in atto da uno stato che interviene, in un’economia di mercato, per garantire assistenza e benessere ai cittadini, modificando e regolamentando la distribuzione dei redditi generata dalle forze del mercato.
Gli obiettivi del welfare state sono stati di assicurare un tenore di vita minimo a tutti i cittadini, dare sicurezza a individui e famiglie in presenza di congiunture sfavorevoli egarantire a tutti i cittadini l’accesso ai diritti fondamentali di istruzione e sanità.
Ci fu un tempo in cui esistevano gli dei, ma non le stirpi mortali. Quando giunse anche per queste il momento fatale della nascita, gli dèi le plasmarono nel cuore della terra, mescolando terra, fuoco e tutto ciò che si amalgama con terra e fuoco; ordinarono poi a Prometeo e a Epimeteo di dare con misura e distribuire in modo opportuno a ciascuno le facoltà naturali.
Il furto del fuoco da parte di Prometeo procurò agli uomini il sapere tecnico e la capacità di produrre cultura, separandosi dal resto del mondo animale, la giustizia fu invece un dono degli dèi, preoccupati che senza di essa l’umanità potesse estinguersi a causa della violenza reciproca.
Indice
1.Platone, Protagora 320c-324a [temi della giustizia, dell’uguaglianza e dell’educazione alla virtù] 2. Sintesi dell’intero dialogo
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