Archive for Settembre, 2020

29 Settembre, 2020

Dall’ideale emancipativo dei Lumi alla pedagogia filantropica dei romantici

by gabriella

L’abbandono dell’ideale emancipativo di Condorcet e l’affermazione della filantropia compassionevole dei romantici, da Herder ad Herbart.

Indice

1. Herder e la formazione umanistica
2. Pestalozzi e l’educazione popolare

2.1 Neuhof: istruzione, lavoro e riscatto sociale
2.2 L’esperienza di Stans: istruzione, lavoro ed educazione integrale
2.3 L’elaborazione della didattica a Burgdorf e Yverdon

 

3. Fröbel

3.1 La filosofia frobeliana dell’educazione
3.2 La prima infanzia: il momento dell’espressività ludico-estetica
3.3 La seconda infanzia: il momento dell’apprendimento

 

4. Herbart e la pedagogia come scienza

 

 

1. Herder, la formazione umanistica

Johann Gottfried Herder (1744 – 1803)

La pedagogia di Johann Gottfried Herder media temi illuministici con quelli preromantici e si sviluppa essenzialmente come una critica del sistema tradizionale – che considera intellettualistico e pedante, al quale il filosofo oppone la riscoperta della cultura umanistica e, rousseauianamente, della dimensione emotiva dell’individuo.

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28 Settembre, 2020

Tema di scienze umane. La libertà ben regolata di Rousseau

by gabriella

Jean-Jacques Rousseau (1712 – 1778)

È molto strano che, da quando ci si occupa di educare fanciulli, non si sia immaginato altro strumento per guidarli che l’emulazione, la gelosia, l’invidia, la vanità, l’avidità, il vile timore, tutte le passioni più dannose, più pronte a fermentare e più adatte a corrompere l’anima anche prima che il corpo sia formato.

Ad ogni insegnamento precoce che si vuol far entrare nella loro testa, si pianta un vizio nel fondo del loro cuore; istitutori insensati pensano di fare meraviglie quando li rendono cattivi per insegnar loro cos’è la bontà; e poi ci dicono gravemente: «Tale è l’uomo». Si, tale è l’uomo che voi avete fatto.

Si son tentati tutti gli strumenti, fuorché uno, e precisamente il solo che può riuscire: la libertà ben regolata.

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28 Settembre, 2020

Cosa sono le scienze umane?

by gabriella

 

Aristote et ses disciples, miniature du XIIIe siècle, Bibliothèque de Topkapi à Istanbul

Aristotele e i suoi discepoli, miniatura del XIII secolo, Istanbul, Biblioteca di Topkapi

Qu’est-ce que les sciences humaines?, estratto con modifiche dal testo di Jean-François Dortier Les Sciences humaines, panorama des connaissances [Paris, Editions Sciences humaines, 1998, pp. 3-5] [traduzione mia].

Sorvoliamo sul problema terminologico, sarebbe vano cercare una definizione canonica o una traccia precisa delle reciproche frontiere tra le «scienze umane», le «scienze sociali» o le «scienze dell’uomo».

Queste scienze si sovrappongono parzialmente senza essere completamente sinonime. Le loro definizioni sono dovute più a distinzioni accademiche, variabili a seconda dei paesi e degli usi, che a una terminologia rigorosa.

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25 Settembre, 2020

Cos’è la scienza

by gabriella

neuronsPer scienza intendiamo sia tutti i metodi logici, si­stematici che conducono alla conoscenza, sia il corpo effettivo di conoscenze prodotte da questi metodi.

Comunemente le scienze vengono distinte in due branche principali: le scienze naturali, che studiano i fenomeni fisici e biologici, e le scienze sociali, che studiano i vari aspetti del comportamento umano. Esi­stono importanti differenze tra le due branche, ma entrambe hanno lo stesso impegno in fatto di meto­do scientifico.

Tutte le scienze, naturali o sociali, partono dall’as­sunto che nell’universo esiste un qualche ordine sot­tostante. Gli avvenimenti, sia che riguardino le mo­lecole sia gli esseri umani, non sono casuali. Seguo­no un modello che è abbastanza regolare da permet­tere che su di essi si facciano delle generalizzazioni. Essi sono di importanza cruciale per la scienza perché ordinano avvenimenti apparentemente privi di significato in modelli che possiamo comprende­re. Diventa allora possibile analizzare i rapporti di causa ed effetto e spiegare così perché una cosa ac­cade e predire che, nelle stesse condizioni, accadrà ancora in futuro.

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21 Settembre, 2020

Oliver Sacks, Il paradosso creativo del deficit e della malattia

by gabriella

Antropologo su Marte

«Sono stato un essere senziente, un animale pensante di questo splendido pianeta, ed è stato un enorme privilegio e un’immensa avventura».

30 agosto 12015

Oliver Sacks è morto il 30 agosto 2015. Sotto un brano del suo Antropologo su Marte sul potenziale benefico dell’ipercompensazione – una dinamica psicologica di per sé non esente da rischi.

La circostanza da cui Sacks prende avvio, nella prefazione di Un antropologo su Marte [Milano, 1998], mi ha ricordato un’esperienza analoga di molti anni fa e la sottile soddisfazione nel constatare quali possibilità possano aprirsi a chi abbia deciso di sbucciarsi una mela pur avendo perso temporaneamente l’uso di un braccio.

Le osservazioni di questo clinico, così comuni ma anche così innovative in un ambito oggi incline al riduzionismo e al biologicismo delle neuroscienze, meritano di essere attentamente considerate dagli studiosi di psicologia.

L’immaginazione della natura è più ricca della nostra

Freeman Dyson

Sto scrivendo con la mano sinistra, sebbene io sia decisamente destrimane. Un mese fa sono stato operato alla spalla destra e a tutt’oggi non devo usare il braccio destro – né sarei capace di farlo. Scrivo in modo lento e goffo, ma ogni giorno che passa acquisto disinvoltura e naturalezza. E’ un continuo adattarmi a imparare a usare la sinistra: non solo per scrivere ma anche per fare molte altre cose. Per compensare il fatto di avere un braccio appeso al collo, sono diventato molto abile – prensile – con le dita dei piedi.

oliver-sacksSulle prime, quando mi immobilizzarono il braccio, per qualche giorno mi sentii sbilanciato; ma ora cammino in modo diverso e ho scoperto un nuovo equilibrio. Sto sviluppando modelli diversi, abitudini diverse ... un’identità diversa, si direbbe, almeno in questa sfera particolare.

Di sicuro, in alcuni dei miei programmi e dei circuiti del mio cervello stanno avvenendo dei cambiamenti: cambiamenti che alterano i pesi, le connessioni e i segnali sinaptici, ma i nostri metodi di visualizzazione dell’attività cerebrale sono ancora troppo grossolani per poterli mostrare.

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10 Settembre, 2020

Albert Camus, Il manifesto del libero giornalismo (Les quatre commandements du journaliste libre)

by gabriella

Poco più di anno fa Le Monde pubblicò Il manifesto censurato di Camus, scritto il 25 novembre 1939 per Le Soir Républicain e mai pubblicato, ritrovato da una ricercatrice presso gli Archives nationales d’outre-mer, ad Aix-en-Provence.

Nell’articolo lo scrittore indicava la lucidità, l’indipendenza, l’ironia e l’ostinazione come «i quattro comandamenti del giornalista libero», spingendosi fino ad indicare le modalità della scelta di ciascuno, prima ancora che della collettività, di costituirsi come uomo libero. In questo messaggio, la cui conclusione è posta come incipit, è l’appello di Camus a costruire un mondo nuovo attraverso il compito, ambizioso e modesto ad un tempo, di formare spiriti capaci di giustizia e generosità. Più del messaggio, colpisce, leggendolo, il fatto che riesca a dircelo senza un filo di retorica. Di seguito il testo, con traduzione mia.

Qui, invece il saggio dedicato a Camus da Paolo Flores d’Arcais e distribuito in CC da Micromega il 7 novembre 2013, nel centenario della nascita.

 

«Nessuno vuole ricominciare tra venticinque anni la doppia esperienza del 1914 e del 1939. Bisogna dunque sperimentare un metodo ancora tutto nuovo che sarà la giustizia e la generosità. Ma queste non si esprimono che nei cuori già liberi e negli spiriti che vedono ancora chiaramente. Formare questi cuori e questi spiriti, risvegliarli piuttosto, è il compito ad un tempo modesto e ambizioso che spetta all’uomo indipendente. Bisogna attenervisi senza guardare più avanti. La storia terrà o non terrà conto di questi sforzi. Ma saranno stati compiuti».

Albert Camus

Il est difficile aujourd’hui d’évoquer la liberté de la presse sans être taxé d’extravagance, accusé d’être Mata-Hari, de se voir convaincre d’être le neveu de Staline. Pourtant cette liberté parmi d’autres n’est qu’un des visages de la liberté tout court et l’on comprendra notre obstination à la défendre si l’on veut bien admettre qu’il n’y a point d’autre façon de gagner réellement la guerre.

E’ difficile oggi evocare la libertà di stampa senza essere tacciato di stravaganza, accusato d’essere una spia o il nipote di Stalin.  Ciononostante questa libertà, tra le altre, non è che uno dei volti della libertà come tale e si comprenderà la nostra ostinazione nel difenderla se si vuole ammettere che non c’è altro modo di vincere davvero questa guerra.

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10 Settembre, 2020

Albert Camus, La crisi dell’uomo

by gabriella

In occasione della traduzione italiana – anticipata da Lo Straniero n. 4 nel 1988 – dei discorsi tenuti tra il 1937 e il 1958 a cura di Bompiani [Le conferenze e i discorsi di Albert Camus, Bompiani 2020], Pagina 3 ha letto il brano seguente.

La comunicazione è ciò che oggi dobbiamo tenere vivo per difenderci dall’omicidio. Per questo, ora lo sappiamo, dobbiamo lottare contro l’ingiustizia, contro l’oppressione, contro il terrore, perché sono questi tre flagelli a far regnare il silenzio tra gli uomini e alzare tra di loro barriere. Abbiamo passato una lunga notte, adesso sappiamo cosa fare di fronte al mondo dilaniato dalla crisi. Ma che cosa dobbiamo fare?

1. Dobbiamo chiamare le cose con il loro nome e renderci conto che uccidiamo milioni di uomini ogni volta che accettiamo di pensare certi pensieri: un uomo non pensa male perché è un assassino, è un assassino perché pensa male. Perciò si può essere un assassino senza apparentemente avere mai ucciso ed è così che siamo più o meno tutti degli assassini. La prima cosa è quindi il rifiuto puro e semplice con i pensieri e con l’azione di qualunque pensiero realista e fatalista.

  1. La seconda cosa da fare è decongestionare il mondo dal terrore che vi regna e che impedisce di pensare bene. E poiché ho sentito che proprio in questa città (New York) si tiene una sessione importante delle Nazioni Unite, potremmo suggerirle che il primo testo importante scritto da questa organizzazione mondiale proclami solennemente dopo il processo di Norimberga la soppressione universale della pena di morte.

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