Archive for Marzo, 2014

26 Marzo, 2014

Diminuiscono i lettori: il commento di Gino Roncaglia

by gabriella

L’ultima rilevazione ISTAT evidenzia una crisi generalizzata della lettura (-3%) che, nell’età scolare, ha avuto una diminuzione inquietante. Tra i bambini della scuola primaria i lettori (è considerato “lettore”: chi ha letto almeno un libro nell’ultimo anno) sono scesi in un anno del 4%, tra i ragazzi della secondaria inferiore del 3,6%, nella fascia d’età della secondaria superiore addirittura del 9,2%.

 

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19 Marzo, 2014

Carlo Augusto Viano, Storia della critica della religione

by gabriella

oca pro nobisNell’introduzione ad Oca pro nobis – opera di «critica, satira e sberleffo» di Carlo Cornaglia, Filippo d’Ambrogi, Walter Peruzzi e Maria Turchetto, appena uscita per Odradek – Carlo Augusto Viano traccia una breve storia della critica della religione, dell’ateismo e dell’anticlericalismo. La tesi di Viano è che la cultura contemporanea ha perso, in relazione ai credo, quegli anticorpi critici ben presenti invece dalla tradizione greca alla modernità.

Mentre condivido lo sconforto che pervade la sua ricognizione del reincantamento contemporaneo, mi convince meno l’idea che la filosofia contemporanea abbia dato un contributo di minore incisività rispetto alle letture di Pomponazzi e Machiavelli. Basti pensare, per citare i soli giganti, a Feuerbach, per il quale la religione è essenzialmente proiezione mentale – un disturbo psichico di gravità variabile – a Marx, che fin da ragazzo si riprometteva di detronizzare tutti gli dèi, celesti e terrestri – si può vedere cosa scrive, ad esempio, nell’Introduzione alla Critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico – a Schopenhauer, che proprio dedicandolo alla memoria di Giordano Bruno e Giulio Cesare Vanini, scrisse O si pensa o si crede, fino ad arrivare a Nietzsche, il cui Zarathustra rappresenta appunto l’invocazione ai contemporanei perché «restino fedeli alla terra» e dissetino qui il proprio desiderio di giustizia.

Nella cultura contemporanea manca una critica significativa della religione in generale e delle singole religioni. Si tratta di un aspetto importante della nostra storia intellettuale, presente nella cultura antica, a opera di letterati e filosofi, perfino dei filosofi che poi pretendevano di formulare una loro religione o proponevano pratiche religiose elaborate autonomamente. Il pluralismo religioso del mondo greco-romano favoriva un confronto tra le religioni, in cui era possibile criticare, anche aspramente, credenze e pratiche di questa o quella religione.

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16 Marzo, 2014

La comunicazione animale

by gabriella

Le strategie sonore, gestuali e olfattive degli animali per comunicare al fine di predare senza essere predati e massimizzare le possibilità di riprodursi.

Gioco, ironia, divertimento animale

https://www.facebook.com/video.php?v=904401966289106&fref=nf

 

Simone Valesini, La cooperazione con l’uomo dell’Indicatore golanera

una femmina di Indicatore

una femmina di Indicatore con un raccoglitore Yao

L’uccello indicatore capisce l’uomo: così le specie comunicano da millenni. Gli indicatori golanera sono piccoli volatili africani che da millenni collaborano con le popolazioni nella ricerca del miele. I richiami utilizzati per dare inizio alla caccia, svela uno studio, sono la prima forma di scambio informativo scoperta tra uomini e animali selvatici.

DA MILLENNI, le tribù che abitano la savana del Mozambico hanno una tecnica infallibile per scovare del miele. Da quelle parti infatti basta affidarsi all’indicatore golanera, o indicator indicator, un piccolo uccello che ha la curiosa abitudine di guidare l’uomo (e altri animali) verso gli alveari, per mangiarne cera e larve che da solo non potrebbe procurarsi, e lasciare il miele al compagno di avventura. Per dare inizio alla caccia, gli abitanti del luogo utilizzano uno specifico richiamo: un caratteristico trillo seguito da una sorta di grugnito. Un segnale che viene tramandato di padre in figlio da tempo immemore, e che l’uccello sembra capire perfettamente. In effetti, dimostra uno studio appena pubblicato su Science, si tratterebbe di un’autentica forma di comunicazione, la prima mai scoperta tra esseri umani e animali selvatici.

La collaborazione tra uomo e gli indicatori, di per sé, è già un fenomeno estremamente raro: una forma di mutualismo (cioè una simbiosi vantaggiosa per entrambe le parti) di cui, almeno per la nostra specie, esistono pochissimi altri esempi in natura. Ma l’esistenza di un’autentica forma di comunicazione tra esseri umani e animali selvatici (e quindi non addestrati) è qualcosa di ancora diverso e, almeno fino a oggi, quasi impensabile. Eppure per i cacciatori di miele di etnia Yao che abitano nel nord del Mozambico è assolutamente normale: il loro strano richiamo, giurano, viene capito perfettamente dagli indicatori, che udito il segnale accorrono immediatamente per dare inizio alla ricerca di un alveare.

Incuriositi dalla faccenda, gli autori dello studio hanno deciso di verificare quanto ci fosse di vero nel racconto degli Yao. E in particolare, se gli indicatori fossero realmente attratti dal richiamo, o se non fosse invece la semplice presenza di un essere umano a predisporre gli uccelli alla ricerca del miele. Per iniziare, hanno seguito un gruppo di indigeni nelle loro spedizioni, constatando così che oltre il 75 percento di queste va a buon fine quando vengono utilizzati i richiami tradizionali.

Gli scienziati hanno quindi registrato i richiami degli Yao, e ne hanno verificato l’efficacia utilizzando due suoni completamente casuali come controllo. Accompagnati da esperti cacciatori di miele locali, hanno tentato di attrarre gli indicatori utilizzando i tre suoni registrati, e in questo modo è emersa chiaramente l’efficacia dei richiami, capaci di attirare un uccello e dare inizio alla caccia nel 66 percento dei casi, contro il 33 percento dei suoni di controllo. Ma non solo: una volta attratto un uccello, la spedizione ha tre volte più probabilità di andare a buon fine (di portare cioè alla scoperta di un alveare) se gli indicator vengono incitati lungo tutto il tragitto dal suono dei richiami degli Yao.

“I risultati – sottolinea Claire Spottiswoode, ricercatrice di Cambridge che ha coordinato la ricerca – dimostrano che esiste una forma di comunicazione tra esseri umani e animali selvatici che viene compresa perfettamente dagli animali”.

Il prossimo passo, racconta la ricercatrice, sarà ampliare lo studio ad altre comunità di raccoglitori di miele africani, per documentare le diverse varianti locali del richiamo utilizzato per attrarre gli indicatori. Una ricerca che andrà svolta con una certa urgenza, aggiunge Spottiswoode, perché sempre più comunità ormai hanno iniziato a comprare zucchero raffinato invece di affidarsi all’aiuto degli indicatori. E la loro connessione millenaria con questi uccelli potrebbe presto diventare un ricordo.

15 Marzo, 2014

Ian Tattersall, La seconda nascita di Homo sapiens

by gabriella
Ian Tattersall all'American Museum of Natural History di New York

Ian Tattersall all’American Museum of Natural History di New York

Il paleoantropologo inglese mostra come la transizione al modo di ragionare simbolico e al pensiero ipotetico che contraddistingue la specie Homo, si sia verificata sorprendentemente tardi nella storia evolutiva umana – i primi Homo, incluso il Neanderthal ne erano privi -, durante il periodo di diffusione della nostra specie. Questo radicale cambiamento deve per forza essere associato a un cambiamento culturale e non biologico, ma i meccanismi che l’hanno reso possibile sono del tutto ordinari e spiegati dalla teoria neodarwiniana. Tratto da Micromega, 1/2014, pp. 55-66.

Noi esseri umani siamo parte integrante del grande albero della vita che unisce tutti i viventi sul pianeta Terra. La nostra specie condivide con un’ampia cerchia di organismi le strutture fondamentali del corpo, gli organi, i tessuti, le cellule e il dna. Nonostante ciò, noi siamo diversi. Non è un segreto che qualcosa ci renda profondamente diversi da tutti gli altri organismi, compresi quelli che ci sono più vicini sul grande albero della vita. Ovviamente possediamo un numero notevole di peculiarità fisiche che ci rendono piuttosto insoliti, la maggior parte delle quali sono legate al nostro modo, davvero curioso, di camminare eretti, su due gambe. La cosa che però ci fa personalmente sentire tanto diversi, anche rispetto agli scimpanzé, i nostri parenti più stretti oggi, è di certo lo strano modo che abbiamo di elaborare l’informazione con il cervello.

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15 Marzo, 2014

Marc Augé, L’utopia nera dell’oligarchia planetaria

by gabriella
Marc Augé

Marc Augé

La crisi dell’educazione e l’utopia nera di un mondo per pochi in questa riflessione di Marc Augé pubblicata da Micromega.

Si potrebbe ipotizzare che il rifiuto di pensare come un tutt’uno il problema dell’economia e quello dell’educazione sia la causa profonda dei nostri fallimenti in entrambi i campi. Dissociarli significa infatti cedere alla grande tentazione postmoderna: rifiutare di porsi la questione delle finalità.

Nelle situazioni di povertà che viviamo oggi è inevitabile che la priorità venga data agli obiettivi a breve termine e ai modi di raggiungerli (aiuti d’emergenza, piani sociali, formazione professionale permanente). Ma nel contempo si passa sotto silenzio la questione del sapere in vista di cosa si lavora o si studia.

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12 Marzo, 2014

Il venticinquennale del World Wide Web

by gabriella

Venticinque anni dopo, il web è sempre meno libero e stupido (stupid network) – la regola è che se resta stupido ci rende intelligenti, mentre se diventa “intelligente” abilita comportamenti stupidi. Tim Berners Lee lancia un appello per la Net Neutrality, ma suona debole e senza interlocutori, anche considerando la sorte di Julian Assange ed Edward Snowden perseguitati da quel nobel per la pace che è anche stato il primo Presidente “eletto dal web“.

Lascia poi abbastanza perplessi che in un appello per la salvaguardia del più grande bene pubblico mai creato, oggi sfidato da governi e mercati, ci si chieda di cosa il web abbia bisogno per sostenere attività educative, di commercio (sic), d’intrattenimento e interazione sociale, come se fossero pratiche equivalenti e come se queste aggressioni non avessero dei responsabili e una storia.

 

12 Marzo, 2014

Etienne Balibar, La sesta tesi su Feuerbach

by gabriella
Karl Marx (1818 - 1883)

Karl Marx (1818 – 1883)

Traggo dal Rasoio di Occam questo studio, un po’ tecnico ma illuminante, della tesi marxiana che l’uomo non è, nella sua essenza, che l’insieme dei rapporti sociali.

Le Tesi su Feuerbach[1], un insieme di 11 aforismi a quanto pare non destinati alla pubblicazione in questa forma, sono state scritte da Marx nel corso del 1845 mentre stava lavorando al manoscritto dell’Ideologia tedesca, anch’esso non pubblicato. Sono state scoperte più tardi da Engels e da lui pubblicate con alcune correzioni (non tutte prive di significato), come appendice al suo pamphlet Feuerbach e il punto d’approdo della filosofia classica tedesca (1886)[2]. Sono considerate largamente una delle formulazioni emblematiche della filosofia Occidentale, talvolta comparate con altri testi estremamente brevi ed enigmatici che combinano una ricchezza apparentemente inesauribile con uno stile enunciativo da manifesto, che annuncia un modo di pensare radicalmente nuovo come il Poema di Parmenide o il Trattato di Wittgenstein.

Alcuni dei suoi celebri aforismi hanno guadagnato a posteriori lo stesso valore di un punto di svolta in filosofia (o, forse, nella nostra relazione con la filosofia) come, per esempio dei già citati Parmenide e Wittgenstein rispettivamente:

tauton gar esti noein te kai einai [lo stesso è il pensare e l’essere],

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8 Marzo, 2014

Leonardo Caffo, Una nuova ontologia dell’azione

by gabriella
Leonardo Caffo

Leonardo Caffo

In questo saggio del 2012, uscito su Sintesi dialettica per l’identità democratica, Leonardo Caffo si oppone alla tesi delle neuroscienze della prevedibilità delle azioni, confutandola sulla base di una ridefinizione del concetto di “azione” che tiene conto del contesto sociale in cui si sviluppa.

Il tema, sempre centrale, diventa ancor più cruciale nel momento in cui cominciano ad essere sperimentati strumenti di crime prediction – cfr. Le società di controllo 1; 2; Zygmunt Bauman, David Lyon, Sesto potere. La sorveglianza nella modernità liquida – basati sulla predicibilità del comportamento umano.

Il tuo coniglio bianco è un’allucinazione? Probabile.
Ma, se per tutto quello che ci è capitato qui, esistesse una ragione?
Se la persona che insegui fosse davvero qui…

John Locke, “Il coniglio bianco”, Lost

Si consideri il seguente argomento in favore del limite delle libertà umane, in relazione ad una definizione di “azione” collassata sul terreno delle neuroscienze:

P1. Se tramite l’area 10 di Brodmann siamo in grado di prevedere un’azione ancor prima che l’agente sappia di farla, allora non ha senso parlare di libertà d’azione;
P2. Siamo in grado di prevedere un’azione ancor prima che l’agente sappia di farla con delle rilevazioni nell’area 10 di Brodmann;
C. Non ha senso parlare di libertà d’azione.

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8 Marzo, 2014

Telmo Pievani, Vito Mancuso, Del caos e dell’ordine nella natura

by gabriella
Telmo Pievani

Telmo Pievani

Vito Mancuso

Vito Mancuso

Il dibattito in filosofia della scienza tra la posizione finalista di Mancuso – per il quale l’evoluzione è frutto di un disegno intelligente, che produce ordine in un percorso dal più semplice al più complesso – e quella antifinalista, materialistica e atea dell’approccio evoluzionista di Pievani.

E’ stato il filosofo della scienza a lanciare «il sasso nello stagno» con un provocatorio articolo uscito sul numero 1/2014 di Micromega [pp. 3-29] al quale il teologo ha opposto una lunga replica pubblicata sul suo sito, elegantemente ripresa da Micromega.

Precisazione: nella parte dell’articolo non riportata, Pievani si riferisce a livello 1 per “evidenze scientifiche comprovate”; livello 2 per “interpretazioni generali, scientificamente fondate ma ancora dibattute“; livello 3: “ricezione divulgativa della notizia scientifica”; livello 4: “quarto livello della ricezione: festival della fantasia dilettantesca, parole in libertà”; livello 5: “sogno ad occhi aperti, del fantasy filosofico, cioè dei travisamenti intenzionali e truffaldini di chi specula sulle notizie scientifiche per assecondare un proprio convincimento ideologico”.

 

Telmo Pievani, Con buona pace dei teologi (eretici e non)

 principio passione[…] [p. 17] Rispetto alle più edificanti opere precedenti (2007; 2009), in II principio passione (2013) Mancuso si mostra più disponibile ad accettare la realtà di fatto inoppugnabile della contingenza evolutiva. Mutazioni deleterie e imprevedibili, catastrofi su larga scala, derive, accidenti ecologici, perturbazioni non lineari: tutto ciò rappresenta il lato tragico e assurdo della natura.

Ma non per questo è privo di senso: deve pur sempre esserci un senso, e una risposta per tutto! Essendo l’universo una creazione continua, libera e inconclusa, mediata dalla natura – spiega Mancuso – le forze del bene (quelle che aggregano, mettono in relazione, aumentano la complessità e l’armonia della natura) si scontrano con quelle antinomiche del male, del disordine e della disgregazione (il lato oscuro della forza).

E una gran fatica questa lotta manichea, ma la meta è così luminosa che ne vale la pena. Pur in modo tortuoso e non lineare, pur fra mille sofferenze ancora, la giustizia alla fine trionferà. Ora, è chiaro che in questo modo esisterà sempre una teoria filosofica e teologica per giustificare qualsiasi evidenza scientifica e il suo contrario. L’importante è dare a intendere al lettore che i buoni vinceranno, che i mostri saranno sconfitti e la Morte Nera esploderà, che alla fine Luke Skywolker riporterà l’equilibrio nella forza, che il padre Anakin si pentirà in extremis di essere passato al lato oscuro e la sua anima sarà salva. É un lenitivo formidabile.

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6 Marzo, 2014

Zygmunt Bauman, David Lyon, Sesto potere. La sorveglianza nella modernità liquida

by gabriella

sesto potereTraggo da Micromega le recensioni di Carlo Formenti e Stefano Rodotà [e un estratto del libro] al saggio di Zygmunt Bauman e David Lyon, Sesto potere. La sorveglianza nella modernità liquida,  Roma-Bari, Laterza, 2014.

 

Carlo Formenti, Sorvegliati e felici

Carlo

Carlo Formenti

Le preoccupazioni per l’uso intensivo dei media digitali come strumenti di sorveglianza pervasiva sono aumentate esponenzialmente dopo le rivelazioni della “gola profonda” Edward Snowden sulle pratiche di spionaggio messe in atto dai suoi ex datori di lavoro, la maggiore agenzia di sicurezza Usa, la NSA, ai danni dei cittadini americani e di tutti gli altri Paesi, nonché di capi di stato (anche alleati) e imprese pubbliche e private.

A mano a mano che Snowden rendeva noti nuovi documenti che denunciavano tali pratiche – intercettazioni di conversazioni telefoniche, email e quant’altro – i media sfoderavano gli immancabili riferimenti al romanzo 1984 di Orwell, o al Panopticon di Bentham, utilizzato da Michel Foucault come emblema di una modernità assurta a regno della sorveglianza e del controllo. Ora un libro a quattro mani di David Lyon e Zygmunt Bauman (si tratta di una conversazione a distanza, realizzata attraverso lo scambio di email) dal titolo Sesto Potere. La sorveglianza nella modernità liquida (Ed. Laterza) suggerisce una prospettiva diversa.

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