Archive for Ottobre, 2012

29 Ottobre, 2012

Massimo Mantellini, Obbligo di rettifica, l’eterno ritorno

by gabriella

Dovessi dire qual è il sentimento predominante, leggendo le cronache dal Senato, dove la Commissione Giustizia ha da poco approvato il cosiddetto disegno di legge Salva-Sallusti sulla diffamazione, direi che è lo sconforto. Lo sconforto e la depressione verso una classe politica che non è più solo ampiamente divergente, nei temi su cui si applica discute e legifera, dagli interessi dai cittadini, ma che ha ormai preso definitivamente il largo da una idea minima di intelligenza e comprensione, fosse anche solo per proprio personale interesse.

Perfino il lato pirandelliano della vicenda, la frettolosa toppa promessa ad un direttore di giornale che, quanto ad attenzione per la diffamazione nessuno vorrebbe prendere come esempio, rischia non solo di fare più danni della mancata norma, ma viene utilizzata per occuparsi d’altro, per dedicare attenzione a temi ricorrenti come il controllo dell’informazione, dei giornalisti non allineati ed ovviamente della rete Internet.

Dice il senatore Castelli durante i lavori della Commissione, egregiamente riassunti da Fabio Chiusi sul suo blog, che “la diabolicità del sistema Internet è che quella notizia resta per sempre”. In una sola frase viene riassunta, in un italiano magari un po’ faticoso, la caducità della nostra idea di conservazione della conoscenza. La biblioteca di Alessandria, Jorge Luis Borges, l’aspirazione ad imparare dai nostri errori tenendone traccia, vengono archiviati con naturalezza nel pensiero verticale dell’ingegnere leghista. La notizia resta per sempre e tutto questo è diabolico e deve essere impedito.

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29 Ottobre, 2012

Claus Peter Ortlieb, La sinistra keynesiana e i suoi desideri

by gabriella

Ortlieb offre una convincente analisi delle ragioni per cui le politiche pro-sociali che vorrebbero riportare i livelli di redistribuzione al periodo precedente la rivoluzione neoliberale, sono impraticabili, prendendo posizione nel dibattito critico contro Keynes.

In Germania, stavolta, saranno guai per i ricchi. La coalizione “Per una ripartizione equa” ha lanciato un’iniziativa, chiamando, non senza una certa audacia grammaticale, ad una giornata d’azione nazionale:

“C’è una via d’uscita alla crisi economica e finanziaria: redistribuzione! Noi non vogliamo più soffrire per la mancanza di prestazioni sociali e di servizi pubblici, e non vogliamo che la grande maggioranza della popolazione venga penalizzata. E’ piuttosto la ricchezza eccessiva, e la speculazione finanziaria, che deve essere tassata. Non si tratta solo di denaro, ma anche di solidarietà concreta in questa nostra società.”

In tal modo, la coalizione reclama un’imposta permanente sulle fortune eccessive dei contribuenti eccezionali, alfine di “finanziare in tutta equità la spesa pubblica e sociale indispensabile e ridurre il debito”, senza dimenticare la “lotta costante contro l’evasione fiscale ed i paradisi fiscali, ed in favore della tassazione delle transazioni finanziarie, contro la speculazione e contro la povertà, dappertutto nel mondo”.

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28 Ottobre, 2012

La crisi economica spiegata ai bambini

by gabriella

A costo di qualche semplificazione questo video americano, doppiato in italiano, aggira le letture interpretative correnti, puntando il dito su (alcuni de)i meccanismi fondamentali della crisi. Naturalmente, ciò che manca a questa creazione divulgativa è una riflessione convincente (vale a dire sociologica) sul perché il buon senso e la buona amministrazione stentano ad affermarsi. Hic Rodhus, hic salta!

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=TFLvVaC3p2w&feature=related]

Qui un altra lettura americana:

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=AsoYXIDVQQw]

27 Ottobre, 2012

Antonio Gargano, La Fenomenologia dello spirito

by gabriella
13 ottobre 1807, Hegel assiste all'ingresso di Napoleone a Jena

13 ottobre 1806, Hegel assiste all’ingresso di Napoleone a Jena

La lezione dedicata da Antonio Gargano alla Fenomenologia dello spirito.

[…] l’imperatore – quest’anima del mondo – l’ho visto uscire a cavallo dalla città, in ricognizione; è davvero una sensazione singolare vedere un tale individuo che qui, concentrato in un punto, seduto su un cavallo, spazia sul mondo e lo domina […].

Hegel, Lettera a Friedrich Niethammer

La Fenomenologia dello spirito era stata concepita da Hegel come un’introduzione al suo sistema filosofico, poi essa crebbe nel corso della stesura e assunse una dimensione del tutto autonoma.

Prima di parlarne è necessario riprendere brevemente le tappe del discorso che portano a quel culmine dell’idealismo che è il pensiero di Hegel. Proprio nella Prefazione alla Fenomenologia dello spirito, Hegel afferma in maniera lapidaria, categorica: «Il vero è l’intero». Se applichiamo questa affermazione alla verità filosofica, Hegel vuol dire anche che il suo sistema filosofico costituisce un passo successivo, un completamento rispetto ai precedenti: la verità della filosofia non emerge semplicemente dal sistema hegeliano, ma da tutto l’insieme della storia della filosofia; secondo Hegel, il suo stesso pensiero è vero soltanto nell’interezza, nella completezza dello sviluppo del pensiero occidentale e in particolare dell’idealismo.

Per seguire il suggerimento implicito di Hegel dobbiamo riprendere il discorso sull’interezza dell’idealismo tedesco. L’idealismo aveva superato il criticismo kantiano, che era debole dal punto di vista teoretico per il fatto di essere un sistema dualista, in quanto scindeva il fenomeno dal noumeno, e soprattutto, per la mentalità idealistico-romantica, Kant aveva il difetto di aspirare semplicemente alla conoscenza del finito, del fenomeno, senza lo slancio, tipico della cultura romantica, a cogliere l’infinito, l’assoluto.

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27 Ottobre, 2012

Antonio Gargano, Schelling

by gabriella

SchellingLa seconda lezione di Antonio Gargano dedicata alla nascita dell’idealismo tedesco e alla filosofia da Kant ad Hegel: il Romanticismo e Schelling.

Il Romanticismo

Nel raccogliere le idee per questo incontro e i testi che vorrei leggere insieme con voi, mi sono reso conto che mi ero dato un compito molto ambizioso, ma lo ridimensiono subito: parlare del Romanticismo in generale sarebbe troppo complesso, perché il Romanticismo non è semplicemente una corrente letteraria o filosofica, bensí è un fenomeno di civiltà complessiva, anzi questo è proprio uno degli elementi che ispireranno le poche cose che vi dirò. Il Romanticismo è un momento di civiltà paragonabile al Rinascimento italiano, che trova espressione nei campi più svariati dell’arte, dalla pittura alla musica, oltre che nella letteratura, nella filosofia (ma sono molto importanti anche la scienza romantica e la medicina romantica, con Hahnemann, il fondatore dell’omeopatia moderna). Si tratta di un embrione di civiltà. Dico embrione di civiltà perché questi fermenti che possiamo racchiudere sotto il nome di Romanticismo si sono manifestati dagli ultimi anni del ’700, con una preparazione un po’ precedente, fino al primo trentennio, grosso modo, dell’800, e avrebbero potuto dare luogo a un assetto diverso dei rapporti umani, poi c’è stata la chiusura di una serie di prospettive storiche, per cui del Romanticismo è sopravvissuto soltanto l’elemento letterario; voglio invece sottolineare un’interpretazione del Romanticismo come civiltà complessiva, all’interno della quale vanno iscritti anche i tre grandi idealisti: Fichte, Schelling, Hegel. Per fare questo sono costretto a compiere un passo indietro, cioè a mettere in rilievo quali sono i caratteri e i limiti dell’Illuminismo, che il Romanticismo supera.

A questo proposito vorrei sottolineare una limitazione presente in molti libri di testo e anche nella maniera tradizionale, corrente di presentare il Romanticismo, giustificata dal fatto che il Romanticismo si studia nelle scuole solo sotto l’aspetto letterario: si vede il Romanticismo come espressione del mondo del sentimento, e lo si contrappone all’Illuminismo come espressione del mondo della ragione. Di solito questa è la dicotomia che viene presentata. All’astrattezza della ragione illuministica, che avrebbe  manifestato i suoi limiti con il regresso succeduto alla Rivoluzione francese, fa seguito una specie di rivincita del sentimento, del cuore, e comunque di tutto ciò che in qualche modo è antitetico alla ragione, l’irrazionale. Se si dà questa interpretazione del Romanticismo, di questo pe-riodo della cultura europea, tra l’altro non si capisce la collocazione dei grandi filosofi come Fichte, Schelling ed Hegel, che invece sono pienamente parte del Romanticismo, ma a patto che non si consideri il Romanticismo come caratterizzato dall’antitesi del sentimento contro la ragione illuministica.

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27 Ottobre, 2012

Antonio Gargano, Fichte

by gabriella
Johan Gottlieb Fichte (1762-1814)

Johan Gottlieb Fichte (1762-1814)

La prima lezione di Antonio Gargano sulla nascita dell’idealismo tedesco e la filosofia da Kant ad Hegel: Fichte.

Kant compie una svolta radicale rispetto al pensiero precedente con la sua famosa “rivoluzione copernicana”. Con Fichte ci troviamo di fronte ad una svolta ancora più radicale. Il pensiero, come la storia, procede in certi  periodi con ritmi molto lenti, ma giungono poi epoche intensissime, in cui in venti-trent’anni si produce di più che in molti secoli precedenti. Una di queste età è quella della Rivoluzione francese, la cui enorme creatività intellettuale si spiega con il fermento del passaggio da un’epoca all’altra. Gli intellettuali, gli uomini di cultura della borghesia europea guardano all’evento della Rivoluzione francese come appunto ad un evento epocale, che porta un’enorme possibilità di liberazione dell’uomo. In quel momento, in cui la storia si innalza su un’onda che permette di vedere approdi più lontani, i grandi filosofi, soprattutto tedeschi, da Kant ad Hegel, riescono a scorgere possibilità decisive di liberazione e di progresso dell’umanità. Assistiamo, già a partire da Fichte, a quel fenomeno grandioso che è la nascita nella cultura romantica tedesca, che, già accennata da Kant, e in un crescendo fino ad Hegel, manifesterà una produttività intellettuale eccezionale.[…]

Kant aveva sostenuto che tutta la filosofia precedente a lui era viziata dal dogmatismo. Il dogma, la credenza non dimostrata, in cui la filosofia prekantiana sarebbe caduta, era quello della presupposizione dell’esistenza di un ordine, di leggi, all’interno della natura. Kant invece sostiene che l’io è il legislatore della natura. Con Fichte abbiamo una definizione di dogmatismo ancora più radicale, che fa ricadere nel dogmatismo lo stesso Kant. Fichte cioè sostiene che tutta la filosofia precedente, Kant compreso, è dogmatica, in quanto ha creduto nel dogma dell’esistenza di una cosa in sé, di un mondo, di una realtà di per sé stante, indipendente dal soggetto umano. Tutta la filosofia precedente a Fichte, tutta la filosofia precedente alla fondazione dell’idealismo, ha pensato che venisse prima il mondo, prima la realtà materiale, prima l’oggetto e poi il soggetto. Invece le cose stanno esattamente all’opposto, come Fichte pensa di poter dimostrare. Proprio per questo Fichte è un filosofo difficile da capire, in quanto si pone un problema decisivo, quello della fondazione ultima della realtà e del sapere, un problema che tra l’altro ai giorni nostri è assolutamente fuori moda, in quanto viviamo in un periodo di relativismo, di soggettivismo. Fichte invece, sull’onda di grandi eventi storici che danno fiducia nelle possibilità dell’uomo, è  convinto che si possa arrivare a una fondazione ultima del sapere e della realtà. In questo senso la filosofia è per lui dottrina della scienza.

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25 Ottobre, 2012

Italo Calvino, Apologo sull’onestà nel paese dei corrotti (con falsa attribuzione)

by gabriella

questo era Calvino

Nell’ottobre scorso (2012), riflettendo sul declino della scuola pubblica e sul particolare accanimento mostrato dai governi degli ultimi vent’anni nel portare a compimento l’opera di decostituzionalizzazione della pubblica istruzione, mi era tornato in mente L’apologo sull’onestà, uno degli ultimi interventi di Calvino sulla stampa, nel quale lo scrittore tratteggiava la singolare antropologia di un paese nel quale i “responsabili” od “onesti” non siedono nell’assemblea dei “rappresentanti del popolo”, ma tra le macerie delle istituzioni da questa bombardate.

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24 Ottobre, 2012

La sentenza dell’Aquila sulla Commissione Grandi Rischi

by gabriella

Dopo la “scossa” arrivata dalla sentenza del giudice Marco Billi che ha condannato i sette della Commissione Grandi rischi 2009 a 6 anni di carcere, le reazioni sono molteplici. “Non vedo le condizioni per lavorare serenamente”, aveva detto il presidente in carica della Grandi Rischi, il fisico Luciano Maiani che si è dimesso.

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Studi probabilistici sulla previsione del Terremoto dell’Aquila

Un estratto dell’inchiesta “Terremoti all’italiana” di Enzo Cerasi e Claudio Borrelli andata in onda il 13 maggio 2009.

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23 Ottobre, 2012

Marcello Cini

by gabriella

E’ morto oggi a Roma Marcello Cini, fisico e teorico del rapporto tra democrazia e conoscenza, protagonista del rifiuto di inaugurare l’anno accademico della Sapienza con la lectio magistralis di Benedetto XVI. Ricordo di lui Il supermarket di Prometeo, un’utile ricognizione delle critiche alla proprietà intellettuale e delle ragioni per cui la conoscenza deve restare libera (dal commercio).

ROMA – E’ stato un grande scienziato, uno dei fondatori dell’ambientalismo italiano, un intellettuale prestigioso che tra i primi ha posto all’attenzione temi oggi centrali come il rapporto tra scienza, tecnica, potere, democrazia. Ma soprattutto è stato un uomo sempre libero nei pensieri e sempre giovane nelle idee. “Un vero maestro e grande innovatore. Uno scienziato che non ha mai perso la curiosità di indagare e conoscere, tra i fondatori dell’ambientalismo scientifico”. Il presidente nazionale di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, ricorda così Marcello Cini, morto oggi  a Roma all’età di 89 anni.

Nato a Firenze nel 1923, tra fondatori dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn), Cini era professore emerito di Istituzioni di Fisica teorica e di Teorie quantistiche all’Università La Sapienza di Roma. Nella sua attività di ricerca si è occupato di particelle elementari, di fondamenti della meccanica quantistica e di processi stocastici.

Cinque anni fa, ormai ottantaquattrenne, fu l’artefice della lettera aperta 1 che innescò l’incidente tra l’ateneo romano e il Vaticano, facendo saltare la visita di Papa Benedetto XVI all’Università. “Così ho vendicato Galileo Galilei”, ironizzò Cini. Nella missivia, datata 14 novembre 2007 e indirizzata al rettore della Sapienza, il professore chiedeva di annullare la lectio magistralis di Ratzinger prevista per l’inaugurazione dell’anno accademico 2008 perché giudicata “incongrua” in relazione all’occasione. La lettera, di cui una versione modificata fu sottoscritta da 67 docenti, molti dei quali appartenenti alla Facoltà di Fisica, provocò vivaci reazioni politiche e culturali.

Chiamato all’Università di Roma dal fisico Edoardo Amaldi nel 1957, Cini è stato vicedirettore della rivista internazionale Il Nuovo Cimento. Dagli anni Settanta ha accompagnato l’attività scientifica con studi di storia della scienza e di epistemologia, e interventi su varie riviste e sul quotidiano Il manifesto, di cui è stato tra i fondatori, scelta che gli costò la radiazione dal Partito comunista italiano nel 1970.

Il suo interesse per la storia della scienza e per l’epistemologia lo hanno portato a partecipare con saggi e libri al dibattito su questi temi negli ultimi trent’anni. Nel 1967 fece parte del Tribunale Russell sui diritti dell’uomo, visitando il Vietnam durante la guerra e testimoniando le atrocità belliche. E’ stato direttore della rivista “SE/scienza esperienza” fondata da Giulio Maccacaro.

Oltre all’impegno scientifico e politico, Cini, come detto, si è distinto anche per quello ambientalista. In particolare fu i prima fila nelle battaglie contro l’energia nucleare sfociate nella campagna referendaria del 1987.

23 Ottobre, 2012

Marcello Musto, L’alienazione

by gabriella

L’alienazione è stata una delle teorie più dibattute del XX secolo. La prima esposizione filosofica del concetto avvenne già nel 1817 e fu opera di Georg W. F. Hegel. Nella Fenomenologia dello spirito, egli ne fece la categoria centrale del mondo moderno e adoperò il termine per rappresentare il fenomeno mediante il quale lo spirito diviene altro da sé nell’oggettività. Tuttavia, nella seconda metà dell’Ottocento, l’alienazione scomparve dalla riflessione filosofica e nessuno tra i maggiori pensatori vi dedicò attenzione.

Marx nel 1875La riscoperta di questa teoria avvenne con la pubblicazione, nel 1932, dei Manoscritti economico filosofici del 1844, un inedito appartenente alla produzione giovanile di Karl Marx, in cui, mediante la categoria di «lavoro alienato», egli aveva traghettato la problematica dalla sfera filosofica a quella economica. L’alienazione venne descritta come il fenomeno attraverso il quale il prodotto del lavoro si manifesta «come un ente estraneo, come una potenza indipendente dal producente». Contrariamente a Hegel, che l’aveva rappresentata come una manifestazione ontologica del lavoro, che coincideva con l’oggettivazione in quanto tale, Marx concepì questo fenomeno come la caratteristica di una determinata epoca della produzione: quella capitalistica.

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