Posts tagged ‘Schelling’

10 Febbraio, 2013

Il professor Hegel

by gabriella

Hegel_Berlin

Ho sempre amato Hegel, come già Machiavelli, per la severità della prova a cui sottopone ogni spirito critico che non si accontenti delle consolazioni dell’anima bella, e per aver armato l’intelligenza di Marx.

Dalla biografia dei filosofi si traggono di solito quegli spunti o quegli eventi che spiegano e rendono concreta l’urgenza delle loro teorizzazioni; il modello vita-e-opere, insomma, è didatticamente tramontato. Accade così che, mentre si affronta la Fenomenologia dello spirito, del giovane Hegel si ricordi l’attonito stupore per aver visto “lo spirito del mondo a cavallo” (Napoleone) entrare a Jena, o la fuga dalla città con i manoscritti del capolavoro sotto braccio, giusto il giorno prima dell’arrivo dei napoleonici che con le carte Hegeldegli scrittoi jenesi accendevano i caminetti, l’amicizia studentesca con Schelling e l’irreparabile rottura dopo il sarcasmo della Fenomenologia sul suo assoluto paragonato a “una notte in cui tutte le vacche sono nere”. 

Lo si ritrova, di solito, a Berlino, professore celebrato e grande antagonista di Schopenhauer, di cui fu esaminatore nel concorso per la libera docenza durante il quale scoppiò il celebre diverbio sul quadruplice principio di ragion sufficiente. Hegel diventa allora l’uomo che tolse all’autore del Mondo anche il pubblico universitario, convocato dall’astioso contendente nello stesso orario in cui il grande professore teneva le sue lezioni, in una competizione dalla quale il filosofo di Danzica uscì sempre sconfitto. 

Di quegli anni berlinesi si tende così ad avere un’idea schopenhaueriana, quella dell’accademico di successo “insediato dall’alto, dalle forze al potere”, anche senza condividerne necessariamente la tombale visione di “sicario della verità”. Può stupire allora, il ritratto che ne fecero i suoi studenti, dal quale emerge un uomo niente affatto condizionato dalla ricerca del successo, ma un introverso spesso in guerra con le parole, messaggere malcerte della sua filosofia.

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27 Ottobre, 2012

Antonio Gargano, La Fenomenologia dello spirito

by gabriella
13 ottobre 1807, Hegel assiste all'ingresso di Napoleone a Jena

13 ottobre 1806, Hegel assiste all’ingresso di Napoleone a Jena

La lezione dedicata da Antonio Gargano alla Fenomenologia dello spirito.

[…] l’imperatore – quest’anima del mondo – l’ho visto uscire a cavallo dalla città, in ricognizione; è davvero una sensazione singolare vedere un tale individuo che qui, concentrato in un punto, seduto su un cavallo, spazia sul mondo e lo domina […].

Hegel, Lettera a Friedrich Niethammer

La Fenomenologia dello spirito era stata concepita da Hegel come un’introduzione al suo sistema filosofico, poi essa crebbe nel corso della stesura e assunse una dimensione del tutto autonoma.

Prima di parlarne è necessario riprendere brevemente le tappe del discorso che portano a quel culmine dell’idealismo che è il pensiero di Hegel. Proprio nella Prefazione alla Fenomenologia dello spirito, Hegel afferma in maniera lapidaria, categorica: «Il vero è l’intero». Se applichiamo questa affermazione alla verità filosofica, Hegel vuol dire anche che il suo sistema filosofico costituisce un passo successivo, un completamento rispetto ai precedenti: la verità della filosofia non emerge semplicemente dal sistema hegeliano, ma da tutto l’insieme della storia della filosofia; secondo Hegel, il suo stesso pensiero è vero soltanto nell’interezza, nella completezza dello sviluppo del pensiero occidentale e in particolare dell’idealismo.

Per seguire il suggerimento implicito di Hegel dobbiamo riprendere il discorso sull’interezza dell’idealismo tedesco. L’idealismo aveva superato il criticismo kantiano, che era debole dal punto di vista teoretico per il fatto di essere un sistema dualista, in quanto scindeva il fenomeno dal noumeno, e soprattutto, per la mentalità idealistico-romantica, Kant aveva il difetto di aspirare semplicemente alla conoscenza del finito, del fenomeno, senza lo slancio, tipico della cultura romantica, a cogliere l’infinito, l’assoluto.

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27 Ottobre, 2012

Antonio Gargano, Schelling

by gabriella

SchellingLa seconda lezione di Antonio Gargano dedicata alla nascita dell’idealismo tedesco e alla filosofia da Kant ad Hegel: il Romanticismo e Schelling.

Il Romanticismo

Nel raccogliere le idee per questo incontro e i testi che vorrei leggere insieme con voi, mi sono reso conto che mi ero dato un compito molto ambizioso, ma lo ridimensiono subito: parlare del Romanticismo in generale sarebbe troppo complesso, perché il Romanticismo non è semplicemente una corrente letteraria o filosofica, bensí è un fenomeno di civiltà complessiva, anzi questo è proprio uno degli elementi che ispireranno le poche cose che vi dirò. Il Romanticismo è un momento di civiltà paragonabile al Rinascimento italiano, che trova espressione nei campi più svariati dell’arte, dalla pittura alla musica, oltre che nella letteratura, nella filosofia (ma sono molto importanti anche la scienza romantica e la medicina romantica, con Hahnemann, il fondatore dell’omeopatia moderna). Si tratta di un embrione di civiltà. Dico embrione di civiltà perché questi fermenti che possiamo racchiudere sotto il nome di Romanticismo si sono manifestati dagli ultimi anni del ’700, con una preparazione un po’ precedente, fino al primo trentennio, grosso modo, dell’800, e avrebbero potuto dare luogo a un assetto diverso dei rapporti umani, poi c’è stata la chiusura di una serie di prospettive storiche, per cui del Romanticismo è sopravvissuto soltanto l’elemento letterario; voglio invece sottolineare un’interpretazione del Romanticismo come civiltà complessiva, all’interno della quale vanno iscritti anche i tre grandi idealisti: Fichte, Schelling, Hegel. Per fare questo sono costretto a compiere un passo indietro, cioè a mettere in rilievo quali sono i caratteri e i limiti dell’Illuminismo, che il Romanticismo supera.

A questo proposito vorrei sottolineare una limitazione presente in molti libri di testo e anche nella maniera tradizionale, corrente di presentare il Romanticismo, giustificata dal fatto che il Romanticismo si studia nelle scuole solo sotto l’aspetto letterario: si vede il Romanticismo come espressione del mondo del sentimento, e lo si contrappone all’Illuminismo come espressione del mondo della ragione. Di solito questa è la dicotomia che viene presentata. All’astrattezza della ragione illuministica, che avrebbe  manifestato i suoi limiti con il regresso succeduto alla Rivoluzione francese, fa seguito una specie di rivincita del sentimento, del cuore, e comunque di tutto ciò che in qualche modo è antitetico alla ragione, l’irrazionale. Se si dà questa interpretazione del Romanticismo, di questo pe-riodo della cultura europea, tra l’altro non si capisce la collocazione dei grandi filosofi come Fichte, Schelling ed Hegel, che invece sono pienamente parte del Romanticismo, ma a patto che non si consideri il Romanticismo come caratterizzato dall’antitesi del sentimento contro la ragione illuministica.

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