Archive for Febbraio, 2017

28 Febbraio, 2017

Tecnologia o metodologia?

by gabriella

La discussione introduttiva del primo di sei incontri di formazione sull’uso delle tecnologie digitali nella didattica.

Nella decima slide, l’esercitazione pomeridiana sulla costruzione di una rubrica di valutazione con l’applicazione web ForAllRubrics. Nell’undicesima, un rapido riepilogo delle operazioni principali per creare una rubrica; nella dodicesima le principali operazioni per creare una classe; nella tredicesima, l’applicazione della rubrica ad un’attività di classe.

https://docs.google.com/presentation/d/1WX2IjsKvmfZxnA7S7S_YZ-3N70bYiIUgKKpHtVhiAVY/edit?usp=sharing

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23 Febbraio, 2017

Status e ruolo

by gabriella

Indice

1. Origine e significato del concetto di status
2. Il possesso dello status
3. Il concetto di ruolo

 

1. Origine e significato del concetto di status

Indicatori di status sociale

Indicatori di status

Con il termine latino status si intende la posizione occupata da un individuo nella società.

La posizione sociale è una determinata condizione in un sistema di relazioni, alla quale sono connessi diritti o doveri, e un certo grado di prestigio (onore, rispetto, deferenza) corrispondente a qualche forma di ricchezza o proprietà, di potere o d’in­fluenza. In questa accezione lo status identifica e segnala una posizione sociale, mentre il ruolo ne è la conseguenza sul piano normativo; prescrive, cioè i comportamenti conformi allo status.

Nell’antica Roma, il termine status indicava la condizione giuridica di una persona, ovvero la sua idoneità ad essere il sog­getto di un determinato diritto civile, politico, patri­moniale.

Era detta status libertatis la condizione di una persona che nasceva libera, o lo diventava per concessione del padrone o per affrancamento; status civitatis la condizione di cittadino romano, spettante per na­scita o per riconoscimento legale; status familiae la condizione di membro di una familia o di un casato.

Nel diritto romano era pertanto implicita la distin­zione tra status e posizione, cioè la consapevolezza della natura convenzionale dello status, come mostrano i casi in cui ad uno degli occupanti di un medesimo officium (servizio, posto, carica, corrispondente appunto a posizione) era attribuito per merito uno speciale status, o i casi di acquisto o perdita dello status civitatis, la cittadinanza romana.

Ai romani non sfuggiva nemmeno la natura relazionale e produttrice di diseguaglianza dello status, poiché il filius ne aveva uno meno prestigioso di quello del pater, mentre lo schiavo o lo straniero non ne avevano nessuno.

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20 Febbraio, 2017

Istituzioni

by gabriella
L'istituzione scolastica rappresentata in The Wall

L’istituzione scolastica rappresentata in Another Brick In The Wall

Le istituzioni sono complessi durevoli di valori e norme che definiscono e regolano, in modo indipendente dall’identità degli individui che ne fanno parte, i rapporti sociali ed i comporta­menti reciproci di un determinato gruppo di soggetti la cui attività è volta a conseguire un fine socialmen­te rilevante. 

Il matrimonio, ad esempio, definisce e re­gola, indipendentemente dall’identità degli sposi, da un lato, i rapporti tra i due coniugi e i loro comportamenti reciproci – come l’ob­bligo di fedeltà e di assistenza – dall’altro, i rapporti ed i comportamenti che gli altri devono tenere nei loro confronti. E’ un’istituzione con il fine sociale della cura dei componenti della famiglia – in una società cattolica, soprattutto dei figli.

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19 Febbraio, 2017

Albert Camus, Mi rivolto dunque siamo

by gabriella

Albert Camus (1913 – 1960)

La natura sovraindividuale, “metafisica”, della rivolta nell’esordio de L’homme revolté . Uno stralcio del saggio di Cristina Cecchi su Camus e Holloway pubblicato da Micromega.

«Che cos’è un uomo in rivolta? Un uomo che dice no. Ma se rifiuta, non rinuncia tuttavia: è anche un uomo che dice di sì, fin dal suo primo muoversi».

La rivolta è una negazione che afferma. È un No che libera da per rendere liberi di. È destruens e construens in un unico movimento. Il No può essere pronunciato silenziosamente oppure ad alta voce; in ogni caso, il primo destinatario di questo messaggio è l’individuo stesso che lo emette. Il No consegue a una subitanea presa di coscienza e stabilisce il limite che l’individuo non può tollerare venga oltrepassato senza che i suoi propri diritti siano violati. Perciò è negazione e insieme affermazione:

«Così, il movimento di rivolta poggia, ad un tempo, sul rifiuto categorico di un’intrusione giudicata intollerabile e sulla certezza confusa di un buon diritto, o più esattamente sull’impressione, nell’insorto, di avere “il diritto di…”. Non esiste rivolta senza la sensazione d’avere in qualche modo, e da qualche parte, ragione» [Albert Camus, L’uomo in rivolta, 1951]

La rivolta è il moto che nasce dalla ripulsa provata al cospetto di una condizione ritenuta ingiusta e che si sviluppa per opporre ciò che è preferibile a ciò che non lo è. Si insorge non solo per rivendicare una condizione migliore per se stessi: la rivolta, benché nasca in quanto c’è di più strettamente individuale nell’umano, è superamento dell’individuo in un bene ormai comune, perché affermazione di un diritto che trascende il singolo; l’insorto agisce, anche a costo della sua stessa vita, in nome di un valore (relativo, ovviamente) che sente di condividere con tutti gli umani.

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18 Febbraio, 2017

Senso comune

by gabriella

interrogatorio

«Lei trova affascinanti, sexy gli uomini che indossano una divisa?». «Aveva la biancheria intima?»«Quando era in discoteca ha dato una o due carezze ad un carabiniere?».«Ha un fidanzato?». «Ha insistito silenziosamente, con gesti e parole, perché uno insiste a un no…»«Cosa diceva esattamente la sua amica quando urlava? Erano urla di parole o semplicemente urla di dolore?».Questa potrebbe la sceneggiatura di un film erotico anni Settanta: due donne in libera uscita incontrano due avvenenti carabinieri in cerca di calore femminile.Purtroppo, però, non si tratta di finzione narrativa.Queste sono parte delle 250 domande sottoposte alle due studentesse americane di 20 e 21 anni violentate a settembre scorso da due carabinieri di Firenze, P. Costa e M. Camuffo. 250 domande fatte dai due avvocati della difesa, G. Carta e C. Menichetti, per un totale di 12 ore e 22 minuti di interrogatorio davanti al giudice Mario Profeta, il quale è dovuto intervenire per stabilire l’inammissibilità di numerosi quesiti presentati dai due avvocati.Il tratto voyeuristico e ingiurioso delle domande sollevate è usato per non dover guardare “l’elefante” della violenza avvenuta. I due avvocati preferiscono indagare la presenza o meno di slip, se le due ragazze hanno magari subito il fascino della divisa e se il dissenso si è manifestato in modo abbastanza esplicito, perché d’altronde «uno insiste a un no».Non c’è che dire: la concezione estremamente retrograda della donna si accompagna benissimo alla loro totale mancanza di deontologia professionale.Non ci resta che augurare ai due avvocati di riprendersi e ricordarsi che siamo nel 2018, dal momento che ci fanno venire il dubbio di essere rimasti sintonizzati sul 1918.

Publié par Senso Comune sur dimanche 18 février 2018

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13 Febbraio, 2017

Società

by gabriella

SLa società è, al tempo stesso, una somma di individui associati (o “socializzati”), e una somma di relazioni a causa delle quali gli individui diventano società.

Georg Simmel, Sociologia, 1908

La società è un’entità costituita da elementi materiali e immateriali, formata da un insieme di persone in rapporto tra loro, con un proprio sistema di vita, che tende a riprodursi e ad essere autonoma.

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13 Febbraio, 2017

Struttura e processi sociali

by gabriella
Ibn Khaldun

Ibn Khaldun (1332 – 1406)

Sembra che il primo a parlare di struttura sociale sia stato il filosofo arabo del XIV secolo Ibn Khaldun, nella prefazione ai suoi volumi di storia degli arabi e dei vicini popoli dell’Africa settentrionale. Successivamente, agli inizi del seicento, Thomas Hobbes ha usato l’espressione per indicare lo stato come una realtà organizzata creata dagli uomini. Il concetto è stato poi ripreso nel XIX secolo da Herbert Spencer e dai padri fondatori della sociologia.

rete

La struttura sociale è la rete dei rapporti di interdipendenza tra le sue componenti

La struttura sociale è la rete dei rapporti di interdipendenza che esistono tra un determinato insieme di posizioni sociali, ruoli, istituzioni, gruppi, classi o altre componenti della realtà sociale di uguale o diverso livello.

Quando si descrive una società, con riguardo al modo in cui si presenta in un determinato momento della sua storia, ci si riferisce alla sua struttura sociale. Individuiamo infatti una serie di elementi che, considerati complessivamente, formano la struttura di quella società. Al contrario, se seguiamo una società nel corso del tempo, osserviamo, anziché le sue componenti strutturali, i processi sociali, cioè le trasformazioni più o meno significative delle sue componenti.

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12 Febbraio, 2017

Francesco Lizzani, Contrappello ai docenti italiani

by gabriella

Per un nuovo 89, 77, 68, 17, l’appello di Francesco Lizzani, professore di Filosofia e Storia al Plauto di Roma, al Terzo stato dell’istruzione:

con una classe cosiddetta dirigente di tale leva non è più il tempo per i cahiers de doléances; nulla potremo più ottenere per una vera buona scuola da questo ceto di governo parassitario e ignorante. È tempo ormai di riprendere in mano il nostro destino comune, di riunire in un fronte comune il nostro “ordine” nella sua interezza, dalla scuola primaria all’università, di riconoscere il nostro “Terzo Stato” come unico e legittimo rappresentante dell’istruzione italiana e dei suoi interessi comuni, contro gli altri due Ordini (quello dei politici-demagoghi e quello della burocrazia pervasiva) che hanno scippato le chiavi di casa nostra, e trasformato il nostro esercito in una massa di manovra per ordini sbagliati e contrari alle finalità per cui siamo (mal) retribuiti.

In coda altre lotte per le stesse ragioni: la battaglia persa dagli insegnanti messicani nel 2006 e quelle vinte dalla scuola canadese e dagli insegnanti di Chicago nel 2012.

Seicento docenti universitari si sono appellati al governo per denunciare la diffusione di lacune ormai ai limiti dell’analfabetismo nell’italiano degli studenti che approdano alle loro aule. La notizia sorprende non certo per il problema, con cui il mondo della scuola si confronta da anni, ma perché il grido di allarme si leva ora dal piano più alto del sistema formativo. Come’è possibile, in effetti, che il progresso secolare della scolarizzazione e poi dell’informazione globale producano un effetto simile?

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6 Febbraio, 2017

Marco Romito, Classificare e competere. La scelta della scuola superiore e l’ossessione per il ranking

by gabriella

Un prezioso studio sociologico dedicaro al significato del ranking scolastico e della falsa neutralità di strumenti come Eduscopio, la cui logica di funzionamento agisce da moltiplicatore delle diseguaglianze. Tratto da Lavoro culturale.org.

Entro la fine della giornata chiunque abbia un figlio o una figlia iscritti all’ultimo anno della scuola media, dovrà effettuare l’iscrizione a una scuola superiore. Si tratta di un momento nei percorsi scolastici di migliaia di ragazzi e ragazze spesso enfatizzato, caricato di significati fatali e fatalistici, del quale tuttavia non vengono quasi mai approfondite e indagate le motivazioni. Cosa sappiamo di come viene effettuata la scelta della scuola superiore?

Sappiamo che la scelta della scuola superiore condiziona la qualità dell’esperienza scolastica, culturale e relazionale dei ragazzi e delle ragazze, le probabilità di abbandono scolastico, le probabilità di accesso al mondo universitario, quelle di conseguire una laurea, il tipo di carriera occupazionale a cui si potrà avere accesso[1].

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4 Febbraio, 2017

Franco Lorenzoni, I voti e le bocciature fanno male agli studenti e alla scuola

by gabriella

Per una giusta valutazione, tutti devono sostenere la stessa prova: salite sull’albero!

Nel cinquantennale della Lettera ad una professoressa, la riflessione di un maestro sull’isteria valutativa e sulla fabbrica di impotenze apprese che, per l’effetto, la scuola, non soltanto Primaria, sta inevitabilmente diventando. Tratto da Internazionale 10 febbraio 2017.

Alla fine i voti sono rimasti anche nella scuola primaria e media. Ministra e governo hanno avuto paura di andare contro l’opinione prevalente degli insegnanti, già abbondantemente irritati per alcune pessime conseguenze della legge della buona scuola, e contro diversi opinionisti di peso, che vedono nei voti e nelle bocciature i simboli di una scuola seria e rigorosa.

Insegno nella scuola elementare da 38 anni e continuo a domandarmi come sia concepibile affibbiare a un bambino un voto in geografia, italiano o matematica nei primi anni di scuola. A chi stiamo dando quel voto? Al grado di istruzione della sua famiglia? Al grado di ascolto che hanno avuto le sue prime parole a casa? Alle esperienze che ha avuto la fortuna di fare? Al destino che ha fatto giungere proprio qui la sua famiglia da campagne analfabete o dalle periferie di qualche megalopoli africana o asiatica?

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