Posts tagged ‘universali’

11 Agosto, 2014

L’individualismo metodologico

by gabriella

individualismoUna rielaborazione didattica della discussione sull’individualismo metodologico tra Dario Antiseri e Luciano Pellicani, in Dario Antiseri, Luciano Pellicani, L’individualismo metodologico. Una polemica sul mestiere dello scienziato sociale, Milano, Franco Angeli, 1992.

 

Individualismo metodologico vs olismo metodologico: il problema e le sue origini

Secondo l’individualismo metodologico, ai concetti collettivi quali «società», «chiesa», «popolo», non corrisponde alcuna realtà; ciò che esiste davvero sono gli individui che agiscono in base ad idee, con esiti voluti e producendo conseguenze non intenzionali. Sul lato opposto, per  l‘olismo metodologico ai concetti di «stato», «nazione», «sistema economico», corrispondono effettive realtà, senza le quali l’individuo non sussisterebbe. E’ la società, infatti, che esiste prima e indipendentemente dagli individui, che li plasma e vigila sui loro comportamenti, imponendo ad essi linguaggio, norme, valori.

 

de universalibus

Quaestio de universalibus

La quaestio de universalibus

Questa opposizione, centrale nelle scienze sociali, riattiva l’antica questione degli universali (cioè della realtà dei generi e delle specie) alla quale, nel Medioevo vennero date due risposte contrastanti. Per Roscellino, un nominalista per il quale l’Uomo è un puro nome, i generi e le specie non sono che flatus vocis. Per il realista Guglielmo di Champeaux, invece, i generi e le specie hanno realtà sostanziale, una realtà che si trova in tutti gli individui, i quali si diversificano tra loro solo per qualità accidentali.

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12 Marzo, 2014

Etienne Balibar, La sesta tesi su Feuerbach

by gabriella
Karl Marx (1818 - 1883)

Karl Marx (1818 – 1883)

Traggo dal Rasoio di Occam questo studio, un po’ tecnico ma illuminante, della tesi marxiana che l’uomo non è, nella sua essenza, che l’insieme dei rapporti sociali.

Le Tesi su Feuerbach[1], un insieme di 11 aforismi a quanto pare non destinati alla pubblicazione in questa forma, sono state scritte da Marx nel corso del 1845 mentre stava lavorando al manoscritto dell’Ideologia tedesca, anch’esso non pubblicato. Sono state scoperte più tardi da Engels e da lui pubblicate con alcune correzioni (non tutte prive di significato), come appendice al suo pamphlet Feuerbach e il punto d’approdo della filosofia classica tedesca (1886)[2]. Sono considerate largamente una delle formulazioni emblematiche della filosofia Occidentale, talvolta comparate con altri testi estremamente brevi ed enigmatici che combinano una ricchezza apparentemente inesauribile con uno stile enunciativo da manifesto, che annuncia un modo di pensare radicalmente nuovo come il Poema di Parmenide o il Trattato di Wittgenstein.

Alcuni dei suoi celebri aforismi hanno guadagnato a posteriori lo stesso valore di un punto di svolta in filosofia (o, forse, nella nostra relazione con la filosofia) come, per esempio dei già citati Parmenide e Wittgenstein rispettivamente:

tauton gar esti noein te kai einai [lo stesso è il pensare e l’essere],

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12 Novembre, 2013

Roberto Lolli, La quaestio de universalibus

by gabriella

Un ‘campione medievale’

 Nel Medioevo, il ‘campione’ era colui che partecipava a un torneo cavalleresco e rappresentava se stesso o la casata o addirittura il suo signore e il suo sovrano. Era colui che stava sul campo, che affrontava il combattimento (in spagnolo Rodrigo Diaz de Bivar, lo storico e leggendario Cid, era detto, appunto, ‘Campeador’). Nel linguaggio moderno ‘campione’ ha assunto fondamentalmente due significati: ‘atleta vittorioso’ ed ‘esempio statistico, parametro di misurazione’.

 Ecco allora il ‘campione medievale’: la disputa sugli universali. Si tratta di un tema significativo, trasversale, che implica, infatti, anche la possibilità di collegarsi sul versante storico alla quaestio e al ruolo dell’università rispetto alla città; dall’altro, sul versante scientifico, alle forme del ragionamento logico. Soprattutto, consente di concentrare in un argomento gran parte del dibattito filosofico medievale mostrando il passaggio dalle prime soluzioni platoniche – che si delineano nell’Alto Medioevo e, dopo la svolta del Millennio, con l’affermarsi delle prime elaborazioni della Scolastica – fino a quelle più audaci, razionaliste e per molti versi moderne dei secoli XIII e XIV, quando, per citare Johan Huizinga, si profila “l’Autunno del Medioevo”.

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6 Luglio, 2011

Annamaria Rivera, Con l’arma impropria dell’universale

by gabriella

 A partire dal fatidico 11 settembre, uno spettro è tornato ad aggirarsi per l’Europa: il “relativismo culturale”. In Italia soprattutto, non v’è articolo, commento, intervista su controversie riguardanti i rapporti fra “noi” e gli “altri” che non si apra o si chiuda con un’invettiva contro il relativismo.  Che si tratti della questione del  foulard detto islamico o del dibattito sulle cosiddette mutilazioni dei genitali femminili, del rapporto con l’islam “trapiantato” oppure del giudizio sulla guerra preventiva, la rampogna antirelativista è divenuta luogo comune delle retoriche di destra, ma condiviso da non pochi locutori di sinistra. Cosa, quest’ultima, alquanto sorprendente se si considera che il tema del rifiuto del relativismo –che nel linguaggio neocons significa indiscutibilità del fondamentalismo cristiano e del connesso progetto imperiale armato – è ricomparso sull’onda dell’offensiva della nuova destra americana e della pretesa della superiorità assoluta della “civiltà occidentale”. Circa l’uso politico della deprecazione del relativismo, rigore vuole, tuttavia, che si faccia distinzione fra varianti di destra e varianti di sinistra: nella variante guerresca alla Marcello Pera, occorre sbarazzarsi del relativismo –“la sofferenza dell’Occidente”- perché appaia chiaro che la guerra preventiva è soluzione necessaria per quanto dolorosa; nelle varianti di sinistra, il relativismo culturale è deprecabile perché alimenta il “comunitarismo” (côté francese) oppure perché è rinuncia a principi quali  l’uguaglianza fra i generi (côté italiano, oltre che francese).

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