Posts tagged ‘realismo’

23 Dicembre, 2014

L’eredità di Kant nella scuola di Lubiana

by gabriella
Kant

Immanuel Kant

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Alenka Zupancic

 

In questa intervista ad Alenka Zupančič, pubblicata da Micromega, la filosofa slovena spiega come la radicalità dell’etica kantiana impedisca di «cadere nel deplorevole ritorno contemporaneo all’etica come alibi e sostituto di ogni politica».

Non è quindi la dottrina delle idee regolative e dei postulati della ragion pratica ad alimentare il ritorno a Kant nella scuola di Lubiana: la riflessione più eterodossa e radicale sull’Europa del dopo muro di Slavoj Žižek, lei stessa ed altri.

Luigi Francesco Clemente: In Logiques des Mondes Alain Badiou sostiene che, grazie alla Scuola psicoanalitica di Ljubljana, è stato possibile scoprire un «autre Kant, dramatisé, modernisé, tiré vers la politique contemporaine et les enseignements de Lacan»[1]. Così, si può dire che, insieme a Lacan e Hegel, Kant rappresenti uno dei pensatori di riferimento della Scuola di Ljubljana.

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Slavoj Zizek

A.Z.: Sì, assolutamente. E si tratta di un Kant molto diverso da quello cui sostenevano di “ritornare” gli avversari politici e filosofici di Badiou (i cosiddetti Nouveaux Philosophes) – e che hanno giocato un ruolo importante nello stesso rifiuto di Kant da parte di Badiou. In larga misura, posso comprendere la sua decisione. Questo tipo di questioni non sono mai puramente accademiche, non si tratta solamente della questione di differenti interpretazioni di Kant, ma anche, e semplicemente, di questo: Per quale motivo filosofico e politico si riscopre questo o quel filosofo classico? Da questo punto di vista, la situazione in Francia era differente da quella in Slovenia, dove il riferimento a Kant stava senza dubbio dalla parte delle “forze progressiste”, per così dire, e non dalla parte delle “forze della reazione”. Per semplificare al massimo le cose, si potrebbe dire che in Francia il “ritorno a Kant” era parte di un abbandono del pensiero radicale – l’“abbandono” che accompagnò e seguì alla caduta del Comunismo –, mentre in Slovenia esso era parte della non compromissione. Kant, insieme a Hegel, è stato un importante punto di riferimento per coloro che, per quanto convinti sostenitori di cambiamenti democratici, non hanno mai abbracciato l’ideologia del “Nessuna Alternativa” [No Alternative]. Vale a dire, l’ideologia che celebra la democrazia capitalista occidentale esistente come l’unico sistema politico possibile, e che denuncia ogni tentativo di pensare un’alternativa come qualcosa di necessariamente votato al terrore.

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11 Agosto, 2014

L’individualismo metodologico

by gabriella

individualismoUna rielaborazione didattica della discussione sull’individualismo metodologico tra Dario Antiseri e Luciano Pellicani, in Dario Antiseri, Luciano Pellicani, L’individualismo metodologico. Una polemica sul mestiere dello scienziato sociale, Milano, Franco Angeli, 1992.

 

Individualismo metodologico vs olismo metodologico: il problema e le sue origini

Secondo l’individualismo metodologico, ai concetti collettivi quali «società», «chiesa», «popolo», non corrisponde alcuna realtà; ciò che esiste davvero sono gli individui che agiscono in base ad idee, con esiti voluti e producendo conseguenze non intenzionali. Sul lato opposto, per  l‘olismo metodologico ai concetti di «stato», «nazione», «sistema economico», corrispondono effettive realtà, senza le quali l’individuo non sussisterebbe. E’ la società, infatti, che esiste prima e indipendentemente dagli individui, che li plasma e vigila sui loro comportamenti, imponendo ad essi linguaggio, norme, valori.

 

de universalibus

Quaestio de universalibus

La quaestio de universalibus

Questa opposizione, centrale nelle scienze sociali, riattiva l’antica questione degli universali (cioè della realtà dei generi e delle specie) alla quale, nel Medioevo vennero date due risposte contrastanti. Per Roscellino, un nominalista per il quale l’Uomo è un puro nome, i generi e le specie non sono che flatus vocis. Per il realista Guglielmo di Champeaux, invece, i generi e le specie hanno realtà sostanziale, una realtà che si trova in tutti gli individui, i quali si diversificano tra loro solo per qualità accidentali.

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9 Gennaio, 2014

Norberto Bobbio, Etica e politica

by gabriella

norbertobobbioNel decennale della morte di Norberto Bobbio (9 gennaio 2004), Micromega ripropone un saggio del 1986 in cui il filosofo illustra il rapporto tra politica ed etica, passando in rassegna le teorizzazioni della loro identità e della loro reciproca autonomia (a partire da Machiavelli). Si tratta di uno scritto limpido che si conclude con la considerazione fondamentale che non solo il rapporto tra etica e politica è controverso, ma l’etica stessa (la legittimità dei fini) resta dilemmatica, poiché l’azione buona non è (da Aristotele in poi) oggetto di definizione (cioè di conoscenza teoretica), ma di scelta rischiosa, basata sulla saggezza (phronesis).

Per la maggior parte della mia vita ho avuto due compiti difficilissimi da svolgere: insegnare e scrivere.
E confesso di essere sempre stato perseguitato dal dubbio di non essere all’altezza di questi due ardui impegni.

Norberto Bobbio

 

Come si pone il problema

I discorsi sempre più frequenti che si fanno da qualche anno nel nostro paese sulla questione morale ripropongono il vecchio tema del rapporto fra morale e politica. Vecchio tema e sempre nuovo, perché non vi è questione morale in qualsiasi campo venga proposta che abbia mai trovato una soluzione definitiva. Sebbene più celebre per l’antichità del dibattito, l’autorità degli scrittori che vi hanno partecipato, la varietà degli argomenti addotti, l’importanza del soggetto, il problema del rapporto fra morale e politica non è diverso dal problema del rapporto fra la morale e tutte le altre attività dell’uomo, per cui si parla abitualmente di un’etica dei rapporti economici, o, com’è accaduto spesso in questi anni, del mercato, di un’etica sessuale, di un’etica medica, di un’etica sportiva e via dicendo. Si tratta in tutte queste diverse sfere dell’attività umana sempre dello stesso problema: la distinzione fra ciò che è moralmente lecito e ciò che è moralmente illecito.

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1 Luglio, 2013

Fabio Milazzo, Il dibattito sul nuovo realismo

by gabriella

Da Haecceit@s.

Il dibattito, che oggi si struttura intorno ad un Manifesto[2] affonda le proprie radici nella “svolta post-ermeneutica” di Maurizio Ferraris  avvenuta ormai più di un decennio fa quando, riprendendo e sviluppando le analisi realistiche di Paolo Bozzi[3], decise di criticare il soggettivismo e il relativismo dell’ermeneutica a favore di un più rassicurante realismo che riconosce nella realtà esterna il mondo quale èper essenza diremmo- al di là delle interpretazioni attraverso le quali lo denotiamo di senso[4].

Anselmo d'AostaIl Realismo classico della filosofia, quello di Anselmo d’Aosta e di Guglielmo di Champeaux[5], anche nella versione moderata di Tommaso d’Aquino, prevede l’esistenza di una realtà esterna al soggetto conoscente indipendente dal processo conoscitivo del soggetto stesso. In altre parole, e radicalizzando la questione: il mare che vedo fuori dalla mia finestra è blu e le foglie della palma sono di un verde che vira verso il giallo “secco” tipico della stagione calda che “sta per arrivare”[6].

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