14 Agosto, 2013
by gabriella
Una buona introduzione alla moneta P2P, valuta crittografica che disintermedia la circolazione del denaro, legandosi (anche) al fenomeno della creazione di monete locali in risposta alla pauperizzazione dei territori investiti dalla crisi.
[youtube=https://www.youtube.com/watch?v=Um63OQz3bjo]
L’attuale creazione di denaro dal nulla, operata dal sistema bancario, è identica alla creazione di moneta da parte dei falsari. La sola differenza è che sono diversi coloro che ne traggono profitto.
Maurice Allais, Ascesa e declino della civiltà, 1961/68
1 – Introduzione
Le banconote che usiamo non hanno un valore intrinseco, sono semplici pezzi di carta che accettiamo per facilitare lo scambio di merce e servizi. Il “valore” del denaro circolante è dato dal fatto che molte persone sono disposte ad accertalo in cambio di cose e servizi utili. Un tempo, l’oro era usato per le transazioni commerciali. Si usavano monete d’oro o banconote che potevano, almeno in teoria, essere scambiate per oro fisico. Non che l’oro abbia un valore in sé, esso è solo stato accettato lungo i millenni in modo universale. Le banconote “ancorate” all’oro fisico erano più “forti” e riscuotevano la fiducia della gente. Questo tempo è finito da molto. Oggi le banconote sono create con l’uso di sofisticate stampanti e non possono essere convertite in oro o altri beni fisici da chi le mette in circolazione: sono soldi creati “dal nulla”, le cosiddette monete fiat o monete a corso legale.
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14 Gennaio, 2013
by gabriella
Mauro Vecchio, L’addio di internet
La conoscenza non è un crimine.
Anonimous
Eminenti netizen e accademici ricordano un giovane brillante. La famiglia attacca il MIT e le autorità federali per il trattamento riservato al figlio. La perdita di un hacker e un attivista di primo piano.
Gli utenti della sua Reddit e varie personalità di spicco nell’universo digitale, dal padre del web Tim Berners-Lee al portavoce pirata Peter Sunde, e ancora Cory Doctorow, Brewster Kahle (fondatore di Archive.org), Doc Searls (tra l’altro uno degli autori del Cluetrain Manifesto). Un senso profondo di rispetto verso l’opera di un costruttore, al di là delle più semplicistiche definizioni adottate in questi giorni dalla stampa internazionale. Dopo il suo drammatico suicidio, Aaron Swartz non può essere ricordato soltanto come un hacker nel mirino dei federali.
Certamente impossibile ignorare quella beffarda incursione tra i meandri cibernetici dell’archivio JSTOR, da cui erano fuoriusciti ben quattro milioni di documenti – tra paper e journal – gelosamente conservati nelle infrastrutture informatice del prestigioso MIT. In un comunicato ufficiale pubblicato sul sito celebrativo Remember Aaron Swartz, la famiglia dell’ex-studente di Stanford ha duramente attaccato sia il MIT che le autorità statunitensi.
“La morte di Aaron non è una semplice tragedia personale“, ha denunciato la famiglia Swartz in attesa dei funerali di domani a Highland Park, Illinois. L’insaziabile curiosità del giovane costruttore sarebbe stata spezzata dagli atteggiamenti intimidatori e persecutori del sistema giudiziario a stelle e strisce. Le posizioni intransigenti assunte dal procuratore federale Carmen M. Ortiz e dallo stesso ateneo di Boston avrebbero “contribuito alla sua morte”.
In totale, Swartz rischiava una condanna fino a 35 anni di prigione e una sanzione pecuniaria di un milione di dollari. Nelle vesti dell’hacker, Swartz era entrato senza autorizzazione all’interno del network tramite uno switch, riuscendo a connettersi all’archivio digitale JSTOR mediante la rete del MIT. Azioni dispiegate per distribuire online una parte significativa dell’archivio di JSTOR a mezzo P2P, rimettendo in pubblico dominio documenti che in teoria avrebbero dovuto già esserlo ma che invece risiedevano inspiegabilmente in un giardino recintato il cui accesso era riservato al pubblico pagante.
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