Archive for 31 Marzo, 2015

31 Marzo, 2015

Frédérick Lordon, Il lavoro salariato e i paradossi della servitù volontaria

by gabriella
dubai

Letizia lavoratrice a Dubai

L’8 aprile esce in versione italiana Capitalismo, desiderio e servitù. Antropologia delle passioni nel lavoro contemporaneo, testo in cui Lordon riflette sulla cooptazione simbolica dei lavoratori – concettualmente, gli espropriati dei mezzi di produzione e del loro prodotto – nel desiderio dei loro padroni. Pubblicato dal Rasoio di Occam.

Il capitalismo continua a lasciarci perplessi. Non fosse per lo spettacolo a volte così ripugnante, potremmo quasi osservare con ammirazione la sua audace performance che consiste nell’incalzare la massima centrale del corpus teorico che gli serve da ostentato riferimento ideologico. Si tratta del liberalismo, nella fattispecie di quello kantiano, che comanda a ciascuno di agire

«in modo da trattare l’umanità, tanto nella tua persona quanto nella persona di ogni altro, sempre nello stesso tempo come un fine, e mai unicamente come un mezzo»[1].

Attraverso uno di quei rivolgimenti dialettici dei quali solo i grandi progetti di strumentalizzazione detengono il segreto, si è dichiarato conforme all’essenza stessa della libertà che gli uni fossero liberi di utilizzare gli altri, e gli altri liberi di lasciarsi utilizzare dagli uni in quanto mezzi. Questo magnifico inontro tra due libertà porta il nome di lavoro salariato.

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31 Marzo, 2015

Étienne De La Boétie, Discorso sulla servitù volontaria (1549)

by gabriella

Étienne de La Boétie

Nel Discours de la servitude volontaire un diciottenne La Boétie riflette sul malencontre, il «tragico evento», il «malaugurato accidente» in seguito a quale l’uomo rinunciò alla propria natura, «l’esser nato propriamente per vivere libero», scegliendo invece la servitù e la rassegnazione alla sottomissione. La storia nasce proprio da quella rinuncia cioè, come notò Pierre Clastres, da «quella rottura fatale, quell’evento irrazionale che noi chiamiamo “nascita dello Stato”» che non ha nulla di necessario né dal punto di vista economico, né politico, né biologico.

La Boétie scrive negli anni che vedono l’acuirsi delle guerre di religione in Francia dopo il massacro degli ugonotti nella notte di S. Bartolomeo intorno al 1576 (anno presunto della pubblicazione), mentre cominciano a delinearsi le basi dello Stato assoluto: perché gli uomini, fatti per essere liberi, rinunciano con tanta naturalezza alla loro libertà? Perché la volontà di servire, come servitude volontaire, alberga nell’animo degli individui, come desiderio di identità e di riconoscimento e non è, invece, una costrizione che li piega al dominio del tiranno? Queste le sue domande.

Siate dunque decisi a non servire mai più e sarete liberi. […] la prima ragione per cui gli uomini servono di buon animo è perché nascono servi e sono allevati come tali.

Étienne de la Boétie

«No, non è un bene il comando di molti; uno sia il capo, uno il re», così Ulisse, secondo il racconto di Omero, si rivolse all’assemblea dei Greci. Se si fosse fermato alla frase «non è un bene il comando di molti» non avrebbe potuto dire cosa migliore. Ma mentre, a voler essere ancora più ragionevoli, bisognava aggiungere che il dominio di molti non può essere conveniente dato che il potere di uno solo, appena questi assuma il titolo di signore, è terribile e contro ragione, al contrario il nostro eroe conclude dicendo: «uno sia il capo, uno il re».

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31 Marzo, 2015

Pierre Clastres, L’anarchia selvaggia. Le società senza stato, senza fede, senza legge, senza re

by gabriella

anarchia selvaggiaCon il titolo L’anarchia selvaggia, Elèuthera ha pubblicato la traduzione italiana di quattro importanti saggi scritti da Pierre Clastres tra il 1976 e il 1977: La question du pouvoir dans les sociétès primitives, in cui l’antropologo affronta il tema della radicale diversità delle società primitive da quelle gerarchiche, differenziate, statali in cui viviamo; Archeologie de la violence : La guerre dans les societes primitives (Monde en cours) nel quale Clastres propone una convincente riforma dell’antropologia hobbesiana e della concezione scambista di Lévi-Strauss, mostrando come guerra e dono siano l’uno il rovescio dell’altro, dunque, entrambi originari;  Liberté, Malencontre, Innomable in cui sviluppa un avvincente commentario del Discours de la servitude volontaire di la Boétie, riconoscendo nella nascita dello stato, cioè della diseguaglianza e della sua codificazione, la nascita della storia e della servitù umana e Âge de la pierre âge d’abondance, la prefazione dedicata alla pubblicazione francese di Stone Age Economics (1972) di Marshall Sahlins, in cui fa risaltare il legame tra potere e debito attraverso un’illuminante analisi della figura del Big Man, il capo senza potere dei selvaggi.

Accessibili in rete anche La societé contre l’Etat. Recherches d’anthropologie politique, Paris, Editions de Minuit, 1974 [disponibile anche in trad. inglese].

 «Mondo senza gerarchie, gente che non obbedisce a nessuno, società indifferente al possesso di ricchezze, capi che non comandano, culture senza morale perché ignorano il peccato, società senza Stato».

Pierre Clastres

“Nel governo del saggio, il suo effetto si estende su tutta la nazione, ma non sembra emanare da lui. Egli influisce su tutto, ma non rende la gente dipendente da lui. La sua influenza è presente, ma non riesci a identificarla, e ciascuno si compiace di sé. Egli sta ritto nel vuoto insondabile e vaga nella sfera del non-essere”.

Laozì

Fabrizio Tassi, Società senza Stato: domani? No, ieri l’altro…

Una società senza classi (senza ricchi che spossessano i poveri). Una società senza divisioni tra dominanti e dominati (senza organi separati di potere).

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