Archive for Febbraio, 2016

19 Febbraio, 2016

In morte di Umberto Eco

by gabriella

La verità è un fatto di giustizia, non solo di forma logica.

Michel Foucault

UmbertoEcoGrande studioso e raffinato scrittore, Umberto Eco ha lavorato sulla linea di confine del significato e della verità, incarnando il modello dell’intellettuale postmoderno, dimenticando che la verità è un compito, non solo una definizione.

L’Università e la scuola, che non difese, lo ricorderanno per la parte migliore del suo disincanto: l’ironia di Industria e repressione sessuale in una società padana, la decostruzione dell’Elogio di Franti. Nonostante la sua lontananza dall’impegno pubblico, si sente già la sua mancanza. Non lascia nessuno dietro di sé.

Leggo dal necrologio dedicatogli da Repubblica che in Numero zero, il suo ultimo giallo sulle falsificazioni giornalistiche, fa dire a uno dei protagonisti:

I giornali mentono, gli storici mentono, “la televisione oggi mente” e anche “la scienza mente”,

un banale slittamento (in cui inciampava il tipo di relativismo che si impose negli anni ’80 e che lui interpretò con intelligenza incomparabile) che gli impedì di comprendere che non la scienza, ma gli scienziati mentono quando scelgono il silenzio o la collaborazione.

Ne fu esempio il cameo incluso in uno dei suoi testi più belli e famosi: la spassosa Fenomenologia di Mike Bongiorno (in Diario minimo), mediocrità televisiva di culto alla quale non si sottrasse:

Leggo ancora dal necrologio dedicatogli da Repubblica:

Proprio in “Diario Minimo“, Eco affronta in un saggio la fenomenologia “Mike Bongiorno”, il famoso presentatore televisivo italoamericano che all’epoca aveva conquistato la televisione nazionale italiana. Il saggio uscì nel momento di massima popolarità del presentatore, in cui il semiologo lo consacrava al rango di fenomeno di massa. Mike Bongiorno

”non provoca complessi di inferiorità, pur offrendosi come idolo, e il pubblico lo ripaga, grato, amandolo. Egli rappresenta un ideale che nessuno deve sforzarsi di raggiungere perché chiunque si trova già al suo livello”,

scriveva infatti Eco all’inizio degli anni ’60, all’epoca in cui la gente si ritrovava ad affollare i bar la sera per seguire la prima grande trasmissione di culto della televisione, Lascia o raddoppia.

Il semiologo, non ancora autore di romanzi di successo, fece del popolarissimo presentatore, sulla scia dei ‘miti d’oggi’ di Roland Barthes, un’icona dell’Italia del boom, che

”convince dunque il pubblico, con un esempio vivente e trionfante, del valore della mediocrità”.

Un ritratto che ovviamente non piacque a Bongiorno, il quale, teneva a ricordare che Eco era stato tra i collaboratori di Lascia o raddoppia:

“Arrivava anche lui il giovedì con la sua busta di domande… ma non lo dice mai: forse è un ragazzo un po’ timido’.

19 Febbraio, 2016

Umberto Eco, Prepararsi alla morte

by gabriella

Umberto-EcoL’inimitabile ironia delle Bustine di Minerva (12 giugno 1997) in questo testo sul distacco dalla vita, ripubblicato da Micromega.

Non sono sicuro di dire una cosa originale, ma uno dei massimi problemi dell’essere umano è come affrontare la morte. Pare che il problema sia difficile per i non credenti (come affrontare il Nulla che ci attende dopo?) ma le statistiche dicono che la questione imbarazza anche moltissimi credenti, i quali fermamente ritengono che ci sia una vita dopo la morte e tuttavia pensano che la vita della morte sia in se stessa talmente piacevole da ritenere sgradevole abbandonarla; per cui anelano, sì, a raggiungere il coro degli angeli, ma il più tardi possibile.

Recentemente un discepolo pensoso (tale Critone) mi ha chiesto:

“Maestro, come si può bene appressarsi alla morte?”

read more »

19 Febbraio, 2016

Umberto Eco, Ur-Fascismo, il fascismo persistente

by gabriella
la-famiglia-Goebbels

La famiglia Goebbels

Il fascismo non è morto nel ‘45, al contrario, la sua visione del mondo (e la sua psicologia, come pensava Adorno) precedono la forma storica assunta nel ventennio e sono (malauguratamente) più longeve della dittatura mussoliniana.

Nel testo seguente, la tesi di Umberto Eco nei quattordici punti dell’articolo uscito sulla “New York Review of Books”, il 22 Giugno 1995. La traduzione italiana è tratta da Punk4free.

Eco titolò questo saggio Ur-fascism che in italiano è stato reso con Ur-fascismo, il fascismo perenne. Ho sostituito “persistente” a “perenne”, per segnalare da un lato la perniciosa resistenza dei tratti culturali e psicologici più elementari e inconsapevoli [che Adorno chiamò «etnocentrismo, personalità fascista o autoritaria»], dall’altro, l’assoluta contingenza e storicità di ciò che è umano, anche quando sembra eterno (in questo caso, sottolinea la mia speranza e il mio auspicio).

Indice

1. La prima caratteristica di un Ur-fascismo è il culto della tradizione
2. Il tradizionalismo implica il rifiuto del modernismo
3. L’irrazionalismo dipende anche dal culto dell’azione per l’azione
4. Nessuna forma di sincretismo può accettare la critica
5. Il disaccordo è inoltre un segno di diversità
6. L’Ur-Fascismo scaturisce dalla frustrazione individuale o sociale
7. A coloro che sono privi di una qualunque identità sociale, l’Ur-Fascismo dice che il loro unico privilegio è il più comune di tutti, quello di essere nati nello stesso paese
8. I seguaci debbono sentirsi umiliati dalla ricchezza ostentata e dalla forza dei nemici

 

1. La prima caratteristica di un Ur-Fascismo è il culto della tradizione

Il tradizionalismo è più vecchio del fascismo. Non fu solo tipico del pensiero controrivoluzionario cattolico dopo la Rivoluzione Francese, ma nacque nella tarda età ellenistica come una reazione al razionalismo greco classico.

read more »

16 Febbraio, 2016

A come animale

by gabriella

topoA partire dalla puntata di “Zettel. Filosofia in movimento” dedicata agli animali, Rai filosofia propone un percorso che esamina la storia del pensiero sul tema e affronta l’attuale dibattito tra specismo e antispecismo.

Qual è la differenza, se c’è, tra noi e gli animali? Gli animali pensano? E in quale maniera? Hanno un’anima? Vicini ma estranei, amici ma misteriosi, simili ma diversi: gli animali vengono qui affrontati con una recensione di Matteo Nucci al libro di Fernando Savater “Tauroetica”, con l’intervista a Leonardo Caffo, con il materiale d’archivio di Ramjee Singh e la puntata integrale di Zettel a loro dedicata.

 

Zettel, Animale

L’animale nella filosofia e nell’arte

Leonardo Caffo, A come animale

Leonardo Caffo, Il maiale non fa la rivoluzione

Simone Pollo, Bioetica e animali

cigno nero

16 Febbraio, 2016

Umberto Eco, Elogio di Franti

by gabriella

L’ironica, antiideologica, lettura del libro Cuore sviluppata nel 1962 in Diario Minimo [Milano, Bompiani, 1992, pp. 81-92] da un Eco non ancora «integrato». Bellissima, in particolare, l’analisi della scena in cui «l’infame sorrise» e del significato di quel riso, «proprio dei pazzi che non si integrano all’ordine (Baudelaire), di gente che ha mangiato dell’albero della conoscenza.

È certo, ove si voglia mettersi dal punto di vista dello spirito ortodosso, che il riso umano è intimamente legato alla disgrazia di una antica caduta, di una degradazione fisica e morale… Tutti i furfanti da melodramma, maledetti, dannati, fatalmente segnati da un sogghigno che arriva loro alle orecchie, rientrano nella ortodossia pura del riso …
Il riso è satanico: è dunque profondamente umano.

Charles Baudelaire

E ha daccanto una faccia tosta e trista, uno che si chiama Franti, che fu già espulso da un’altra sezione.

Così alla pagina di martedì 25 ottobre Enrico introduce ai lettori il personaggio di Franti. Di tutti gli altri è detto qualcosa di più, cosa facesse il padre, in che eccellessero a scuola, come portassero la giacca o si levassero i peluzzi dai panni: ma di Franti niente altro, egli non ha estrazione sociale, caratteristiche fisionomiche o passioni palesi. Tosto e tristo, tale il suo carattere, determinato al principio dell’azione, così che non si debba supporre che gli eventi e le catastrofi lo mutino o lo pongano in relazione dialettica con alcunché. Franti da Franti non esce; e Franti morirà:

ma Franti dicono che non verrà più perché lo metteranno all’ergastolo,

si scrive il lunedì 6 marzo, e da quel punto, che è a metà del volume, non se ne farà più motto.

read more »

16 Febbraio, 2016

Umberto Eco, Industria e repressione sessuale in una società padana

by gabriella

Lo spassoso reportage antropologico di un ricercatore dell’Oceania sulle pratiche dei milanesi, in cui il migliore Eco smaschera l’etnocentrismo delle categorie disciplinari dall’apparenza più neutrale. Due dei quattro saggi, tratti da Diario Minimo, [Milano, Bompiani, 1992, pp. 81-92].

La presente inchiesta elegge come campo di indagine l’agglomerato di Milano alla propaggine nord della penisola italiana, un protettorato vaticano del Gruppo delle Mediterranee. Milano si trova circa a 45 gradi di latitudine nord dall’Arcipelago della Melanesia e a circa 35 gradi di latitudine sud dall’Arcipelago di Nansen nel Mar Glaciale Artico. Si trova quindi in una posizione pressoché mediana rispetto alle terre civili e se pure fosse più facilmente raggiungibile dalle popolazioni eschimesi tuttavia è rimasta al di fuori dei vari itinerari etnografici.

Debbo il consiglio di una indagine su Milano al Professor Korao Paliau dell’Anthropological Institute delle Isole dell’Ammiragliato e ho potuto condurre la mia inchiesta grazie al generoso aiuto della Aborigen Foundation of Tasmania che mi ha fornito un grant di ventiquattromila denti di cane per affrontare le spese di viaggio ed equipaggiamento.

Non avrei peraltro potuto stendere queste note con la dovuta tranquillità, riesaminando il materiale raccolto al ritorno dal mio viaggio, se il Signore e la Signora Pokanau dell’Isola di Manus non mi avessero messo a disposizione una palafitta isolata dal consueto clangore dei pescatori di trepang e dei mercanti di copra che purtroppo hanno reso infrequentabili certe zone del nostro dolce arcipelago. Né avrei peraltro potuto correggere le bozze e riunire le note bibliografiche senza l’affettuosa assistenza di mia moglie Aloa che spesso ha saputo interrompere la confezione di collane di fiori del pua per correre all’arrivo del battello postale e trasportarmi alla palafitta [63] le enormi casse di documenti che via via richiedevo all’Anthropological Documentation Center di Samoa e che per me sarebbero state di troppo peso.

read more »

13 Febbraio, 2016

Ezio Bosso a Sanremo. Analisi del discorso

by gabriella
Ezio Bosso

http://www.eziobosso.com/it/

Il discorso e la performance di Ezio Bosso, che l’11 Febbraio scorso ha eseguito a Sanremo Following a Bird, hanno commosso profondamente il pubblico. Prova a spiegare perché, schizzando un’analisi platonico-hegeliana del suo discorso (5D) [prima di poterlo ascoltare ci sono, purtroppo, 30” di pubblicità: stacca l’audio e fa’ due passi o leggiti l’articolo di Massimo Pillera per Il Fatto Quotidiano, Ezio Bosso, il discobolo dell’Ariston] o il Buongiorno di Massimo Gramellini qui sotto.

InsuperAbile

Sanremo, il sito satirico Spinoza ha scritto:

«È davvero commovente vedere come anche una persona con una grave disabilità possa avere una pettinatura da coglione».

La tanta Italia che ha scoperto Bosso soltanto l’altra sera si è indignata, ma lui no.

read more »

5 Febbraio, 2016

Webquest sulla paura come concetto politico

by gabriella

ignoranza e pauraL’esercitazione sull’uso pubblico della paura della 3F del nostro liceo [a.s. 2015/16]. L’articolo contiene: 1. la progettazione della webquest e del lavoro di gruppo; 2. il testo della lezione; 3. le elaborazioni degli studenti (per ora quelle dei primi due gruppi: un video e un testo).

La progettazione della Webquest

A cosa serve la paura? Perché unisce i gruppi e le collettività? Come vengono individuati i nemici e perché proprio certi gruppi diventano il bersaglio? Perché forze religiose e politiche instillano angoscia nella gente?

Obiettivi: Sviluppare uno sguardo sociologico sul tema della paura. Saper rispondere alle domande di lavoro: perché «la paura è motore di coesione sociale e di rappresentazione del mondo»; come religiosi e politici instillano «formazioni dossastiche dell’angoscia» e perché la paura produce «una costruzione sociale dell’altro – streghe, eretici, ebrei, comunisti, mendicanti – funzionale alla costruzione della propria identità».

read more »

5 Febbraio, 2016

Bacone, La nuova Atlantide

by gabriella

Bacon_-_Sylva_sylvarum,_1658La società perfetta di Benselem e i suoi costumi basati sulla ragione e la scienza. La Casa di Salomone e l’attività dei ricercatori, nel racconto di Francis Bacon de La Nuova Atlantide (il testo originale).

Il dominio dell’uomo è solo nella conoscenza: sapere è potere. Nessuna forza può spezzare la catena delle cause naturali, la natura infatti non si vince se non ubbidendole.

Pensieri e conclusioni sulla interpretazione della natura o scienza operativa, 1607-1609

 

T17. La Casa di Salomone

Dio ti benedica, figlio mio. Io ti darò la gemma più preziosa che possiedo: ti svelerò infatti, per amore di Dio e degli uomini, la vera organizzazione della Casa di Salomone. E per fartela conoscere, figlio mio, seguirò quest’ordine: in primo luogo ti rivelerò il fine della nostra istituzione; in secondo luogo i mezzi e gli strumenti che possediamo per i nostri lavori; in terzo luogo i diversi impieghi e funzioni assegnati a ciascuno dei nostri fratelli; in quarto luogo infine le norme e i riti che osserviamo.

Atlantide

New Atlantis, 1624

Fine della nostra istituzione è la conoscenza delle cause e dei segreti movimenti delle cose per allargare i confini del potere umano verso la realizzazione di ogni possibile obiettivoI mezzi e gli strumenti sono i seguenti: abbiamo ampie caverne più o meno profonde, le più profonde nelle quali si addentrano nella terra fino a seicento cubiti. […] Chiamiamo queste caverne “regioni inferiori” e ce ne serviamo per esperienze di coagulazione, indurimento, refrigerazione e conservazione dei corpi. Ne usiamo anche, a imitazione delle miniere naturali, per la produzione di nuovi metalli artificiali mediante la combinazione di vari materiali ivi giacenti da moltissimi anni. Ma ti stupirà molto sapere che usiamo talvolta queste caverne anche per la cura di certe malattie e per esperienze sul prolungamento della vita che facciamo su alcuni eremiti che hanno scelto di vivere laggiù. […]

read more »

4 Febbraio, 2016

Stop Technion. Nessuna collaborazione

by gabriella

no accordo di ricerca israele


%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: