Simmel è stato il primo ad intuire che le dimensioni del gruppo influenzano le sue dinamiche. Nel testo seguente la sua analisi delle proprietà della coppia e del trio e la straordinaria analisi filosofica del loro significato.
La diade deriva le sue proprietà da un fatto fondamentale: la sua sopravvivenza in quanto insieme è legata al consenso dei due sottoinsiemi che la compongono.Basta che A o B per qualche motivo escano dall’insieme e la diade non esiste più. Da questo derivano alcune sue proprietà strutturali.
Ad esempio, la diade è costretta alla intimità e alla vicinanza, consente solo i sentimenti che legano (l’amore, l’odio), non tollera l’indifferenza, non conosce la trascendenza, è ossessionata dall’orizzonte della propria fine, e deriva dalla sua mortalità costitutiva la sua tonalità tragica ed estrema («il vero e proprio luogo di una genuina tragedia sociologica»).
L’ingresso di un terzo elemento modifica radicalmente le proprietà della diade. Alla sua ineluttabilità – stare con l’altro, o separarsi da lui – si sostituisce una gamma di possibilità complesse: l’alleanza di A con C contro B, C come capro espiatorio e pharmakos, C come tertius gaudens che massimizza in modo calcolato i propri benefici ‘vendendo’ il proprio sostegno talvolta ad A talvolta a B, C come gate keeper delle comunicazioni indirette tra A e B ormai incapaci di comunicazione diretta (quanti figli nascono per questo), C come ‘giudice’, ecc.
2. L’unificazione ideologica d’Italia nella letteratura per l’infanzia
2.1 Pinocchio 2.2Cuore
Conclusioni
1.La letteratura preunitaria per l’infanzia
Uno sviluppo interessante della letteratura per ragazzi si registra nel periodo risorgimentale preunitario, quando nelle regioni più avanzate degli stati italiani si avverte l’esigenza di un ampliamento dell’istruzione infantile.
1.1 Il Giannetto
Nel 1836, il pedagogista milanese Luigi Alessandro Parravicini pubblica il Giannetto, un libro scolastico che alternava parti narrative a sfondo morale e nozioni di varie discipline, inaugurando una formula di successo che varrà al volume sessanta riedizioni in cinquant’anni. Il libro è, sostanzialmente, un percorso nozionistico fuso con un piano narrativo e morale che segue la crescita e l’ascesa sociale di un vero self-mademannostrano, dal tirocinio in bottega degli anni giovanili alla maturità in cui diventa un gran signore e un benefattore.
Caratteristico di questa letteratura in generale, e del Giannetto in particolare è l’intento di favorire l’apprendimento di un ordine sociale gerarchico, dipinto come giusto e naturale, al quale è necessario adeguarsi. Valori e modi di comportamento, dal necessario rispetto per i superiori alla compassione per chi ha avuto la ventura di nascere povero, vengono proposti ai giovani lettori in modo incalzante, scongiurando in partenza ogni lettura critica o difforme.
Il testo seguente è la prima di tre lezioni di sociolinguistica dedicate alla comprensione del rapporto tra pensiero e linguaggio, tra condizione sociale e competenze cognitivo/espressive.
In questa parte si affrontano i problemi dell’unificazione linguistica degli italiani dialettofonidopol’unità politica e l’introduzione della scuola media unificata del 1963. La lezione approfondisce le difficoltà scolastiche dei ragazzi di estrazione popolare e la lezione dei nuovi maestri, da don Milani a Mario Lodi, da Bruno Ciari a Orlando Spigarelli a Maria Maltoni e Don Roberto Sardelli.
Nella seconda parte si prendono in esame i contributi dei sociolinguisti anglosassoni Basil Bernstein e William Lavov.
Nella terza e ultima lezione si approfondiscono i problemi dell’analfabetismo strumentale, funzionale e di ritorno attraverso gli studi di Tullio De Mauro.
Le prime due lezioni sono state elaborate a partire da testi di Maria Giuseppa Lo Duca.
Finché ci sarà uno che conosce 2000 parole e un altro che ne conosce 200, questi sarà oppresso dal primo. La parola ci fa uguali.
Gli allievi di don Roberto Sardelli
Indice
1. L’Italiano nell’Italia preunitaria
1.1 Dal fiorentino alla lingua letteraria
2.La diffusione dell’italiano nel secondo dopoguerra e l’insuccesso scolastico
2.1 I maestri
2.1.1 Don Lorenzo Milani 2.1.2 Bruno Ciari 2.1.3 Mario Lodi 2.1.4 Orlando Spigarelli, Maria Maltoni 2.1.5 Don Roberto Sardelli
1. L’italiano nell’Italia preunitaria
1.1 Dal fiorentino alla lingua letteraria
Il primo dato storico e sociologico da avere ben chiaro è che l’idioma chiamato, a partire dal Cinquecento, «italiano» (formatosi attraverso la stilizzazione del dialetto fiorentino trecentesco, arricchito di latinismi e depurato di tratti locali), questo idioma è rimasto per secoli appannaggio nemmeno delle classi dirigenti, ma (fuori di Firenze, delle maggiori città toscane e di Roma) appannaggio quasi esclusivo della gente di lettere.
Seconda lezione di sociolinguistica dedicata alla comprensione del rapporto tra pensiero e linguaggio, tracondizione sociale e competenze cognitivo/espressive. In questo testo esaminiamo il contributo dei sociolinguisti anglosassoni Basil Bernstein e William Labov.
La prima lezione è stata dedicata ai problemi dell’unificazione linguistica italiana e alle esperienze dei maestri degli esclusi, da don Milani a Bruno Ciari a don Sardelli.
La terza, invece, agli studi di Tullio De Mauro sull’analfabetismo strumentale, funzionale e di ritorno.
Terza lezione di sociolinguistica dedicata al rapporto tra pensiero e linguaggio e, specificamente, alla comprensione del rapporto tra pensiero e linguaggio, tracondizione sociale e competenze cognitivo/espressive.
In questa parte si affrontano l’analfabetismo strumentale, funzionale e di ritorno attraverso gli studi di Tullio De Mauro e si cerca di dare risposta alle domande: quanti sono gli italiani che non comprendono le istruzioni di un foglio illustrativo? di un semplice nesso di causalità, oppure il lessico tecnico degli economisti e dei meteorologi e i termini in inglese dell’informazione quotidiana dal Fiscal Compact alla Spending Review?
La prima lezione è stata dedicata ai problemi dell’unificazione linguistica italiana e ai maestri degli esclusi, da don Milani a Bruno Ciari a don Sardelli. La seconda, invece, al contributo dei sociolinguisti anglosassoni Basil Bernstein e William Labov.
Indice
1. La camera ardente di De Mauro e l’attacco alla scuola
2.L’analfabetismo strumentale e la battaglia per l’alfabetizzazione in Italia 3. L’analfabetismo funzionale
3.1 Gli studi di Tullio De Mauro sull’analfabetismo
4. L’analfabetismo di ritorno
4.1Paolo Di Stefano, Se sette italiani su dieci non capiscono la lingua
1. La camera ardente di De Mauro e l’attacco alla scuola
Quelle diseguaglianze [sociali] danno luogo a diseguaglianze di trattamento che producono risultati diseguali, da cui nascono diseguali capacità di orientarsi nei percorsi scolastici, che danno luogo a una molto diversa qualità dei titoli ottenuti, da cui infine si determinano diseguali possibilità di inserimento nel lavoro e nella vita sociale.
Tullio De Mauro, Internazionale, 1176, 21 ottobre 2016
Nel giorno della camera ardente di Tullio De Mauro [il 6 gennaio scorso], la ministra Fedeli ha esteso la sperimentazione della secondaria breve ad altre quaranta scuole, facendo toccare il numero di 100 agli istituti che diplomano gli studenti con un anno di anticipo.
Non è chiaro se l’iniziativa, intrapresa dai precedenti governi, abbia altro obiettivo oltre quello di togliere altre risorse alla formazione e far passare più rapidamente i nostri diciottenni dalla condizione di studente a quella di disoccupato, sottooccupato o universitario in difficoltà.
Dalla fondazione greca della filosofia dell’educazione ai nuovi fini della pedagogia moderna: una lezione introduttiva agli aspetti chiave della transizione.
Il mondo anticoscopre che l’eccellenza umana (areté) non è iscritta nel sangue nobile (aristoi) ma può essere allevata con l’educazione. Sono i sofisti a formare i cittadini non nobili che ambiscono al protagonismo politico nell’Atene del V secolo.
Due millenni dopo, il cristianesimo protestanteestende a tutti gli uomini il diritto all’educazione come via a Dio attraverso la lettura delle Sacre Scritture. Comincia così la modernità pedagogica che inizia con Lutero la grande impresa dell’alfabetizzazione popolare e culmina con la rivendicazione illuminista che
«la scuola deve al popolo un’istruzione pubblica come mezzo per rendere effettiva l’eguaglianza dei diritti» [Condorcet, Cinq mémoire sur l’instruction publique, 1791].
Dopo la fiammata rivoluzionaria, la pedagogia ottocentesca ripiega sulla filantropia sostituendo l’obiettivo dell’inclusione sociale e dell’avviamento al lavoro dei poveri al protagonismo attivo del popolo.
Indice
1.La paideia: virtù e cittadinanza
1.1 La virtù 1.2 Il sapere e l’educabilità dell’eccellenza umana 1.3Sapere e cittadinanza 1.4 L’eccellenza umana non è un fatto di natura, ma di cultura 1.5 L’umanità è una possibilità universale concessa (solo) all’uomo libero
2.Il ruolo del cristianesimo nella genesi della modernità
2.1L’educazione universale dei protestanti 2.2L’alfabetizzazione popolare
3. Dalla pedagogia emancipativa alla filantropia compassionevole
L’abbandono dell’ideale emancipativo di Condorcet e l’affermazione della filantropia compassionevole dei romantici, da Herder ad Herbart.
Indice
1.Herder e la formazione umanistica 2.Pestalozzi e l’educazione popolare
2.1Neuhof: istruzione, lavoro e riscatto sociale 2.2 L’esperienza di Stans: istruzione, lavoro ed educazione integrale 2.3 L’elaborazione della didattica a Burgdorf e Yverdon
3.Fröbel
3.1La filosofia frobeliana dell’educazione 3.2 La prima infanzia: il momento dell’espressività ludico-estetica 3.3 La seconda infanzia: il momento dell’apprendimento
4.Herbart e la pedagogia come scienza
1. Herder, la formazione umanistica
Johann Gottfried Herder (1744 – 1803)
La pedagogia di Johann Gottfried Herder media temi illuministici con quelli preromantici e si sviluppa essenzialmente come una critica del sistema tradizionale – che considera intellettualistico e pedante, al quale il filosofo oppone la riscoperta della cultura umanistica e, rousseauianamente, della dimensione emotiva dell’individuo.
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