25 Aprile, 2024

L’internamento degli ex-partigiani negli Ospedali Psichiatrici Giudiziari

by gabriella

dalla resistenza al manicomioLa chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari porta alla luce l’internamento di centinaia di ex-partigiani nell’Italia del dopoguerra. In Un’odissea partigiana. Dalla Resistenza al manicomio [Feltrinelli 2015], Mimmo Franzinelli e Nicola Graziano, uno scrittore e un magistrato, hanno raccontano gli atti del manicomio criminale di Aversa. Tratto da Carmilla.

Al termine del secondo conflitto mondiale, in quel periodo complesso che vede l’Italia transitare verso la democrazia, la magistratura processa centinaia di ex partigiani per reati commessi durante la lotta al nazifascismo e nell’immediato dopoguerra. Questa situazione contraddittoria è favorita dalla mancata epurazione fascista (magistrati, funzionari, poliziotti del passato regime non vengono rimossi dai loro incarichi) e condizionata dall’avvio di una nuova fase storica, la Guerra fredda, appena cominciata.

La fallita estromissione di personalità colluse con la dittatura consente un clima di rivalsa e di pregiudizio antiresistenziale, che si concretano nell’uso strumentale del dispositivo giuridico. In estrema sintesi, «il sistema giudiziario rimane quello forgiato nel Ventennio». Per tutelare gli antifascisti incriminati, gli avvocati della difesa ricorrono alla seminfermità mentale, suggerendo il manicomio come alternativa al carcere. L’accorgimento si rivelerà ben presto controproducente. Nel 1946, l’amnistia Togliatti, da cui la detenzione manicomiale è esclusa, genera uno scenario paradossale ma emblematico: la scarcerazione per i fascisti e l’esonero dall’indulto per i partigiani reclusi in manicomio. Riguardo poi l’applicazione dell’amnistia, fin da subito cifre e modalità parlano chiaro:

«Il 30 giugno 1946, a otto giorni dall’emanazione, l’amnistia Togliatti è stata applicata a 7106 fascisti e a 153 partigiani. La giustizia della neonata Repubblica italiana, con una mano rialza i collaborazionisti, con l’altra percuote i partigiani».

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24 Aprile, 2024

La storia degli IMI, i militari italiani internati nei lager nazisti

by gabriella

internati-militari-italianiI militari italiani internati (IMI) nei lager tedeschi furono 700.000.

Di loro, oltre 600.000 [tra cui mio nonno], davanti alla possibilità di aderire alla Repubblica di Salò ed essere liberati, rifiutarono, preferendo conservare la loro dignità di soldati, rigettare la guerra e respingere il fascismo, ora inquadrato con chiarezza nelle responsabilità condivise con l’alleato nazista.

Cinquantamila non tornarono.

Tra i novantamila che giurarono fedeltà alla Repubblica Sociale Italiana, moltissimi rientrarono in patria per disertare e per formare bande partigiane. In Liguria, sul Monte Rosa, interi battaglioni erano composti di soli IMI.

Come racconta Luca Borzani [La guerra di mio padre, Genova, Il Nuovo Melangolo, 2013], si trattò di un fenomeno imponente che coinvolse quasi tre milioni di famiglie; un fenomeno, come osserva, Ercole Ongaro [Storia della Resistenza nonviolenta in Italia, Bologna, I libri di Emil, 2013] non compreso immediatamente dagli storici che, nel dopoguerra si concentrarono sui partigiani di montagna [al fine di difenderne la memoria, precocemente infangata].

Per capire chi erano bisogna leggere i due passi delle lettere ai familiari di Francesco Grasso e Giuseppe de Toni riferite da Ercole Ongaro.

Indice

1. Dall’intervista a Luca Borzani a Fahrenheit
2. Dall’intervista di Ercole Ongaro a Uomini e profeti

2.1 La lettera di Francesco Grasso
2.2 La lettera di Giuseppe de Toni

 

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23 Aprile, 2024

La paideia filosofica, Aristotele

by gabriella
Aristotele (

Aristotele (384 – 324 a. C.)

Gli fu domandato quanto differiscano gli educati dagli ineducati e la sua risposta fu: «Tanto quanto i vivi dai morti».

Diogene Laerzio, Vite dei filosofi

1. La concezione dell’anima
2. L’educazione come sviluppo razionale: diventare ciò che si è
3. Educazione e felicità: la polis e la vita buona

3.1 La felicità
3.2 I fini dell’educazione: capacità di pensiero e cura di sé

3.2.1 La saggezza e l’aretè

 

1. La concezione dell’anima

La concezione dell’anima (psyché) di Aristotele è meno inquieta di quella platonica.

Lo stagirita non la concepisce infatti come il luogo di conflitto di tre “principi” in lotta fra loro – anima irascibile, concupiscibile, razionale – ma come una struttura assolutamente unitaria portatrice di funzioni armoniche, cosicché l’istinto non è dissociato dal pensiero e la sensazione non è staccata dalla volontà o dall’attività intellettuale.

Nel De Anima, il filosofo distingue un’anima nutritiva, cioè la capacità di svilupparsi, nutrirsi e riprodursi del mondo vegetale, un’anima sensitiva che identifica la capacità di sentire propria degli animali, e un’anima razionale, propria dell’uomo, che ne spiega l’attività di pensiero.

anima nutritiva

anima nutritiva

Lions MM7947

anima sensitiva

Poiché ogni essere è per Aristotele sintesi (synolon) di materia e forma, l’individuo è concepito come un organismo composto di corpo e anima, realtà vivente.

L’anima è quindi «la forma di un corpo che ha la vita in potenza», cioè il principio di sviluppo di un individuo, immanente (cioè interno) all’individuo stesso. Ciò significa che per un greco l’anima non è un principio spirituale separato dal corpo, come la tradizione cristiana seguendo il platonismo di Agostino ha ritenuto, ma semplicemente la vita del corpo.

Il filosofo sottolinea che se nel mondo inorganico le cose diventano ciò che sono solo per causa esterna, nel mondo organico il principio di sviluppo e la causa di movimento (cioè il fattore che determina il passaggio dalla potenza all’atto) sono immanenti alla materia stessa: è la forma infatti ad essere causa dello sviluppo degli esseri viventi.

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22 Aprile, 2024

Le lettere dei condannati a morte della Resistenza

by gabriella

Radiorai3 ha dedicato le trasmissioni dell’intera giornata del 25 aprile 2012 all’anniversario della Liberazione. Tra i documenti, il video delle Voci della resistenza – diffuso dal sito – e le Lettere di condannati a morte.

Voci della Memoria

15 Aprile, 2024

La paideia filosofica, Platone

by gabriella
Platone

Platone (427 – 347 a. C.)

In questo articolo cerchiamo di studiare il pensiero educativo platonico, senza affrontare la sua gnoseologia. Questo ci permette di non spezzare il filo della riflessione sull’evoluzione del concetto di areté e di apprezzare i significativi cambiamenti che intervengono nella paideia filosofica.

La lezione fa parte del programma di pedagogia antica, le cui videolezioni sono disponibili qui.

 

Indice

1. L’educazione è insegnare a pensare (videolezione 8)

1.1 La critica alla scrittura e all’insegnamento trasmissivo [Fedro]
1.2 Educare l’anima a riconoscere la verità [Menone e Simposio]

 

2. L’areté è senza padrone (videolezione 9)

2.1 La natura umana nel mito della biga alata [Fedro]
2.2 La libertà nel mito di Er [La Repubblica, X]

 

3. L’educazione nella città giusta (videolezione 10)

3.1 Schiavitù e liberazione: l’allegoria della caverna [La Repubblica, VII]
3.2 Politica ed educazione: libertà ed eguaglianza nella kallipolis

 

Il pensiero educativo di Platone si sviluppa in continuità con quello di Socrate di cui porta a termine la battaglia anti-sofista.

I suoi temi sono, infatti, come quelli del maestro e degli stessi sofisti, la ricerca di cosa sia la virtù (la perfezione dello spirito) o aretè e il problema di come e se sia possibile insegnarla. 

Lo sfondo su cui Platone costruisce le risposte a queste domande non è però uno scenario qualsiasi, ma quello disegnato dal più grande filosofo della tradizione occidentale. Ecco perché, discutendo della virtù, Platone ci mostra via via cosa significa apprendere e cosa insegnare, cosa vuol dire essere intelligenti, essere liberi ed essere giusti.

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26 Marzo, 2024

L’identità europea

by gabriella

L’identità europea è il prodotto di influenze molteplici che si sono confrontate e incrociate mettendo costantemente in discussione le credenze condivise e i legami unificanti [in questo senso, la critica – dai sofisti a Socrate – è un tratto caratteristico e fondativo di questa identità].

Si tratta, dunque, di un’identità plurale, sebbene possieda tratti ben riconoscibili che affondano le loro radici nella filosofia greca, nel diritto romano, nella tradizione religiosa ebraico-cristiana, nella civiltà rinascimentale e nei processi di modernizzazione basati sul rapporto dialettico tra razionalità e individualismo/soggettività che hanno dato vita sul piano culturale alla scienza e tecnica moderne e all’università, su quello economico al capitalismo di mercato e su quello politico alla liberal-democrazia e allo stato nazionale.

Indice

1. Le origini greche

     1.1 Il mito di Europa
     1.2 La riflessione sulla propria specificità da Erodoto a Isocrate

 

2. Alberto Martinelli, L’identità europea

     2.1 Premessa
     2.2 Una o molte identità europee?
     2.3 Gli elementi costitutivi dell’identità europea

 

3. La organizzazione istituzionale europea

 

1. Le origini greche

1.1 Il mito di Euridentità europeaopa 

Nel mito greco, Europa, la “fanciulla dall’ampio volto”, è la figlia del re fenicio Agenore che affascina con la sua bellezza Zeus inducendolo a trasformarsi in toro per sedurla.

L’analisi del mito mostra l’elaborazione culturale di diversi temi come l’unione strutturale di Oriente e Occidente.

Zeus, infatti, rapisce Europa su una spiaggia dell’Asia Minore, territorio sul quale il padre regnava e si unisce a lei a Creta, verso Occidente, appunto, come sembra indicare anche l’etimo ereb, parola semita con cui i fenici, 1500 prima di Cristo indicavano i paesi ad ovest della Siria e del Libano.

Dall’unione nascono tre figli: Minosse, re di Creta, Radamanto e Sarpedonte ed è proprio Minosse a dare origine alla civiltà arcaica che si sviluppa tra il 2800 e il 1450 circa, fondendosi poi con quella degli Achei o Micenei diretta antenata di quella greca.

Geograficamente, l’Europa indicava per i greci l’area di diffusione della civiltà ellenica. La consapevolezza che l’Europa aveva una propria identità culturale si afferma durante le guerre contro i persiani.

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18 Marzo, 2024

L’identità culturale

by gabriella

Il tema dell’identità attraversa problemi e concetti trasversali a tutte le scienze umane e richiede di essere studiato con strumenti antropologici, sociologici, storici, giuridici, psicologici e pedagogici.

Nel testo seguente cerchiamo di mettere a fuoco il problema della costruzione del Sé (collettivo, attraverso l’appartenenza a gruppi – famiglia, classi, nazione ecc. – e individuale, attraverso la formazione della personalità) e dell’Altro, partendo dalla definizione dell’identità sociale per arrivare a quella fisica e psicologica.

 

Indice

1. La questione dell’identità

1.1 Appartenenza e distinzione
1.2 Il campanile e il palo sacro
1.3 I rischi dell’identità

 

2. Il corpo

2.1 La conoscenza incorporata
2.2 Modellare il corpo, differenziarsi dalla natura

2.2.1 Capelli 
2.2.2 Decorazioni temporanee e tatuaggi
2.2.3 Modellamento
2.2.4 Mutilazioni
2.2.5 Vestirsi e svestirsi

 

2.3 Il caso del velo islamico
2.4 Il mercato di organi: una forma di neocannibalismo contemporaneo

 

3. In tutte le culture l’uomo è soggetto (o persona), solo per l’Occidente è individuo

3.1 Sesso e genere

 

4. Emozioni e sentimenti come elementi costitutivi del sé
5. Identità e alterità collettive

5.1 Hutu e Tutsi
5.2 Classi e caste
5.3 Classi o caste nel Medioevo: la società dei tre ordini

Videolezioni: 1. Introduzione all’identità (a cura di Francesco, Andrea, Celeste e Chiara, 3F)

Test: Introduzione

 

1. La questione dell’identità

operaiGli esseri umani percepiscono e organizzano concettualmente il mondo che li circonda (la natura e i fatti umani) attraverso gli strumenti forniti loro dalla cultura.

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14 Marzo, 2024

14 marzo 1883, morte di Karl Marx

by gabriella

HighateNell’immagine, la commemorazione del centotrentennale della morte di Marx (2013). Di seguito, il racconto di Francesco Cecchini. Da Wikiradio: Peter Kammerer racconta Karl Marx.

 Marx stava più in alto, vedeva più lontano,
aveva una visione più larga e più rapida di tutti noialtri.
Marx era un genio, noi tutt’al più dei talenti.

Friedrich Engels sugli anni berlinesi

Indice

1. Francesco Cecchini, 14 Marzo 1883

1.1 La morte
1.2 Premessa
1.3 Karl Marx da studente a rivoluzionario a comunista
1.4 Le ragioni del viaggio ad Algeri
1.5 In viaggio verso Algeri
1.6 Algeri
1.7 Verso Montecarlo
1.8 Dalla figlia Jenny Longuet
1.9 Sul Lago di Ginevra
1.10 Ritorno a Londra

 

1. Francesco Cecchini, 14 marzo 1883

1.1 La morte

Karl Marx (1818 – 1883)

All’età di 65 anni muore Karl Marx. È un giovedì e siamo nel 1883. Tre giorni dopo viene sepolto a Londra nel cimitero di Highgate, in quella parte destinata agli indigenti e a fianco della tomba della moglie Jenny von Westphalen, morta 14 mesi prima.

Friedrich Engels con queste parole apre e chiude il discorso di commiato:

Il 14 marzo, alle due e quarantacinque, ha cessato di pensare la più grande mente dell’epoca nostra. L’avevamo lasciato solo da appena due minuti e al nostro ritorno l’abbiamo trovato tranquillamente addormentato nella sua poltrona, ma addormentato per sempre… Il suo nome vivrà nei secoli e così la sua opera.

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12 Marzo, 2024

Quattro studi sulll’intelligenza

by gabriella

Alexander R. Lurjia (1902 – 1977)

Quattro studi sull’intelligenza, quello di Lurija con i contadini uzbeki e kirghisi e di Tim Bearsley sul classico della teoria biologica dell’intelligenza di Herrnstein e Murray, The Bell Curve (1994) e due articoli sul programma americano Head Start.

Indice

1. Alexander Lurija, Studi sull’intelligenza con i contadini dell’Uzbekistan e della Kirghisia
2. Tim Beardsley, The Bell Curve e il ruolo dell’educazione nello sviluppo dell’intelligenza
3. Arthur Whimbey, L.S. Whimbey, Le terapie cognitive
4. Jerome Bruner, Successi e insuccessi del programma Head Start

 

Download (PDF, 1.51MB)

 

1. Alexander Lurija, Studi sull’intelligenza con i contadini dell’Uzbekistan e della Kirghisia

Fondatore, con Lev Vygotzskij, della scuola storico-culturale, Alexander Lurija sostenne che i sistemi funzionali (l’intelligenza, il linguaggio, la memoria ecc.) non sono espressione di una organizzazione geneticamente prederminata, ma si sviluppano nell’ontogenesi sotto la pressione dell’ambiente e hanno natura storica, in quanto realizzati in un determinato momento della storia umana.

Lurija, I contadini dell'Uzbekistan e della Kirghizia

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11 Marzo, 2024

Platone

by gabriella

Platone e l’Accademia rappresentano per il pensiero filosofico qualcosa di più della fondazione di un atteggiamento di ricerca o di una scuola filosofica. Sono, in realtà, la più profonda ricognizione dei problemi della vita umana, individuale e collettiva, mai tentata nel mondo antico e forse nella storia occidentale.

In otto lezioni [e dodici videolezioni] tentiamo di presentare questa immensa elaborazione culturale e l’itinerario filosofico di un autore segnato in gioventù dalla morte ingiusta del maestro, la cui vita successiva è stata dedicata alla costruzione delle condizioni di una città giusta, i cui cittadini fossero liberi ed uguali [la versione stampabile della lezione è in coda al testo].

L’intera storia della filosofia non è che
note a margine al pensiero di Platone.

Alfred  N. Whitehead

Esercitazioni: Il Protagora; Il Gorgia; Il Teeteto

1. Eutifrone, Apologia, Critone, Fedone [commento al Fedone]
2. Cratilo, Teeteto, Sofista, Politico 
3. Parmenide, Filebo, Simposio, Fedro
4. Alcibiade maggiore, Alcibiade minore, Ipparco, Amanti
5. Teagete, Carmide, Lachete, Liside
6. Eutidemo, Protagora, Gorgia, Menone
7. Ippia maggiore, Ippia minore, Ione, Menesseno
8. Clitofonte, Repubblica, Timeo, Crizia
9. Minosse, Leggi, Epinomide, Lettere

Indice

1. Il senso della filosofia platonica

1.1 La formazione e la morte di Socrate
1.2 La vita come parresia e il significato pratico (o politico) della filosofia

 

2. L’opera e l’evoluzione del pensiero platonico

2.1 Le caratteristiche dei dialoghi giovanili
2.2 I dialoghi della maturità e l’allontanamento da Socrate

 

3. Il problema della giustizia: Protagora, Gorgia, Lettera VII

3.1 Il Protagora

3.1.1 È possibile insegnare la virtù politica (arete) come si insegna una conoscenza qualsiasi (techne)?
3.1.2 La risposta di Protagora: Prometeo ed Epimeteo
3.1.3 La virtù è unica o molteplice?

3.2 Il Gorgia

      3.2.1 Dialettica e retorica
      3.2.2 I temi del Gorgia

       3.3 La Lettera VII

 

4. Il problema della conoscenza: TeetetoMenone, Repubblica 

4.1 Il Teeteto

4.1.1 Il filo narrativo
4.1.2 L’ipotesi sofista di Teeteto: la conoscenza viene dalla sensazione
4.1.3 La conoscenza è la capacità di cogliere ciò che «è lo stesso in tutti i casi»
4.1.4 La verità non è una cosa, ma un compito

4.2 Il Menone

4.2.1 Il problema del dualismo conoscitivo
4.2.2 Conoscere non è una cosa, ma un’attività
4.2.3 Conoscere è il tornare dell’anima a se stessa 

4.3 La Repubblica

4.3.1 La metafora della linea

 

5. La conoscenza come educazione dell’anima: Simposio, Fedro, Lettera VII

5.1 Dal Menone al Simposio
5.2 Il Simposio

5.2.1 I sette discorsi del Simposio
5.2.2 Il discorso di Aristofane
5.2.3 Il discorso di Diotima

5.3 Il Fedro e la Lettera VII: l’intrasmissibilità della conoscenza

5.3.1 Fedro: la critica della scrittura
5.3.2 Lettera VII: «come fiamma s’accende da fuoco che balza» 

 

6. L’anima e la natura umana. La psicologia platonica nei dialoghi Fedone, Fedro e Repubblica

6.1 Fedone: l’immortalità dell’anima
6.2 Fedro, il mito della biga alata
6.3 Repubblica, il mito di Er

 

7. Giustizia, uguaglianza e libertà. La politica platonica nella Repubblica

7.1 Conoscenza e città giusta nella Repubblica
7.2 Il comunismo platonico
7.3 Riportare la città all’uguaglianza naturale

7.3.1 L’uguaglianza di genere

 

8. Verso Aristotele, l’irrisolto della teoria delle idee negli ultimi dialoghi

8.1 I problemi del dualismo cose-idee
8.2 Il Parmenide

8.2.1 Cosa sono le idee e qual è il loro rapporto con il mondo sensibile?

8.3  Il rapporto delle idee tra loro negli ultimi dialoghi
8.4 Il parricidio di Parmenide nel Sofista

 

Bibliografia essenziale

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