Posts tagged ‘autoritarismo’

30 Luglio, 2024

Orwell, I principi della società di controllo

by gabriella

Nel 1948, George Orwell scrisse un romanzo distopico ambientato nel 1984 che fu ascritto al genere della fantascienza

La società immaginata da Orwell era dominata dalla sorveglianza universale del «grande fratello» ed il regime autoritario fondava il proprio controllo imponendo una lingua semplificata, pensata per scongiurare ogni forma di pensiero libero e divergente.

Sotto, i passi più significativi.

Ogni de-gradazione individuale e nazionale si manifesta subito con una degradazione rigorosamente proporzionata al linguaggio.

Joseph De Maistre, Serate di Pietroburgo. Secondo colloquio

Dove si fa violenza al linguaggio è già iniziata la violenza sugli umani.

Italo Calvino, Lezioni americane

freedom-to-say-that-2-plus-2-is-fourFine specifico della neolingua non era solo quello di fornire … un mezzo espressivo che sostituisse la vecchia visione del mondo e le vecchie abitudini mentali, ma di rendere impossibile ogni altra forma di pensiero

G. Orwell, 1984; Appendice, I principi della Neolingua

La libertà è la libertà di poter dire 2 + 2 = 4.  Se questa libertà è garantita, tutto ne segue

G. Orwell, 1984

[…] Accanto a questo si sviluppa […] la tendenza a non credere all’esistenza di una verità oggettiva, perché tutti i fatti devono adattarsi alle parole e alle profezie di qualche führer infallibile

G. Orwell, Lettera del 1944 in cui illustra le tesi che cinque anni dopo inserisce in 1984.

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24 Febbraio, 2020

3. Minority Report: libertà o sicurezza

by gabriella

minority report

Terza e quarta lezione dedicate ai problemi della società digitale (qui la prima e la seconda) inquadrati a partire da Minority Report.

Una società in cui i cittadini sono trasparenti – come in quella immaginaria del racconto di Philip K. Dick e del film o in quella attuale dominata dai Big data nella quale stato e mercato sanno tutto di noi – e il sistema opaco è una società autoritaria, oppressiva e senza libertà.

La sceneggiatura di Minority Report propone il tema classico del rapporto libertà-sicurezza e la sua possibile declinazione in una società della sorveglianza nella quale il sistema detiene informazioni complete sui comportamenti dei propri cittadini.

Dando forma alla storia della Precrime e del suo capo operativo, il capitano Anderton, Dick si chiede quanto sia desiderabile una società in cui la Polizia può fermare il crimine prima che sia commesso, quale sia il prezzo da pagare in termini di libertà e giustizia cioè se, in definitiva, una vita nel sistema disegnato da Precrime possa ancora dirsi pienamente umana.

Fascism is the enemy wherever it appears

Philip K. Dick

Indice

1. Il soggetto

1.1 Il futuro omicidio Marx
1.2 Il Capitano Anderton e la storia della Precrime

 

2. Il problema

 

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1. Il soggetto

Precrime è un sistema di controllo basato sulle premonizioni di tre individui tenuti in stato di semincoscienza e capaci di individuare in modo apparentemente infallibile i futuri omicidi. La sezione di polizia che lo gestisce è guidata dal capitano Anderton.

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13 Agosto, 2019

Eleonora de Conciliis, Walter Benjamin. Capitalismo e religione

by gabriella

angelo benjaminianoTraggo dal portale di Kainos questo articolo sul frammento benjaminiano del “capitalismo divino” contenuto nell’edizione italiana delle Tesi sul concetto di storia (Einaudi, 1997, pp. 284-287).

Il bisogno e il lavoro, sollevati a[ll’]universalità,
formano… un immenso sistema di… dipendenza reciproca;
una vita del morto moventesi in sé.

Hegel, Filosofia dello Spirito jenese

Premessa

Da qualche anno in Italia gli studiosi hanno riscoperto, o meglio si sono accorti dell’esistenza di un frammento che Walter Benjamin scrisse con ogni probabilità nel 1921, e che è apparso in traduzione italiana nel 1997, insieme ai materiali preparatori per le celebri Tesi sul concetto di storia del 19401. Un po’ come è accaduto a queste ultime a partire dagli anni ottanta del secolo scorso, una volta ripubblicato da Editori Riuniti in una nuova raccolta e con una nuova traduzione2, il frammento, cui si è deciso di dare il titolo Capitalismo come religione, è stato per così dire sur-interpretato, divenendo anche per i non specialisti del filosofo una sorta di vademecum teorico, se non profetico, attraverso cui ripensare l’attuale assetto dell’economia politica occidentale.

Si tratta di uno scritto scarno e talora criptico, poco più di un appunto esteso con le indicazioni dei testi di riferimento, com’era nello stile di Benjamin, e che sembra tuttavia prestarsi a un facile lavoro di decodifica concettuale, poiché rinvia, da un lato, a due pietre miliari del pensiero politico e sociologico moderno (Marx e Weber), dall’altro a due critici radicali della metafisica (Nietzsche e Freud), con la quale Benjamin, negli anni dieci e venti, intratteneva ancora rapporti assai stretti.

Il détournement di queste pagine dal loro specifico contesto teorico – cioè la loro estrapolazione rispetto al tentativo, compiuto da un giovane Benjamin ancora influenzato da Bloch e lettore di Schmitt (la Teologia politica è del ’22), di analizzare in termini originalmente politico-religiosi l’eclissi dell’escatologia giudaico-cristiana e la sua moderna metamorfosi nichilistica3 – ha portato gli interpreti a valorizzare quella che sembra essere la principale e geniale intuizione contenuta nel frammento e lanciata ai posteri con straordinario anticipo sui tempi, ovvero la descrizione del capitalismo come religione di puro culto, dunque senza contenuti trascendenti e senza dogmi, capace di parassitare il cristianesimo e di prenderne il posto, non attraverso una deriva (la secolarizzazione weberiana), bensì grazie a un’inquietante metamorfosi, come sintetizza efficacemente lo stesso Benjamin:

Il cristianesimo nell’età della Riforma non ha agevolato il sorgere del capitalismo, ma si è tramutato nel capitalismo.4

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23 Giugno, 2017

Stefano Rodotà, Sul presidenzialismo e le riforme costituzionali

by gabriella

repubblicaTraggo da Micromega, la riflessione di Rodotà su presidenzialismo, autoritarismo e ingegneria sociale nei progetti di “riforma” allo studio del nuovo esecutivo.

Come nei primi anni Novanta sembra tornare oggi il tempo di una ingegneria costituzionale che appare ignara del contesto in cui la riforma delle istituzioni dovrebbe funzionare. Che cosa diranno gli odierni sostenitori di variegate forme di presidenzialismo quando il “leaderismo carismatico” renderà palesi le sue conseguenze accentratrici, oligarchiche, autoritarie?

di Stefano Rodotà, da Repubblica, 7 giugno 2013

Nel tempo ingannevole della “pacificazione”, il conflitto giunge nel cuore del sistema e mette in discussione la stessa Costituzione. Una politica debole, da anni incapace di riflettere sulla propria crisi, compie una pericolosa opera di rimozione e imputa tutte le attuali difficoltà al testo costituzionale. Le forze presenti in Parlamento non ce la fanno a sciogliere i nodi tutti politici che hanno reso impossibile una decisione sull’elezione del Presidente della Repubblica? Colpa della Costituzione. “Je suis tombé par terre, c’est la faute à Voltaire”.

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15 Marzo, 2015

Il nuovo ruolo del Preside

by gabriella

Valutazione triennale, precarizzazione, mobbing, stipendio invariato da dieci anni. Per gestire un corpo insegnanti sotto pressione, serve il ritorno a un genuino autoritarismo dei Presidi.

Francesco Merlo, La stanza del preside diventerà “l’ufficio raccomandazioni e suppliche”

feudalesimoNell’Italia degli Schettino e dei capetti improvvisati vogliono fare anche del preside un piccolo boss di paese. Senza insegnargli il comando, senza prepararlo alla leadership della più grande e delicata azienda pubblica, senza formazione né stipendio da manager gli danno infatti il potere e la responsabilità di assumere docenti per cooptazione e di premiare il merito e punire il demerito distribuendo danaro. E tutti capiscono che, solo per l’effetto annuncio, la famosa stanza del preside sta già diventando l’ufficio raccomandazioni e suppliche di quel proletariato intellettuale di cui parlava Salvemini.

Questa è insomma la definitiva trasformazione della figura più bella della scuola italiana in un Soprastante che amministra la disperazione e l’irrilevanza sociale dell’insegnate meno pagato d’Europa che, al contrario dei suoi allievi, non ha i mezzi per comprarsi un computer né per abbonarsi alle riviste specialistiche […]. Una mia amica preside a Roma mi segnala la marca scamuffa del tablet che la scuola ha potuto fornire ai suoi docenti: Archos (55 euro secondo il Trovaprezzi) che fa pendant con le polacchine ‘quattro stagioni’ dell’Upim e con i maglioni dell’Oviesse.

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20 Luglio, 2013

Gunther Teubner, Diritto d’accesso, copyright e nuova governance digitale

by gabriella

Le critiche che Teubner ha mosso al copyright e alla governance digitale [Storrs Lectures Yale Law School] istaurata in oltre quindici anni di accordi internazionali e legislazione d’emergenza. Uno stralcio della mia tesi di dottorato (2010).

Una decina d’anni fa, nel pieno dell’offensiva americana antipirateria, il costituzionalista e teorico dei sistemi Gunther Teubner tenne un corso alla Yale Law School sulla governance digitale del copyright.

TeubnerIt is not just technical legal questions […] – chiarì subito il giurista – rather, we are faced with the more fundamental question of a universal political right of access to digital communication […] In the background lurks the theoretical question whether it follows from the evolutionary dynamics of functional differentiation that the various binary codes of the world systems are subordinate to the one difference of inclusion/exclusion. Will inclusion/exclusion become the meta-code of the 21st century, mediating all other codes, but at the same time undermining functional differentiation itself and dominating other social-political problems through the exclusion of entire population groups?[1]

Nel discorso di Teubner la digitalizzazione delle risorse, intrecciando gran parte dei processi di produzione culturale ed economica ai flussi informativi della rete globale, trasforma l’accesso all’informazione in un codice binario di  esclusione/inclusione in grado di far collassare l’intera gamma delle differenziazioni sociali.

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1 Luglio, 2013

Barbara Alberti sulla morte in carcere di Stefano Cucchi

by gabriella

Per Stefano

Domenica 30 giugno, Barbara Alberti ha parlato di Stefano Cucchi a Radio24ore, nella rubrica La guardiana del faro [dal minuto 26:50].

Vi abbiamo fatto sentire la canzone di Franco Battiato, specialmente per la frase chiave che contiene e che, ahimé, abbiamo avuto occasione di ricordare molte altre volte: “ma non vi danno un po’ di dispiacere quei corpi in terra senza più calore”. Frase che si attaglia a tante tragedie italiane che si svolgono accanto a noi e non cambiano niente, come i suicidi per disperazione, gente che non ha il lavoro, che ha subito un’ingiustizia, persone che si danno fuoco o si sparano, rivolgendo la rabbia contro di sé.

Stefano CucchiQuesta volta con la frase di Battiato ci riferiamo a Stefano Cucchi che entrò in carcere vivo e ne uscì moribondo, per morire poco dopo all’Ospedale a causa delle percosse ricevute ma, secondo la sentenza emessa dai giudici nel finale del processo, non è stato nessuno. Ho davanti a me la sua foto che non è facile da guardare, quella pubblicata sul Fatto quotidiano del 6 giugno, dove ha il volto devastato.

Il giornale si riferisce alla sentenza del tribunale, il quale ha assolto gli agenti della Polizia penitenziaria accusati di averlo picchiato causandone la morte e titola: “L’hanno ridotto così, ma per i giudici è colpa dei medici”. I medici hanno avuto delle pene leggere, ma la pena è stata sospesa per tutti.

Questo ragazzo si chiamava Stefano Cucchi. Aveva 31 anni, era geometra, gli piaceva la boxe. Era stato tossicodipendente e qualche anno prima della morte si era curato in comunità. Io qui cito da wikipedia: “Il 15 ottobre 2009 Stefano Cucchi venne trovato in possesso di 21 grammi di hashish e antiepilettici – oh, questi farmaci era assolutamente legittimo che lui li avesse perché aveva sofferto anche di epilessia -“. In conseguenza di questo venne decisa la custodia cautelare.

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1 Ottobre, 2012

Joseph Needham, Il Fa Chia, la scuola dei legisti

by gabriella
Joseph Needham

Joseph Needham

needhNel capitolo di Scienza e civiltà in Cina dedicato ai legisti [contenuto nel secondo volume dell’opera], Needham analizza in profondità l’indirizzo di pensiero autoritario che contribuì all’unificazione imperiale della Cina: il Fa Chia, la scuola dei legisti.

Significative le loro dispute sul conflitto tra legge positiva (fa) e legge di natura e non meno celebri le convinzioni della scuola sulla funzione del diritto penale e della crudeltà delle sanzioni nella conservazione dello stato.

L’amore legista per i numerico e il quantitativo a scapito del “qualitativo” e la capacità di rovesciamento delle tesi antagoniste di cui diedero prova i suoi esponenti ne fanno una lettura di straordinario interesse per chi si interessi dei topoi e del funzionamento del pensiero autoritario di ogni epoca.

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17 Agosto, 2011

Slavoj Žižek, Recisa ogni connessione tra capitalismo e democrazia

by gabriella

E’ un’idea di Karl Polanyi che per i sistemi di mercato il fascismo resta un’alternativa sempre possibile (La grande trasformazione, Torino, Einaudi, 1974, p. 299). Lo stralcio seguente dell’intervista concessa da Slavoj Žižek ad Antonio Gnoli sull’allontanamento del capitalismo dalla democrazia, me l’ha fatta tornare in mente.

Una dittatura può essere un sistema necessario per un periodo transitorio. […] Personalmente preferisco un dittatore liberale ad un governo democratico non liberale. La mia impressione personale – e questo vale per il Sud America – è che in Cile, per esempio, si assisterà ad una transizione da un governo dittatoriale ad un governo liberale.

Friedrich von Hayek

La mano invisibile del mercato non funzionerà mai senza un pugno invisibile. McDonald’s non può prosperare senza McDonnell Douglas e i suoi F-15. E il pugno invisibile che mantiene il mondo sicuro permettendo alle tecnologie della Silicon Valley di prosperare si chiama US Army, Air Force, Navy e Marine Corps.

Thomas L. Friedman, A Manifesto for the Fast World“. New York Times. March 28, 1999.

Gnoli: Lei sostiene che sia stata recisa ogni connessione fra democrazia e capitalismo. Com’è accaduto? E cosa sostituisce oggi quel legame?

Žižek: Sì, nella mia interpretazione questo accade soprattutto in Cina, anche se non solo lì. Qualche tempo fa il mio amico Peter Sloterdijk mi confessò che, dovendo immaginare in onore di chi si costruiranno statue fra un secolo, la sua risposta sarebbe Lee Kwan Yew, per oltre trent’anni Primo ministro di Singapore. E stato lui a inventare quella pratica di grande successo che poeticamente potremmo chiamare «capitalismo asiatico»: un modello economico ancora più dinamico e produttivo del nostro ma che può fare a meno della democrazia, anzi funziona meglio senza democrazia. Deng Xiaoping visitò Singapore quando Lee stava introducendo le riforme e si convinse che quel modello andava applicato alla Cina.

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