Difficile stabilire se la fisiognomica sia una scienza. Di sicuro, però, lo studio dei volti ha influenzato molti campi del sapere, intrecciandosi non solo alla dimensione estetica ma anche a quella etica. Da molti anni il lavoro di Flavio Caroli, storico dell’arte moderna, saggista e perfino narratore, si muove lungo la linea introspettiva dell’arte occidentale, concentrandosi in particolare sulla rappresentazione dei volti: dell’umano ma anche del trascendente (Il volto di Gesù, Mondadori 2009)o del mondo naturale (Il volto e l’anima della natura, Mondadori 2010). Inoltre è appena tornata in libreria la sua Storia della fisiognomica, documentatissimo viaggio della relazione tra la raffigurazione artistica dell’uomo e l’evoluzione del pensiero scientifico moderno (compresa la dottrina psicoanalitica). Lo studio di Flavio Caroli, unico nel suo genere, percorre insomma un fondamentale cammino di idee che accompagna da un lato lo sviluppo della scienza psicologica e dall’altro il lavoro dei pittori lungo il corso dei secoli.
Venerdi 17 febbraio Fahrenheit ha ospitato l’autore che ha rilasciato a Loredana Lipperini questa bellissima (e fluviale) intervista (se il popup dell’MP3 non si avvia, cliccare su “ricarica la pagina”).
Cesare Lombroso, L’antropologia criminale
Archivio digitale “Cesare Lombroso”.
La Biblioteca “L. Bergamini” ha digitalizzato e reso disponibili i testi di Lombroso risalenti al periodo in cui era Direttore della “Clinica Psichiatrica della Regia Università di Torino”. Si tratta sia di scritti di Lombroso sia di libri, opuscoli ed estratti da lui utilizzati nel proprio lavoro scientifico e clinico.
In questa pagina proponiamo alcuni rari testi di Cesare Lombroso e della sua scuola, digitalizzati in formato PDF (è necessario Acrobat Reader).
Cesare Lombroso, Sulla medicina legale del cadavere secondo gli ultimi studi di Germania ed Italia : tecnica, identit?, fisiologia, veleni del cadavere. 2. ed. Pinerolo : Tip. Chiantore-Mascarelli, 1890.
Cesare Lombroso, Les applications de l’anthropologie criminelle. Paris : F. Alcan, 1892.
Cesare Lombroso, Handbuch der Graphologie. Leipzig : Reclam, 1893.
D. Giurati, C. Lombroso, Il caso Amerling. Milano : Fratelli Treves, 1896.
Luigi Roncoroni, Genio e pazzia in Torquato Tasso. Torino : F.lli Bocca, 1896.
Giovanni Passannante: l’attentato, la condanna, la morte
TreccaniChannel pubblica oggi su youtube un video dedicato a Giovanni Passannante, l’anarchico lucano che attentò alla vita di Umberto I di Savoia e fu condannato al carcere a vita in condizioni disumane.
Nato da una poverissima famiglia di braccianti, presto orfano, Giovanni non potè frequentare la scuola e sarebbe rimasto analfabeta come sua madre se uno zio che viveva a Salerno non gli avesse insegnato a leggere e scrivere sulla bibbia e sui discorsi di Mazzini. La storia narra che acquistò il temperino con cui intendeva compiere il suo gesto dimostrativo, definito dal proprietario del negozio che gliel’aveva venduto “buono solo per sbucciare le mele”, barattandolo con la sua giacca.
Il gesto di Passannante suscitò scalpore e profonda commozione per chi leggeva nel tentativo di regicidio la ribellione degli affamati in cerca di giustizia. Giovanni Pascoli, intervenendo a Bologna in una riunione di aderenti ad ambienti socialisti diede pubblica lettura di una sua Ode a Passannante che si afffrettò poi a distruggere. Dell’ode non si conosce nulla, se non il contenuto dei versi conclusivi di cui è stata tramandata la parafrasi: «Con la berretta d’un cuoco faremo una bandiera». Passannante era infatti diventato cuoco a Napoli.
Le condizioni disumane della sua detenzione a Portoferraio in una cella alta 1,40 sotto il livello del mare sono forse l’aspetto più memorabile del dramma di Passannante (da Wikipedia):
Passannante è rimasto seppellito vivo, nella più completa oscurità, in una fetida cella situata al di sotto del livello dell’acqua, e lì, sotto l’azione combinata dell’umidità e delle tenebre, il suo corpo perdette tutti i peli, si scolorì e gonfiò […] il guardiano che lo vigilava a vista aveva avuto l’ordine categorico di non rispondere mai alle sue domande, fossero state anche le più indispensabili e pressanti. Il signor Bertani […] poté scorgere quest’uomo, esile, ridotto pelle e ossa, gonfio, scolorito come la creta, costretto immobile sopra un lurido giaciglio, che emetteva rantoli e sollevava con le mani una grossa catena di 18 chili che non poteva più oltre sopportare a causa della debolezza estrema dei suoi reni. Il disgraziato emetteva di tanto in tanto un grido lacerante che i marinai dell’isola udivano e di cui rimanevano inorriditi.
Sua madre e i suoi fratelli rimasti a Salvia di Lucania furono rastrellati e condotti in manicomio criminale, dove rimasero fino alla morte. Al suo paese fu imposto il nome di “Savoia” di Lucania.
Ecco il ricordo di Ulderico Pesce che si è battutto perchè il cranio e il cervello di Passannante conservati al manicomio criminale di Roma (in ossequio alla fisiognomica criminale e alle teorie sociobiologiche di Cesare Lombroso) fossero sepolti, come è avvenuto finalmente nel 2007:
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