22 Febbraio, 2021
by gabriella
Massimo Recalcati
Come nasce il gesto violento e omicida dell’uomo sulla donna. Qual è il portato della società patriarcale di cui non riusciamo a liberarci. Come realizzare una “educazione sentimentale” che porti il maschio all’accettazione dell’altro come libertà e non come oggetto?
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25 Novembre, 2016
by gabriella
In occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne, La Repubblica pubblica l’intervista ad un ex maschio violento che ha voluto capire e fermare la propria tendenza a (ri)produrre violenza contro le donne della sua famiglia, sua moglie e sua figlia. Lo ha fatto insieme al Centro di Ascolto per uomini Maltrattanti (CAM), per non perdere le persone che dice di amare di più.
Propongo la sua storia ai miei studenti di Scienze umane perché vi trovino l’esperienza di un uomo che ha saputo trovare nella propria umanità le risorse per fermare il mostro che è in noi [per approfondire vedi La psicologia sociale].
In coda all’intervista, il video Dear Daddy: fa’ in modo che nascere femmina non si il più grande pericolo per me. Qui, la puntata di Fahrenheit, Se questo è un uomo del 18 gennaio 2017.
FIRENZE. “Ricordo ancora quella sera: avevo il coltello in mano e gridavo a mia moglie “ora ti ammazzo”. La bambina era lì che ci guardava. Eravamo in cucina, e il terrore nei suoi occhi e in quelli di suo fratello non posso dimenticarlo. Poi la loro paura, quando venivano a dormire da me, dopo la separazione, perché la mia violenza poteva esplodere in ogni momento, ed erano botte, urla, piatti rotti”.
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10 Dicembre, 2014
by gabriella
Non è un caso che l’Antico Testamento si apra con il gesto atroce e ingiustificabile di Caino. II punto scabroso e che uccidere il proprio fratello non appartiene a un mondo animale, ma a un mondo umano. É un aspetto terrificante dell’umano sul quale non bisogna chiudere gli occhi. II crimine non è infatti la regressione dell’uomo all’animale come una cattiva cultura moralistica vorrebbe farci credere, ma esprime una tendenza propriamente umana. Questo è il dramma che il moltiplicarsi recente di atti efferati di violenza ci costringe ad affrontare.
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18 Dicembre, 2012
by gabriella
Non mi viene in mente nessuna delle ricorrenti stragi americane che sia stata perpetrata da una donna. Al di là della modalità e degli strumenti, dunque, la dimensione di genere ci aiuta a collocare queste tragedia in un quadro un po’ meno esclusivamente americano: in fondo, anche in Italia è in corso da un pezzo una strage ininterrotta, solo che invece di un omicidio di massa tutto in una volta con armi convenzionali si tratta di uomini che uccidono le loro vittime una alla volta, usando una varietà di armi, domestiche e non.
Uomini che non sopportano di non dominare più le donne, uomini che non sopportano di non riuscire a orientarsi e trovare un senso di sé, che non sopportano di vedersi sfuggire di mano i ruoli e le prerogative patriarcali su cui hanno investito la propria presenza nel mondo. Da noi, è la sfera privata che ti va in pezzi, e uccidi chi ti è vicino; negli Stati uniti è la sensazione che sia il mondo intero che ti assedia, e allora forse è anche per questo che la violenza si scatena in spazi pubblici come vendetta sul mondo, e colpisce vittime sconosciute e senza nome nelle strade, nelle scuole o nelle università, che sono quasi l’unica istituzione residua di socialità, quindi il più immediato segno di presenza della sfera pubblica.
Nell’ultima campagna elettorale si diceva che un candidato che avesse propugnato un qualche limite alla vendita e accessibilità indiscriminata delle armi avrebbe firmato il proprio
suicidio politico.
Ho amici in territori marginali e in sacche di povertà americane che vedono nel possesso delle armi l’unico segno di essere cittadini, il solo diritto di cittadinanza che sentono di esercitare –
in un luogo e un tempo in cui salute, casa, lavoro non sono neanche pensati come diritti, e gli altri diritti democratici, dal diritto di parola al diritto di voto, sembrano spesso puramente virtuali o relativamente insignificanti; dove la politica non ti conosce, i media ti ignorano, e il sacrosanto diritto di proprietà è esploso con la crisi dei mutui che ti cacciano di casa, con la polarizzazione del reddito fra ricchissimi e classe media impoverita, con la intrinseca precarietà del posto di lavoro.
«A chi possiamo sparare?» chiede un contadino sfrattato dalla terra, in Furore di Steinbeck, il romanzo dell’altra Depressione: come fai a sparare a una banca? Oggi il nemico è ancora più senza volto, ancora più inafferrabile, il nemico è il mondo intero, e se il cinismo mercantile dell’industria e la follia ideologica della destra ti mettono a disposizione armi letali tu non hai che da allungare le mani e sparare all’impazzata, contro bersagli che non sono nessuno perché rappresentano tutti.
http://www.ilmanifesto.it/attualita/notizie/mricN/9003/
43.11070112.389172
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