Posts tagged ‘Giovanni Passannante’

29 Luglio, 2016

29 luglio 1900, regicidio di Umberto I

by gabriella

 

Il 29 luglio 1900 il re d’Italia Umberto I raggiunse, come quasi tutte le estati, la sua residenza di Monza, città nella quale viveva la sua amante, Eugenia. Era una calda domenica in Brianza e il re, dopo aver cenato, uscì dalla propria dimora per presenziaregaetano bresci a un evento mondano: la premiazione degli atleti della società di ginnastica Forti e Liberi.

Dopo la premiazione, Umberto I salì in carrozza per tornare alla residenza ma, riconoscendo tra la folla un ufficiale, si alzò in piedi per salutarlo: in quel momento venne colpito da tre proiettili di revolver.

Mentre il re aveva già perso conoscenza e la carrozza si avviava velocemente verso la villa reale, l’attentatore era arrestato senza resistenza. Si chiamava Gaetano Bresci, era un anarchico pratese di 31 anni, tessitore di seta, già arrestato e confinato per un anno a Lampedusa per la sua partecipazione ad uno sciopero. Emigrato in America nel 1897, viveva a Paterson.

Durante il soggiorno americano, Bresci aveva continuato a seguire le vicende italiane ed era rimasto sconvolto dalla repressione del regio esercito contro il popolo che reclamava pane a Milano, monzanel 1898. In quella occasione, il generale Bava Beccaris aveva infatti ordinato di sparare ai dimostranti con l’artiglieria pesante, uccidendo oltre cento dimostranti ed era stato per questo insignito della Croce dell’ordine militare dei Savoia.

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23 Luglio, 2011

Giovanni Passannante: l’attentato, la condanna, la morte

by gabriella

TreccaniChannel pubblica oggi su youtube un video dedicato a Giovanni Passannante, l’anarchico lucano che attentò alla vita di Umberto I di Savoia e fu condannato al carcere a vita in condizioni disumane.

Nato da una poverissima famiglia di braccianti, presto orfano, Giovanni non potè frequentare la scuola e sarebbe rimasto analfabeta come sua madre se uno zio che viveva a Salerno non gli avesse insegnato a leggere e scrivere sulla bibbia e sui discorsi di Mazzini. La storia narra che acquistò il temperino con cui intendeva compiere il suo gesto dimostrativo, definito dal proprietario del negozio che gliel’aveva venduto “buono solo per sbucciare le mele”, barattandolo con la sua giacca.

Torre della Linguella - Portoferraio

Torre della Linguella – Portoferraio

Il gesto di Passannante suscitò scalpore e profonda commozione per chi leggeva nel tentativo di regicidio la ribellione degli affamati in cerca di giustizia. Giovanni Pascoli, intervenendo a Bologna in una riunione di aderenti ad ambienti socialisti diede pubblica lettura di una sua Ode a Passannante che si afffrettò poi a distruggere. Dell’ode non si conosce nulla, se non il contenuto dei versi conclusivi di cui è stata tramandata la parafrasi: «Con la berretta d’un cuoco faremo una bandiera». Passannante era infatti diventato cuoco a Napoli.

Le condizioni disumane della sua detenzione a Portoferraio in una cella alta 1,40 sotto il livello del mare sono forse l’aspetto più memorabile del dramma di Passannante (da Wikipedia):

Passannante ritratto in manicomio

Passannante ritratto in manicomio

Passannante è rimasto seppellito vivo, nella più completa oscurità, in una fetida cella situata al di sotto del livello dell’acqua, e lì, sotto l’azione combinata dell’umidità e delle tenebre, il suo corpo perdette tutti i peli, si scolorì e gonfiò […] il guardiano che lo vigilava a vista aveva avuto l’ordine categorico di non rispondere mai alle sue domande, fossero state anche le più indispensabili e pressanti. Il signor Bertani […] poté scorgere quest’uomo, esile, ridotto pelle e ossa, gonfio, scolorito come la creta, costretto immobile sopra un lurido giaciglio, che emetteva rantoli e sollevava con le mani una grossa catena di 18 chili che non poteva più oltre sopportare a causa della debolezza estrema dei suoi reni. Il disgraziato emetteva di tanto in tanto un grido lacerante che i marinai dell’isola udivano e di cui rimanevano inorriditi.

Sua madre e i suoi fratelli rimasti a Salvia di Lucania furono rastrellati e condotti in manicomio criminale, dove rimasero fino alla morte. Al suo paese fu imposto il nome di “Savoia” di Lucania.

Ecco il ricordo di Ulderico Pesce che si è battutto perchè il cranio e il cervello di Passannante conservati al manicomio criminale di Roma (in ossequio alla fisiognomica criminale e alle teorie sociobiologiche di Cesare Lombroso) fossero sepolti, come è avvenuto finalmente nel 2007:

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