Posts tagged ‘giustizia’

30 Luglio, 2024

Du Fu 杜甫, Canto del vento d’autunno e della capanna, Poesia dei carri

by gabriella

du-fuTraggo da Quel che resta del mondo questa lirica del grande poeta cinese Du Fu 杜甫 , vissuto sotto la dinastia Tang.

Du Fu nacque infatti nel 712, nei pressi di Luoyang (Henan) dove, quale figlio di un funzionario di rango inferiore, fu educato alla cultura dei classici secondo la visione confuciana del compito dei funzionari mandarini.

Nel mese ottavo una burrasca d’autunno
Tolse al mio tetto tre strati di paglia;
Dappertutto le sparse; sopra il fiume,
Sulle due rive, dentro la palude,
In alto sopra gli alberi.

E dai dintorni vennero ragazzi
A frotte, che vedendomi
Vecchio e debole, mi portaron via
La paglia sotto gli occhi; la rubavano
E tra i loro canneti di bambù
L’ammucchiavano lesti. Ed io cercavo
Di fermarli, ma invano: non bastava
La mia voce.

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17 Febbraio, 2024

Giordano Bruno

by gabriella
bruno

Giordano Bruno (1548 – 1600)

Ci sono infiniti mondi, dunque l’universo è senza centro, senza gerarchia. Le gerarchie terrene che si pretendono specchio delle celesti sono dunque senza fondamento.

L’uomo non è il fine del creato, non essendo diverso dagli altri viventi, se non per la mano e per la sua libertà.

Le ragioni del rogo del 17 febbraio 1600, 424 anni fa.

L’8 Febbraio 1600, dinanzi ai Cardinali inquisitori ed ai consultori Benedetto Mandina, Francesco Pietrasanta e Pietro Millini, Giordano Bruno fu costretto ad ascoltare in ginocchio la sentenza di condanna a morte. Alzatosi, indirizzò agli inquisitori l’ultima ammonizione:

Maiore forsan cum timore sententiam in me fertis quam ego accipiam [Forse tremate più voi nel pronunciare questa sentenza che io nell’ascoltarla].

Dopo aver rifiutato i conforti religiosi e il Crocefisso, il 17 Febbraio, con la lingua in giova – inchiodata ad una tavoletta di legno – perché non potesse accusare i suoi carnefici, fu condotto in Campo de’ Fiori, denudato, legato a un palo e arso vivo; le sue ceneri gettate nel Tevere.

 

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1 Febbraio, 2023

Esiodo, l’aretè popolare

by gabriella

Demetra e Persefone

 Considera tutto ciò e porgi ascolto al diritto,
dimentica ogni violenza.
Ché tale è il costume che Zeus ha prescritto agli uomini:
i pesci e le fiere e gli uccelli alati si divoreranno fra loro, poiché non v’è tra loro diritto.
Ma agli uomini diede egli il diritto, sommo tra i beni.

Le opere e i giorni (Erga kài hemérai), vv. 274-278

 

Indice

1. La virtù popolare e il rovesciamento dell’aretè omerica
2. Il protagonismo del demos ionico
3.
Le Opere e i giorni: la virtù del lavoro contro la hybris
4. L’ordine divino e l’intervento degli dèi nelle cose umane
5. La virtù del demos è la virtù dell’umanità


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18 Febbraio, 2022

Solone, l’areté civile

by gabriella

Leggere Solone è fondamentale per capire il processo di democratizzazione e di laicizzazione in opera già nella società greca alle origini della civiltà occidentale.

Solone (638 - 558 a.C.)

Solone (638 – 558 a.C.)

In Atene divina, alla lor patria,
io molti ricondussi, che stati erano
venduti illegalmente, alcuni a termine
di legge, ed altri ancora che esuli
erano andati per fuggire i debiti,
e per il lungo errar, neppur parlavano
più l’attico idioma; ed altri ancora a sconcia
servitù qui soggetti, che tremavano
al cenno dei padroni, io resi liberi.
Forza unendo e Giustizia, in equa tempera,
col potere delle leggi seppi compiere
le mie promesse, e per i grandi e per gli umili
leggi ho sancite con giustizia equanime.

Solone, L’opera compiuta

Indice

1. La legge scritta come «limite e misura» all’arbitrio dei potenti
2. La crisi della themis nell’opera di Esiodo e Solone
3. L’areté da Esiodo a Solone
4. Massima virtù è creare eunomie
5. L’elegia L’opera compiuta

 


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14 Febbraio, 2022

4 domande su Platone

by gabriella
  1. Spiega perché in tema di giustizia Platone è perfettamente socratico 

Platone pensa, come Socrate, che la ricerca della verità abbia senso solo se trasforma e rende migliori  gli individui e la città. Per entrambi, solo la ricerca in comune della verità può portare alla felicità di tutti, perché lo smascheramento della prepotenza (un potere ingiusto reso forte dalle false opinioni) permette di realizzare l’uguaglianza.

Nel Gorgia, infatti, Socrate è indicato come l’”unico vero politico”, cioè il filosofo che svelando la menzogna delle opinioni, è in grado di creare una comunità di cittadini liberi (perché capaci di distinguere verità e menzogna) capaci di darsi regole giuste.

  1. Spiega perché (e quando) in tema di conoscenza Platone si allontana da Socrate 

Platone si allontana da Socrate nel Gorgia e nel Teeteto, quando introduce un nuovo concetto di dialettica e indica il metodo per definire la verità.

Nel Gorgia, infatti, la dialettica non è più soltanto il socratico abbattimento delle opinioni che non permetteva mai di arrivare alla definizione del vero, ma anche la ricerca dell’omologhìa, cioè dell’accordo tra i parlanti che riconoscono razionalmente qualcosa come vero.

Nel Teeteto, invece, Platone sostiene che la conoscenza vera, cioè la scienza (epistème) è conoscenza delle idee che permettono di riconoscere ciò che resta uguale nel cambiamento (“lo stesso in tutti i casi”). E’ evidente che a questo punto Platone ha abbandonato l’idea socratica che l’essere giusti consiste nel cercare la verità e sforzarsi di andare oltre le opinioni e sta sostenendo, invece, che trovare la verità (cioè ciò che le cose sono veramente) è possibile, perché ognuno può elevarsi alla scienza attraverso l’uso della ragione.

  1. Spiega perché per riportare la città alla giustizia Platone deve teorizzare, contro i sofisti, che la verità e il bene possono essere conosciuti dagli uomini 

È importante togliere terreno ai sofisti perché l’opinione relativista in merito alla verità e al bene rende impossibile lo stabilirsi della giustizia: infatti, se verità e bene sono relativi non c’è modo di sfuggire ai potenti che saranno gli unici in grado di imporre il “bene” a loro più conveniente.

  1. Spiega quale argomento Platone oppone ai sofisti in materia di conoscenza 

Alla teoria trasmissiva della conoscenza dei sofisti, Platone oppone l’idea di una capacità innata di conoscere nell’uomo al quale serve soltanto una guida per imparare ad abbandonare gli errori e riconoscere le cause delle cose, cioè capire il loro perché.

13 Settembre, 2021

Prometeo, la condizione umana

by gabriella

La storia di Prometeo raccontata da Jean-Pierre Vernant nel capitolo Il mondo degli umani [L’univers, les dieux, les hommes. Récits grecs des origines (1999), trad it. L’universo, gli dèi, gli uomini. Il racconto del mito, Torino, Einaudi, 2000, pp. 53-61] e Platone [Protagora,320c-324a].

prometheusIndice

1. Il mondo degli umani

1.1 Prometeo l’astuto
1.2 Il bue sacrificale e la differenza tra uomini e dèi
1.3 La vendetta di Zeus e il fuoco divino

2. Platone, Protagora

 

Com’è nato il mondo? All’inizio c’era Urano, figlio e sposo di Gea, la terra. I loro figli erano imprigionati da Urano nel ventre della madre perché il padre temeva di essere spodestato.  Ma la madre Gea, non sopportando più l’oppressione costruì una falce con la quale il titano Crono evirò il padre.

Nel regno di Crono, il titano di unisce a sua sorella Rea. I due generarono alcuni dei, tra i quali Zeus, ma Crono divorava i suoi figli a causa degli stessi timori del padre. Uno di loro però, Zeus, fu nascosto al padre e crebbe lontano. Una volta adulto sconfisse il padre e lo costrinse a rigurgitare tutti i suoi figli, dèi e titani. Comincia allora una guerra tra dèi e titani che durerà dieci anni per decidere quale posto abbia ognuno e chi comanderà. Vinceranno di dèi olimpici e il loro capo, Zeus, che dopo la guerra spartisce gli onori tra tutti gli esseri viventi.

 

1. Il mondo degli umani

1.1 Prometeo l’astuto

Come ripartire sorti e onori fra gli dèi e gli uomini ? Qui l’uso di una violenza pura e semplice non è più concepibi­le. Gli esseri umani sono talmente deboli che basta un sem­plice buffetto per annientarli, mentre gli immortali, da par­te loro, non possono accordarsi con i mortali come se fos­sero loro pari.

Si impone allora una soluzione che non risulti né da un sovrappiù di forza né da un accordo fra pari. Per realizzarla, con mezzi necessariamente ibridi e di­storti, Zeus si rivolge a un personaggio chiamato Prome­teo, un essere tanto singolare e bizzarro quanto lo sarà l’e­spediente da lui escogitato per decidere e risolvere la contesa.

Perché è Prometeo il prescelto del caso? Perché nel mondo divino gode di uno statuto ambiguo, mal defi­nito, paradossale. Viene chiamato Titano, mentre è in realtà il figlio di Giapeto che è fratello di Crono. E’ dun­que il padre a essere un Titano. Prometeo non lo è in ve­rità del tutto, senza per questo essere neppure un Olim­pico, poiché non appartiene alla stessa discendenza. La sua natura è titanica, come quella del fratello Atlante, che sarà ugualmente punito da Zeus.

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24 Febbraio, 2020

3. Minority Report: libertà o sicurezza

by gabriella

minority report

Terza e quarta lezione dedicate ai problemi della società digitale (qui la prima e la seconda) inquadrati a partire da Minority Report.

Una società in cui i cittadini sono trasparenti – come in quella immaginaria del racconto di Philip K. Dick e del film o in quella attuale dominata dai Big data nella quale stato e mercato sanno tutto di noi – e il sistema opaco è una società autoritaria, oppressiva e senza libertà.

La sceneggiatura di Minority Report propone il tema classico del rapporto libertà-sicurezza e la sua possibile declinazione in una società della sorveglianza nella quale il sistema detiene informazioni complete sui comportamenti dei propri cittadini.

Dando forma alla storia della Precrime e del suo capo operativo, il capitano Anderton, Dick si chiede quanto sia desiderabile una società in cui la Polizia può fermare il crimine prima che sia commesso, quale sia il prezzo da pagare in termini di libertà e giustizia cioè se, in definitiva, una vita nel sistema disegnato da Precrime possa ancora dirsi pienamente umana.

Fascism is the enemy wherever it appears

Philip K. Dick

Indice

1. Il soggetto

1.1 Il futuro omicidio Marx
1.2 Il Capitano Anderton e la storia della Precrime

 

2. Il problema

 

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1. Il soggetto

Precrime è un sistema di controllo basato sulle premonizioni di tre individui tenuti in stato di semincoscienza e capaci di individuare in modo apparentemente infallibile i futuri omicidi. La sezione di polizia che lo gestisce è guidata dal capitano Anderton.

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8 Febbraio, 2019

Trasimaco, La giustizia è l’utile del più forte

by gabriella

Alle celebre affermazione del sofista secondo il quale la giustizia è la legge con la quale i forti impongono il loro vantaggio, Socrate obietta che la giustizia è piuttosto l’utile del più debole che uomini giusti sono disposti a perseguire.

Questi non cercano onori e fama, ma accettano di guidare lo stato «per non incorrere nel tremendo castigo di essere governati da chi è peggiore di loro».

La Repubblica di Platone nel bell’allestimento teatrale di Claudio Longhi messo in scena dalla Fondazione San Carlo di Modena il 7 e 9 febbraio 2014. Al minuto 22:15 lo scontro tra Socrate e Trasimaco davanti a Polemarco, l’ingenuo figlio del padrone di casa, Cefalo e l’affermazione del sofista, a conoscenza dei meccanismi del potere, che «la giustizia è l’utile del più forte».

Trasimaco: Credi davvero, Socrate, che i pastori mirino al bene delle pecore e dei buoi? Che li nutrano e li ingrassino e li curino per uno scopo diverso da quello dei padroni e del loro proprio? E allo stesso modo pensi che i governanti ignorino il loro profitto? La giustizia! La giustizia è un bene utile a chi è più forte e governa, ma è un danno per chi obbedisce e serve. I sudditi fanno il bene del padrone e lo rendono felice servendolo, ma non riusciranno mai a rendere felici loro stessi. La tirannide porta via i beni altrui, sacri, profani, pubblici, privati. A coloro che si macchiano di simili misfatti di solito si dà il nome di sacrileghi, di schiavisti, di rapinatori, di ladri … e invece quando uno, oltre che delle sostanze dei loro cittadini, si impadronisce anche delle loro persone e se ne serve come di schiavi facendosi tiranno, ecco che viene dato il nome di felice e beato, nonostante abbia realizzato l’ingiustizia assoluta. Ecco, l’ingiustizia è assai più degna di un uomo libero di quanto lo sia la giustizia.

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20 Settembre, 2018

Perché la giustizia non può essere una téchne

by gabriella

Cornelius Castoriadis (1922 – 1997)

Hans Georg Gadamer (1900 – 2002)

Due interventi di Hans Georg Gadamer e Cornelius Castoridis per spiegare perché in un approccio democratico, la politica non può essere sostituita dalla tecnica, cioè dall’azione di esperti in alternativa alla scelta della collettività. [In coda al testo il pdf per la stampa].

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