
Georg Wilhelm Hegel (1770 – 1831)
Georg Wilhelm Hegel (1770 – 1831)
1.1 Appartenenza e distinzione
1.2 Il campanile e il palo sacro
1.3 I rischi dell’identità
2.1 La conoscenza incorporata
2.2 Modellare il corpo, differenziarsi dalla natura
2.2.1 Capelli
2.2.2 Decorazioni temporanee e tatuaggi
2.2.3 Modellamento
2.2.4 Mutilazioni
2.2.5 Vestirsi e svestirsi
3.1 Sesso e genere
5.1 Hutu e Tutsi
5.2 Classi e caste
5.3 Classi o caste nel Medioevo: la società dei tre ordini
Gli esseri umani percepiscono e organizzano concettualmente il mondo che li circonda (la natura e i fatti umani) attraverso gli strumenti forniti loro dalla cultura.
1. Il mito di Edipo nell’Edipo re di Sofocle
2. L’interpretazione di Freud: Edipo e la formazione dell’Io e dell’identità di genere
3. La crisi edipica
4. Il mito di Narciso nelle Metamorfosi di Ovidio.
5. Il narcisismo
6. L’adolescenza e i tratti narcisistici di personalità
7. Il mito di Narciso e l’omosessualità
La tragedia inizia con Edipo, sovrano di Tebe, invocato dal suo popolo perché termini la terribile pestilenza che opprime la città. Consultato l’oracolo di Delfi, il responso dice che gli dèi sono irati perché la città è contaminata dall’uccisione impunita del precedente re Laio, una volta identificato e cacciato il colpevole, tornerà la serenità.
Viene interpellato Creonte, fratello della regina Giocasta, moglie di Edipo. Creonte racconta che Laio venne assassinato, quando la città viveva l’incubo della Sfinge, da alcuni briganti mentre stava andando a Delfi. Il caso venne a poco a poco dimenticato e non si scoprì mai il colpevole.
Viene anche chiamato al cospetto di Edipo l’indovino Tiresia, che inizialmente rifiuta di parlare per evitare altre sciagure. Costretto dal re, l’indovino lo accusa personalmente dell’omicidio di Laio, oltre che della sua vita scandalosa ed incestuosa. Edipo, infuriato, inizia così ad accusare Tiresia e Creonte. Creonte dice di consultare lui stesso l’oracolo a Delfi, ma Giocasta lo esorta a non farlo: allo stesso Laio venne profetizzata una morte per mano del figlio e ciò non si avverò. L’unico suo figlio, infatti, venne fatto morire appena nato, esposto sul monte Citerone. Laio venne invece ucciso da dei banditi, in un punto dove si incontrano tre strade. Edipo chiede a Giocasta di chiamare subito a Tebe il testimone dell’omicidio. Giocasta accetta ma domanda ad Edipo il motivo del suo turbamento.
Allora la prima cosa da tenere presente è che le risposte uccidono le domande le chiudono; non bisogna avere un’ansia di risposte, perché le risposte non sono mai le risposte che salvano le situazioni, bisogna invece incrementare le domande e incominciare per esempio a domandarsi “che cos’è l’identità”, oppure che cos’è l’io?
Quindi non è interessante dare dell’io una risposta, quello che si può dire è che l’identità non è una dote naturale, noi non nasciamo con un’identità sociale: l’identità ce la danno gli altri,l’identità è frutto del riconoscimento.
Se una mamma dice al suo bambino “sei bravo” e la maestra gli dice “sei intelligente”, il bambino costruirà un’identità positiva, se la mamma gli dice “sei un cretino” e poi glielo ribadisce la maestra, crescerà con un’identità negativa.
«non è il viandante, che viene oggi e domani va, bensì come colui che oggi viene e domani rimane».
γνῶθι σαυτόν
Per quanto tu possa camminare, e neppure percorrendo intera la via,
tu potresti mai trovare i confini dell’anima:
così profonda è la sua essenza.
Eraclito
2.1 I meccanismi di difesa
2.1.1 La sublimazione
2.1.2 La rimozione
2.1.3 La proiezione
2.1.4 Le formazioni reattive
2.1.5 La razionalizzazione
3.1 Le componenti dell’identità junghiana
3.2 Lo sviluppo della personalità secondo Jung
5.1 Sé creativo e complesso di inferiorità nella psicologia individuale di Adler
5.2 La teoria della personalità nevrotica in Karen Horney
6.1 La teoria dell’autorealizzazione in Maslow
6.2 La teoria del Sé in Rogers
La personalità è un’organizzazione più o meno durevole di forze nell’ambito dell’individuo.
Queste forze persistenti della personalità contribuiscono a determinare la risposta in varie situazioni, e a queste si può quindi attribuire in gran parte la coerenza del comportamento, sia esso verbale o corporeo.
Ma il comportamento, per quanto coerente, non è la stessa cosa che la personalità (vedi lo studio di Richard Lapiere sulla percezione americana degli asiatici nel 1934, NDR) la personalità sta dietro al comportamento e all’interno dell’individuo. Le forze della personalità non sono risposte ma disposizioni alla risposta […].
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PRIMA PARTE
Il candidato, avvalendosi anche della lettura e dell’analisi dei documenti riportati, illustri la questione dell’identità, soffermandosi poi sul possibile contrasto tra identità culturale (o etnica) e parità di genere.
Per femminismo intendo la convinzione che le donne non debbano essere svantaggiate dal loro sesso, che debba essere loro riconosciuta una pari dignità rispetto agli uomini, e la stessa possibilità degli uomini di vivere una vita soddisfacente e liberamente scelta.
“Il multiculturalismo [… per l’aspetto che qui interessa] è la tesi, in contesti di democrazie fondamentalmente liberali, che le culture o gli stili di vita minoritari non sono protetti a sufficienza dalla garanzia di diritti individuali ai loro membri. Perciò le culture devono essere protette per mezzo di speciali diritti di gruppo o privilegi.
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JERVIS: Mi chiamo Giovanni Jervis e sono sia psichiatra, sia psicologo. Insegno Psicologia dinamica all’Università di Roma: con il termine Psicologia dinamica si indica quel ramo della disciplina che si occupa dei problemi affettivi ed emozionali. In realtà mi sono anche interessato alla Psicologia sociale e ho scritto un paio di libri sul tema dell’identità, ovvero sull’argomento di cui discuteremo oggi. La Psicologia sociale si trova all’incrocio fra la psicologia degli affetti e delle emozioni – la psicologia individuale – e gli aspetti più interpersonali della vita quotidiana. Vediamo insieme una breve scheda filmata che ci introdurrà all’argomento.
È difficile capire cosa spinga tante persone, spesso di origine maghrebina, ma nate e vissute in Europa – e soprattutto in Francia – a provocare tante vittime, tanto sangue. Me lo sono chiesto nei giorni scorsi, passeggiando lungo la Promenade des Anglais, a Nizza. Dove, poche settimane fa, un uomo, alla guida di un camion, ha compiuto un massacro, uccidendo oltre 80 persone. La città, oggi, sta cercando di riprendere un ritmo di vita normale. Per quanto possibile. D’altronde, il lungomare e la spiaggia sono affollati come prima. Segno che neppure il terrorismo riesce a sconvolgere le nostre routine. Tuttavia, questa città è alla ricerca di un senso.
I terroristi evocano la “guerra jihadista”. Ma è una spiegazione insufficiente. Perché il legame degli autori degli attentati recenti con l’IS e con gli jihadisti appare, spesso, debole (magari non nel caso di Nizza.) Infatti, si tratta di persone che non mostrano convinzioni religiose particolarmente intense. Sovente, si tratta di “convertiti”, in tempi recenti. La cui appartenenza all’Islam radicale e all’IS viene “recitata” in video e, quindi, rilanciata in rete. Talora dall’IS stessa. Perché la via del terrore perseguita dello Stato Islamico incrocia, puntualmente, la via mediatica. Tuttavia, questi “nuovi terroristi” esibiscono la bandiera dell’IS ex-post. La stessa IS, non di rado, conferma la matrice degli attentati e degli attentatori solo “dopo”. Così si delinea un insidioso “patto di sangue”, letteralmente. Fra gli autori degli attentati, che ottengono un’identità, una legittimazione. E l’IS, lo Stato Islamico, che dà senso “globale” alla “sua” guerra.Più che il mandante, appare il mito che giustifica il terrore, prodotto, talora, da “terroristi ex-post”. Così, appare concreto il rischio di perdersi, in una spirale di orrore e di incomprensione. E diventa ancor più urgente trovare il senso dell’odio che sale intorno a noi.
Benedict Anderson (1936 – 2015)
Il 12 dicembre a 79 anni è morto a Batu nell’isola di Giava Benedict Anderson, uno dei pensatori più originali e profondi, uno degli intellettuali più fini e colti della seconda metà del XX secolo. È stato anche una persona di incredibile umanità e calore umano: l’ho conosciuto nella primavera del 1993 all’Università di Chicago, dove era in visita, e poi abbiamo continuato a scriverci e a discutere.
La sua fama in tutto il mondo deriva dal libro del 1983 Imagined Communities. Reflections on the Origin and Spread of Nationalism, che è stato tradotto in più di 25 lingue e di cui il sito Worldcat censisce 127 edizioni (oltre a 56 della versione francese): nel 1996 ne ho curato la versione italiana presso la manifestolibri (Comunità immaginate. Origini e diffusione dei nazionalismi).
Ma tra gli oltre 20 volumi che ha scritto, vi sono, tra le altre, perle come The Spectre of Comparision. Nationalism, Southeast Asia and the World (20 edizioni dal 1998) eUnder Three Flags. Anarchism and the Anti-Colonial Imagination (19 edizioni dal 2005).
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