Posts tagged ‘intelligenza’

24 Giugno, 2024

Vygotskij vs Piaget

by gabriella

 Un veloce confronto tra le due opposte visioni dello sviluppo infantile che affondano in due concezioni profondamente diverse dell’uomo e del suo rapporto col mondo.

Indice

1. Jean Piaget

1.1 L’intelligenza come processo attivo di adattamento
1.2 Il processo cognitivo
1.3 Lo sviluppo stadiale dell’intelligenza
1.4 Le implicazioni pedagogiche

 

2. Lev Vygotskij

2.1 La critica all’egocentrismo infantile di Piaget
2.2 Il linguaggio come prodotto sociale e base dell’intelligenza.
2.3 L’origine sociale dei processi psichici superiori
2.4 L’educazione e la zona di sviluppo prossimale

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12 Marzo, 2024

Quattro studi sulll’intelligenza

by gabriella

Alexander R. Lurjia (1902 – 1977)

Quattro studi sull’intelligenza, quello di Lurija con i contadini uzbeki e kirghisi e di Tim Bearsley sul classico della teoria biologica dell’intelligenza di Herrnstein e Murray, The Bell Curve (1994) e due articoli sul programma americano Head Start.

Indice

1. Alexander Lurija, Studi sull’intelligenza con i contadini dell’Uzbekistan e della Kirghisia
2. Tim Beardsley, The Bell Curve e il ruolo dell’educazione nello sviluppo dell’intelligenza
3. Arthur Whimbey, L.S. Whimbey, Le terapie cognitive
4. Jerome Bruner, Successi e insuccessi del programma Head Start

 

Download (PDF, 1.51MB)

 

1. Alexander Lurija, Studi sull’intelligenza con i contadini dell’Uzbekistan e della Kirghisia

Fondatore, con Lev Vygotzskij, della scuola storico-culturale, Alexander Lurija sostenne che i sistemi funzionali (l’intelligenza, il linguaggio, la memoria ecc.) non sono espressione di una organizzazione geneticamente prederminata, ma si sviluppano nell’ontogenesi sotto la pressione dell’ambiente e hanno natura storica, in quanto realizzati in un determinato momento della storia umana.

Lurija, I contadini dell'Uzbekistan e della Kirghizia

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6 Gennaio, 2022

Daniela Lucangeli, Il ruolo delle emozioni nella vita quotidiana

by gabriella

Un’intervista del giornalista scientifico Gerardo D’Amico alla neuroscienziata Daniela Lucangeli dell’Università di Padova sul ruolo delle emozioni nella nostra vita quotidiana.

rai news 2

Ecco a voi il secondo servizio andato in onda su Rai News 24. Il grande decisore è nell'intelligenza delle emozioni.

Publiée par Daniela Lucangeli sur Vendredi 8 décembre 2017

Gerardo D’Amico. Qual è il rapporto tra il nostro cervello chimico-fisico, la massa cerebrale, i neuroni e le nostre emozioni? E qualcosa su cui i neuro-scienziati stanno studiando da tanto tempo. Qui siamo nella sala dei quaranta dell’università di Padova, quella è la cattedra di Galileo.

Salve professoressa. Allora, com’è possibile che quest’organo tanto perfetto quanto sconosciuto ancora, il nostro cervello, si lasci condizionare da se stesso quindi dalle proprie emozioni anche da un punto di vista chimico ?

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15 Marzo, 2021

Richard Thompson, Lo sviluppo del cervello

by gabriella

Nella raccolta di articoli seguente, ho messo in relazione i risultati di studi e ricerche in campo biologico sullo sviluppo del cervello e gli importanti esperimenti di Webb e Rosenzweig sul ruolo dell’ambiente nello sviluppo dell’intelligenza.

 

 

Indice

1. Lo sviluppo del cervello fetale

1.1 Cervello e DNA
1.2 Gli stadi di sviluppo del cervello fetale
1.3 I meccanismi di sviluppo dei nervi e del cervello

 

2. Il ruolo delle prime esperienze nello sviluppo del cervello

2.1 Gli esperimenti di Webb e Rosenzweig

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4 Giugno, 2019

I poveri sono stupidi? Disuguaglianze cognitive e reddito

by gabriella

sinapsi

Quella descritta in questi articoli di Stefania Medetti e di Jan Mazza è la nuova frontiera della diseguaglianza cognitiva.

Dopo gli studi degli anni 60 e 70 sul divario cognitivo basato sulla parola e sull’uso di codici linguistici estesi o ristretti, si apre oggi un altro scenario, potenzialmente distopico, inaugurato dalla diminuzione delle possibilità di accesso all’alta formazione e dominato dalla disponibilità futura di mezzi chimici, genetici e informatici di potenziamento della performance intellettuale.

Sotto, una riduzione didattica dell’articolo uscito su Pandora. Rivista di Teoria e Politica: indice, titoli, immagini e facilitatori di lettura sono miei.

Vedi anche il classico di Richard Thompson, Lo sviluppo del cervello.

Indice

1. Stefania Medetti, Soldi e capacità cognitive: ecco come il reddito influenza il cervello

1.1 La ricerca dell’Università del Texas
1.2 La preoccupazione influenza le funzioni cognitive
1.3 Il reddito della famiglia conta più dell’istruzione

 

2. Jan Mazza, I poveri sono stupidi? Diseguaglianze cognitive, una minaccia per la democrazia?

2.1 Il tema della disuguaglianza
2.2 Le diseguaglianze cognitive

2.2.1 Meritocrazia e diseguaglianze «giuste»
2.2.2 Diseguaglianze cognitive e smartdrugs
2.2.3 Diseguaglianze cognitive e ingegneria genetica
2.2.4 Diseguaglianze cognitive e protesi esterne

2.3 Uno scenario distopico e una possibile alternativa

 

1. Soldi e capacità cognitive: ecco come il reddito influenza cervello

Articolo pubblicato su D di Repubblica il 31 ottobre 2018.

 

1.1 La ricerca dell’Università del Texas

La povertà comporta paura, stress e talvolta depressione. Lo ha detto J.K. Rawling durante il suo celebre commencement speech all’Università di Harvard.

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3 Marzo, 2019

L’intelligenza degli animali

by gabriella

La puntata di L’umanità e altri animali andata in onda il 23 febbraio 2019 su RadioRai3

20 Gennaio, 2018

Hans Eysenck, Leon Kamin, Il dibattito americano sull’intelligenza

by gabriella

intelligenti si nasce o si diventaIl dibattito su eredità e ambiente nella definizione delle caratteristiche umane è uno dei più sensibili e ricchi di implicazioni socio-politiche delle scienze sociali. Decidere se intelligenti si nasce o si diventa diventa infatti dirimente davanti a scelte fondamentali come quella di educare o meno i bambini con deficit cognitivo, potenziare le strutture educative e scolastiche o tagliare i costi, fissare l’accesso a posizioni e professioni per merito o promuovere forme più evolute di democrazia (secondo comma, art. 3). Il testo che segue è la prefazione stesa da Alberto Angela per presentare al pubblico l’accanito e pluriennale dibattito tra Hans Eysenck e Leon Kamin, due degli studiosi più noti per aver abbracciato in modo radicale le tesi della neuroscienza innatista e del costruttivismo umanista.

Se prendesse piede la convinzione che questi test misurano realmente l’intelligenza,
che costituiscono una sorta di giudizio ultimo sulle capacità del bambino, che rivelano «scientificamente» le sue abilità innate,
sarebbe mille volte meglio se tutti coloro che misurano l’intelligenza sprofondassero nel mar dei Sargassi con tutti i loro questionari.

Walter Lippmann, 1922

Raramente, nella storia della scienza, ricercatori e stu­diosi si sono scambiati tante accuse e insulti, come è avve­nuto, e sta avvenendo oggi, nel dibattito eredità-ambiente. Conoscendo la tradizionale moderazione del linguag­gio scientifico (anche se spesso le parole mascherano strali sottili e velenosi) può sorprendere il tono assunto da que­sta polemica: tuttavia non è difficile rendersi conto che la questione della componente genetica nell’intelligenza coinvolge, direttamente o indirettamente, tali e tanti aspetti sociali, etici, politici, che il dibattito travalica l’ambito scientifico. 

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11 Febbraio, 2015

L’intelligenza delle piante

by gabriella

alberoRadio3Scienza affronta il tema dei plantoidi, ibridi ingegneristici che emulano le proprietà delle piante. Per poterli costruire, gli ingegneri hanno bisogno di sapere dai biologi cosa sia esattamente una pianta. Ne emerge un quadro sorprendente di abilità e strategie vegetali che sfidano l’immagine corrente di questi viventi e sollevano riflessioni sull’idea stessa di intelligenza e la sua base fisiologica, visto che i vegetali non hanno neuroni né sistema nervoso.

Se è tempo di abbandonare l’antropocentrismo e avviare una rivoluzione copernicana anche in biologia, resiste invece la visione di Aristotele che nel De anima aveva illustrato più tipi di intelligenza o abilità possedute dai viventi e non si era certo ingannato come i moderni sulla cognizione, scambiandola magari per un’attitudine univoca a risolvere problemi (problem solving). 

Sotto un articolo di Annamaria testa uscito su Internazionale dell’8 febbraio 2016, dedicato a Stefano Mancuso e all’intelligenza delle piante.

 

Annamaria Testa, L’intelligenza silenziosa e sconosciuta delle piante

Stefano mancuso, Direttore del labvoratorio di Neurobiologia vegetale di Firenze

Stefano Mancuso, Direttore del Laboratorio di Neurobiologia Vegetale di Firenze

Quando parliamo di vita, racconta Mancuso, prima di tutto pensiamo a noi stessi, e poi agli animali. Eppure si stima che tra il 95 per cento e il 99,5 per cento della biomassa del pianeta sia composta da piante. Se si osserva la questione della vita in questi termini, la presenza animale (compresa la nostra) è ininfluente.

Tuttavia il mondo vegetale ha sempre suscitato scarsa attenzione: nella Bibbia, Noè salva dal diluvio universale una coppia di ogni specie animale ma si dimentica dei vegetali. Eppure è il ramoscello d’ulivo portato da una colomba a segnalargli che il diluvio è finito. Eppure la prima cosa che fa, terminato il diluvio, è piantare l’albero della vite.

Aristotele riteneva il mondo vegetale più vicino al mondo inorganico che a quello animale: le piante non possono muoversi né sentire, dice, e dunque non sono “animate”. Poi ci ripensa, perché dopotutto sono in grado di riprodursi, e decide che sì, non sono proprio inanimate, ma quasi. Noi la pensiamo più o meno ancora come Aristotele.

Proprio perché non possono scappare, le piante sono molto più sensibili rispetto agli animali.

Le piante sono organismi pionieri. Usano pochissima energia, e ne producono più di quanta ne consumano. Sono autotrofe, cioè energeticamente autosufficienti, perché la loro sopravvivenza in termini di nutrimento non dipende da altri esseri viventi. Le piante da fiore (angiosperme) sono la grande maggioranza e sono apparse sul pianeta dopo l’apparizione dei mammiferi. Sono organismi molto moderni ed evoluti. Sono molto, molto diverse da noi su due dimensioni fondamentali: lo spazio e il tempo.

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29 Agosto, 2013

La miseria rende stupidi?

by gabriella

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I poveri sono meno intelligenti? Su Le Monde i risultati di una ricerca pubblicata sull’ultimo numero di Science che cerca di indagare perché chi ha problemi economici tenda ad adottare comportamenti che ne peggiorano la condizione. I ricercatori ipotizzano che ciò non si deva alla scarsa istruzione o a condizioni sfavorevoli, ma alla difficoltà di concentrazione che colpisce chi impegna tutte le proprie risorse cognitive per sopravvivere.  «La gestione della penuria consuma “della banda passante mentale”» e comporta una riduzione di circa 13 punti QI.

Les explications à ces mauvaises décisions qui entretiennent le cercle vicieux de la misère invoquent en général le contexte socio-économique (faible niveau d’éducation, infrastructures déficientes, etc.). Mais une étude publiée dans le numéro de Science du 30 août propose une autre hypothèse, cognitive celle-là : si les pauvres ne font pas les bons choix, c’est parce que vivre quotidiennement au bord du gouffre financier les rend incapables de se concentrer sur d’autres problématiques que leurs soucis d’argent.

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