23 Ottobre, 2024
by gabriella
Una delle prime inchieste sulla condizione operaia, nella quale Engels fotografa gli orrori del primo capitalismo industriale: la schiavitù alle macchine, la disoccupazione tecnologica, la competizione per la sopravvivenza tra gli operai, il lavoro malsano, femminile e minorile, col loro seguito di malattie e mutilazioni tali per cui questo moderno proletariato è spesso simile «a un esercito che torna da qualche campagna militare».
Il testo è accessibile in rete preceduto dall’introduzione di Eric J. Hobsbawm che, sottolineandone la dignità di classico della scienza sociale, osservava come l’acutezza di Engels fosse spiegata non solo dal suo talento, ma dalla sua visione: «buon scienziato sociale poteva essere – infatti – solo chi fosse libero dalle illusioni della società borghese».
Il coda al testo i lavori di approfondimento degli studenti della 4F [a.s. 2017-18].
Degno di nota, per il prefatore, soprattutto il fatto che
Friedrich Engels (1820 – 1895)
«Engels non ha mai ha presentato la borghesia come una massa di individui dal cuore di pietra. Il suo odio per quel che la borghesia rappresentava, e per ciò che la induceva a comportarsi in quel determinato modo non era l’odio ingenuo verso alcuni uomini di cattiva volontà, diversi dagli uomini di buona volontà. Esso faceva parte della critica al carattere inumano del capitalismo, che automaticamente trasforma gli sfruttatori in una classe “profondamente immorale, cosi inguaribilmente corrotta, intimamente corrosa e resa del tutto incapace di ogni progresso dall’egoismo”» [p. 9].
read more »
Mi piace:
Mi piace Caricamento...
Posted in Didattica - Materiali, Sociologia | 3 Comments »
22 Ottobre, 2024
by gabriella
Max Weber (1864- 1920)
In questo brano dell’Etica protestante e lo spirito del capitalismo, Weber prende in esame gli scritti del predicatore puritano Richard Baxter, autore in cui si trova, a suo giudizio, la forma più compiuta ed influente del particolare tipo di ascesi intramondana proprio dell’ethos capitalistico.
A differenza dell’etica protocristiana e paolina, la morale puritana non condanna la ricchezza, ma l’adagiarsi nel possesso e nell’ozio improduttivo, eticamente smidollato e odioso agli occhi di Dio che prescrive invece il lavoro a sua lode e gloria.
È di qui che nasce anche la caratteristica condanna della povertà e la colpevolizzazione di chi resta ai margini tipica del sentire tory.
1. Per individuare i nessi che collegano le rappresentazioni religiose fondamentali del protestantesimo ascetico con le massime della vita economica quotidiana, occorre in primo luogo menzionare quegli scritti teologici che sono sicuramente nati dalla prassi della cura delle anime. Poiché in un’epoca in cui l’aldilà era tutto, dall’ammissione all’eucaristia dipendeva la posizione sociale del cristiano, l’opera dei religiosi, con la cura delle anime, la disciplina ecclesiastica e la predica, esercitava un’influenza che noi moderni non possiamo neanche più immaginare […] le forze religiose che si affermano in tale praxis hanno plasmato il «carattere popolare» in maniera decisiva e determinante.
read more »
Mi piace:
Mi piace Caricamento...
Posted in Sociologia | 4 Comments »
30 Luglio, 2024
by gabriella
Traggo da Quel che resta del mondo questa lirica del grande poeta cinese Du Fu 杜甫 , vissuto sotto la dinastia Tang.
Du Fu nacque infatti nel 712, nei pressi di Luoyang (Henan) dove, quale figlio di un funzionario di rango inferiore, fu educato alla cultura dei classici secondo la visione confuciana del compito dei funzionari mandarini.
Nel mese ottavo una burrasca d’autunno
Tolse al mio tetto tre strati di paglia;
Dappertutto le sparse; sopra il fiume,
Sulle due rive, dentro la palude,
In alto sopra gli alberi.
E dai dintorni vennero ragazzi
A frotte, che vedendomi
Vecchio e debole, mi portaron via
La paglia sotto gli occhi; la rubavano
E tra i loro canneti di bambù
L’ammucchiavano lesti. Ed io cercavo
Di fermarli, ma invano: non bastava
La mia voce.
read more »
43.11070112.389172
Mi piace:
Mi piace Caricamento...
Posted in Poesia | 1 Comment »
21 Gennaio, 2023
by gabriella
Tratto da Academia. edu la bella analisi di Pietro Piro su Riff Raff, Bubble e Non è ancora domani. Questi film , come scrive sempre Piro nel finale, possono essere utili per tracciare una mappa del processo di disumanizzazione radicale che attraversa il nostro tempo informandolo e modellandolo alla luce di un’alienazione sempre più realizzata e completa.
In una società a rischio, caratterizzata da biografie di questo
tipo, la possibilità di scivolare e cadere sono sempre in
agguato, nonostante la sicurezza e il benessere apparenti. Di
qui derivano l’ansia e il timore che pervadono anche i ceti
sociali più elevati, tendenzialmente benestanti.
U. Beck, Costruire la propria vita
La povertà è una anomalia per i ricchi. È difficile capire
perché la gente che vuole mangiare non suona la campanella
per far portare la cena.
Walter Bagehot
Nel 1991 Kean Loach vinceva con il film Riff Raff (1991) il premio della critica internazionale al festival di Cannes. Un film duro, essenziale, impegnato. Il tema del film è arcinoto. Un ex galeotto dal fisico minuto e nervoso, approda in un cantiere edile dove i cosiddetti diritti dei lavoratori sono 2 sistematicamente calpestati.
read more »
Mi piace:
Mi piace Caricamento...
Posted in Sociologia | Commenti disabilitati su Pietro Piro, Tre film su lavoro, alienazione, solidarietà
4 Giugno, 2019
by gabriella
sinapsi
Quella descritta in questi articoli di Stefania Medetti e di Jan Mazza è la nuova frontiera della diseguaglianza cognitiva.
Dopo gli studi degli anni 60 e 70 sul divario cognitivo basato sulla parola e sull’uso di codici linguistici estesi o ristretti, si apre oggi un altro scenario, potenzialmente distopico, inaugurato dalla diminuzione delle possibilità di accesso all’alta formazione e dominato dalla disponibilità futura di mezzi chimici, genetici e informatici di potenziamento della performance intellettuale.
Sotto, una riduzione didattica dell’articolo uscito su Pandora. Rivista di Teoria e Politica: indice, titoli, immagini e facilitatori di lettura sono miei.
Indice
1. Stefania Medetti, Soldi e capacità cognitive: ecco come il reddito influenza il cervello
1.1 La ricerca dell’Università del Texas
1.2 La preoccupazione influenza le funzioni cognitive
1.3 Il reddito della famiglia conta più dell’istruzione
2. Jan Mazza, I poveri sono stupidi? Diseguaglianze cognitive, una minaccia per la democrazia?
2.1 Il tema della disuguaglianza
2.2 Le diseguaglianze cognitive
2.2.1 Meritocrazia e diseguaglianze «giuste»
2.2.2 Diseguaglianze cognitive e smartdrugs
2.2.3 Diseguaglianze cognitive e ingegneria genetica
2.2.4 Diseguaglianze cognitive e protesi esterne
2.3 Uno scenario distopico e una possibile alternativa
1. Soldi e capacità cognitive: ecco come il reddito influenza cervello
Articolo pubblicato su D di Repubblica il 31 ottobre 2018.
1.1 La ricerca dell’Università del Texas
La povertà comporta paura, stress e talvolta depressione. Lo ha detto J.K. Rawling durante il suo celebre commencement speech all’Università di Harvard.
read more »
Mi piace:
Mi piace Caricamento...
Posted in Pedagogia, Psicologia, Sociologia | Commenti disabilitati su I poveri sono stupidi? Disuguaglianze cognitive e reddito
25 Gennaio, 2018
by gabriella
Più dell’80% della ricchezza prodotta tra marzo 2016 e marzo 2017 è finito in tasca all’1% più ricco della popolazione mondiale. Al 50% più povero, circa 3,7 miliardi di persone, non è arrivato nulla.
Sono solo alcuni dei dati pubblicati nell’ultimo rapporto dell’Oxfam, una confederazione internazionale di organizzazioni non profit, che mostrano come le disuguaglianze economiche e sociali si stiano ampliando nel nostro pianeta. Tratto da Repubblica.it.
Mi piace:
Mi piace Caricamento...
Posted in Economia, Sociologia | Commenti disabilitati su Rapporto Oxfam 2018
16 Gennaio, 2017
by gabriella
Alcuni articoli sulle ragioni della diseguaglianza e sull’aumento vertiginoso della concentrazione di ricchezza (e conseguente aumento della povertà) dal 2007 ad oggi. Apre la raccolta Wealth inequality in America, un’illuminante infografica che mostra la difficoltà del pubblico a percepire l’entità della diseguaglianza economica. A seguire un articolo sull’Indice di Gini, uno strumento statistico di misurazione della diseguaglianza.
In coda, una cronaca dell’impoverimento mondiale, realizzata con contributi tratti da quotidiani, rapporti Istat e Oxfam e trasmissioni televisive, organizzati in ordine cronologico: 2009 – 2013 – 2014 – 2015 – 2016 – 2017 . Il Corriere del 28 aprile 2017, La concentrazione della ricchezza? Oggi come il Medioevo.
Wealth Inequality in America
Un video TDC evidenzia l’enorme distanza tra la differenza di ricchezza reale e quella percepita dagli americani, mostrando come l’opinione pubblica abbia difficoltà a rappresentarsi l’ampiezza della diseguaglianza economica e, conseguentemente, a valutare l’equità delle politiche di distribuzione della ricchezza (fiscalità generale, servizi sociali, ecc.).
https://scuola2030.indire.it/
http://asvis.it/goal10
L’indice di Gini
Il coefficiente di Gini, introdotto dallo statistico italiano Corrado Gini[1], è una misura della diseguaglianza di una distribuzione. È spesso usato come indice di concentrazione per misurare la diseguaglianza nella distribuzione del reddito o anche della ricchezza [nell’immagine, la rappresentazione delle diseguaglianze nella distribuzione della ricchezza di tutti i paesi del mondo nel 2009].
read more »
Mi piace:
Mi piace Caricamento...
Posted in Filosofia, Sociologia | Commenti disabilitati su La diseguaglianza economica
12 Dicembre, 2016
by gabriella
La giornalista de La Stampa, Linda Laura Sabbadini analizza il declino del reddito da lavoro e la crisi del modello familiare patriarcale del maschio breadwinner.
Il modello del padre che mantiene moglie e figli non è sostenibile: dal 2005 al 2015 l’incidenza della povertà assoluta tra gli operai è triplicata. Per molti lavoratori il fatto di avere un posto non garantisce un reddito sufficiente a mantenere la famiglia.
La crisi sociale è più lunga della crisi economica. Uscire dalla recessione non vuol dire che la crisi sia finita. Quanta disoccupazione è stata riassorbita? Quanto dell’aumento della povertà assoluta, dei più poveri tra i poveri, si è recuperata?
Partiamo dalla disoccupazione. Dopo essere cresciuta ininterrottamente dal 2007, da circa 1 milione e mezzo, la disoccupazione ha raggiunto il picco nel quarto trimestre del 2014 di 3 milioni 267 mila persone, per poi diminuire. Siamo, comunque, a 2 milioni 987 mila nel terzo trimestre del 2016. La disoccupazione di lunga durata, da 12 mesi in su, pur essendo diminuita, coinvolge 1 milione 600 mila persone, più del 50% dei disoccupati. Elemento, questo, che va considerato con attenzione, perché più a lungo si protrae lo stato di disoccupazione, più è difficile uscirne e rimettersi in gioco sul mercato del lavoro.
I disoccupati sono molti tra i giovani, ma non dobbiamo dimenticarci di quelli adulti o ultracinquantenni, che , seppure di meno, hanno maggiori difficoltà, a causa dell’età, a rientrare nel mercato del lavoro e che spesso vivono in famiglie in cui solo loro percepivano un reddito. Certo, gli occupati sono cresciuti di 570 mila unità dall’inizio del 2014, ma ancora non abbastanza per riassorbire una parte importante della disoccupazione, anche perché una parte della crescita è imputabile alla maggiore permanenza degli ultracinquantenni nel mondo del lavoro. E comunque la crescita dell’occupazione non è stata sufficiente in questi anni a far diminuire la povertà assoluta , o perché trattasi comunque di occupati a basso reddito in famiglie con bisogni più alti, o perché una parte dell’occupazione è cresciuta per persone che vivono in famiglie non povere, aumentando così la polarizzazione.
read more »
Mi piace:
Mi piace Caricamento...
Posted in Sociologia | 2 Comments »
30 Maggio, 2016
by gabriella
I dati sottostanti, tratti da fonti diverse (Le Monde Diplomatique e Openpolis) mostrano i macroscopici cambiamenti emersi sul piano delle opportunità, della distribuzione del reddito, del lavoro e dello svantaggio sociale in Europa dal 2007 al 2014.
Il grafico Richesse et pauvreté inquadra la drastica riduzione della redditività del lavoro in Europa dal 2005 al 2013: si nota, infatti che, dal 2006 il tasso di povertà è cresciuto costantemente, insieme al prodotto interno lordo (PIL) – ad eccezione della recessione del 2009 – e contemporaneamente al crollo del tasso di disoccupazione, il che mostra semplicemente lo spostamento della ricchezza in una sfera diversa dal lavoro e la rilevanza del fenomeno dei working poors. La situazione fotografata nel 2013 mostra il tasso di povertà al 16,1%, nonostante il crollo del tasso di disoccupazione al 7,7%, il valore più basso dal 2005.
* è definito povero chi possiede un reddito inferiore al 60% del reddito medio dopo trasferimenti sociali (sussidi, assegni esistenti nei diversi paesi europei)
read more »
Mi piace:
Mi piace Caricamento...
Posted in Sociologia | Commenti disabilitati su Lavoro e povertà dopo la crisi
9 Luglio, 2015
by gabriella
Freud nel suo studio
L’introduzione di Bauman a La società dell’incertezza, Bologna, Il Mulino, 1999, pp. 7-25.
Nel 1929 comparve a Vienna Das Unbehagen in der Kultur, un saggio che inizialmente doveva essere intitolato Das Unglück in der Kultur. Il suo autore era Sigmund Freud. In italiano l’opera è nota come Il disagio della civiltà (Torino, Boringhieri, 1978). La stimolante e provocante lettura freudiana delle pratiche della modernità entrò nella coscienza collettiva e finì per strutturare profondamente il modo di valutare le conseguenze (intenzionali e non) dell’avventura moderna. Anche se Freud aveva preferito parlare di Kultur o di «civiltà», sappiamo ora che il libro riguarda la storia della modernità; solo la società moderna era in grado di pensare se stessa come fermento «culturale» o «civilizzatore» e di agire sulla base di questa autocomprensione producendo gli esiti che Freud si proponeva di indagare; per questo motivo, l’espressione «civiltà moderna» è pleonastica.
read more »
Mi piace:
Mi piace Caricamento...
Posted in Sociologia | Commenti disabilitati su Zygmunt Bauman, Il disagio della postmodernità
Commenti recenti