Archive for Dicembre, 2017

27 Dicembre, 2017

Adriano Prosperi, Dalla proprietà comune alla proprietà privata

by gabriella

Adriano Prosperi racconta il passaggio dalle gestione comune della terra, proprio dell’età premoderna, a quello privato, tipico della modernità, evidenziando come, insieme con i commons, tramonti l’intero mondo delle relazioni e delle misure di protezione feudali. Tratto da Storia moderna e contemporanea, Torino, Einaudi, vol. I, pp. 435-442.

Contro la minaccia della fame, la comunità si organizza­va in vario modo: in primo luogo, con un’accorta gestione delle proprietà comuni. Erano boschi, dove tutti potevano raccogliere legna e  andare a caccia; prati, per mandare al pa­scolo il bestiame; fiumi e laghi, dove si poteva pescare; cam­pi, per coltivare cereali.

C’erano contadini che non posse­devano terra e che vivevano lavorando nei campi altrui al­l’epoca dei raccolti: si costruivano una capanna, sui terreni comuni, dove potevano allevare qualche animale e racco­gliere legna; poi c’era chi possedeva un po’ di terra e ma­gari anche un animale da tiro e un aratro; e c’erano pro­prietari di grandi appezzamenti che per di più prendevano in affitto terre di grandi tenute nobiliari. Ma c’era un’organizzazione collettiva dello sfruttamento del suolo: le greggi che raccoglievano animali di diversi proprietari poteva­no essere affidate a un solo pastore che le portava al pascolo; la rotazione delle colture era fatta di comune accordo, in modo da garantire una maggiore probabilità di salvare un raccolto adeguato dalle incerte vicende della stagione; infine, la sistemazione delle strade e dei corsi d ’ acqua era frutto di lavoro collettivo. Ma perfino i terreni che appar­tenevano a un solo proprietario non erano considerati suo bene esclusivo: una volta raccolta la messe, tutti  potevano entrare nel campo e raccogliere quel che era sfuggito al pa­drone: la «spigolatura» e poi il pascolo (in Francia, la «vaine pâture») erano un diritto dei poveri e per questo i campi non dovevano essere chiusi da recinzioni.

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27 Dicembre, 2017

Gerrard Winstanley, A DECLARATION from the poor oppressed people of ENGLAND, 1649

by gabriella

We whose names are subscribed, do in the name of all the poor oppressed people in England, declare unto you, that call your selves lords of Manors, and Lords of the Land, That in regard the King of Righteousness, our Maker, hath inlightened our hearts so far, as to see, That the earth was not made purposely for you, to be Lords of it, and we to be your Slaves, Servants, and Beggers; but it was made to be a common Livelihood to all, without respect of persons: And that your buying and selling of Land, and the Fruits of it, one to another, is The cursed thing, and was brought in by War; which hath, and still does establish murder, and theft, In the hands of some branches of Mankinde over others, which is the greatest outward burden, and unrighteous power, that the Creation groans under:

For the power of inclosing Land, and owning Propriety, was brought into the Creation by your Ancestors by the Sword; which first did murther their fellow Creatures, Men, and after plunder or steal away their Land, and left this Land successively to you, their Children. And therefore, though you did not kill or theeve, yet you hold that cursed thing in your hand, by the power of the Sword; and so you justifie the wicked deeds of your Fathers; and that sin of your Fathers, shall be visited upon the Head of you, and your Children, to the third and fourth Generation, and longer too, till your bloody and theeving power be rooted out of the Land.

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27 Dicembre, 2017

Jack London, La proprietà privata contro la persona umana

by gabriella

La proprietà privata contro la persona umana è una sezione de Il popolo dell’abisso, un racconto del 1903 in cui London ha racchiuso le osservazioni raccolte nell’inchiesta sull’Est End londinese condotta travestito da barbone, tra i lavoratori poveri delle wet shop londinesi.

Muovendosi tra letteratura e giornalismo, London ha scagliato un potente atto d’accusa contro il “glorioso” Impero Britannico e l’ipocrisia delle classi agiate, decostruendo l’ideologia puritana che voleva i poveri colpevoli del loro destino, perché intenti, pigri e inoperosi, a crogiolarsi nella «bella vita». Il frammento è tratto da Ad alta voce, trasmissione radiofonica pomeridiana di Rai 3 inclusa in Fahrenheit. La vece recitante è di Graziano Piazza.

In coda un’illustrazione del contenuto delle studentesse della 4F.

I contenuti del testo

26 Dicembre, 2017

Zoltan Zigegy, Diritti umani: una prospettiva marxiana

by gabriella

Questa Human Rights: A marxian perspective è un’avvincente storia dei diritti umani scritta dal punto di vista dei suoi detrattori marxisti. L’approccio di Zoltan Zigedy è ben rappresentato da una delle considerazioni finali, quando osserva:

È imperativo comprendere che i classici diritti umani borghesi, intesi come diritti negativi, ovvero quali diritti formali e procedurali alla libertà, hanno poco da offrire a coloro che non detengono i mezzi per godere della protezione che garantiscono.

La loro celebrazione da parte delle classi relativamente benestanti – quelle medio alte, in particolare delle nazioni economicamente avvantaggiate – non è condivisa da quanti sono in condizione di inferiorità economica. Tuttavia, ciò non toglie niente al loro valore. Così come le grandi ed uniche opere d’arte, chiunque è in grado di apprezzarne l’esistenza, ma pochi ne traggono conforto nella lotta quotidiana per la vita.

Il saggio è stato pubblicato su PhilosophersForChange.org e tradotto da SinistraInRete. Ne propongo una versione rivisitata e resa un po’ più leggibile per giovani lettori liceali, come prosecuzione della riflessione sull’eguaglianza sostanziale (da Jacques Roux all’art. 3 comma 2 C.I.) contenuta nello studio sulla modernizzazione.

Cronache di Froissart, La morte di Wat Tyler

Per quasi trecentocinquanta anni, i diritti umani sono stati un importante, se non dominante, strumento dell’impegno mirante alla giustizia sociale. [….]

Prima del XVII secolo, la giustizia sociale veniva promossa, il più delle volte, attraverso una lingua diversa da quella dei diritti umani. Se bisogna dare credito alle Chroniques di Froissart, le Jacquerie della campagna francese ed i contadini inglesi coinvolti nella rivolta del 1381 non possedevano una vera e propria nozione di diritti umani universali. […] Essi non reclamavano i propri diritti – poiché non ne avevano conoscenza – bensì equità e un trattamento umano.

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22 Dicembre, 2017

George Gordon Byron, Discorso sul luddismo

by gabriella
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George Gordon Byron (1788 – 1824)

Nel 1812, allarmato dal dilagare degli episodi di luddismo, il governo inglese decise di emanare il famigerato Frame Breaking Bill che infliggeva la pena capitale a chi distruggeva i telai meccanici, reato fino ad allora punito con la deportazione da sette a quattordici anni. La legge venne approvata a grande maggioranza da un Parlamento preoccupato dall’estensione della rivolta popolare.

Alla Camera dei Lord l’unica voce contraria fu quella del poeta Lord Byron, che il 27 febbraio 1812 pronunciò uno storico discorso in cui si scagliava contro la crudeltà di una legge che trascurava di soccorrere un popolo allo stremo e ne inaspriva la condizione con la violenza degna di «una giuria di becchini e un giudice servo».

Il testo è tratto da Opere di Lord Byron voltate dall’originale inglese in prosa italiana da Carlo Rusconi [Padova, 1842, pp. 171-174] di cui ho riformulato la traduzione, ormai antiquata.

«Alcuni pensarono, senza dubbio, che è scioccante
quando la fame invoca e la povertà geme
che la vita sia valutata ancor meno di una merce
E che rompere un telaio
conduca a rompere le ossa .
Se almeno questo mostrasse d’essere, lo spero, un segno
(e chi rifiuterebbe di condividere questa speranza)
che le carcasse degli sciocchi saranno le prime ad essere rotte.
Di quelli che, quando gli si domanda un rimedio,
Raccomandano una corda».
George Gordon Byron,

Signori,

il soggetto sottoposto in questo momento per la prima volta alle Signorie Vostre, sebbene nuovo per la Camera, non lo è certo per il paese. Questa controversia aveva attirato l’attenzione di ogni tipo di persone, prima che venisse a quella dei legislatori, i quali erano i soli a poter intervenire in modo davvero utile. Benché straniero non solo a questa Camera, ma anche a quasi tutti quelli di cui oso implorare l’attenzione, la conoscenza personale che ho delle sciagure della contea di cui ci stiamo occupando, mi spinge a reclamare l’indulgenza delle Signorie Vostre, per le ragioni che ho da sottoporvi in questa materia alla quale, lo confesso, mi sento assai interessato.
22 Dicembre, 2017

La giornata dell’Australia

by gabriella

L’articolo che il giornalista John Pilger ha dedicato alla Giornata dell’Australia, la manifestazione commemorativa della colonizzazione dell’isola, iniziata il 26 gennaio 1788. Tratto dal blog di Mauro Poggi.

Il 26 gennaio in Australia si celebra uno dei più tristi giorni nella storia dell’umanità. È “un giorno per le famiglie”, dice il magnate dell’editoria Rupert Murdoch. Vengono distribuite bandiere nelle strade, si indossano buffi cappelli. La gente manifesta il proprio orgoglio di comunità, la propria gratitudine.

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22 Dicembre, 2017

André Gorz, L’invenzione del lavoro

by gabriella

André-GorzIn queste pagine, tratte da Metamorfosi del lavoro [Métamorphoses du travail. Quête du sens Critique de la raison économique, 1988, trad. it. Bollati, 1992, pp. 21-32] Gorz illustra la grande trasformazione dell’industrialismo con la quale «l’attività produttiva si separava dal suo senso, dalle sue motivazioni e dal suo oggetto per diventare il semplice mezzo per guadagnare un salario, cessa[ndo] di far parte della vita per diventare il mezzo per “guadagnarsi da vivere”».

Gorz getta lo sguardo su un meccanismo di alienazione tanto quanto di soggettivazione, nella fase storica in cui, come osserva in un altro scritto, a partire dagli anni ’80 «stiamo uscendo dalla società del lavoro senza crearne nessun’altra».

 

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20 Dicembre, 2017

Lettura e dispersione scolastica

by gabriella

dropoutUna ricognizione del problema del Dropout o dispersione scolastica e i risultati dell’indagine condotta nel nostro Liceo nell’a.s. 2015/2016 in collaborazione con la cattedra di Pedagogia sperimentale del Dipartimento di Filosofia e Scienze umane dell’UniPg.

Il progetto Schola del Dipartimento di Filosofia a cui la scuola ha partecipato nell’a.s. 2016/17.

La videolezione TED (con testo italiano) di Ken Robinson: How to escape education’s death valley.

In coda i materiali del convegno su Lettura e dispersione scolastica tenutosi il 20 dicembre 2017 presso il Dipartimento di Filosofia e Scienze umane (FISSUF) dell’Università di Perugia.

I cosiddetti dropout sono studenti rinunciatari che, per diverse ragioni, si sono ritirati dagli Istituti scolastici. Il termine drop-out, infatti, significa “caduti fuori”, e si riferisce appunto a quei ragazzi che “abbandonano”. Per “abbandono scolastico” si intende l’abbandono dell’istruzione e della formazione prima del completamento dell’istruzione secondaria superiore o dei suoi equivalenti nella formazione professionale.

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20 Dicembre, 2017

Kant e l’ascensore. E’ possibile un’etica della libertà? Cioè un mondo giusto senza regole, prescrizioni e autorità?

by gabriella

KantstudentiDa qualche anno, affrontando l’etica kantiana, propongo ai miei studenti un delicato quesito morale: è giusto prendere l’ascensore della scuola (l’uso è stato riservato dalla Preside al personale scolastico e alla disabilità motoria, ma molti studenti lo violano)? E’ libero chi lo fa?

Tra gli ottimi lavori di quest’anno c’è quello di Rita che insiste socraticamente sull’universalità della ragione umana e sulla possibilità di diventare autonomi obbedendo solo ad essa, dunque a se stessi. Tra quelli di due anni fa c’è quello di Lucrezia che osserva quanto sia difficile uscire dallo stato di minorità ed eterodirezione a causa della tutela educativa imposta da piccoli e diventata un’abitudine; quello di Sonia che scandisce con precisione la differenza tra massima e imperativo, cioè tra un comportamento che si impone per sé, necessariamente, e ciò che giova solo al singolo, e quello di Benedetta, che analizza non tanto la minorità diffusa e soffocante, ma la naturale libertà e razionalità dell’uomo, quale possibilità sempre (e per tutti) a portata di mano e da scegliere con coraggio.

 

Problema

Nella Risposta alla domanda Che cos’è l’Illuminismo, Kant oppone la minorità e l’eterodirezione al sapere e all’autonomia. Ma cosa vuol dire esattamente essere “autonomi”? Che rapporto c’è tra l’autonomia e il “fare di testa propria”? E’ autonomo chi agisce in base alla propria opinione?

Tenendo conto che, nella Critica della ragion pratica, Kant esprime questa relazione con il rapporto tra massime e imperativo categorico, esamina il caso dell’ascensore: nella nostra scuola è vietato agli studenti usare l’ascensore perché riservato agli insegnanti e a tutto il personale scolastico. Si tratta di una norma spesso disattesa. Perché alcuni studenti la violano? Con quale ragione? Si tratta di un comportamento autonomo, cioè libero, in senso proprio o no? Quale sarebbe il comportamento libero, rispetto al caso in questione? 

 

Materiali

Commento alla Critica della ragion pratica e Risposta alla domanda “Che cos’è l’Illuminismo”? in Kant, e Kant. L’educazione come umanizzazione.

Download (PPTX, 2.63MB)

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15 Dicembre, 2017

La fine della neutralità di Internet

by gabriella

L’Agenzia americana delle telecomunicazioni (FCC) ha autorizzato la differenziazione di velocità di traffico e costi per gli utenti Internet, abolendo uno dei principi fondamentali dell’architettura di Internet, quello della Net Neutrality, oggetto di una lunga battaglia delle associazioni per il diritto di parola (free speech). E’ l’avvento del controllo e della discriminazione in una rete fin qui libera e orizzontale.


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