BES: Bisogna Eliminare il Sostegno
Nel 2011, Fondazione Agnelli, Caritas e Associazione Treelle proponevano un radicale cambiamento nella filosofia del sostegno agli alunni portatori di bisogni educativi speciali (BES): tenerli in classe ad insegnare italiano e matematica ai ragazzi disabili era dispendioso e poco efficace – si sosteneva -, meglio creare una nuova entità burocratica, i Centri Risorse per l’Integrazione, sportelli unici dedicati ai bisogni educativi speciali anche al di fuori dell’orario scolastico.
Daniela Lucangeli, Learning disabilities: difficoltà vs disturbo
La conferenza sui disturbi dell’apprendimento tenuta a Perugia dalla professoressa Lucangeli (Univ. Padova) alla fine di maggio 2012, è stata tra gli interventi conclusivi della formazione per gli insegnanti umbri sulla Legge 170/2011. Proprio la sua collocazione al termine di un percorso che valorizzava gli strumenti della legge l’ha resa socraticamente preziosa, perché capace di mettere in crisi la credenza nella natura biologica di molte difficoltà d’apprendimento (qui le slide).
L’intervento di Daniela Lucangeli permette di capire che i ragazzi dislessici non hanno bisogno di strumenti burocratici per essere inclusi, ma che sono la scuola e l’insegnamento ad aver bisogno di strumenti e di potenziamento per includerli davvero. Al netto del risultato legislativo sui DSA si registra, al contrario, la tendenza ormai ventennale a togliere alla scuola sempre più mezzi e capacità di intervento educativo.
Apprendimento e cervello
Abbattere l’insuccesso scolastico, realizzare gli obiettivi scolastici e creare benessere.
Daniela Lucangeli
Fin dall’esempio con cui esordisce, appare evidente il rifiuto della professoressa Lucangeli di aderire al biologicismo delle neuroscienze. Un museo espone in una teca otto cervelli, una targa ricorda a lato che sono appartenuti a quattro scienziati e quattro criminali, ma la loro struttura e fisionomia esteriore sono identiche: né il crimine, né il genio sono dunque nel nostro cervello [si veda per questo Alva Noë, Perché non siamo il nostro cervello, Nota mia].
Eva Benso, Gli adolescenti DSA non sono perduti
Una diagnosi precoce è sempre auspicabile, ma se ciò non fosse stato possibile, cosa si può fare?
Attraverso i training integrati (clicca qui per sapere cosa sono) anche ragazzi e adolescenti che frequentano le scuole medie e superiori possono migliorare le sillabe al secondo. Ciò che gioca un ruolo fondamentale, a questa età, è la motivazione.
I training necessitano di una certa fatica e di una certa quantità di tempo (1/2 volte a settimana). Risulta quindi più difficile, rispetto ad un bambino, far accettare ad un adolescente, in parte già autonomo e con i numerosi impegni della sua età, il fatto di percorrere questa strada.
Ecco, qui di seguito, un caso di 17/18 anni:
Quest’esempio, insieme ad altri casi, è stato pubblicato sul libro Sistema attentivo-esecutivo e lettura di Francesco Benso e sul mio La dislessia).
Come potete notare, dopo un anno, vi è un miglioramento di quasi 1,14 sill/sec (sillabe al secondo) per il brano, di 1,21 sill/sec nelle parole e di 0,49 nelle non parole. Vi ricordo che un dislessico guadagna naturalmente ogni anno solo 0,29 sill/sec in media.
tratto da: http://www.pianetadislessia.com
Indice
Introduzione
Primo capitolo
Consigli per l’uso dei compensativi/dispensativi
- Non sempre tali strumenti sono accolti positivamente dal bambino/ragazzo. Sarà pertanto cura degli insegnanti, in stretta collaborazione con i genitori e gli specialisti del settore, valutare quali possono essere le strategie migliori per agevolare l’alunno senza incidere sulla sua autostima e sul rapporto con i compagni;
- Gli strumenti non sono applicabili a tutti i bambini (vedere post i dislessici sono tutti diversi). Ad esempio, l’utilizzo delle mappe concettuali (molto utili in diversi casi) per bambini con problemi visuo-spaziali e percettivi, può portare ad ulteriori complicazioni, invece che essere d’aiuto.
- Le famiglie e i bambini, una volta accettate o volute queste “agevolazioni” non dovrebbero perdere di vista l’obiettivo primario: la futura autonomia nello studio, raggiungibile grazie ai training.
Nicoletta Staffa, La rilevazione delle difficoltà di lettura e scrittura nella scuola secondaria di secondo grado
A oggi, sono poche le esperienze di rilevazione “a tappeto” delle difficoltà, effettuate alla scuola secondaria di secondo grado. Questo sia perché il problema dislessia è stato affrontato finora soprattutto nella scuola primaria e secondaria di primo grado (si pensi per esempio agli screening condotti anche sui prerequisiti della letto-scrittura per rilevare il rischio di dislessia), sia perché non è semplice trovare un modello di rilevazione efficace e con un buon rapporto costi-benefici, adatto a rilevare le difficoltà in una fascia d’età complessa come l’adolescenza.
Gli strumenti valutativi che abbiamo a disposizione per questa fascia di scolarità sono pochi e solo recentemente in Italia vengono portate avanti standardizzazioni per le superiori e per l’università (si veda ad esempio il lavoro condotto da Judica e De Luca della Fondazione Santa Lucia, IRCCS di Roma nel 2005 o il lavoro condotto dal dott. Ghidoni e coli, nel Laboratorio di Neuropsicologia dell’Arcispedale S.Maria Nuova di Reggio Emilia). Tuttavia, abbiamo a disposizione alcune ricerche e conoscenze che ci consentono almeno di fornire indicazioni utili per valutare le abilità di lettura, scrittura e calcolo e la comprensione dei testi.
Perché è utile la rilevazione anche alle scuole secondarie di secondo grado?
Per comprendere l’importanza della rilevazione delle difficoltà nella scuola secondaria di secondo grado, partiamo da alcuni dati: in Italia, si stima che il 3-5% della popolazione in età scolare presenti una disturbo specifico dell’apprendimento. Recenti ricerche condotte in Istituti superiori in Italia (Roberto, Pianta e Stella, 2005) mostrano una incidenza media del rischio di dislessia del 6,48%, con differenze dal 10,59% degli istituti professionali al 1,41% dei licei; sembra quindi che non solo il disturbo permanga nel tempo, ma si aggravi, presumibilmente per la maggiore necessità di leggere unita alla complessità del periodo adolescenziale.
Lo screening per il rilevamento dei DSA nella scuola secondaria superiore. La dislessia nella scuola secondaria di secondo grado
Con il termine screening si intende una metodologia di rilevazione che è in grado di predire un disturbo sulla base della presenza di un segno critico selezionato in precedenza (test predittivo). Il test predittivo misura un fattore di rischio per il disturbo ed è basato sull’assunzione che il risultato del test indica una condizione di rischio che causa una condizione di disturbo.
Lo screening non ha le pretese di evidenziare in modo inequivocabile un disturbo, ma di individuare, con buon livello di attendibilità, i soggetti a rischio di un determinato disturbo. Non si tratta di effettuare una diagnosi, ma piuttosto di indirizzare ad uno studio diagnostico una popolazione che presenta alcuni indici caratterizzanti. Per essere efficace un test di screening deve essere semplice, rapido da somministrare e poco costoso, sia in termini di strumentazione che di impiego di risorse specialistiche.
A.Paoletti, G.Stella, Indici qualitativi di rischio negli screening sui disturbi specifici di apprendimento, “Dislessia “,vol. I, gennaio 2008.
I disturbi specifici d’apprendimento. Settimana dell’educazione specializzata, dell’autismo, della dislessia, della sindrome da deficit di attenzione e della sensibilizzazione
È la settimana dell’educazione specializzata, dell’autismo, della SDA (sindrome del deficit dell’attenzione), dislessia e della sensibilizzazione. È in onore di tutti i bambini che lottano tutti i giorni per averla vinta, come per coloro che li aiutano e li supportano … …. Grazie”
Questo è il messaggio circolato in rete durante la prima settimana di scuola [altre informazioni sul blog didattico di Gabriella Raffaele].
Per un‘introduzione scientifica ai disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) con particolare riguardo alla dislessia e alla discalculia si può leggere l’articolo di Giacomo Stella in Annali della Pubblica Istruzione 2/2010, pp. 3-18. Sulla didattica e la pedagogia inclusiva, si può vedere sempre nella stessa pubblicazione, l’articolo di Trisciuzzi, Zappaterra, Dislessia, disgrafia e didattica inclusiva, pp. 51-76. Per una guida alla compilazione del Piano Didattico Personalizzato e alle strategie da includere per i ragazzi con DSA vedere, invece, l’articolo di Simoneschi (pp. 89-98).
Linee guida MIUR sui DSA del 12 luglio 2011.
Alla fine dell’anno scorso, il dibattito intorno ai DSA si è animato con l’intervento del direttore dell’IdO, Federico Bianchi di Castelbianco, e la secca replica di Giacomo Stella che un lettore ha postato in questo blog, sotto l’articolo, nell’area commenti.
A. Paoletti, G. Stella, Lo screening per il rilevamento dei DSA nella scuola secondaria superiore, in Indici qualitativi di rischio negli screening sui disturbi specifici di apprendimento, “Dislessia “,vol. I, gennaio 2008.
Nicoletta Staffa, La rilevazione delle difficoltà di lettura e scrittura nella scuola secondaria di secondo grado
Il disturbo specifico di comprensione del testo
Scheda guida per la lettura e comprensione del testo
Il Piano Didattico Personalizzato (PDP)
Strategie didattiche per i DSA
Daniela Lucangeli, Learning disabilities: difficoltà vs disturbo
Il potenziamento delle abilità di base (o metodo di studio): 1. Saper leggere; 2. Riassumere; 3. Prendere appunti; 4. Memorizzare efficacemente
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