L’articolo che il giornalista John Pilger ha dedicato alla Giornata dell’Australia, la manifestazione commemorativa della colonizzazione dell’isola, iniziata il 26 gennaio 1788. Tratto dal blog di Mauro Poggi.
Il 26 gennaio in Australia si celebra uno dei più tristi giorni nella storia dell’umanità. È “un giorno per le famiglie”, dice il magnate dell’editoria Rupert Murdoch. Vengono distribuite bandiere nelle strade, si indossano buffi cappelli. La gente manifesta il proprio orgoglio di comunità, la propria gratitudine.
In queste pagine, tratte da Metamorfosi del lavoro [Métamorphoses du travail. Quête du sens Critique de la raison économique, 1988, trad. it. Bollati, 1992, pp. 21-32] Gorz illustra la grande trasformazione dell’industrialismocon la quale «l’attività produttiva si separava dal suo senso, dalle sue motivazioni e dal suo oggetto per diventare il semplice mezzo per guadagnare un salario, cessa[ndo] di far parte della vita per diventare il mezzo per “guadagnarsi da vivere”».
Gorz getta lo sguardo su un meccanismo di alienazionetanto quanto di soggettivazione, nella fase storica in cui, come osserva in un altro scritto, a partire dagli anni ’80 «stiamo uscendo dalla società del lavoro senza crearne nessun’altra».
Una ricognizione del problema del Dropout o dispersione scolastica e i risultati dell’indagine condotta nel nostro Liceo nell’a.s. 2015/2016 in collaborazione con la cattedra di Pedagogia sperimentale del Dipartimento di Filosofia e Scienze umane dell’UniPg.
Il progetto Schola del Dipartimento di Filosofia a cui la scuola ha partecipato nell’a.s. 2016/17.
La videolezione TED (con testo italiano) di Ken Robinson: How to escape education’s death valley.
In coda i materiali del convegno su Lettura e dispersione scolastica tenutosi il 20 dicembre 2017 presso il Dipartimento di Filosofia e Scienze umane (FISSUF) dell’Università di Perugia.
I cosiddetti dropout sono studenti rinunciatariche, per diverse ragioni, si sono ritirati dagli Istituti scolastici. Il termine drop-out, infatti, significa “caduti fuori”, e si riferisce appunto a quei ragazzi che “abbandonano”. Per “abbandono scolastico” si intende l’abbandono dell’istruzione e della formazione prima del completamento dell’istruzione secondaria superiore o dei suoi equivalenti nella formazione professionale.
Da qualche anno, affrontando l’etica kantiana, propongo ai miei studenti un delicato quesito morale: è giusto prendere l’ascensore della scuola (l’uso è stato riservato dalla Preside al personale scolastico e alla disabilità motoria, ma molti studenti lo violano)? E’ libero chi lo fa?
Tra gli ottimi lavori di quest’anno c’è quello di Rita che insiste socraticamente sull’universalità della ragione umana e sulla possibilità di diventare autonomi obbedendo solo ad essa, dunque a se stessi. Tra quelli di due anni fa c’è quello di Lucrezia che osserva quanto sia difficile uscire dallo stato di minorità ed eterodirezione a causa della tutela educativa imposta da piccoli e diventata un’abitudine; quello di Sonia che scandisce con precisione la differenza tra massima e imperativo, cioè tra un comportamento che si impone per sé, necessariamente, e ciò che giova solo al singolo, e quello di Benedetta, che analizza non tanto la minorità diffusa e soffocante, ma la naturale libertà e razionalità dell’uomo, quale possibilità sempre (e per tutti) a portata di mano e da scegliere con coraggio.
Problema
Nella Risposta alla domanda Che cos’è l’Illuminismo, Kant oppone la minorità e l’eterodirezione al sapere e all’autonomia. Ma cosa vuol dire esattamente essere “autonomi”? Che rapporto c’è tra l’autonomia e il “fare di testa propria”? E’ autonomo chi agisce in base alla propria opinione?
Tenendo conto che, nella Critica della ragion pratica, Kant esprime questa relazione con il rapporto tra massime e imperativo categorico, esamina il caso dell’ascensore: nella nostra scuola è vietato agli studenti usare l’ascensore perché riservato agli insegnanti e a tutto il personale scolastico. Si tratta di una norma spesso disattesa. Perché alcuni studenti la violano? Con quale ragione? Si tratta di un comportamento autonomo, cioè libero, in senso proprio o no? Quale sarebbe il comportamento libero, rispetto al caso in questione?
L’Agenzia americana delle telecomunicazioni (FCC) ha autorizzato la differenziazione di velocità di traffico e costi per gli utenti Internet, abolendo uno dei principi fondamentali dell’architettura di Internet, quello della Net Neutrality, oggetto di una lunga battaglia delle associazioni per il diritto di parola (freespeech). E’ l’avvento del controllo e della discriminazione in una rete fin qui libera e orizzontale.
Una traccia del tema di scienze umane sul tema dello sviluppo della personalità, creata da un intervento di Umberto Galimberti e un testo di Jung e impiegata in classe per la simulazione della seconda prova dell’esame di stato.
In coda lo schema dello svolgimento.
Lo sviluppo della personalità
PRIMA PARTE
Il candidato, avvalendosi anche della lettura e dell’analisi dei documenti riportati, illustri il tema dello sviluppo della personalità soffermandosi sui concetti di individuazione e autorealizzazione.
Nel decennale della strage, gli assassini sono ancora impuniti.
Giovanni Pignalosa, sopravvissuto al rogo della Thyssen, racconta l’incidente, la sagome annerite, le pelle sciolta, le voci degli operai bruciati che raccomandano i figli, la moglie, la famiglia. E quelle del giudice che lo ascolta e prova a rincuorarlo: «non si preoccupi, li manderemo tutti in galera» [la sentenza della Cassazione; il mandato di cattura].
La storia della notte tra il 5 e 6 dicembre 2007, quando gli operai del turno di notte si trovarono tra le fiamme con gli estintori scarichi e gli idranti non funzionanti. Di Ezio Mauro.
TORINO – “Turno di notte vuol dire che monti alle 22. Sono abituato. Quel mercoledì sera, il 5 dicembre, sono arrivato come sempre un quarto d’ora prima, ho posato la macchina, ho preso lo zainetto e sono entrato col mio tesserino: Pignalosa Giovanni, 37 anni, diplomato ragioniere, operaio alla Thyssen-Krupp, rimpiazzo, cioè jolly, reparto finitura. Salgo, guardo il lavoro che mi aspetta per la notte e vedo che ho solo un rotolo da fare”.
L’autore di Una scuola di classe recensisce il saggio di Christian Raimo sul ruolo della diseguaglianza nel nostro sistema scolastico. Tratto da Doppiozero.
Criticando i programmi di ‘educazione compensatoria’ apparsi nel secondo dopoguerra con l’obiettivo di sostenere gli studenti ‘culturalmente deprivati’ attraverso interventi di ‘arricchimento culturale’, il sociologo dell’educazione britannico Basil Bernstein titolava un suo articolo apparso sulla rivista New Society in questo modo:
Education cannot compensate for society.
Basil Bernstein (1924-2000)
La sua posizione può essere sintetizzata all’estremo in due punti. Uno. I promotori di questi programmi sorvolano sul fatto che gli studenti considerati ‘deficitari’ frequentano spesso scuole incapaci di garantire loro un ambiente d’apprendimento paragonabile a quello di cui possono godere gli studenti provenienti dai ceti più abbienti.
Due. Questi programmi assumono che l’uso della lingua e della cultura dei ceti dominanti sia l’unico criterio valido per valutare gli studenti. Bernstein, e con lui Michael Young – a cui si deve l’invenzione del termine ‘meritocrazia’ con cui titolava un suo saggio satirico-distopico, nel 1958 –, così come Pierre Bourdieu in Francia, sollecitavano dunque a ragionare sulle disuguaglianze di istruzione attraverso una riflessione sui modi attraverso cui le strutture sociali definiscono gerarchie di tipo linguistico-culturale e su come il sistema scolastico si presti, in modi più o meno consapevoli, a renderle legittime.
Sul tema è intervenuto un giovane universitario siciliano che ha telefonato a Prima pagina (8:20) per denunciare i tagli al diritto allo studio della Regione Sicilia.
A un anno dal terremotoche ha colpito l’Umbria e le Marche, la scuola dedica una giornata di riflessione alle misure di sicurezza nei luoghi pubblici, con una serie di interventi volti a stimolare la discussione tra gli studenti [il programma della giornata è in coda all’articolo].
Il mio è dedicato al dibattito settecentesco sul terremoto di Lisbona. Il disastro più celebre della storia europea avvia, infatti, una riflessione sulle catastrofi che costituisce uno spartiacque tra le teorie scientifiche e filosofiche intorno ai fenomeni naturali.
Nasce qui la meteorologia moderna e il radicamento di un nuovo pensiero eretico.
Indice
1. Lisbona, 1 Novembre 1755, h. 9.30 2. La filosofia delle catastrofi
2.1 Un nuovo punto di vista
1.Lisbona, 1° Novembre 1755, h. 9,30
È il primo novembre 1755, giorno di Ognissanti. Alle 9,40 del mattino, a Lisbona, le chiese sono affollate di gente e di ceri accesi per le celebrazioni liturgiche, quando tre scosse di terremoto (nono grado della scala Richter) che si susseguono per diciassette minuti fanno crollare i palazzi più grandi e le chiese, causando la fuga disordinata delle persone verso la costa e la foce del fiume Tago che credevano più sicure.
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