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15 Luglio, 2013

Scienze umane. Quinto liceo

by gabriella

I contenuti della didattica dell’ultimo anno di Sociologia, Antropologia e Pedagogia con alcuni percorsi interdisciplinari e le Indicazioni Nazionali. 

In coda le indicazioni ministeriali sul nuovo colloquio dell’esame di stato e temi di Cittadinanza e Costituzione.

 

Sociologia

La critica weberiana al materialismo storicoIndicazioni nazionali: In correlazione con gli studi storici e le altre scienze umane lo studente affronta i seguenti contenuti:

le diverse teorie sociologiche e i diversi modi di intendere individuo e società ad esse sottesi. Teorie e temi possono essere illustrati attraverso la lettura di pagine significative tratte dalle opere dei principali classici della sociologia quali Compte, Marx, Durkheim, Weber, Pareto, Parsons. E’ prevista la lettura di un classico del pensiero sociologico eventualmente anche in forma antologizzata.

alcuni problemi/concetti fondamentali della sociologia: l’istituzione, la socializzazione, la devianza, la mobilità sociale, la comunicazione e i mezzi di  comunicazione di massa, la secolarizzazione, la critica della società di massa, la società totalitaria, la società democratica, i processi di globalizzazione;

il contesto socio-culturale in cui nasce e si sviluppa il modello occidentale di welfare state;
– gli elementi essenziali dell’indagine sociologica “sul campo”, con particolare riferimento all’applicazione della sociologia all’ambito delle politiche di cura e di servizio alla persona: le politiche della salute, quelle per la famiglia e l’istruzione nonché l’attenzione ai disabili specialmente in ambito scolastico.

Per ciascuno di questi temi è prevista la lettura di pagine significative tratte da autori classici e contemporanei.

1. Socializzazione, devianza, stratificazione sociale e diseguaglianza nei classici della sociologia

1.1 Introduzione
1.2 Comte [Il potere è necessario e naturale]
1.3 Marx [Il Manifesto del Partito comunista]
1.4 Durkheim
1.5 Weber [L’ascesi intramondana e lo spirito del capitalismo]
1.6 Pareto
1.7 Parsons [Charles Wright Mills e la sociologia americana; L’immaginazione sociologica]

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11 Luglio, 2013

Maria Mantello, L’ateo, il credente, il chierico

by gabriella

L’articolo, uscito nel giugno 2006 sul Rasoio di Occam, spiega perché il mondo religioso continua a non tollerare la presenza dell’ateismo.

Indice

1. Giochi definitori in giogo religioso
2. La paura dell’ateismo
3. Globalizzazione cattolica e defezione democratica

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9 Luglio, 2013

Umberto Galimberti, Watzlawick

by gabriella
Watzlawick

Paul Watzlawick (1921 – 2007)

L’articolo dedicato da Galiberti a Watzlawick in occasione della morte, avvenuta nel 2007. La Repubblica, 04.04.2007.

Paul Watzlawick, morto ieri nella sua casa di Palo Alto in California all’età di 85 anni, è lo psicologo che meglio di tutti è riuscito a coniugare i problemi della psiche con quelli del pensiero e quindi a sollevare le tematiche psicologiche al livello che a loro compete, perché ad “ammalarsi” non è solo la nostra anima, ma anche le nostre idee che, quando sono sbagliate, intralciano e complicano la nostra vita Watzlawickrendendola infelice. E proprio Istruzioni per rendersi infelici, che Feltrinelli pubblicò nel 1984 facendo undici edizioni in due anni, è stato il libro che ha reso noto Watzlawick in Italia al grande pubblico.

Nato a Villach, in Austria, nel 1921, nel 1949 Watzlawick ha conseguito la laurea in lingue moderne e filosofia all’Università di Venezia. L’anno successivo prese a frequentare l’Istituto di Psicologia analitica di Zurigo dove nel 1954 conseguì il diploma di analista. Dal 1957 al 1960 ottenne la cattedra di psicoterapia presso l’Università di El Salvador e dal 1960 si trasferì al Mental Research Institute di Palo Alto dove lavorò con Don D. Jackson, Janet Helmick Beavin e Gregory Bateson, diventando il massimo studioso della pragmatica della comunicazione umana, delle teorie del cambiamento, del costruttivismo radicale e della teoria breve fondata sulla modificazione delle idee con cui ci costruiamo la nostra “immagine” del mondo, spesso dissonante con la “realtà” del mondo.

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7 Luglio, 2013

Karl Polanyi, La fallacia economicista

by gabriella

Karl-PolanyiTratto da K. Polanyi, The Livelihood of Man (1971) trad. it. La sussistenza dell’uomo, Einaudi, Torino, 1983, pp. 28-36 e 42-47.

Il passo cruciale fu costituito dalla trasformazione del lavoro e della terra in merci; ossia, essi furono trattati come se fossero stati prodotti per essere venduti. Naturalmente essi non erano propriamente merci, poiché non erano affatto prodotti (come la terra), oppure lo erano ma non a scopo di vendita (come il lavoro).
Eppure non fu mai escogitata finzione più efficace […].
La vera portata di un passo del genere può essere valutata se teniamo presente che «lavoro» e «terra» non sono altro che modi alternativi di definire, rispettivamente, l’uomo e la natura. La finzione della merce affidò il destino dell’uomo e della natura al giuoco di un automa che si muoveva nelle sue guide ed era governato dalle sue leggi.

Karl Polanyi

Gli sforzi compiuti per giungere ad una visione più realistica del problema generale posto alla nostra generazione dalla sussistenza umana si imbattono fin dall’inizio in un ostacolo formidabile: un’abitudine mentale inveterata caratteristica delle condizioni di vita di quel tipo di economia che il secolo XIX ha creato in tutte le società industrializzate. Questa mentalità si esprime nel modo di ragionare legato alle pratiche di mercato. In questo capitolo sarà nostro compito rilevare preliminarmente le falla cui quel modo di pensare ha dato origine e, incidentalmente, spiegare alcune delle ragioni per cui queste fallacie hanno influenzato così capillarmente il pensiero delle nostre società.

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7 Luglio, 2013

Karl Polanyi, La società di mercato

by gabriella

Il banchiere e sua moglie, 1514 [particolare] - particolareTratto da Per un nuovo occidente che raccoglie testi di Polany scritti dal 1919 al 1958 [Il Saggiatore, 2013]. Grazie a Ilaria Monti per la segnalazione.

La società nella quale viviamo, a differenza delle società tribali, ancestrali o feudali, è una società di mercato.

L’istituzione del mercato costituisce qui l’organizzazione di base della comunità. Il legame di sangue, il culto degli antenati, la fedeltà feudale sono sostituiti dalle relazioni di mercato. Una siffatta condizione è nuova, in quanto un meccanismo istituzionalizzato offerta/ domanda/ prezzo, ossia un mercato, non è mai stato nulla più che una caratteristica secondaria della vita sociale.

Al contrario, gli elementi del sistema economico si trovavano, di regola, incorporati in sistemi diversi dalle relazioni economiche, come la parentela, la religione o il carisma. I moventi che spingevano gli individui a prendere parte alle istituzioni economiche non erano, solitamente, di per sé «economici », ossia non derivavano dal timore di rimanere altrimenti privi degli elementari mezzi di sussistenza. Quel che era ignoto alla maggior parte delle società – o meglio a tutte le società, a eccezione di quelle del laissez-faire classico, o modellate su di esso – era esattamente la paura di morire di fame, quale specifico stimolo individuale a cacciare, raccogliere, coltivare, mietere.

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7 Luglio, 2013

Giovanna Cracco, Guerra, capitalismo e ipocrisia pacifista

by gabriella

SiriaIl Conflict Barometer, la pubblicazione annuale dell’Heidelberg Institute for International Conflict Research, per il 2012 registra 396 confitti in corso nell’intero pianeta, nove in più rispetto al 2011 – occorre sottolineare che secondo la metodologia utilizzata per la classificazione, all’interno di un Paese o fra Paesi diversi possono esistere più confitti contemporaneamente, a seconda degli attori (Stati, gruppi, fazioni) coinvolti. 188 sono classificati “confitti non violenti” (105 controversie e 83 crisi), 43 “guerre altamente violente” e 165 “crisi violente”, per un totale quindi di 208 confitti armati, il numero più alto mai registrato dall’istituto a partire dal 1945.

I principali teatri sono l’Africa sub-sahariana (19 guerre e 37 confitti violenti), la zona dell’Asia e dell’Oceania (10 guerre e 55 confitti), il Medioriente e l’area del Maghreb (9 guerre e 36 confitti). Angola, Chad, Congo, Etiopia, Niger, Sudan, Afghanistan, Iraq, Libia, Siria le guerre maggiormente note all’opinione pubblica, ma nulla rende più l’idea della localizzazione dei confitti dello sguardo d’insieme che può offrire una mappa (vedi figura 1).

Il Rapporto Sipri 2013 (Stockholm International Peace Research Institute), relativo all’anno 2012 e pubblicato ad aprile scorso, denuncia una spesa militare globale di 1.753 miliardi di dollari, pari al 2,5% del pil mondiale. Nel conteggio sono inclusi acquisti di armamenti, spese per il personale civile, militare e paramilitare, spese di ricerca, spese per le missioni, comprese quelle definite di peacekeeping, e le spese a vario titolo contenute nei bilanci dei ministeri della Difesa dei diversi Stati.

Figura 1. Fonte: Conflict Barometer 2012, Heidelberg Institute for International Conflict Research

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7 Luglio, 2013

Pierre Macherey, La materia viva del simbolico. Fabrizio Denunzio, Sociologia e prassi politica

by gabriella

Bourdieu

In questo testo piuttosto denso pubblicato da Il Manifesto, 3 luglio 2013, Macherey ripercorre la critica bourdieuiana alla filosofia e la riflessione del sociologo francese sul rapporto tra teoria e prassi e fra sociologia e filosofia. Denunzio lo conclude opportunamente evidenziando come l’indicazione di Bourdieu di comprendere la pratica allo stato pratico sorta di critica al quadrato nella quale il sospetto verso la genesi materiale del simbolico si lega a quello verso un teoreticismo altrettanto storico – non può che consistere, da un lato, nello svelamento dei meccanismi di potere che arbitrariamente assegnano i significati ai fenomeni e alle scienze e li vogliono unici e irrevocabili – ciò che Marx per primo definì “ideologia” e, dall’altro, nella ricomposizione di sapere e prassi politica, cioè nella presa di posizione delle scienze sociali tra “ciò che le condiziona e ciò che le libera”.

Devant la servitude du travail à la chaîne ou la misère des bidonvilles sans parler de la torture ou de la violence des champs de concentration – osservava Bourdieu inaugurando il corso al Collèg de France del 1982 – le “C’est ainsi” que l’on peut prononcer avec Hegel revêt la valeur d’une complicité criminelle parce que rien n’est moins neutre quand il s’agit du mond social que d’enoncer l’Etre avec autorité, les constats de la science exercent inévitablement une efficacicté politique qui peut n’être pas celle que voudrait excercer le savant.

[“Davanti alla servitù della catena di montaggio o alla miseria delle bidonville, per non parlare della tortura o della violenza dei campi di concentramento, l'”è così” che si può pronunciare con Hegel riveste il valore d’una complicità criminale, perché niente è meno neutro, quando si tratta del mondo sociale, dell’enunciare l’Essere con autorità, le constatazioni della scienza esercitano inevitabilmente un’efficacia politica che può non essere quella che il sapiente vorrebbe esercitare”.]

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3 Luglio, 2013

Nique-la-police, Lo scandalo Obama-Snowden e l’economia dei big data

by gabriella

Obama_big_dataUn nuovo importante intervento di Nique-la-police spiega il salto di paradigma nei processi di sorveglianza che emerge con lo scandalo Prism: i big data creati dal sistema denunciato da Ed Snowden non sono solo semplicemente informazioni, ma processi digitali che, una volta strutturati, sono in grado di generare un’economia che gli analisti stimano in grado di raggiungere, nel prossimo decennio, fino all’8% del PIL europeo.

Tempi duri per l’ideologia Emergency, quel corpo di suggestioni e convinzioni che considera come invariabilmente positivi, degni di un incondizionato medium fiducia, gli elementi di pensiero e pratiche progressiste sparsi per il pianeta. In pochi giorni due duri colpi a questo genere di ideologia arrivano da due paesi, gli Usa e il Brasile, che nella prima e nella seconda metà della scorsa decade avevano nutrito la punta di diamante di quell’immaginario e di quel corpo di convinzioni.

Il primo viene da Obama, il nobel per la pace più bombardiere della storia, che è partito dall’alleanza con il social network alle elezioni per arrivare a spiarli come pratica prevalente e intensiva. Il secondo viene dal partito dei lavoratori (sic) al potere in Brasile, dove il governo che si voleva entro un processo di mediazione tra movimenti, bilancio partecipato, grande business industriale e delle infrastrutture e crescita della borsa di Rio si è trovato di fronte a manifestazioni imponenti composte da praticamente ogni strato della società brasiliana escluso quello dei ricchissimi.

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2 Luglio, 2013

I campi fascisti. Dalle guerre in Africa alla Repubblica di Salò

by gabriella

Un sito dedicato ai luoghi concentrazionari fascisti istituiti dal 1922 al 1945 per il controllo interno degli oppositori e per la repressione del Regio Esercito nelle guerre intraprese in Africa e in Europa. La ricerca, in progress, ne conta per il momento 561: in rosso i campi di concentramento, in giallo per i prigioneri di guerra, in arancio i luoghi di confino, in verde di soggiorno obbligatorio.

campi fascisti

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2 Luglio, 2013

Casellario Politico Centrale 1894-1945

by gabriella

Si può consultare online l’archivio del Casellario Politico Centrale, una banca dati contenente 152.589 fascicoli personali con documentazione (prevalentemente compresa tra il 1894 e il 1945) relativa a note informative, verbali di interrogatori, provvedimenti di polizia, indicazioni di iscrizione nella Rubrica di frontiera o nel Bollettino delle ricerche e spesso una scheda biografica che riporta sinteticamente e cronologicamente tutta l’attività dello schedato. L’archivio è interrogabile e visualizzabile non solo per nominativo, ma per proprietà [ad esempio, provenienza geografica, mestiere o appartenenza politica] e permette di farsi una mappa della repressione poliziesca per date, per luoghi, per obiettivi perseguiti dal potere politico.

Casellario Politico Centrale

Un esempio di scheda personale, quella di Lea Brognara, tessitrice torinese, comunista, nata a Occhiobello nel 1894, ammonita, denunciata al Tribunale Speciale e infine condannata al confino.

Lea Brognara


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