Archive for ‘Psicologia’

15 Gennaio, 2020

Il verde e il rosa

by gabriella

tavolo verdeDue elaborazioni da I colori del nostro tempo di Michel Pastoureau [Firenze, Ponte alle Grazie, 2010, pp. 216; 143] tratte da Verde, un amore complesso e Colore intimo di Diegod56.

[…] il verde, un colore complicato perché assai ambivalente. Ai nostri giorni il verde ha quasi sempre una connotazione positiva. Economia verde, energia verde, area verde. In effetti tutti amiamo il verde delle piante, dei prati, e probabilmente ricordiamo, grati, la capacità delle piante di immettere ossigeno nell’aria. Anche gli anni più belli li definiamo i nostri «verdi anni». Eppure il verde non ha sempre goduto di incondizionata benevolenza. Michel Pastoureau ci spiega quanto, nel corso dei secoli, abbia assunto una forte ambivalenza, fino a diventare il simbolo stesso del caso, dell’alea, del Destino.

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27 Ottobre, 2019

Rebecca Ruiz, Burnout

by gabriella

Un articolo divulgativo sulle conoscenze attuali intorno al burnout, dal quale emerge il legame tra forme di vita (nello specifico, modernità e capitalismo, come mostra Anne Helen Petersen) e sofferenza psichica e l’efficacia della terapia cognitivo-comportamentale, l’antica epimèleia heautoù di Socrate e Platone.

Poiché Petersen insiste sulla relazione tra stili di vita-condizioni materiali di lavoro e burnout, l’articolo si conclude, piuttosto discutibilmente con l’invito ai datori di lavoro ad occuparsi del benessere dei loro dipendenti per poter trarre il massimo vantaggio dal loro lavoro. Tratto da Mashable.com.

Indice

1. I millennials saranno la generazione del burnout
2. Quello che sappiamo sul burnout
3. La terapia cognitivo-comportamentale come possibile soluzione
4. Perché i datori di lavoro devono dedicarsi alla cura delle persone

 

 

1. I millennials saranno la generazione del burnout

Quando il burnout bussa alla porta, non lo fa mai delicatamente. Ammanta di una cupezza inspiegabile anche le cose più banali: guidare nel traffico, presentarsi in orario al lavoro, compilare una nota spese. È come una pesante zavorra agganciata alla vita, che sottrae ogni scintilla di energia all’esistenza.

Il burnout è come una pesante zavorra agganciata alla vita, che sottrae ogni scintilla di energia all’esistenza

Lo si può confondere con la depressione – potrebbe benissimo trattarsi di quello – ma riflettendo su come e quando si presenta, il sospetto cade sul deterioramento delle condizioni di lavoro.

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1 Agosto, 2019

Umberto Galimberti, Identità e libertà

by gabriella

Allora la prima cosa da tenere presente è che le risposte uccidono le domande le chiudono; non bisogna avere un’ansia di risposte, perché le risposte non sono mai le risposte che salvano le situazioni, bisogna invece incrementare le domande e incominciare per esempio a domandarsi “che cos’è l’identità”, oppure che cos’è l’io?

Quindi non è interessante dare dell’io una risposta, quello che si può dire è che l’identità non è una dote naturale, noi non nasciamo con un’identità sociale: l’identità ce la danno gli altri,l’identità è frutto del riconoscimento. 

Se una mamma dice al suo bambino “sei bravo” e la maestra gli dice “sei intelligente”, il bambino costruirà un’identità positiva, se la mamma gli dice “sei un cretino” e poi glielo ribadisce la maestra, crescerà con un’identità negativa.

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4 Giugno, 2019

I poveri sono stupidi? Disuguaglianze cognitive e reddito

by gabriella

sinapsi

Quella descritta in questi articoli di Stefania Medetti e di Jan Mazza è la nuova frontiera della diseguaglianza cognitiva.

Dopo gli studi degli anni 60 e 70 sul divario cognitivo basato sulla parola e sull’uso di codici linguistici estesi o ristretti, si apre oggi un altro scenario, potenzialmente distopico, inaugurato dalla diminuzione delle possibilità di accesso all’alta formazione e dominato dalla disponibilità futura di mezzi chimici, genetici e informatici di potenziamento della performance intellettuale.

Sotto, una riduzione didattica dell’articolo uscito su Pandora. Rivista di Teoria e Politica: indice, titoli, immagini e facilitatori di lettura sono miei.

Vedi anche il classico di Richard Thompson, Lo sviluppo del cervello.

Indice

1. Stefania Medetti, Soldi e capacità cognitive: ecco come il reddito influenza il cervello

1.1 La ricerca dell’Università del Texas
1.2 La preoccupazione influenza le funzioni cognitive
1.3 Il reddito della famiglia conta più dell’istruzione

 

2. Jan Mazza, I poveri sono stupidi? Diseguaglianze cognitive, una minaccia per la democrazia?

2.1 Il tema della disuguaglianza
2.2 Le diseguaglianze cognitive

2.2.1 Meritocrazia e diseguaglianze «giuste»
2.2.2 Diseguaglianze cognitive e smartdrugs
2.2.3 Diseguaglianze cognitive e ingegneria genetica
2.2.4 Diseguaglianze cognitive e protesi esterne

2.3 Uno scenario distopico e una possibile alternativa

 

1. Soldi e capacità cognitive: ecco come il reddito influenza cervello

Articolo pubblicato su D di Repubblica il 31 ottobre 2018.

 

1.1 La ricerca dell’Università del Texas

La povertà comporta paura, stress e talvolta depressione. Lo ha detto J.K. Rawling durante il suo celebre commencement speech all’Università di Harvard.

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3 Marzo, 2019

L’intelligenza degli animali

by gabriella

La puntata di L’umanità e altri animali andata in onda il 23 febbraio 2019 su RadioRai3

27 Febbraio, 2019

Ivan Pavlov

by gabriella

Ivan Petrovic Pavlov (1849 – 1936)

Il 27 febbraio 1936 muore a Leningrado Ivan Petrovič Pavlov. Lo ha raccontato a Wikiradio Matteo Borri a Wikiradio.

25 Gennaio, 2019

Anna Meldolesi, Alla nascita siamo uguali (basta falsità)

by gabriella

Tratto dal Corriere della Sera del 25 gennaio 2019.

Lo sviluppo fisico e cognitivo segue un andamento condiviso e universale. Quindi neonati diversi tra loro cresceranno forti e intelligenti allo stesso modo. Non importa chi di loro vive in India, Kenya, o Brasile, Inghilterra o Italia.

Lo dimostrano i dari raccolti nell’arco di 7 anni dal progetto Intergrowth-21st in 5 Paesi e coordinati dall’Università di Oxford.

Date loro una mamma in buona salute, cibo nutriente, una casa pulita, affetto e attenzione. Neela, Aasir, Izabel, Isaac e Sofia cresceranno forti e intelligenti allo stesso modo. Non conta nulla che abbiano l’incarnato più o meno scuro. Non importa chi di loro vive in India, Kenya o Brasile, piuttosto che in Inghilterra o Italia. Le tappe della loro crescita saranno le stesse. Perché lo sviluppo fisico e cognitivo segue un andamento condiviso e universale. Lo dimostrano i dati raccolti nell’arco di 7 anni dal progetto Intergrowth-21st in 5 Paesi del mondo.

 

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4 Maggio, 2018

Suzanne O’Sullivan, È tutto nella tua testa

by gabriella

Il saggio della neurologa Suzanne O’ Sullivan, È tutto nella tua testa, appena uscito in Italia per Mondadori, riepiloga i tentativi medico-scientifici condotti nella storia per comprendere e curare l’influenza negativa della mente sul corpo, cioè i disturbi psicosomatici che, come sappiamo leggendo le Cinque conferenze sula psicanalisi di Freud o i resoconti di Charcot, possono essere anche estremamente gravi e invalidanti.

Luca D’Ammando ha recensito il testo su Rivista studio: ne ha parlato stamattina Pagina 3 su RadioRai3.

Nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, la bibbia degli psichiatri, la definizione «disturbo psicosomatico» non compare. E, leggendo È tutto nella tua testa, il saggio edito da Mondadori in cui la neurologa inglese Suzanne O’ Sullivan racconta «il misterioso mondo delle malattie psicosomatiche», si capisce che intorno alle disabilità provocate da fattori psicologici ancora oggi permane un’aura di mistero e diffidenza, che mina alla base qualunque tentativo di fornire aiuto concreto ai pazienti che ne soffrono.

I disturbi psicosomatici sono sintomi fisici che mascherano un disagio interiore, un malessere generalmente rimosso a cui la somatizzazione dà sostanza rendendolo in parte accettabile agli occhi dei pazienti e dei loro familiari. Come ha scritto George Orwell in 1984,

«se vuoi mantenere un segreto, devi nasconderlo anche a te stesso».

Il riso, le lacrime e il rossore sono esempi del potere della mente sul corpo, ma sono risposte normali e non indicative di una patologia. È solo quando i sintomi psicosomatici vanno oltre la normalità e limitano la capacità funzionale o mettono in pericolo la salute che diventano un disturbo.

Perché nel XXI secolo la malattia psicosomatica appare un disturbo socialmente inaccettabile? Come sottolinea la dottoressa O’Sullivan

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10 Aprile, 2018

La performance di Marina Abramovic

by gabriella

In una sua performance l’artista Marina Abramovic ha voluto mostrare il potere del contesto su spiriti impreparati alla riflessione e alla comprensione degli eventi, confermando i risultati dei celebri esperimenti di psicologia sociale di Zimbardo, Milgram, Sherif ed altri.

In una delle sue opere è rimasta immobile per 6 ore e ha chiarito che non si sarebbe mossa a prescindere da ciò che le sarebbe stato fatto.

Su un tavolo ha messo 72 oggetti, alcuni erano di piacere, altri di distruzione, fiori, piume, profumi, un coltello, un’arma da fuoco carica. Ha invitato le persone a usare gli oggetti che volevano nel modo che preferivano.

“Inizialmente erano pacifici e timidi, ma rapidamente è iniziata un’escalation di violenza. Quello che ho imparato è che se lasci la decisione al pubblico, possono ucciderti. Mi sono sentita davvero violentata, mi hanno tagliato i vestiti, mi hanno piantato spine di rosa nello stomaco, uno mi ha messo la pistola alla testa, un altro l’ha portata via. Hanno creato un’atmosfera di aggressività. Dopo 6 ore mi sono alzata e ho iniziato a camminare tra il pubblico. La gente se ne andava, non riuscivano a guardarmi in faccia. Scappavano al confronto”.

Quest’opera rivela qualcosa di terribile dell’umanità, simile a quanto dimostrato dall’esperimento di obbedienza all’autorità di Stanley Milgram. Dimostrano quanto velocemente una persona possa farti del male in circostanze favorevoli.

Dimostra quanto sia facile disumanizzare una persona che non combatte, che non si difende.

Dimostra che se viene fornito lo scenario adatto, la maggior parte delle persone, apparentemente normali, non avrà coscienza della crudeltà perpetrata dagli altri, che a loro volta sembrano normali.

8 Aprile, 2018

Il diagramma linguistico della maturità dell’Io

by gabriella

dimmi come parli e ti dirò chi sei

Le parole, quelle che usiamo tutti i giorni e che poco hanno che vedere col nostro curriculum scolastico, sono un po’ come dei marcatori, indicatori del nostro livello di Ego, cioè dello stadio di sviluppo o maturazione della personalità degli individui in termini cognitivi, di pensiero, sociali e morali.

Questa è la conclusione, sebbene semplificata, di una ricerca sul linguaggio parlato realizzata da psicologi Usa e pubblicata su Nature Human Behavior.

 

1. Il livello dell’ego e le parole

Gli autori dello studio hanno utilizzato 44mila brevi testi parlati raccolti in 25 anni dal Washington University Sentence Completion Test (Wusct), uno strumento che psicologi e psichiatri utilizzano da tempo per misurare l’Ego level. Per l’analisi dei linguaggi i ricercatori si sono serviti del Linguistic Inquiry and Word Count (Liwc), un sistema validato che, sulla base del conteggio delle parole e la valutazione della sintassi di testi, costruisce 81 categorie di linguaggio.  

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