Posts tagged ‘capitalismo estrattivo’

21 Marzo, 2017

Saskia Sassen, Il mondo unificato dell’espropriazione

by gabriella

«La finanza è la protagonista indiscussa del capitalismo estrattivo. Ha infatti messo a punto sofisticati strumenti per fare profitti in ogni aspetto della vita sociale». Intervista di Benedetto Vecchi alla studiosa statunitense sulle tendenze emergenti dell’economia mondiale. Da Il Manifesto.it.

Parkur in Egitto

L’esclusione di parti rilevanti della popolazione mondiale dalla vita attiva è la triste realtà del presente e degli anni a venire. È la tesi di Saskia Sassen, sociologa della globalizzazione e delle città globali, distillata nei suoi ultimi due libri – Territorio, autorità, diritti (Bruno Mondadori) e Espulsioni (Il Mulino) -. E se il primo offre una riflessione sul rapporto dinamico tra globale e locale, il secondo analizza le caratteristiche del capitalismo estrattivo, categoria o figura delle tendenze emergenti dell’economia mondiale, dove l’espulsione di popolazioni dai luoghi dove hanno sempre vissuto e il land-grabbing (letteralmente, “accaparramento della terra”, nota mia) sono elementi di una pratica diffusa di appropriazione privata di ricchezze naturali, conoscenza.

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28 Settembre, 2014

David Harvey, Accumulation by dispossession

by gabriella

HarveyL’intervento tenuto da David Harvey il 18 settembre scorso al Seminario annuale di EuroNomade a Passignano, sul capitalismo dello spossessamento (o accumulazione per espropriazione).

Harvey esordisce indicando l’intenzione di tracciare il quadro teorico del rapporto di accumulazione per spossessamento o capitalismo estrattivo.

Il capitale, nota Harvey, è un flusso che produce valore, surplus; un flusso che come già Marx aveva notato, si basa sulla metamorfosi costante denaro-merce-produzione, il cui momento cruciale era quello della produzione, cioè dello sfruttamento della forza lavoro.

In questo flusso circolano redditi – c’è il consumo borghese, ma anche quello operaio – e il blocco di questo flusso costante, che per il capitalismo deve essere continuo, è appunto la crisi. In questi momenti di blocco si manifestano delle contraddizioni. Una di queste contraddizioni, analizzata da Marx nei Grundrisse e nei libri I e I del Capitale, è quella tra produzione e realizzazione di valore. La tradizione marxista è stata sempre efficace nell’analizzare le contraddizioni della produzione di valore, meno nell’analizzare quelle della realizzazione.

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28 Agosto, 2014

Ugo Mattei, L’espropriazione in nome della legge

by gabriella

mattei senza libertàDalle enclosures delle terre comuni alla conquista coloniale. Alle contemporanee forme di «capitalismo estrattivo». Un saggio di Ugo Mattei sulla proprietà privata. La recensione di Giso Amendola uscita su Il Manifesto del 28 agosto 2014.

Il neo­li­be­ra­li­smo con­tem­po­ra­neo è un grande con­su­ma­tore di libertà, ricor­dava Michel Fou­cault durante quei corsi che, in presa diretta, pro­va­vano a capire cosa stava acca­dendo sul finire degli anni Set­tanta, quando la crisi del wel­fare state comin­ciava ad essere gestita in modo aggres­sivo da nuovi pro­ta­go­ni­sti. Con­su­mare libertà signi­fica evi­den­te­mente nutrir­sene per il pro­prio fun­zio­na­mento: ma, allo stesso tempo, con­trol­larla e gover­narla con­ti­nua­mente, lascian­done ben poca. Nel suo recente «Senza pro­prietà non c’è libertà» (Falso!), uscito per la col­lana Idòla di Laterza (pp. 78, euro 9), Ugo Mat­tei sce­glie come obiet­tivo pole­mico il dispo­si­tivo prin­ci­pale attra­verso cui il libe­ra­li­smo ha reso «con­su­ma­bile» la libertà: la costru­zione sto­rica di un nesso, tanto stretto quanto men­zo­gnero, tra libertà e pro­prietà. Mat­tei, coi toni mar­tel­lanti del pam­phlet, mostra come, al con­tra­rio, la pro­prietà sia sem­pre ser­vita a rimet­tere ordine con­tro le ten­ta­zioni di una libertà ecce­dente e a distrug­gere le pos­si­bi­lità di una libertà in comune.

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