Archive for Dicembre, 2015

10 Dicembre, 2015

Paul Watzlawick, La realtà della realtà

by gabriella

In questo testo del 1976, How Real is Real? Communication-Disinformation-Confusion, Watzlawick illustra come la comunicazione (parole, gesti, immagini) modelli ciò che chiamiamo “realtà”: una condizione sempre relativa, storica, costruita.

Propongo i testi: Confusione, Traduttore, traditore, I paradossi, I benefici della confusione.

In coda, un’intervista a Watzlawick sul concetto di causalità e la sua scientificità.

[Dall’introduzione] La realtà della realtà si occupa del modo in cui la comunicazione crea quella che noi chiamiamo realtà. Quest’asserzione può sembrare a prima vista davvero strana: certamente la realtà è quella che è, e la comunicazione è semplicemente un modo di esprimerla o spiegarla.

verità dell'opinione

La realtà (a cui la nostra conoscenza si riferisce) è sia tonda che quadrata (sofisti).  La realtà (a cui la nostra conoscenza si riferisce) NON è né tonda né quadrata (Socrate – Platone)

Nient’affatto. Come dimostreremo, le nostre idee tradizionali sulla realtà sono illusioni che andiamo accumulando per la maggior parte della nostra vita quotidiana, anche al rischio notevole di cercar di costringere i fatti ad adattarsi alla nostra definizione della realtà, e non viceversa. Ma l’illusione più pericolosa è che esista soltanto un’unica realtà.

In effetti, esistono molte versioni diverse della realtà, alcune contraddittorie, ma tutte risultanti dalla comunicazione e non riflessi di verità oggettive, eterne.

Lo stretto nesso tra realtà e comunicazione è un’idea relativamente nuova.

Sebbene fisici e ingegneri abbiano già da molto tempo risolto i problemi della trasmissione efficace dell’informazione, sebbene i linguisti siano da secoli dediti all’esplorazione dell’origine e della struttura del linguaggio, e i semantici si siano addentrati nello studio dei significati, dei segni, e dei simboli, la pragmatica della comunicazione, cioè i modi in cui gli uomini possono spingersi a vicenda verso la pazzia, e le concezioni del mondo, diversissime, che possono insorgere a causa della comunicazione, sono diventati un campo di ricerca solo negli ultimi decenni.

 

Watz_0001

read more »

9 Dicembre, 2015

Domenico Talia, Sciame digitale e psicopolitica

by gabriella

rh web4La nuova folla senza animo e spirito è lo sciame digitale. Così la pensa Byung-Chul Han, il filosofo coreano che insegna filosofia e teoria dei media a Berlino. Negli ultimi anni Han ha pubblicato alcuni saggi sulla globalizzazione e sugli effetti delle nuove tecnologie sugli esseri umani e sulle loro società. Nello sciame. Visioni del digitale (ed. Nottetempo) è l’ultimo suo breve libro pubblicato in Italia. Le riflessioni di Han stavolta sono dedicate al nuovo popolo che vive nel mondo dei media digitali e che lui ha definito, appunto, “sciame digitale”. Una comunità composta da individui anonimi che solo apparentemente condividono pensieri e azioni, ma che spesso si perdono nella conta dei “mi piace” e dei preferiti e non riescono a trovare modalità efficaci per esprimere le loro energie collettive. Tratto da La Nazione Indiana.

Una caratteristica della manifestazione dello stato di eccitazione dello sciame digitale è rappresentata dalle forme di scrittura più emotiva e informale che la comunicazione digitale favorisce:

La comunicazione digitale rende possibile un istantaneo manifestarsi dello stato di eccitazione.”

Sono comunicazioni rapide e imperfette, vicine al parlato anche se sono scritte. Quella digitale, a differenza di quella del potere (La comunicazione del potere non è dialogica😉 e di gran parte dei mezzi di comunicazione tradizionali (stampa, radio, televisione), è una comunicazione dialogica. Eppure la simmetria comunicativa potenziale non implica necessariamente una simmetria fattuale. Infatti, la comunicazione digitale può modificare i rapporti tra persone, gruppi e organizzazioni, renderli diretti e bypassare i ruoli e le gerarchie, ma spesso questa disintermediazione si realizza soltanto in apparenza, perché i rapporti di potere e di relazione consolidati non si fanno cortocircuitare facilmente dall’informalità e dalla velocità della comunicazione digitale. Anzi, i possessori di poteri (comunicativi) usano con attenzione la comunicazione per trasmettere il proprio messaggio usando le modalità pervasive facilitate dal mezzo digitale.

read more »

6 Dicembre, 2015

Adriano Prosperi, Se il carcere cancella la nostra Costituzione

by gabriella

carcereUn agente penitenziario picchia un detenuto perché gli aveva chiesto di consegnargli dei documenti, davanti ad altri agenti che tacciono di fronte a comportamenti che sembrano considerare normali e sono forse la quotidianità. Il detenuto decide allora di appellarsi alla Costituzione e, armato di registratore, impartisce qualche nozione elementare agli agenti. Il commento di Adriano Prosperi è uscito su Repubblica il 5 dicembre 2015.

«Voi qui non applicate la Costituzione».

Così ha detto un detenuto delle carceri italiane. Si chiama Rachid Assarag. Non importa perché si trovi in carcere. Basti solo sapere che ha registrato, con molte altre cose, questo breve dialogo. Un dialogo con un graduato (un brigadiere) delle forze della polizia carceraria. Gli ha chiesto:

«Brigadiere, perché non hai fermato il tuo collega che mi stava picchiando?». Gli è stato risposto: «In questo carcere la Costituzione non c’entra niente». E anche: «Se la Costituzione fosse applicata alla lettera questo carcere sarebbe chiuso da vent’anni».

La cosa stupefacente non è che un detenuto sia stato picchiato. Né che ci siano state quella domanda e quella risposta. La cosa fra tutte più singolare è proprio il nostro stupore. Davvero riusciamo a stupirci? Davvero non sapevamo che ci sono dei luoghi dove la Costituzione non vale? E non sapevamo forse che fra quei luoghi ci sono proprio quelli che si richiamano alla Giustizia? Gli uomini che picchiano ne recano il nome sulla loro divisa. Il loro ministero di riferimento è quello che si chiamava di Grazia e Giustizia. La Grazia se n’è uscita alla chetichella. Ma la parola Giustizia è ancora lì.

Non solo: quei luoghi sono governati in nome della Costituzione. La Costituzione è come un cielo che ci copre tutti. Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me, diceva Kant. La Costituzione nasce dalla volontà di sostituire all’illusoria volta di un cielo che, come diceva una canzone di Jacques Brel, “n’existe pas”, la protezione effettiva di un orizzonte comune, quella di princìpi e regole validi dovunque si estendano i confini dello Stato sovrano. È la coscienza di essere coperti da questo cielo che ci fa muovere negli spazi della vita quotidiana.

read more »

2 Dicembre, 2015

Thomas Piketty, Paris climat 2015

by gabriella

summit-clima-parigiL’economista francese commenta la sfida della Conferenza sul clima osservando il ruolo giocato dalla disuguaglianza, tra paesi e tra cittadini, nella definizione del problema e nella sua possibile soluzione. Importante la lettura del fenomeno e i dati riferiti (illuminanti sulle reali responsabilità dei singoli paesi), Piketty propone, di fatto, un’imposta progressiva sulle emissioni in grado di ripartire equamente i costi di adeguamento delle infrastrutture dei singoli paesi. L’articolo è uscito su Le Monde ed è stato tradotto da Repubblica del 1 dicembre 2015.

Dopo gli attacchi terroristici, ci sono purtroppo seri rischi che i dirigenti francesi e occidentali abbiano la testa altrove e non facciano gli sforzi necessari perché la Conferenza sul clima di Parigi vada a buon fine. Sarebbe un esito drammatico per il pianeta. Innanzitutto perché è arrivato il momento che i paesi ricchi si facciano carico delle loro responsabilità storiche di fronte al riscaldamento climatico e ai danni che già adesso arreca ai paesi poveri. In secondo luogo perché le tensioni future su clima ed energia sono gravide di minacce per la pace mondiale.

read more »

1 Dicembre, 2015

Stefano Machera, Capire la laicità

by gabriella
laicità

La laicità è la neutralità dello spazio pubblico rispetto alle confessioni

Questo commento, spedito da un lettore alla rubrica Italians di Beppe Severgnini durante la furiosa polemica sul crocefisso a scuola del 2011, mi è sempre sembrata la spiegazione più chiara e convincente di cos’è la laicità.

La laicità non è un concetto positivo, si comprende per sottrazione: non significa negazione di Dio, ma neutralità rispetto alle confessioni, spiega Machera.

In coda al messaggio del lettore, un video più recente andato in onda in una delle reti tedesche in una trasmissione allestita dall’Università Goethe di Francoforte, affronta il tema dell’insegnamento della religione in una società pluralista a base multietnica.

Vorrei intervenire nella discussione sul crocifisso a scuola […] mi pare che quasi sempre si manchi di capire che cosa sia uno stato laico; proverò quindi a usare delle metafore, interpretabili in modo piuttosto letterale.

Uno stato laico è quello che ha deciso che a casa sua ognuno dipinge le pareti del colore che crede, ma che tutti gli edifici pubblici devono essere dipinti di bianco. Innanzitutto, la prima considerazione che dovrebbe essere evidente: finché parliamo di “edifici pubblici” non esiste laicismo, se inteso come eccesso di laicità. La laicità è appunto come il bianco: non ha gradazioni, perché è assenza di “colore”. Quindi, quando qualcuno critica il “laicismo” in realtà sta esponendo una tesi confessionale, e parla a favore di un “colore”. Non cadiamo in questa trappola.

read more »

1 Dicembre, 2015

Rosa Parks

by gabriella

Rosa ParksSessant’anni fa, il 1 dicembre 1955, Rosa Park veniva arrestata per essersi rifiutata di cedere il posto a un bianco.

«Dissero che quel giorno non mi alzai perché ero stanca, ma non è vero, ero invece stanca di cedere».


%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: