Posts tagged ‘Malcolm X’

5 Luglio, 2015

Annalucia Accardo, Alessandro Portelli, Il negro domestico. Psicologia di un nemico interno

by gabriella
ex schiavo davanti alla sua casa in Texas nel 1939

Ex schiavo davanti alla sua casa in Texas nel 1939

Le dinamiche dell’identità e del riconoscimento nella figura dell’house slavelo schiavo domestico per cui Malcolm X aveva coniato l’espressione «negro da cortile».

Gotta stay on the good side
Of the devil and with God,
Don’t know which one I land up with
When they put me in the sod.

Devo tenermi buoni
sia il diavolo sia Dio:
non so con quale andrò a finire
quando mi metteranno sotto terra.

Elma Stucker, An Egg in each basket, in The Big Gate, 1976

 

Introduzione

Denmark Vesey (1767 - 1822)

Denmark Vesey (1767 – 1822)

Nel 1822 a Charleston, South Carolina, ebbe luogo uno dei più importanti tentativi di rivolta di schiavi e neri liberi [ricordato, dal nome del suo ispiratore, come la «rivolta di Denmark Vesey»]. Uno dei leader della rivolta, lo schiavo Peter Poyas, dava le seguenti istruzioni agli altri giurati:

«Stai attento a non dire niente a quegli schiavi domestici che ricevono doni di giacche smesse e roba del genere dai padroni, о ci tradiranno» [Killens 1970: 52].

Peter Poyas non aveva torto: come scrivono i giudici di Charleston, «quasi mai si era cercato di reclutare servi domestici, verso i quali non c’era fiducia», proprio uno di questi, un certo Peter Devany [«uno house slave nel cuore, nell’anima e nel cervello» lo chiama John Oliver Killens] che corse ad avvertire il padrone e le autorità, facendo fallire il progetto [Starobin 1970: xvi].

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21 Febbraio, 2015

Malcolm X, Con ogni mezzo necessario

by gabriella

Il 21 febbraio 1965 moriva in un agguato Malcolm x. Per ricordarne la figura, propongo alcuni spezzoni dei discorsi e delle interviste più incivisi dell’attivista afroamericano, l’inizio del film a lui dedicato da Spike Lee e due ottime biografie raccontate da Correva l’anno e Wikiradio.

E’ il 17 marzo 1963, intervistato in un dibattito televisivo, Malcolm X (all’anagrafe Malcolm Little) spiega perchè un nero non ha un cognome equivalente a quello dei bianchi, visto che la propria discendenza e la propria memoria sono state distrutte dalla schiavitù.

11 ottobre 1963, Università di Berkley. Il format del dibattito è incentrato implicitamente sulla contrapposizione tra i movimenti di protesta degli afroamericani, in particolare tra il pacifismo nonviolento di Martin Luther King e il movimento dei black muslims. E’ un ricercatore nero a chiedere a Malcolm se i musulmani

«fanno uso di mezzi violenti per raggiungere i propri obiettivi».

Los Angeles 5 maggio 1962

«Chi pensa che voi odiate voi stessi? La vostra pelle, il vostro naso, la vostra bocca?»

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22 Novembre, 2013

Storia per immagini dei movimenti antisegregazionisti afroamericani

by gabriella

Rosa Parks

davis

Angela Davis

Il 1 dicembre 1955, mentre torna a casa dal lavoro in autobus, la rammendatrice Rosa Parks rifiuta di cedere il suo posto ad un bianco. Il suo arresto e il seguito processuale scatenano il boicottaggio dei lavoratori neri della compagnia di trasporti di Montgomery (Alabama) che – dopo 381 giorni di proteste e la pronuncia della Corte Suprema contro la segregazione – è costretta ad abolire la riserva dei posti ai bianchi: prima di allora, questi viaggiavano seduti sui posti anteriori, mentre i neri su quelli posteriori; tra i due spazi si trovava una sorta di terra di nessuno nella quale i neri potevano sedersi se non c’erano bianchi a pretenderli, ma che dovevano lasciare se richiesti: l’attivista per i diritti civili Rosa Parks si sedette su uno di questi.

 

Dissero che quel giorno non mi alzai perchè ero stanca – sostiene la Parks nella sua autobiografia – ma non è vero, ero invece stanca di cedere.

 

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11 Febbraio, 2012

Enrica Rigo, Maurizio Ricciardi, Il diritto d’accesso negato dalla meritocrazia

by gabriella

Tratto da Manifesto dell’11 febbraio 2012.

Bourdieu[…] In Italia, vi sono stati anni (non molti purtroppo) in cui nelle università vi erano, insieme agli altri, i figli degli operai. Vi è stata una generazione (o forse più d’una) per la quale “mobilità sociale” ha significato poter rivendicare con orgoglio di essere la prima o il primo laureato o diplomato in famiglia. Ma questo non ha nulla a che fare con “l’essersi fatti da soli”. È stato fatto dalla scuola pubblica, dall’università pubblica.

Sulla funzione che altrimenti l’istruzione ha anche nei sistemi democratici varrebbe la pena rileggersi le pagine di Pierre Bourdieu che mostrano come la monopolizzazione del capitale culturale è funzionale alla costruzione di gerarchie invalicabili, alla istituzionalizzazione di modi di dominazione che pretendono che i dominati riconoscano come giusta la propria subordinazione. Certo, sembra difficile immaginare di trovare i volumi di Bourdieu nella biblioteca privata di chi accusa gli studenti fuori corso (lavoratori?) di essere degli “sfigati” o i precari che non riescono a pagarsi l’affitto dei “cocchi di mamma”. Sono probabilmente spariti anche dalle biblioteche di molti “progressisti”. Non è raro, infatti, trovare in giornali del centro-sinistra le storie di successo di “giovani ricercatori meritevoli” che sono riusciti ad affermarsi “nonostante tutto”, magari all’estero, sia pure utilizzate per denunciare l’inadeguatezza del sistema italiano nel comprenderne il talento. Merito e talento vengono trattati come qualità “naturali”, legittimando esplicitamente la meritocrazia come capacità del sistema di saper riconoscere e premiare nella giusta misura chi è stato baciato dalla sorte con tali doti.

la scuola di EnricoMa se bisogna riconoscere una ricchezza all’istruzione pubblica italiana, questa è proprio la sua inclusività. Merito e eccellenza non sono doti “naturali”, ma il prodotto di un sistema che consente a Franti e Garrone di avere Derossi come compagno di banco (e si spera che almeno il libro Cuore sia stato letto da Monti a Martone). Nell’alimentare i falsi miti, il governo dei professori sembra voler realizzare la terrificante utopia negativa descritta da Michael Dunlop Young nel suo The Rise of Meritocracy, dove sono i secchioni a governare il mondo, in quanto ultima e più perfetta espressione di un mondo diviso prima in caste e poi in classi. È questo l’unico significato che bisogna tornare ad attribuire al termine meritocrazia. Ed era anche quello che gli attribuiva il vecchio laburista Young, tranne dover poi registrare con rammarico che il New Labour di Tony Blair la considerava un valore positivo.

Vice-ministro del governo Monti

Vice-ministro del governo Monti, nel gennaio 2012 Michel Martone dà dello “sfigato a chi laurea a 28 anni

Le esternazioni di Martone non sono gravi perché urtano la sensibilità di qualcuno. I passaggi politicamente eloquenti, quasi ignorati dalla stampa, sono quelli dove il sottosegretario loda i giovani figli di immigrati che scelgono gli istituti tecnici invece dei licei. Ovvero, che scelgono di “stare al proprio posto”Monti e Cancellieri sono ben consapevoli che il desiderio di un “posto fisso” può, in realtà, celare l’insidiosa aspirazione a uscire dalla subalternità a cui il precariato costringe in quanto condizione di vita. Il “posto fisso” contempla l’insidia del rifiuto e dell’indisponibilità al lavoro a ogni costo […].

Ma forse rimane un ultimo conmalcolmsiglio di lettura da dare ai professori e ai loro portaborse. Vi è un passaggio, nell’autobiografia di Malcom X, nel quale è descritta una conversazione tra il giovane Malcom e un suo professore di liceo. Interrogato su che lavoro vorrà fare, Malcom risponde senza rifletterci che vuole diventare avvocato. Il prof. Ostrowski, sorpreso, paterno e senza cattive intenzioni, lo esorta a essere realista. Gli spiega che “per il fatto di essere un negro” è meglio che pensi di fare il falegname. Certamente è in quel momento che il giovane Malcom diviene consapevole di cosa avrebbe fatto da grande.


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