Posts tagged ‘resistenza’

22 Maggio, 2023

La paideia filosofica, Aristotele

by gabriella
Aristotele (

Aristotele (384 – 324 a. C.)

Gli fu domandato quanto differiscano gli educati dagli ineducati e la sua risposta fu: «Tanto quanto i vivi dai morti».

Diogene Laerzio, Vite dei filosofi

1. La concezione dell’anima
2. L’educazione come sviluppo razionale: diventare ciò che si è
3. Educazione e felicità: la polis e la vita buona

3.1 La felicità
3.2 I fini dell’educazione: capacità di pensiero e cura di sé

3.2.1 La saggezza e l’aretè

 

1. La concezione dell’anima

La concezione dell’anima (psyché) di Aristotele è meno inquieta di quella platonica.

Lo stagirita non la concepisce infatti come il luogo di conflitto di tre “principi” in lotta fra loro – anima irascibile, concupiscibile, razionale – ma come una struttura assolutamente unitaria portatrice di funzioni armoniche, cosicché l’istinto non è dissociato dal pensiero e la sensazione non è staccata dalla volontà o dall’attività intellettuale.

Nel De Anima, il filosofo distingue un’anima nutritiva, cioè la capacità di svilupparsi, nutrirsi e riprodursi del mondo vegetale, un’anima sensitiva che identifica la capacità di sentire propria degli animali, e un’anima razionale, propria dell’uomo, che ne spiega l’attività di pensiero.

anima nutritiva

anima nutritiva

Lions MM7947

anima sensitiva

Poiché ogni essere è per Aristotele sintesi (synolon) di materia e forma, l’individuo è concepito come un organismo composto di corpo e anima, realtà vivente.

L’anima è quindi «la forma di un corpo che ha la vita in potenza», cioè il principio di sviluppo di un individuo, immanente (cioè interno) all’individuo stesso. Ciò significa che per un greco l’anima non è un principio spirituale separato dal corpo, come la tradizione cristiana seguendo il platonismo di Agostino ha ritenuto, ma semplicemente la vita del corpo.

Il filosofo sottolinea che se nel mondo inorganico le cose diventano ciò che sono solo per causa esterna, nel mondo organico il principio di sviluppo e la causa di movimento (cioè il fattore che determina il passaggio dalla potenza all’atto) sono immanenti alla materia stessa: è la forma infatti ad essere causa dello sviluppo degli esseri viventi.

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25 Aprile, 2023

La Resistenza italiana

by gabriella

Ezio Giaccone, 26 anni, ucciso dai fascisti a Bologna nella battaglia dell’Università il 20 ottobre 1944

La guerra di liberazione italiana dal fascismo e dall’occupante nazista nasce dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 e si conclude con le giornate dal 19 al 25 aprile 1945 nelle quali i partigiani proclamano l’insurrezione generale, liberando città, occupando fabbriche, prefetture, caserme, spesso entrando prima degli “alleati” nelle città presidiate da fascisti e tedeschi.

È stato un vasto fenomeno di ribellione popolare che ha unito persone di diversa estrazione sociale, ruolo, orientamento politico.

Resistettero reparti del regio esercito – dalla Divisione Aqui a Cefalonia ai 650.000 militari (IMI) che, fatti prigionieri dai tedeschi, preferirono la deportazione nei campi di sterminio all’adesione al fascismo e alla collaborazione con la Repubblica di Salò (morirono in 400.000) – disertarono e presero la via della montagna o difesero armati le cittàattaccando reparti tedeschi o carceri e questure fasciste – studenti, operai, maestri.

Morirono in cinquantamila, 75 anni fa.

Indice

1. Storia della Resistenza

1.1 La fame, la guerra, la fabbrica. Cultura popolare e antifascismo nel 1943
1.2 Gli eventi dal 19 al 30 aprile 1945

 

2. I partigiani

2.1 Storie e testimonianze dei partigiani di montagna
2.2 Le lettere dei condannati a morte della Resistenza

2.2.1 Ultima lettera di Luigi Rasario, da “Tra un’ora la nostra sorte”

2.3 Mirka e le altre
2.4 Zerocalcare, A Giovanni Prono, partigiano
2.5 I GAP e Via Rasella 
2.6 Italo Calvino, Oltre il ponte
2.7 IMI, la storia dei militari italiani internati nei lager nazisti
2.8 L’internamento degli ex-partigiani negli Ospedali Psichiatrici Giudiziari

 

3. I caduti della Resistenza

3.1 Il massacro della Benedicta

 

4. Le stragi, la deportazione, i lager

4.1 I quindici di Piazzale Loreto
4.2 La Risiera di San Sabba. Lettera di Pino Robusti alla fidanzata
4.3 Le stragi nazifasciste

4.3.1 Umbria: 479 vittime in 181 stragi

4.4 I fascisti perugini nel 44

 

5. La liberazione

5.1 Adriano Prosperi, La mia liberazione
5.2 La differenza tra libertà e liberazione

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1. Storia della Resistenza

1.1 La fame, la guerra, la fabbrica. Cultura popolare e antifascismo nel 1943

Quando l’ingiustizia diventa legge,
la resistenza diventa dovere.

Bertold Brech

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24 Aprile, 2021

La fame, la guerra, la fabbrica. Cultura popolare e antifascismo nel 1943

by gabriella

Un bellissimo montaggio di testimonianze, recitazione, filmati d’epoca, reading, per ricostruire l’inizio della resistenza antifascista nelle fabbriche, gli scioperi e la repressione sullo sfondo della condizione operaia del 1943.

E come potevamo noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore
tra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio

Al lamento d’agnello dei fanciulli
all’urlo nero della madre
che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo

Alle fronde dei salici, per voto
anche le nostre cetre erano appese
oscillavano lievi al triste vento

Salvatore Quasimodo, Alle fronde dei salici

 

 

 

 

 

 

24 Aprile, 2021

Ultima lettera di Luigi Rasario, da “Tra un’ora la nostra sorte”

by gabriella

Traggo da Le parole e le cose un paragrafo di Tra un’ora la nostra sorte. Le lettere dei condannati a morte e dei deportati della Resistenza (Roma, Carocci, 2013) di Sergio Bozzola, una rilettura formale e tematica delle lettere autografe pubblicate in Ultime lettere dell’INSMLI, Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia. Il testo della lettera di Luigi Rasario, partigiano ventenne attivo sulle montagne del novarese, è riprodotto secondo l’ortografia, la sintassi e l’impaginato del manoscritto, che si può cercare nel sito INSMLI.

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Luigi Rasario

Luigi Rasario (1924 – 1944)

Novara 26-4-1944

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24 Aprile, 2021

Jean Paul Galibert, Essere o non essere? Le quattro possibilità di Amleto

by gabriella

Amleto

Durante l’illustrazione della dottrina dell’essere in Parmenide ad una delle ragazze della 3D è venuto in mente il monologo Amleto, dove quell’«essere» su cui si interroga il principe di Danimarca assume un significato completamente diverso da quello inteso dall’eleate.

Come mostra Jean-Paul Galibert [Philosophie de l’inexistence], applicando all’Amleto il quadrato semiotico di Greimas, la scelta su cui si interroga il giovane non è semplicemente quella di vivere denunciando l’intrigo mortale contro il re (essere) affrontando a sua volta la morte, ma anche quella di forme nuove di resistenza: quella della rinuncia (suicidarsi senza lottare) o quella della sublimazione (lottare attraverso forme sotterranee di elaborazione culturale, alla De Certeau). La traduzione dell’articolo di Galibert è mia.

Dormire, forse sognare: ah, c’è l’ostacolo,
perchè in quel sogno di morte
il pensiero dei sogni che possano venire,
quando ci saremo staccati dal tumulto della vita,
ci rende esistanti.

Altrimenti chi sopporterebbe le frustate e lo scherno del tempo
le ingiurie degli oppressori, le insolenze dei superbi,
le ferite dell’amore disprezzato,
le lungaggini della legge, l’arroganza dei burocrati
e i calci che i giusti e i mansueti
ricevono dagli indegni.

Amleto

Amleto non è mai stato di fronte a un dilemma che opporrebbe la vita e la morte come la sua testa ad un teschio. Non è affatto questo dilettante stanco dell’esistenza che comparerebbe i vantaggi dell’essere e del non essere. La sua domanda non é “a che scopo vivere”? o “perché non morire”, perché la questione non è mai stata binaria. Invece di rinchiuderci in un dilemma, Amleto ci libera grazie a un tetralemma, ricco di quattro possibilità, opposte a coppie.

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25 Aprile, 2020

25 aprile, la differenza tra libertà e liberazione

by gabriella

Nella versione di Gazebo.

Gazebo, Festa della Liberazione

Oggi è il #25aprile…#gazeboliberazione

Publié par Gazebo sur mardi 25 avril 2017

25 Aprile, 2020

Italo Calvino, Oltre il ponte

by gabriella

La speranza era nostra compagna
Ad assaltar caposaldi nemici
Conquistandoci l’armi in battaglia
Scalzi e laceri eppure felici.

 

O ragazza dalle guance di pesca,
O ragazza dalle guance d’aurora,
Io spero che a narrarti riesca
La mia vita all’età che tu hai ora.
Coprifuoco: la truppa tedesca
La città dominava. Siam pronti.
Chi non vuole chinare la testa
Con noi prenda la strada dei monti.

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24 Aprile, 2020

The Forgotten Front. La Resistenza a Bologna

by gabriella

Pe ricordare il 21 aprile 1945 e la liberazione della città, l’iniziativa del Comune e della Cineteca di Bologna.

25 Aprile, 2019

Roberto Scarpinato, Resistenza, Costituzione e identità nazionale

by gabriella

In questo articolo, dedicato alla memoria del 25 aprile, Roberto Scarpinato spiega le ragioni per cui un paese culturalmente arretrato come il nostro, si è dato una Costituzione tra le più avanzate al mondo:

[…] se si pone a confronto l’Italia disegnata dalla Costituzione con l’Italietta reale arretrata e provinciale del tempo (il 20 per cento di analfabeti contro l’1 per cento per cento di Germania e Inghilterra, il 3 per cento degli Stati Uniti, il 4 per cento della Francia),con l’Italia che sino a pochi anni prima aveva inneggiato in massa al Duce salvo poi scoprirsi afascista dopo il disastro bellico, si comprende come tra queste due entità vi fosse lo stesso abisso che esiste tra il dover essere e l’essere.La nostra Costituzione superò noi stessi e la nostra storia, fu un gettare il cuore oltre l’ostacolo, indicando un modello da raggiungere: la costruzione di uno Stato democratico di diritto che superava le possibilità etiche delle culture autoctone delle classi dirigenti e delle masse. Questa è la forza ma nello stesso tempo il peccato originale della Costituzione del 1948 e del suo ethos resistenziale: il peccato di non essere in alcune sue parti vitali e strategiche – a differenza delle Costituzioni statunitense e inglese – quella che gli inglesi chiamano la «legge della terra», cioè l’espressione formale della sostanza culturale di un popolo.

La lezione della storia dimostra come le minoranze progressiste in Italia abbiano sempre avuto vita difficile. Condannate nel corso dei secoli al rogo, al carcere, all’abiura, all’esilio e, nel migliore dei casi, al silenzio e all’irrilevanza sociale, hanno svolto un ruolo spesso determinante per l’evoluzione del paese, ma solo grazie a temporanee crisi  di potere delle maggioranze e a contingenti circostanze favorevoli. Così è stato anche per la Resistenza, che ci ha lasciato una preziosissima eredità, la Costituzione, oggi più che mai sotto assedio. Tratto da MicroMega 3/2015 – “Ora e sempre Resistenza” – Almanacco di storia.

 

La storia ‘lunga’ che costruisce l’identità

L’identità di un popolo non si forma nella sua storia breve ma nel corso della sua storia lunga, allo stesso modo in cui l’identità di un individuo non si struttura negli ultimi anni della sua vita, ma si sedimenta nel corso della sua infanzia e della sua adolescenza, affondando segrete radici nella sua biografia transgenerazionale.

La Resistenza e la Costituzione fanno parte, a mio parere, della storia breve del paese, di una parentesi apertasi nel XX secolo a causa di fattori eccezionali, cessati i quali la storia lunga e con essa la «normalità italiana» hanno ripreso lentamente il sopravvento.

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12 Luglio, 2016

Henry David Thoreau, Disobbedienza civile

by gabriella
Henry David Thoreau

Henry David Thoreau (1817 – 1862)

Uno stralcio del saggio introduttivo di Dario Antiseri all’edizione RCS [Milano, 2010] di Civil Disobedience A Plea for Captain John Brown, testo fondativo della resistenza civile e prima teorizzazione contemporanea [dopo l’Apologia di Socratel’Antigone e il Vindiciae contra tyrannos (1573)] della necessità di opporsi ad una legge ingiusta perché, come aveva osservato Hume,

«la libertà non si perde tutta in una volta, e questo vale anche per la dignità e la giustizia».

 

La puntata dedicata alla disobbedienza civile di Tutta l’umanità ne parla.

È con vero entusiasmo che sottoscrivo il motto: «Il miglior governo è quello che governa meno». Mi piacerebbe che fosse realizzato il più rapidamente e sistematicamente possibile. In realtà si riduce a questo, che il miglior governo «è quello che non governa affatto» e anche in ciò credo fermamente.

La prigione, in uno stato schiavista, è l’unica dimora
ove un uomo libero possa abitare con onore.

D. H. Thoreau, Civil Disobedience

Henry David Thoreau nasce a Concord, nel Massachusetts, il 12 luglio 1817 dove morirà di tisi il 6 maggio 1862. Terzo dei quattro figli di John Thoreau e Cynthia Dunbar, segue la famiglia prima a Chelmsford e poi a Boston, per ritornare infine a Concord nel 1823. Nel 1833 riesce a entrare all’Harvard College, dove studia matematica, lingue e letteratura tedesca. Dopo la laurea nel 1837, fonda una scuola privata, la Concord Academy. E ha modo di diventare amico e discepolo del filosofo trascendentalista Ralf Waldo Emerson (1803-1882) il quale viveva a Concord sin dal 1834.

«Ciò che chiamiamo trascendentalismo — scriveva Emerson – non è che l’idealismo: l’idealismo così come appare oggi, nel 1842».

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