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La conoscenza vera (episteme) è la capacità dell’uomo di cogliere razionalmente l’essenza delle cose al di là della loro apparenza mutevole (il soggetto è il grado di cogliere-comprendere l’oggetto).
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Platone chiama questa realtà immutabile degli oggetti “idea” (cioè cosa che può essere vista e compresa) (una realtà, quindi, sia oggettiva che soggettiva).
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Ne Parmenide, Platone discute della natura delle idee e del loro rapporto con la realtà sensibile.
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Infatti, ipotizzare l’esistenza delle idee vuol dire sostenere che la realtà non si spiega in base alle apparenze empiriche, ma alla sua essenza razionale che siamo in grado di cogliere.
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Che cos’è, dunque, e dove si trova questa realtà razionale delle cose?
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In diversi passi della sua opera (Fedro, Fedone, Repubblica), Platone descrive le idee come realtà universali separate (trascendenti) dagli oggetti sensibili. Ad esempio, nel Fedro dove le colloca oltre la materia, nell’hyperhouranos.
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Nascono quindi diversi problemi: come si rapportano le idee alle cose? e se sono separate, come fanno a spiegarle? Le contraddizioni implicate dalla dottrina delle idee sono esposte da Platone nel Parmenide.
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