Gianfranco Marini, La qualità della scuola. Modelli scolastici a cronfronto
by gabriella
Liceo Darwin
La documentata ricognizione di Gianfranco Marini su cos’è e come si realizza la qualità nella scuola.
Il Problema Quali indicazioni si possono trarre dal successo delle politiche di riforma scolastica che hanno portato avanti altri paesi? Non certo la dogmatica assunzione di forme da applicare meccanicamente alla realtà scolastica di un paese come l’Italia, ma possono certamente essere tratte indicazioni e linee guida generali su come si dovrebbe agire e anche criteri per valutare come si agisce.
In altre parole non si tratta di copiare i contenuti di qualche mirabolante e rivoluzionaria riforma scolastica realizzata da altri, ma di cercare di capire come essi abbiamo proceduto: non che cosa hanno fatto, ma come lo hanno fatto.
La riforma della Scuola in Finlandia
Interessanti spunti per riflettere su come sia possibile riformare un sistema scolastico, su quali siano le sfide politiche ed educative cui si va incontro e quali le modalità più opportune per pianificare e attuare le riforme in termini di tempi e risorse, ci è offerto da un interessante articolo comparso su Oxydiane, “La riforma che ha cambiato la scuola in Finlandia“, in cui non trovo nessuna indicazione precisa relativa alla data di pubblicazione e all’autore.
L’articolo è puntuale e preciso e costituisce un ottimo punto di partenza per chi voglia ulteriormente approfondire l’argomento, grazie all’apparato di note, documentazione allegata, precisi riferimenti, con cui viene supporta la descrizione del processo riformatore finlandese.
Alcune caratteristiche della scuola finlandese e del modo in cui è stata riformata
Consiglio la lettura dell’intero articolo e mi limito a sottolineare i punti che più mi interessano, anche in relazione alla attualità politica italiana e alla riforma nota come “La buona scuola” # scuola primaria comune fino a 16 anni articolata e della durata complessiva di nove anni, in cui si distinguono due segmenti: 6 + 3 anni (elementari e medie nostre) e scuola superiore di 3 anni # scuole di dimensioni piccole / medie con un massimo di 300/500 alunni, in cui tutti si conoscono e la scuola è una effettiva comunità di apprendimento caratterizzata da un forte senso di appartenenza, l’opposto di quanto si è fatto in Italia con la riforma Gelmini;
# gradualità del processo di riforma che è attuata a “piccoli passi” e in tempi lunghi in quanto prende le sue mosse nel 1972 e si può dire portata a termine nel 2002
# la riforma viene affrontata da un sistema politico e partitico che condivide gli obiettivi, è consapevole dell’importanza della formazione, gestisce in modo unitario il lungo processo di transizione, concordo sui tratti essenziali del processo di trasformazione della scuola ed è disposto a investire nell’istruzioneconsiderandola “strategica” per il paese;
# la riforma non viene “pensata” e “attuata” a prescindere dagli operatori della scuola e ponendo questi di fronte al fatto compiuta, ma assumendo la “politica scolastica” come punto essenziale della riforma.Riformare non vuol dire calare dall’alto modelli di “buona scuola” preconfezionati a tavolino, ma guidare un processo pluriennale di costruzione collaborativa di un nuovo sistema partendo dal basso # importanza che viene data alla scuola intesa come ambiente di apprendimento dotato di tutti gli strumenti, gli spazi e le risorse necessarie all’apprendimento e insegnamento.
GERM e ARM?
Questione capitale è il modello di sistema educativo che si intende realizzare attraverso il processo di riforma, occorre averne una chiara visione per poter procedere con efficacia nell’attuare una riforma di un sistema così complesso come quello scolastico. La totale assenza di una simile visione complessiva, ha sempre brillato per la sua assenza, in tutte le pseudo – riforme portate avanti in questi ultimi anni dai governi italiani che infatti sono state caratterizzate da: incoerenza, pressapochismo, contraddittorietà, inconcludenza, etc. Basti pensare che nel giro di pochi anni il sistema di reclutamento dei docenti è stato cambiato 4 volte per cui ora esistono contemporaneamente, 4 tipologie di “aspiranti docenti”, tutti divenuti tali in pieno rispetto delle leggi emanate in materia dal ministero e tutti incerti sul loro futuro perché non si riesce a comporre in un quadro unitario la loro situazione normativa. Si leggo questa testimonianza di Carlo Mazza Galanti sulla follia del sistema d reclutamento dei docenti in Italia dal titolo significativo “Come farsi passare la voglia di diventare insegnanti“
A livello internazionale si possono considerare prevalenti due diverse concezioni, radicalmente differenti, di cosa debba intendersi per “sistema educativo scolastico”. Si tratta dei Modelli GERM (Global Education Reform Movement) e ARM (Alternative Reform Movement), che cercherò di descrivere per sommi capi e che costituiscono il riferimento delle politiche educative dei paesi OCSE, con una netta prevalenza per la ricetta neoliberista del prescritta dal modello GERM.Il modello GERM
Il modello GERM è quello che equipara la scuola a un sistema produttivo e adotta le logiche dellagestione aziendale: valutazione docenti, studenti, accountability, test di misurazione, definizione di standard, adozione delle TIC, ecc. Sorge negli anni ’80 in U.S.A., Gran Bretagna, Australia, diviene ortodossia didattica nell’età di Reagan e della Thatcher, ispira la rifondazione delle scuole anglossassoni sulla base della competitività e della standardizzazione.
Il modello del mercato viene applicato alle istituzioni scolastiche che devono entrare in concorrenzatra loro, in questo modo sarebbero costrette a migliorare la loro offerta. Tassello fondamentale di questa concezione è la possibilità di misurare la qualità dell’istruzione offerta dalle singole scuole e perfino dai singoli docenti. Questo il contesto entro cui trovano collocazione le prassi valutative fondate sull’uso dei test.
Tale prassi viene fatta propria dalle agenzie internazionali di valutazione, che su tale fondamento ideologico neoliberista costruiscono un sistema di monitoraggio e comparazione dei sistemi formativi, come quello OCSE – PISA la cui attenzione si focalizza però solo su alcune competenze: Literacy e Numeracy, escludendone completamente altre.
La strategia messa in atto da Invalsi con le sue prove di “valutazione” del successo scolastico, si basa su una strategia di accountability fondata sui test, che è estranea al nostro sistema scolastico e agli obiettivi che, a partire dal dettato costituzionale, essa da sempre persegue. Insomma pretendere di valutare la nostra scuola con i test Invalsi sarebbe come pretendere di misurare la distanza tra Roma e Milano in Chilogrammi. A proposito della validità scientifica dei test Invalsi segnalo uno dei tanti articoli del matematico Giorgio Israel a proposito della situazione della scuola italiana e dei test Invalsi, dal titolo La scuola e il crollo del buon senso
Il modello ARM
Il modello ARM (Alternative Research Movement) è più umanistico ed è fondato sulla autonomia delle istituzioni scolastiche con pochi standard nazionali e punta sulla formazione del personale docente e la sua autonomia in qualità di professionisti. Nel modello ARM si punta sulla collaborazione e non sulla competizione tra studenti, docenti e scuole, anzi tale idea è del tutto assente. Il modello ARM è quello scelto dalla scuola finlandese, caratteristiche principali del modello ARM in Finlandia sono:
– fiducia nei docenti e dirigenti che sono considerati professionisti di alto livello e che sono formati secondo percorsi chiari e affidabili;
– vengono incoraggiate a tutti i livelli (dirigenti, docenti, studenti) il pensiero critico, la creatività, l’immaginazione, la proposta di nuove soluzioni e idee;
– Finalità ultima dell’apprendimento e dell’insegnamento sono il piacere di apprendere, infondere curiosità e sviluppare lo sviluppo complessivo di chi apprende.
Cosa si può imparare dalla riforma scolastica finlandese?
1. I tempi di una riforma scolastica
I tempi sono quelli lunghi e vanno gestiti da un ceto dirigente lungimirante, il contrario delle mille riforme che la scuola italiana ha dovuto subire e che si caratterizzano per i brevissimi tempi di incubazione e la totale incapacità di affrontare il problema in modo sistemico, limitandosi a intervenire solo in alcuni settori e senza curarsi della coerenza degli interventi con il sistema nel suo complesso. La riforma Gelmini è stata pensata in pochi mesi e attuata immediatamente con obiettivi prevalentemente finanziari (risparmiare). La Riforma Gelmini – Renzi, nota con quello che pare più uno slogan che un’idea per riformare la scuola (La Buona Scuola), viene considerata intoccabile e scodellata in pochi mesi all’opinione pubblica e ai soggetti che operano nella scuola, lasciati totalmente al di fuori del processo di elaborazione della riforma stessa, se si esclude la finzione di questionari online e siti web che somigliano più a brochure pubblicitarie che a luoghi di dibattito.
Prima Conclusione: per cambiare la scuola occorre una capacità progettuale sistemica e un lavoro pluridecennale graduale, coerente ma inesorabile che coinvolga attivamente tutti i soggetti in campo.
2. I luoghi della riforma della scuola
I luoghi della riforma della scuola sono le scuole intese come edifici, sono le aule intese come ambienti di apprendimento. L’opinione pubblica italiana, gli stessi docenti e studenti, non sono nemmeno lontanamente in grado di comprendere l’inadeguatezza dei luoghi in cui la comunità scolastica svolge il suo lavoro di apprendimento e insegnamento. Ricordo solo, per chi non lo sapesse, che circa la metàdelle scuole italiane non ha né il certificato di agibilità, né quello di prevenzione incendi e che il 40% degli edifici ha 40/50 anni di età. Il solo modo per avere un’idea precisa dell’arretratezza e del sottosviluppo italiani è quello di utilizzare video e immagini. Quindi lascio la parola a fotografie e filmati
2.1. Finlandia: Jyvaskyla, la capitale della scuola finlandese
Anche in Italia esiste qualche bella scuola, ma si tratta di rari casi, in Finlandia sono per la maggior parte come mostrano le fotografie. Si tratta di tre diverse scuole da me visitate durante un soggiorno ad Jyvaskyla nel 2009 in qualità di visitatore italiano del sistema scolastico finlandese, ho visitato tutte le scuole della cittadina.
Atrio della Scuola media Vaajakumpu
Scuola media Vaajakumpu: sala professori
Liceo Cygnaeus: sala professori
istituto Viitaniemi: una delle sale mensa
Un articolo (in inglese) in cui si approfondisce la concezione della scuola come progettazione di Ambienti di apprendimento e non di fatiscenti edifici di stanze vuote come in Italia, si può leggere sul sito dellaOECD: Conference in Finland on Tomorrow’s Learning Environment
2.2. La Scuola Danese: Hellerup
In questo filmato dell’Indire viene presentata una scuola tipo danese: la scuola di Hellerup:
2.3. La scuola Svedese Il polo creativo di Stoccolma in questo studio dell’Indire: la scuola di Vittra – Telefonplan.
2.4. La scuola Australiana
In Australia le scuole sono quasi tutte private, nelle scuole pubbliche ci va chi non può permettersi la scuola privata. Questo che vedete presentata nel filmato è l’edificio che ospita l’unico liceo pubblico diMelbourne. In Australia si sta passando al sistema “open classrooms” aule aperte, in pratica non esistono aule e tutti gli studenti ricevono, da una decina d’anni a questa parte, il laptop dalla scuola. La didattica è basata sull’online learning.
2.5. La Scuola Italiana?
Tutti noi abbiamo esperienza di quale sia la condizione disastrosa degli edifici scolastici in Italia, si consideri però che non si tratta solo di inadeguatezza dal punto di vista della sicurezza, semplicemente la maggioranza degli edifici scolastici italiani non sono scuole, non sono nemmeno ambienti di apprendimento, sono stanze delle stanze vuote del tutto inadeguate alle esigenze della didattica del XXI secolo. Nel mio istituto, per esempio, non si possono nemmeno spostare i banchi. devono restare disposti su tre colonne per motivi di sicurezza, in caso si debba evacuare velocemente la scuola.
3. Mercato versus Comunità
Mentre il modello anglosassone è fondato sull’idea di competitività e concorrenza declinate a tutti i livelli e assunte come principale garanzia della crescita della qualità della formazione, il modello ARM attuato in Finlandia è fondato sull’idea di comunità e della formazione come ricerca e costruzione collaborativa della conoscenza e del percorso didattico. L’aspetto più interessante di questa prospettiva, è che lastessa riforma è stata attuata come un processo collaborativo di costruzione del nuovo sistema scolastico, processo di cui i docenti e studenti sono stati protagonisti. Questi alcuni spunti interessanti propri di questo modo di procedere: # Consenso e fiducia della popolazione sul modo di operare dei governi e sugli effettivi obiettivi della riforma, finalizzata a trasformare il sistema economico del paese in una “economia della conoscenza“; # Estrema gradualità della riforma: pur prevedendo un mutamento drastico del sistema scolastico, l’attuazione della riforma si è sviluppata in un arco di 20/30 anni consentendo di assorbire gradualmente le novità
# Negoziazione di ogni passo della riforma con i soggetti chiamati in causa e condivisione degli obiettivi;
# Clima di fiducia reciproca tra famiglie, docenti, studenti, dirigenti e autorità politica, non esiste un sistema di valutazione esterno degli studenti, delle scuole, dei docenti;
# graduale ricambio del corpo docente con pensionamento degli insegnanti formati nel modo tradizionale e immissione di nuovi docenti formati diversamente e secondo un profilo differente da quello tradizionale
# Creazione attraverso la collaborazione tra i docenti di un nuovo curricolo per la scuola
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