Agogé ἀγωγή

by gabriella

agogéTraggo da Studia Humanitatis questo articolo sulle forme di educazione arcaica della Grecia antica e le sue azioni di puro disciplinamento.

Indice

1. L’Agogé
2. I riti d’iniziazione della Grecia arcaica
3. L’iniziazione nel mito

 

 

1. L’agogé

Il termine agōgḗ (in greco ἀγωγή), deriva dal verbo ἄγω, “guidare”, che indica l’azione di condurre a mano i cavalli. Applicato al mondo umano, il termine fu utilizzato dagli Spartani e dagli abitanti di Chio per riferirsi al processo con cui si “addomesticano” i ragazzi (con lo stesso significato con cui Nietzsche parla di Züchtung, NDR). In altre parole, i giovani erano considerati simili a puledri selvaggi che dovevano essere “domati” prima di entrare nella società degli adulti.

Dal momento che questa concezione della gioventù era molto diffusa in Grecia, risulta opportuno utilizzare la parola agōgḗ per indicare complessivamente i rituali e i costumi iniziatici della Grecia antica.

Un tempo, durante il periodo arcaico (VIII-VI secolo a.C.), i riti d’iniziazione erano diffusi in tutta la Grecia. Dall’inizio del periodo classico (V-IV secolo a.C.), tuttavia, nella maggior parte delle comunità urbane tali riti scomparvero del tutto o si ridussero a poche e più generiche cerimonie. Soltanto ai margini del mondo greco, nell’isola di Creta, particolarmente conservatrice, sopravvissero fino almeno al IV secolo a.C. alcune associazioni maschili che si riunivano nelle case degli uomini e sovrintendevano a veri e propri riti iniziatici. I giovani dovevano servire a tavola nelle case degli uomini e la loro bassa condizione era posta in evidenza dal fatto che dovevano indossare abiti logori e sedersi per terra.

 

 

1. I riti d’iniziazione della Grecia arcaica

Dopo questo primo periodo d’istruzione formale, i figli degli aristocratici, a loro volta, arruolavano alcuni ragazzi di ceto inferiore per formare delle bande, che venivano però sorvegliate dai loro padri.

A queste bande era impartita un’educazione che verteva sulla caccia, sulla danza, sul canto, sulla lotta, e, nella versione più moderna, sulle lettere. Infine, dopo aver trascorso un breve periodo di tempo in un rapporto omosessuale con un amante che era stato iniziato all’amore appena prima di lui, ogni giovane aristocratico riceveva un abito militare, una veste speciale e una coppa per bere, che simboleggiavano l’età adulta. In genere, comunque, doveva trascorrere ancora un certo periodo di tempo prima che il giovane raggiungesse la piena età adulta (forse fissata all’età di trent’anni): non possediamo informazioni precise su questo ulteriore lasso di tempo. Quando infine i ragazzi lasciavano le loro bande iniziatiche, erano obbligati tutti indistintamente a sposarsi.

Anche a Sparta si svolgevano riti iniziatici simili, ma in questo caso (durante la guerra civile, NDR) lo Stato vigilava sull’addestramento del giovane, che puntava fondamentalmente a prepararlo al controllo degli iloti, gli schiavi che vivevano a Sparta. Il ciclo educativo costituito dall’agōgḗ spartana, inoltre, era più lungo, in quanto era stata introdotta una lunga successione di classi d’età. (I riti di iniziazione possono avere una durata variabile, a secondo della necessità di ciascuna particolare società).

Ad Atene, invece, l’originaria struttura dei riti d’iniziazione si era frantumata nel corso del VI secolo a.C., in seguito al declino del potere aristocratico. Ciononostante, sulla scorta delle testimonianze ricavate dai racconti delle imprese di Teseo (che riflettono la vita di un iniziando ateniese), da alcuni altri rituali e dal più tardo “servizio militare” (ἐφηβεία), possiamo desumere l’esistenza di un sistema di iniziazione che contemplava il travestitismo, alcune prove di forza, la corsa, la pederastia e una condizione di emarginazione rispetto alla società cittadina. Queste testimonianze, insieme alle scarse notizie provenienti da altre città, fanno pensare che il complesso dei rituali iniziatici fosse un tempo universalmente diffuso nella Grecia arcaica. Questi rituali erano posti in relazioni con numerose figure divine, fra le quali gli eroi locali, Hermes, Eracle, Zeus e Poseidone. Apollo rivestiva un ruolo particolarmente importante, perché sovrintendeva all’integrazione finale del giovane nella società adulta. L’ampia diffusione di questo tipo d’iniziazione trova conferma anche nella mitologia greca, in cui i temi concernenti l’iniziazione – alcuni dei quali scomparirono in epoca tarda – ritornano con frequenza straordinaria.

 

2. L’iniziazione nel mito

Chirone e Achille

Il prototipo dell’iniziando nella mitologia era Achille. Costui fu istruito dal centauro Chirone, lontano dal mondo civile; i centauri sono presentati come iniziatori anche per altri eroi, come Giasone. Chirone, dunque, istruì Achille nella caccia, nella musica e nella medicina, e gli assegnò anche il nome che poi avrebbe portato, dal momento che, inizialmente, si chiamava Ligirone.

In seguito, Achille si recò nella lontana Sciro, dove si nascose vestito da ragazza. Durante la guerra di Troia fu l’eroe acheo più famoso; versioni successive del mito riferiscono la notizia della sua invulnerabilità. Alla fine fu ucciso per intervento di Apollo. La struttura di questo mito riflette chiaramente i riti propri delle iniziazioni maschili: le istruzioni date nella boscaglia, il cambiamento del nome e il travestitismo; la presenza di atti eroici collegati al tema dell’invulnerabilità, inoltre, lascia pensare a una sorta di estasi marziale che, presso altre popolazioni indoeuropee, attende il giovane alle soglie dell’età adulta. La morte, provocata da Apollo, che era il dio preposto all’iniziazione, indica la “morte” dell’iniziando prima della sua rinascita come adulto.

Anche la vita di altri eroi presenta le caratteristiche proprie di uno scenario d’iniziazione. Perseo, per esempio, compie un viaggio verso una regione lontanissima per trovare l’arma particolare che gli consentirà di uccidere il mostro. Edipo, invece, è istruito lontano da casa, supera le prove della Sfinge e infine ottiene la mano della regina rimasta vedova.

Anche Giasone viene educato da Chirone e anch’egli riceve dal centauro il suo attuale nome. Egli raduna un gruppo di seguaci (si pensi ancora ai riti dell’isola di Creta), realizza una serie di imprese coraggiose insieme agli Argonauti e infine ritorna a casa per diventare re.  Accanto a questi miti, comuni a tutta la Grecia, si ritrovano molti eroi locali che annoverano la funzione di modelli iniziatici per i giovani…

Mentre i ragazzi erano istruiti per diventare guerrieri, le ragazze erano preparate ad affrontare il matrimonio.

spartane

A Sparta, una delle poche località su cui possediamo informazioni abbondanti, le ragazze, indossate vesti succinte, cominciavano la loro iniziazione nelle zone di confine del territorio lacedemone, presso i santuari di Artemide, la dea più importante per l’educazione delle giovani. In questi luoghi, oltre a compiere esercizi fisici, venivano anche educate alla musica e alla danza nei cori.

Le testimonianze provenienti da altre città, come Atene, confermano che questa era un’usanza diffusa per tutta la Grecia. Si riteneva che le ragazze fossero simili ad animali selvatici e che pertanto dovevano essere “domate” (ad Atene, per esempio, venivano chiamate “orse”). Questo elemento trova qualche eco nella mitologia, laddove nomi di ragazze quali Leucippide e Ipponoe indicano propriamente che esse erano paragonate a cavalle selvagge e bisognose di doma.

Saffo

Durante la parte conclusiva della loro preparazione alla maternità, le donne aristocratiche di Sparta dovevano affrontare un rapporto omoerotico, in maniera analoga a quanto avveniva nell’isola di Lesbo, dove Saffo si prendeva cura dell’educazione di alcuni gruppi di ragazze, di modo che il loro matrimonio si coronasse con successo. Questo particolare momento della loro vita, di conseguenza, era posto in stretta relazione con il culto della bellissima Elena, che a Sparta era venerata come una dea. In molte città greche, infatti, la conclusione del periodo di iniziazione delle ragazze era costituito da una gara di bellezza. La protezione di Artemide, invece, rimaneva costante fino alla nascita del primo figlio, perché l’entrata definitiva nel mondo delle donne adulte era rappresentata propriamente dalla maternità, e non dalla perdita della verginità. Si possono individuare molti altri particolari relativi all’educazione delle ragazze greche leggendo con attenzione i miti riguardanti Artemide, anche se questi tendono, come avviene spesso per i miti, a soffermarsi maggiormente sulla parte più drammatica della storia, cioè sul matrimonio conclusivo.

L’”addomesticamento” di una ragazza, dunque, si ripresenta in vari modi all’interno di queste narrazioni, il cui interesse principale è rivolto a illustrare la resistenza che la ragazza oppone all’”addomesticamento” stesso. La ricerca delle Pretidi, la cattura di Teti da parte di Peleo, oppure quella di Persefone da parte di Ade, la gara di corsa per vincere Atalanta così come, infine, la conquista di Elena da parte di Paride: tutti questi miti vogliono descrivere quel sentimento, tipico delle giovani fanciulle, di resistenza all’accettazione della vita matrimoniale.

La mitologia greca, naturalmente, rappresenta un mondo osservato da un punto di vista maschile.

 

Bibliografia

H. Jeanmarie, Couroi et Courètes, 1939
A. Brelich, Paides et Parthenoi, 1969
J. Bremmer, An Enigmatic Indo-European Rite. Paederasty, 1980

Articolo cit. “Jan Bremmer, Agōgḗ” da Mircea Eliade (diretta da), Enciclopedia delle Religioni, vol. 11 – Religioni del Mediterraneo e del Vicino Oriente antico. “Città Nuova”, Jaca Book Ed., Roma – 2002

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