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23 Novembre, 2021

Introduzione alla pedagogia

by gabriella

Qui, quo e qua “giovani marmotte”

Perché l’essere umano ha bisogno di educazione?  Perché ogni società umana si è dotata di un sistema di trasmissione della propria cultura alle giovani generazioni? Che differenza c’è tra il sistema educativo di una società moderna e quello di una società tradizionale?

E, ancora, perché in Occidente gli anni di scuola tendono ad allungarsi sempre di più? A queste domande risponde la pedagogia, anche interrogando saperi diversi come l’antropologia, la paleoantropologia e la sociologia.

Indice

1. Cultura e processi educativi
2. Istruzione ed educazione
3. Storia della pedagogia e ideali educativi

 

1. Cultura e processi educativi

I simboli del Giappone: ciliegi in fiore dietro un ponte rosso, attraversato da una donna in abito tradizionale

I simboli del Giappone: ciliegi in fiore dietro un ponte rosso, attraversato da una donna in abito tradizionale

Jerome Bruner (1915 – 2016)

Come tutti gli esseri viventi, l’uomo trascorre la sua esistenza in un ambiente naturale, retto da leggi fisiche e biologiche.

Ma, a differenza degli animali, organizza anche un ambiente culturale, capace di piegare la natura ai suoi bisogni, controllandola e modificandola.

Questa capacità, come ricorda lo psicologo americano Jerome Bruner, dipende da specifiche caratteristiche, quali la costruzione di strumenti, il linguaggio, l’organizzazione sociale, la prolungata infanzia e il bisogno umano di spiegare la realtà.

Attraverso di esse gli uomini hanno sviluppato ciò che gli antropologi chiamano cultura, ossia l’insieme di valori, norme, modelli, comportamenti, simboli, e strumenti che caratterizzano ogni società umana.

La cultura domina, perciò, l’esperienza di ogni essere umano, ma essa non è iscritta nel codice genetico: per essere conservata, deve essere trasmessa, così che ogni nuovo membro della comunità possa farla propria, rielaborarla e utilizzarla.

Da questa necessità di trasmissione nasce il processo educativo.

Uomini e animali

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19 Maggio, 2013

Marco Dotti, Testa ben piena o ben fatta? Il terzo istruito di Michel Serres

by gabriella

Serres

L’agile ricognizione del pensiero educativo di Michel Serres tratteggiata da Marco Dotti in occasione della traduzione italiana di Non è un mondo per vecchi per Bollati Boringhieri.

Nel ventiseiesimo capitolo del primo libro dei Saggi, Michel de Montaigne scriveva:

«Non c’è ragazzo delle classi medie che non possa dirsi più sapiente di me, che non so nemmeno quanto basta a interrogarlo sulla sua prima lezione».Montaigne

Che cosa accadrebbe, si chiedeva Montaigne, se a quella lezione si fosse in qualche modo costretti? Non ci si troverebbe – «assai scioccamente», puntualizzava – vincolati a una costrizione ancora più grande? Non saremmo costretti a servirci di «qualche argomento di discorso più generale, in base al quale esaminare l’ingegno naturale dei ragazzi: lezione sconosciuta tanto a loro quanto a me»?

Il saggio che Montaigne pone al centro della sua idea di educazione è ricordato soprattutto per un’altra affermazione, che ha assunto il ruolo di massima e come ogni massima ha subito il non sempre fausto destino di essere più citata, che compresa. Montaigne affermava, infatti, che è meglio una testa ben fatta, che una testa ben piena.

Parlando di «tête bien faite» e contrapponendola alla «tête bien pleine» intendeva riferirsi prima di tutti al precettore, all’insegnante e, per estensione, anche al ragazzo che dovrebbe essere assecondato nel desiderio. Altrimenti, scrive, concludendo la propria dissertazione, «non si fanno che asini carichi di libri». Ma che cos’è un «asino carico di libri»?

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26 Maggio, 2011

Agogé ἀγωγή

by gabriella

agogéTraggo da Studia Humanitatis questo articolo sulle forme di educazione arcaica della Grecia antica e le sue azioni di puro disciplinamento.

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