Ci sono miti scientifici che persistono ben radicati nel senso comune, promuovendo concezioni e comportamenti deleteri. A volte anche gli scienziati restano legati a teorie attraenti, ma false. Aderendovi acriticamente e promuovendole, questi contribuiscono direttamente alla diffusione di falsità e a rendere più saldi luoghi comuni ingiustificati. In un recente articolo su Nature, la giornalista Megan Scudellari ha demistificato 5 miti scientifici, tanto radicati che la loro confutazione lascia disorientati. Tratto da La mela di Newton.
Esiste qualcuno che abbia mai tentato di enumerare tutti i miti scientifici diffusi negli interstizi del sapere comune? Si può pensare sia un’impresa quasi impossibile dato il gran numero ipotizzabile. Senza pretese di assolutezza si può comunque rintracciare l’origine e la diffusione di qualche mito curioso, pericoloso o dannoso ed eventualmente tentare di emendare l’errore. È infatti possibile che la loro persistenza possa avere effetti diretti o collaterali dannosi non solo per i singoli soggetti nella loro vita quotidiana ma per la società intera, soprattutto se le ripercussioni investono ambiti cruciali quali quello medico, economico ed educativo. Di questo scrive Megan Scudellari in un provocatorio e controverso articolo pubblicato di recente sulla rivista Nature [1]. La giornalista passa in rassegna cinque miti scientifici rintracciandone l’origine e mostrandone la persistente diffusione non solo tra le persone comuni, ma anche all’interno della comunità scientifica. Paradossalmente proprio quella comunità che sarebbe votata alla dissoluzione delle superstizioni si ritrova talvolta invischiata in pregiudizi che ne distorcono i percorsi di ricerca, irrigidendoli in un’attività conservatrice.
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