Archive for Ottobre, 2013

20 Ottobre, 2013

Dalla sorveglianza moderna alla New Surveillance. Il ruolo delle tecnologie informatiche nei nuovi metodi di controllo sociale

by gabriella

sorveglianzaTratto dal Centro di documentazione su carcere, devianza, marginalità dell’Università degli Studi di Firenze.

1.1. Origini storiche dei processi di sorveglianza

 Il re prende nota di tutte le loro intenzioni,
Con mezzi che nemmeno possono immaginare

William Shakespeare, Enrico V

 

L’espressione società della sorveglianza” è stata spesso ascritta a David Lyon, sociologo canadese che ha studiato, in molte sue opere, gli effetti dei nuovi mezzi di controllo sociale, e delle loro interazioni con le più recenti tecnologie informatiche. In realtà, il primo a parlare di “società della sorveglianza”, è stato Gary T. Marx, in un articolo comparso nel 1985 sulla rivista The Futurist (1). Il sociologo statunitense analizza il forte cambiamento avvenuto nel passaggio dall’era moderna all’era postmoderna, in cui le nuove tecnologie assumono un ruolo principale nel nuovo assetto sociale, ed afferma senza timore che

grazie alla tecnologia informatica sta crollando una delle ultime barriere che ci separano dal controllo totale.

Gary T. Marx definisce questo fenomeno New Surveillance: lo scopo della sua analisi è proprio quello di marcare le differenze tra la sorveglianza sviluppatasi con la nascita degli stati moderni nel XIX secolo, quando la raccolta dati serviva allo stato per amministrare la nazione, e la sorveglianza contemporanea, quella in cui non solo lo stato, ma anche le aziende commerciali, le assicurazioni, agenzie ed organizzazioni dei più svariati settori raccolgono ed elaborano informazioni personali su chiunque, con lo scopo di controllarne e manipolarne le interazioni sociali, le preferenze, le opinioni.

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16 Ottobre, 2013

Alessandro Portelli, Senza pianto

by gabriella

Sui funerali del boia delle Ardeatine, un uomo da sotterrare, non seppellire, in un punto qualunque della crosta terrestre. Tratto da Il Manifesto, 16 ottobre 2013. In coda l’epigrafe di Piero Calamandrei contro Kesserling, mandato libero a otto anni dalle stragi di Marzabotto e delle Fosse Ardeatine.

preficheVengo a seppellire Cesare, non a lodarlo,

dice Antonio, nel Giulio Cesare di Shakespeare. Ma finge, e la sepoltura si trasforma in sovversivo elogio funebre. Allo stesso modo, apertamente, gli eredi neonazisti di Erich Priebke non vengono a seppellirlo ma a pretendere di lodarlo.

 La questione della sepoltura si è posta subito dopo il ritrovamento dei corpi degli uccisi alle Fosse Ardeatine. Mi raccontava la signora Vera Simoni, figlia del generale Simone Simoni (torturato a via Tasso e ucciso alle Fosse Ardeatine) che il generale John Pollock, comandante delle truppe alleate dopo la liberazione di Roma, aveva pensato che, visto che i corpi erano già sotterrati, si potevano lasciare lì e costruirci sopra un monumento. Ma sua madre, e altre vedove delle Ardeatine, si opposero: noi vogliamo il riconoscimento di tutti, uno per uno, dissero. Da lì cominciò il tremendo lavoro del professor Attilio Ascarelli, dei suoi collaboratori, e dei familiari in lutto, per tirar fuori i corpi dalla terra, riconoscerli, e finalmente seppellirli. Sotterrare non è lo stesso che seppellire: di mezzo, scrive Ernesto de Martino, c’è il pianto e c’è il rito, che servono a far passare la perdita in valore.

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16 Ottobre, 2013

Carlo Sini, In nome di Kant

by gabriella

 

KantA Rostov (Russia), due uomini si sono affrontati armi in pugno dopo una discussione sulla dialettica trascendentale. Tratto da L’Unità del 20 settembre 2013.

[…] lunedì notte a Rostov sul Don, nella Russia europea […] due giovani di 26 e 28 anni, entrambi appassionati lettori di Immanuel Kant, sono in coda a un chiosco di alcolici. Parlano delle opere del grande filosofo dell’illuminismo tedesco, pare dapprima pacatamente; poi però incappano nella dialettica trascendentale e qui si accalorano, al punto che uno dei due tira fuori una rivoltella scacciacani e spara in testa all’altro, mandandolo all’ospedale, sia pure per una ferita non grave. Qui siamo al Guinness dei primati: quando mai una discussione sul mite e saggio Kant, mente tra le più universali e moralmente ammirevoli, ha suggerito di passare da un ragionamento alle vie di fatto? Nella dialettica trascendentale, seconda parte della Critica della ragione pura (1781), Kant esamina le pretese della ragione umana di fronte ai grandi problemi tradizionali della metafisica. In sintesi e un po’ liberamente: esiste Dio? Il mondo è una congerie di fatti casuali oppure ha un senso e uno scopo finale? L’anima dell’uomo è libera e immortale, oppure è totalmente condizionata?

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16 Ottobre, 2013

Guido Caldiron, Lefebvre, l’estrema destra e i funerali di Priebke

by gabriella

preti_fascistiChi sono e cosa vogliono i preti tradizionalisti della Fraternità Sacerdotale San Pio X pronti a benedire le spoglie del nazista irriducibile Erich Priebke? La loro vicenda, nell’ultimo mezzo secolo si è spesso intrecciata con quella dell’estrema destra. All’indomani di quanto è accaduto ad Albano, la cittadina alle porte di Roma dove si dovevano svolgere i funerali dell’ ex capitano delle SS condannato all’ergastolo per la strage della Fosse Ardeatine, vale la pena ripercorrerne la storia. Anche perché, nei loro confronti il Vaticano ha mostrato negli ultimi anni segnali di grande apertura. Tratto da Micromega.

Per i lefebvriani, le porte della Chiesa di Roma avevano in realtà cominciato a chiudersi con la sospensione a divinis di Marcel Lefebvre pronunciata da Paolo VI nel 1976, ed erano state sbarrate del tutto nel 1988 da parte di Giovanni Paolo II, che aveva scomunicato i 4 vescovi nominati dallo stesso Lefebvre. Ma papa Benedetto XVI ha dapprima, nel 2007, liberalizzato nuovamente l’uso della messa Tridentina, cara ai tradizionalisti, per poi cancellare nel 2009 la scomunica contro i prelati della Fraternità. Il pieno rientro dei tradizionalisti nella Chiesa non si è però ancora completato e non è dato sapere cosa pensi al riguardo Papa Francesco. Ma, da dove ha preso avvio tutta questa vicenda? Dalla figura stessa del fondatore della Fraternità Sacerdotale San Pio X, Marcel Lefebvre.

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14 Ottobre, 2013

La società della rapina

by gabriella

La recensione del Sole24Ore de La société du hold-up di Paul Vacca: quando la rapina diventa il paradigma dominante, la finanza elettronica gioca al crash, la politica diventa indistinguibile dagli affari dei clientes, la giovinezza avvizzisce nella depressione o nell’euforia.

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C’è un piccolo libro francese che non parla dell’Italia, eppure descrive bene il clima nel quale viviamo. Si chiama La société du hold-up e la tesi del suo autore, Paul Vacca, è che l’assalto alla diligenza sia diventato il paradigma economico dominante del nostro tempo. Al centro della dimostrazione, tre esempi. Primo, il caso dei prodotti finanziari derivati e delle colossali scommesse da essi consentite. Secondo, il modello delle start up tecnologiche, che destrutturano interi mercati riconfigurandoli in proprio favore (Amazon e i libri, Apple e la musica, ecc.). Terzo, il predominio dei blockbuster cinematografici, una strategia di marketing iperaggressiva centrata sul brevissimo periodo: il film che non sfonda in sala nel primo weekend è già fuori dai giochi.

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12 Ottobre, 2013

Giovanni Verga, Libertà

by gabriella

bronteLa furia popolare, folle e assassina secondo lo sguardo conservatore di Giovanni Verga, e la tragedia della fallita insurrezione dei contadini del sud.

Ispirato ai fatti di Bronte, il racconto uscì sulla «Domenica letteraria» del 12 marzo 1882 [e fu poi raccolto nelle Novelle rusticane, 1883].

Nel 1963, Sciascia ne scrisse una durissima recensione – La mistificazione di Verga in nome dell’arte e della patriaintroducendo il libro di Benedetto Radice, Nino Bixio a Bronte.

Sciorinarono dal campanile un fazzoletto a tre colori, suonarono le campane a stormo, e cominciarono a gridare in piazza: – Viva la libertà!
– Come il mare in tempesta. La folla spumeggiava e ondeggiava davanti al casino dei galantuomini, davanti al Municipio, sugli scalini della chiesa: un mare di berrette bianche; le scuri e le falci che luccicavano. Poi irruppe in una stradicciuola.
– A te prima, barone! che hai fatto nerbare la gente dai tuoi campieri! – Innanzi a tutti gli altri una strega, coi vecchi capelli irti sul capo, armata soltanto delle unghie. – A te, prete del diavolo! che ci hai succhiato l’anima! – A te, ricco epulone, che non puoi scappare nemmeno, tanto sei grasso del sangue del povero! – A te, sbirro! che hai fatto la giustizia solo per chi non aveva niente! – A te, guardaboschi! che hai venduto la tua carne e la carne del prossimo per due tarì al giorno!
– E il sangue che fumava ed ubbriacava. Le falci, le mani, i cenci, i sassi, tutto rosso di sangue! – Ai galantuomini! Ai cappelli! Ammazza! ammazza! Addosso ai cappelli! – Don Antonio sgattaiolava a casa per le scorciatoie. Il primo colpo lo fece cascare colla faccia insanguinata contro il marciapiede. – Perché? perché mi ammazzate? – Anche tu! al diavolo! – Un monello sciancato raccattò il cappello bisunto e ci sputò dentro. – Abbasso i cappelli! Viva la libertà! – Te’! tu pure! – Al reverendo che predicava l’inferno per chi rubava il pane. Egli tornava dal dir messa, coll’ostia consacrata nel pancione. – Non mi ammazzate, ché sono in peccato mortale!

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10 Ottobre, 2013

Paolo Virno, Doppia negazione e variabilità del senso

by gabriella

PAOLO VIRNOOriginariamente pubblicato nella “Rivista Italiana di Filosofia del linguaggio” (2013) Vol. 7, n. 2, pp. 222-225.

Nel corso di un dialogo malinconico o concitato, una donna dice all’uomo fino ad allora prediletto ‘non è che non ti amo’. Per nulla lusingato, costui coglie al volo due verità filosofiche. La prima è che la doppia negazione non equivale mai all’affermazione di cui sembra fare le veci. Incolmabile è la distanza logica e sentimentale che separa lo spinoso ‘non è che non ti amo’ dal rassicurante ‘ti amo’. Una volta introdotta, la coppia di ‘no’ consecutivi non può essere eliminata mediante la sua traduzione in uno schietto ‘sì’: l’enunciato ‘non (non p)’ ha ormai spostato l’asse del discorso, adombrando un significato ulteriore, eterogeneo e spesso stridente rispetto a quello espresso da ‘p’. La seconda verità filosofica, con cui entra in confidenza l’uomo turbato, è che la negazione di una negazione non descrive alcunché, ma costituisce una azione. Parassitario e superfluo dal punto di vista cognitivo, ‘non è che non ti amo’ ha però un formidabile valore pragmatico. Anziché offrire il resoconto di uno stato di cose già delineato, ne instaura uno nuovo e imprevisto. L’uomo non si domanda se le parole ascoltate corrispondano o meno alla realtà, bensì che cosa stia facendo la donna nel pronunciarle, ovvero quale sia la realtà che proprio il suo speech act produce. Le due verità si implicano a vicenda, così da formare una sorta di circolo. Lo scarto semantico tra ‘non (non p)’ e ‘p’ cessa di essere misterioso soltanto se si riconosce che dire ‘non (non p)’ è una azione; e viceversa, l’azione che si compie dicendo ‘non (non p)’ diventa intelligibile soltanto se si tiene presente l’esistenza di uno scarto semantico tra ‘non (non p)’ e ‘p’.

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10 Ottobre, 2013

Verdi

by gabriella

VerdiIl Requiem di Verdi diretto da Lorin Maazel a Philadelphia nel 1986 e le altre esecuzioni celebri diffuse da radiorai3 in occasione del bicentenario della nascita del musicista.

 

Requiem

La messa di Requiem fu composta da Giuseppe Verdi in occasione della morte di Alessando Manzoni (1873). Fu eseguita a Milano il 22 maggio 1874 con la direzione dello stesso Verdi nel primo anniversario della morte dello scrittore.

***

 

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9 Ottobre, 2013

Piero Bianucci, Il bosone di Higgs

by gabriella

La storia della particella di Dio e del suo “avvistamento” (al Cern nel 2012), nel giorno dell’assegnazione del nobel per la fisica allo stesso Higgs e ad Englert, i ricercatori che nel 1964 accertarono per vie diverse la stessa tesi sull’esistenza della materia. Un’illustrazione della teoria di Mauro Poggi.

Alla fine il bosone di Higgs, folcloristicamente soprannominato «particella di Dio», ha fatto la sua comparsa in due colossali esperimenti del Cern di Ginevra. È il punto di arrivo di un cammino iniziato negli Anni 60 del secolo scorso. L’ultimo tassello di un puzzle che i fisici hanno messo insieme pazientemente in mezzo secolo di lavoro costruendo macchine sempre più grandi, potenti e costose.

Si chiamano bosoni, dal nome del fisico indiano Bose che con Fermi ne descrisse le proprietà, le particelle che trasportano una forza. Sono bosoni, per esempio i fotoni, cioè le particelle che costituiscono la luce, e i gluoni, la «colla» che tiene insieme i nuclei degli atomi. Il bosone di Higgs è speciale: è la particella che conferisce una massa a tutte le altre particelle, e quindi in qualche modo dà ad esse l’esistenza in quanto oggetti materiali. Questa è la sua potenza «divina».

Da ieri, dunque, conosciamo il segreto della massa delle particelle subnucleari, e quindi sappiamo come è fatto l’universo visibile (purtroppo stiamo parlando solo del 4 per cento di quanto esiste, il 96% ci sfugge perché è sotto forma di materia ed energia invisibili). Fatto non irrilevante, sappiamo inoltre perché si sono spesi sette miliardi di euro nel Large Hadron Collider, Lhc, un anello di magneti lungo 27 chilometri nel quale due fasci di protoni si scontrano a energie mai raggiunte prima.

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5 Ottobre, 2013

Christian Caliandro, La distopia italiana

by gabriella

Una bella riflessione sulla condizione giovanile contemporanea sullo sfondo della marcescenza dell’immaginario collettivo e del declino, prima di tutto culturale, dell’Italia. Molti aspetti in evidenza, dal malaffare al cinismo della classe dirigente, fino alla stupidità dilagante, dalla crisi della produzione culturale al successo dei sessantenni evergreen, trovano una convincente lettura unitaria in questo articolo che si conclude spiegando come precario venga da prece, perché indica colui che è costretto ad implorare per ottenere ciò che sarebbe suo diritto.

Nel 1961 Kurt Vonnegut pubblicò quello che è ancora oggi uno dei migliori racconti distopici di sempre. Harrison Bergeron tratteggia in poche, dense pagine una società paralizzata (in un’America «senza tempo»), in cui viene tecnicamente impedito a tutti di pensare: la gente guarda orribili e inutili programmi in tv, e per quelli un pochino più intelligenti l’Handicapper General – che tutto vigila e controlla attraverso i suoi agenti – ha predisposto un dispositivo radiofonico nelle orecchie che a intervalli regolari trasmette allarmi, campane, esplosioni che impediscono a persone come George, il padre di Harrison, di

«trarre un indebito vantaggio dal proprio cervello».

Il presupposto è che la cultura sia intrinsecamente pericolosa dal momento che esaspera le contraddizioni invece di comporle e impedisce il conseguimento di un’agghiacciante «uguaglianza», basata sullo spegnimento delle funzioni intellettuali e critiche. Sulla stupidità programmata.

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