Poco importa al “Grande Twittatore” che il disegno di legge a cui si ispira la “buona scuola” (Aprea-Ghizzoni) sia stato più volte bocciato da cittadini, genitori, insegnanti e studenti. Un articolo di Alvaro Belardinelli fa il punto sul nuovo attacco alla scuola pubblica statale (assunzioni dei precari, school bonus ..), in coda l’analisi della “Buona scuola” preparata da me a novembre per un convegno CESP.
Alvaro Belardinelli, Bocciato dal mondo della scuola, riciclato con patina democratica
Dopo sei mesi di nulla (mascherato da roboanti dichiarazioni), improvvisamente siamo venuti a sapere che il “piano scuola” di Renzi non sarà più imposto mediante decreto-legge, ma seguirà l’iter di un normale disegno di legge per «coinvolgere nell’approvazione della riforma anche le opposizioni». All’improvviso qualcuno a Palazzo Chigi si sarebbe accorto che il progetto del premier (mirante a stravolgere Scuola Statale, status giuridico dei Docenti, organi collegiali, libertà d’insegnamento e di apprendimento) non possedeva affatto quei requisiti di urgenza e necessità che sono indispensabili per poter legittimamente imporre una decisione governativa tramite decreto-legge. Quel medesimo qualcuno, altrettanto inaspettatamente, avrebbe avuto un sussulto di spirito democratico (probabilmente rammentando il nome del proprio partito), e si sarebbe reso conto che non è da “Democratici” ignorare il parere di chi dissente.
Il teatrino delle parti
Quale miracolo è accaduto? Forse il nostro affabile Presidente del Consiglio è stato folgorato sulla via di Damasco da una mistica apparizione del Presidente della Repubblica, che gli ha intimato di rispettare la Costituzione? Forse Renzi ha deciso di non continuare sulla strada dell’arroganza? quell’arroganza pura e dura con cui il Governo ha irriso per mesi le centinaia di Collegi dei Docenti (gli unici organi istituzionalmente competenti in materia didattica) che hanno espresso coram populo con mozioni e documenti ufficiali la propria contrarietà al “pacco Renzie” (come il mondo della Scuola definisce le brillanti trovate del Primo Ministro)? Forse. Quando si parla dei nostri politic(ant)i ogni dubbio è lecito, nessuna certezza è fondata.
Il deprimente spettacolo degli ultimi giorni in materia di scuola conferma il teatrino del primo anno di questo ennesimo inguardabile Governo. Renzi, Reggi, Giannini, Faraone: quattro nomi, mille dichiarazioni contrastanti, in mesi e mesi di propaganda, di fandonie pacchiane, di grossolana incompetenza. Dicono, smentiscono, riaffermano, negano, alludono, aggiungono, rinnegano, sconfessano. Una vergogna totale, nell’assoluto scandalo di questa “riforma” della Scuola che costoro vogliono portare a termine, e che somiglia come una goccia d’acqua a quel disegno di legge Aprea-Ghizzoni che voleva trasformare i Collegi dei Docenti in bivacchi per i manipoli dell’imprenditoria privata[1].
È sempre il berlusconiano Aprea [2]
Poco importa al “Grande Twittatore” che il disegno di legge Aprea-Ghizzoni sia stato più volte bocciato da cittadini, genitori, insegnanti e studenti (sempre più indignati e sconfortati). A questo Governo di reazionari interessa soltanto che siano soddisfatti i propri committenti, i propri mandanti, i propri padroni: Confindustria, Vaticano, Banca Centrale Europea, Commissione Europea, Fondo Monetario Internazionale. Poco importa che anche le mafie gongolino, all’idea di poter mettere liberamente le mani sulle scuole di mezza Italia.
Precari in ostaggio
Non ci facciamo illusioni. Lorsignori stanno per tornare alla carica, più baldanzosi che pria. In ballo c’è l’assunzione di centottantantamila Docenti precari: i quali dovranno comunque essere assunti dal Governo, prima o poi, volente o nolente, esposto com’è al pericolo imminente di sanzioni miliardarie da parte della Corte di Giustizia Europea; ma il Governo prende tempo, e cerca di barattare le assunzioni con l’imposizione del “pacco Renzie”. Tutto pur di risparmiare sugli stipendi dei Docenti, eliminando gli scatti d’anzianità e sottoponendo i Docenti medesimi al ricatto della “valutazione” e del “merito” (per aumenti massimi di sessanta euro in tre anni!). “Merito” di cui osa cianciare a sproposito persino il trentanovenne (e ben pagato) sottosegretario all’Istruzione, il perito chimico Davide Faraone. Un maestro di demagogia raffinata, di cui ancor ci offende il suo incitamento alle occupazioni. [3]
Più soldi alle private, l’ennesimo espediente si chiama School Bonus
Si sa, i soldi servono, e il Governo intende risparmiarli. Per poi darli alle scuole private (cattoliche per la stragrande maggioranza). Questo è lo scopo dell’ultima pensata di Lorsignori: una «detrazione per le famiglie di alunni di scuole paritarie». È stata la stessa Ministra Giannini a dichiararlo, lo scorso 2 marzo: «Oltre alla possibilità di destinare il 5 per mille alla scuola, i provvedimenti sulla scuola prevedono sul piano fiscale uno School Bonus per chi investe in progetti legati alla scuola e la detrazione per chi frequenta le scuole paritarie».
School Bonus: sentite come suona bene? Fa quasi dimenticare che stanziare ancora soldi pubblici per le scuole private rappresenta un ennesimo insulto alla Costituzione e al suo articolo 33: «Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato». Fa anche scordare quanti interessi si muovano dietro questo far strame delle leggi e dei diritti; e quanti finti oppositori di questo regime eversivo fingano costantemente di combatterlo, senza in realtà far nulla. Come quella Cgil che, con i suoi cinque milioni di iscritti, potrebbe scatenare la rivoluzione domani (o quantomeno fermare il Governo), essendo il sindacato più forte d’Europa: come amaramente ha ricordato lo stesso Giorgio Cremaschi, sindacalista Cgil “a Denominazione d’Origine Controllata”[4].
Non ci caschiamo
No, non dobbiamo a costoro, se nel Paese esiste un’opposizione a questo Governo di reazionari, e se l’informazione sulla realtà del “pacco Renzie” è comunque circolata nonostante la censura dei media ufficiali. Lo dobbiamo ai sindacati di base (come Unicobas Scuola e pochi altri). Lo dobbiamo a poche migliaia di donne e uomini valorosi (insegnanti, genitori, studenti, semplici cittadini) che si sono battuti come leoni in questi mesi, con le uniche armi della ragione e della parola, dedicando energie, tempo e denaro alla diffusione di notizie, all’elaborazione di controproposte, alla resistenza attiva per difendere la Costituzione, la democrazia e la giustizia in questo sventurato Paese.
Le loro parole, le nostre parole, hanno bucato il muro del silenzio di regime e sono diventate semi di intelligenza e di libertà, che non potranno non dare frutto. Perché, per continuare ad esistere, occorre resistere.
[1] http://www.periodicoliberopensiero.it/pdf/periodico-dicembre-2014/belardinelli-articolo.pdf ; http://www.periodicoliberopensiero.it/voci/voci_20141013-belardinelli-la-scuola-di-renzi.htm ; http://www.periodicoliberopensiero.it/news/news_20140905-la-buona-scuola-di-renzi-fumo-negli-occhi.htm ;
[2] http://www.periodicoliberopensiero.it/news/news_20120420-ritorna-disegno-aprea.htm ;
http://temi.repubblica.it/micromega-online/sos-scuola-statale/ ;http://www.periodicoliberopensiero.it/news/news_20081019_aprea.htm ;
[3] http://blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2014/12/09/maria-mantello-faraone-aspirante-leader-delle-occupazioni/
[4] http://temi.repubblica.it/micromega-online/la-resa-del-piu-forte-sindacato-deuropa/
Gabriella Giudici, La “Buona scuola”
Il 15 novembre si è conclusa la pseudo consultazione con la quale Renzi e il Ministro Giannini hanno preteso di ascoltare le proposte dei cittadini sulla scuola, opponendo il loro pessimo modello alle tante elaborazioni collettive preesistenti.
Personalmente, mi sono rifiutata di compilare un questionario pilotato che affidava a pochi spazi residuali la possibilità di esprimere un parere su questa oscenità. Ho preferito rispondere con lo sciopero e con un’attività di informazione verso tutti quelli che pensano che la scuola li riguardi per ragioni non trascurabili di libertà e giustizia.
Infatti, a fronte dell’assunzione di metà dei precari oggi in servizio – peraltro imposta all’Italia dalla Corte di Giustizia europea (speriamo sia la volta buona almeno per questa metà) -, la scuola di Renzi è un progetto di precarizzazione degli insegnanti: da cattedra a organico funzionale e viceversa, oltre che sulle tre fasce di merito (di cui l’ultima, quella del 33%, potrebbe coincidere con la messa in mobilità prevista dalla L. 150/2009-Brunetta), di gerarchizzazione delle relazioni scolastiche (Preside; Nucleo di valutazione; Mentor; docenti mediamente bravi; docenti scadenti) e di mobilità permanente: geografica (nelle scuole), e professionale (da cattedra o organico funzionale e probabilmente perfino su insegnamenti affini alle discipline per le quali siamo abilitati).
Se Renzi riuscisse a realizzare questo disegno, il lavoro dell’insegnante diverrebbe un mestiere itinerante, senza alcun rimborso delle spese di mobilità e a fronte di un aumento di stipendio di max 60 euro netti ogni tre anni; stipendio che per un insegnante laureato con otto anni di servizio non arriva a millecinquecento euro al mese. Diverrebbe un mestiere alienante in cui l’enorme lavoro sommerso (stimato in 42 ore settimanali) che oggi svolgiamo per passione e per uno stipendio minimale, ci verrebbe imposto dietro il ricatto della mobilità, della perdita della cattedra e della gogna (il profilo di ogni insegnante sarà esplorabile dal sito della scuola e da quello del Ministero) .
Il motore di questa mobilitazione permanente dei docenti è una valutazione incentrata sui risultati dei test INVALSI (dunque, com’è dimostrato, non sulla qualità degli apprendimenti), sulla formazione permanente in servizio (con la quale possiamo immaginare l’apertura di un nuovo mercato dei corsi di formazione, “democraticamente” aperto anche ad eventuali “associazioni di insegnanti”, nel quale spenderemo in anticipo lo “scatto di merito” che ci prepareremo a conquistare) e su crediti professionali acquisiti lavorando a scuola oltre le 18 ore di didattica frontale.
La scuola di Renzi è la scuola di Gelmini, Monti e Aprea con l’aggiunta del faccione rassicurante di un Presidente del Consiglio a cui basta il proprio ridicolo inglese per fare notizia in tutto il mondo.
14 Novembre 2014 at 14:00
La competizione come neo-imperativo categorico, in tutti i campi, a tutti i livelli.
La differenza fra incubo e realtà è che a un certo punto da un incubo ci si sveglia.
14 Novembre 2014 at 16:13
Infatti, ma gli incubi sono una gran brutta cosa: possono spingere a bruschi risvegli e a tirar giù dal letto chi dorme tranquillo.
14 Novembre 2014 at 18:26
Complimenti per il tuo blog e gli articoli che leggo sempre con molto interesse.
Condivido quanto scrivi sulla riforma Renzi, ( ma anche Berlinguer, autonomia e scuole private, e Gelmini ) e sono molto preoccupata per l’indifferenza che mi circonda. mi rendo conto che lo spirito di solidarietà sia probabilmente addormentato ( spero non estinto ) Tra i pochi consapevoli di quanto accade colgo un numero rilevante di colleghi che stanno correndo a sostenere esami per ottenere le certificazioni linguistiche, per dimostrare …non saprei cosa. La competizione che si vuole promuovere risulta distruttiva.
Sembra che gli studenti stiano diventando l’ultimo dei nostri pensieri, tra recuperi orari ed impegni istituzionali il tempo di preparare delle lezioni, degne di questo nome, o di organizzare dei lavori e attività laboratoriali è sempre meno.
Qualcuno si rende conto che gli studenti non sono oggetti e possono essere trattati come tali! I tempi dell’apprendimento e della rielaborazione non sono quantificabili. Mi capita che dopo anni i miei studenti mi scrivano e mi comunicano che stanno leggendo testi che avevo consigliato … mi sto dilungando troppo scusa.
grazie ancora
silvana
14 Novembre 2014 at 18:34
Sono d’accordo e mi sento vicinissima al tuo modo di lavorare: dobbiamo far sapere che la nostra ostilità alla scuola di Renzi difende non solo il nostro lavoro, ma la scuola che facciamo.
16 Novembre 2014 at 12:26
Mi sapresti dire quale parte Della Brunetta 150/2009 so riferisce a questa situazione? Ho potato il tuo diagramma su FB e molti hanno detto che quello che hai scritto e’ pura immaginazione. Specialmente dove dici che il 33% potrebbe andare in mobilita’ A condividerlo sono stati in tanti. Forse bisogna essere più espliciti.
Grazie
16 Novembre 2014 at 14:41
Credo si sia espliciti abbastanza quando si cita una legge (la “Brunetta”, o L. 150/2009) e si osserva che la cancellazione del TU del 1994, insieme all’adozione della bozza Renzi, potrebbe attuarla:
Ecco i riferimenti:
Art. 55-quater (Licenziamento disciplinare).
2. Il licenziamento in sede disciplinare e’ disposto, altresì, nel caso di prestazione lavorativa, riferibile ad un arco temporale non inferiore al biennio, per la quale l’amministrazione di appartenenza formula, ai sensi delle disposizioni legislative e contrattuali concernenti la valutazione del personale delle amministrazioni pubbliche, una valutazione di insufficiente rendimento e questo e’ dovuto alla reiterata violazione degli obblighi concernenti la prestazione stessa, stabiliti da norme legislative o regolamentari, dal contratto collettivo o individuale, da atti e provvedimenti dell’amministrazione di appartenenza o dai codici di comportamento di cui all’articolo 54.
Insidioso anche il 55-sexies, co 2:
Art. 55-sexies (Responsabilità disciplinare per condotte pregiudizievoli per l’amministrazione e limitazione della responsabilità per l’esercizio dell’azione disciplinare).
Comma 2. Fuori dei casi previsti nel comma 1, il lavoratore, quando cagiona grave danno al normale funzionamento dell’ufficio di appartenenza, per inefficienza o incompetenza professionale accertate dall’amministrazione ai sensi delle disposizioni legislative e contrattuali concernenti la valutazione del personale delle amministrazioni pubbliche, e’ collocato in disponibilità, all’esito del procedimento disciplinare che accerta tale responsabilità, e si applicano nei suoi confronti le disposizioni di cui all’articolo 33, comma 8, e all’articolo 34, commi 1, 2, 3 e 4. Il provvedimento che definisce il giudizio disciplinare stabilisce le mansioni e la qualifica per le quali può avvenire l’eventuale ricollocamento. Durante il periodo nel quale e’ collocato in disponibilità, il lavoratore non ha diritto di percepire aumenti retributivi sopravvenuti.
Non male anche il 55-octies:
Art. 55-octies (Permanente inidoneità psicofisica). – 1. Nel caso di accertata permanente inidoneità psicofisica al servizio dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche, di cui all’articolo 2, comma 2, l’amministrazione può risolvere il rapporto di lavoro. Con regolamento da emanarsi, ai sensi dell’articolo 17, comma 1, lettera b), della legge 23 agosto 1988, n. 400, sono disciplinati, per il personale delle amministrazioni statali, anche ad ordinamento autonomo, nonche’ degli enti pubblici non economici […].
http://www.camera.it/parlam/leggi/deleghe/09150dl.htm
Ps: Se i tanti che starnazzano su facebook cominciassero a leggere e a informarsi, Renzi e Brunetta ci farebbero solo ridere. Ma laissons tomber. Quello che penso, è che è facile, in una scuola come quella di Renzi, mobbizzare un insegnante, isolarlo, metterlo alla gogna, costringerlo ad andarsene ed infine forse licenziarlo, se non ha la buona creanza di obbedire al Preside e fare si col capo ad ogni scemenza si senta chiedere dallo sponsor, o magari se ha la pretesa di esercitare la propria libertà di insegnamento. Non è da oggi che le relazioni scolastiche si sono fatte autoritarie, se non alziamo la testa le vedremo peggiorare.
16 Novembre 2014 at 14:49
Grazie. Farò copia incolla della tua risposta.
E spero che i dubbi espressi siano fugati
16 Novembre 2014 at 19:45
Ti ringrazio.
16 Novembre 2014 at 15:54
gabriella dopo aver letto i riferimenti normativi ho grossi dubbi. la norma recita : “una valutazione di insufficiente rendimento e questo e’ dovuto alla reiterata violazione degli obblighi concernenti la prestazione stessa, stabiliti da norme legislative o regolamentari, dal contratto collettivo o individuale, da atti e provvedimenti dell’amministrazione di appartenenza”
ebbene non mi pare che i docenti avranno l’OBBLIGO di rientrare nel 66%. avranno la POSSIBILITA’ di rientrare nel 66% per avere un aumento di stipendio. ma non un obbligo.
quindi non mi pare sia applicabile ai docenti.
16 Novembre 2014 at 16:34
Ho scritto e sostengo pubblicamente che la Brunetta è una legge in attesa di attuazione e che le norme che introducono la valutazione nei diversi ambiti della PA, POSSONO attuarla dove non lo è ancora. Mi sembra di essere fin troppo cauta. Ciò che penso è peggio: in realtà, non è difficile vedere in quelli collocati nel 33% per due valutazioni successive “una valutazione di insufficiente rendimento” che potrà far scattare il licenziamento disciplinare. Non dimentichiamo che la bozza Renzi è il documento di propaganda del governo: la proposta di legge deve ancora essere scritta.
19 Dicembre 2014 at 08:07
Sento stamattina, ascoltando Prima pagina, che il Jobs Act prevedrà tra le cause di licenziamento lo “scarso rendimento” del lavoratore; cioè esattamente la previsione del “licenziamento disciplinare” previsto dalla Legge Brunetta (150/09).
Il fatto che le “riforme” manchino spesso di trait-d’union tra leggi e fenomeni differenti (ad esempio, tra lavoro pubblico e privato) è in parte voluto per sostenere le miopi interpretazioni di settore e rassicurare chi pensa di non essere coinvolto, e in parte frutto di una legiferazione sgangherata e ignorante. Ciò che importa è che non ci si può fare un quadro dei cambiamenti senza cercare di capire il senso complessivo di queste misure.
16 Novembre 2014 at 16:34
così come, scusami, la valutazione tramite invalsi cosa sottintende ? che si faranno invalsi per tutte le materie ?
non so, ma non mi pare una cosa plausibile. o si ? :O
16 Novembre 2014 at 16:45
Anche in questo caso, c’è una grande ambiguità ed è assolutamente voluta (ripeto: questo documento è propaganda: si rivolge alle mamme e alle nonne il cui consenso dovrà esserci opposto, nel caso la medicina non ci piacesse, la legge è a seguire, più o meno drasticamente a seconda della reazione della scuola). Nella bozza Renzi, alla voce “crediti didattici” si trova solo un riferimento agli INVALSI e al sistema di valutazione promulgato nel luglio scorso dal signor presidente (ispettori, indire ..). Ma, qualunque sia il metodo con cui si vuole valutarci, o è completamente diverso da quanto ci hanno imposto fin qui – parlo di Berlinguer, Monti, Aprea – (e non mi pare proprio), o è lo stesso (tertium non datur): quindi potrebbero imporci test a crocette in tutte le discipline e su questo la scuola non solo non è stata consultata, ma ha sempre espresso in ogni modo il proprio dissenso più completo.
16 Novembre 2014 at 17:34
in pratica hai detto che loro scrivono delle cose ambigue e poi faranno comunque quello che gli pare nella maniera peggiore possibile .
ma questo, come tu stessa hai scritto, è solo quello che tu pensi potrebbe succedere. leggendo quel grafico si può essere portati a pensare che è già così. per fortuna non lo è, almeno non ancora.
possiamo solo sperare per il bene di tutti noi ma alla fine di tutto il paese, che non accada.
grazie per le tue risposte.
16 Novembre 2014 at 17:53
A me pare di aver detto un’altra cosa: che in questo documento l’ambiguità è voluta e che la retorica profusa, più le apparizioni di Renzi da Barbara d’Urso dovrebbero metterci sull’avviso.
Non credo poi che chi comanda possa fare quello che vuole: lo farà se glielo permetteremo, ciò che succederà dipenderà da quanta intelligenza Renzi troverà da questa parte.
Quanto ai grafici, se qualcuno leggendoli è “portato a pensare che è già così” significa che non sa niente di scuola, oppure che non coglie la differenza tra una proposta e una legge: una minorità, kantianamente imputabile a se stesso, di cui non posso preoccuparmi. Infine, sulle mie “previsioni”: io non “penso che possa succedere”, prevedere un futuro già annunciato non è un’arte divinatoria è semplice capacità di comprendere quanto accade.
16 Febbraio 2015 at 23:05
E’ proprio così, vogliono distruggere quel poco di buono che resta delle istituzioni, e soprattutto rendere schiavi e/o precari tutti i lavoratori.
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10 Aprile 2015 at 19:43