Adriana Presentini, La riflessione filosofica dei bambini all’indomani del test INVALSI su “La saggezza del moscerino”

by gabriella

invalsi_no7 maggio 2010. Prima conversazione: “La sapienza del moscerino”

I bambini, divisi in coppie, hanno riletto il testo ed elaborato le seguenti domande:

Lorenzo e Alessio (Tirex):
– Come mai il moscerino vuole essere più intelligente delle formiche?
Andrei S. e Chakira (Tigri dai denti a sciabola):
– Come mai le formiche non vedono la chiocciola?
– Come mai il moscerino ha visto la chiocciola?
Riccardo e Rawene (Draghi):
– Come mai il moscerino è intelligente e le formiche no?
– Come mai il moscerino ha riconosciuto la chiocciola?
Santiago e Michael (Gli orchi verdi):
– Come mai il moscerino capisce che il sasso è una chiocciola?
– Come mai la chiocciola si addormenta sul formicaio?
Giada, Marco, Claudia (Squali bianchi):
– Come mai la chiocciola si è posata sul formicaio?
Alessandra e Andrei M. (Tigri del Bengala):
– Come mai il moscerino sapeva che era una chiocciola?
Alessandro e Martina P. (Leoni della savana):
– Come mai il moscerino sapeva che il sasso non era un sasso ma era una chiocciola?
Martina R. e Gianmarco (Colibrì):
– Cosa ci insegna la favola?
– Come ha fatto il moscerino a scoprire che il sasso era una lumaca?
Marta e Klaudio (I Piragna):
– Come mai il moscerino conosce la lumaca?
– Da dove viene il moscerino?

Dopo aver registrato su un cartellone le domande delle coppie di bambini, si apre la discussione per decidere quale sarà la domanda di studio, quella a cui ci proponiamo di rispondere.
In breve si mette in evidenza che una serie di domande sono molto simili, e riguardano tutte la conoscenza o il riconoscimento della chiocciola sotto le spoglie di un sasso da parte del moscerino.

In particolare prendiamo, come rappresentante del gruppo di ben otto domande (quindi di 16  bambini), la domanda di Alessandra e Andrei M.: Come mai il moscerino sapeva che era una chiocciola?
Inoltre faccio notare a tutti che le due domande di Andrei S. e Chakira, complementari fra loro, parlano di una cosa un po’ diversa dal conoscere o dal sapere: parlano del “vedere”. Comunque propongo di includerle nell’insieme delle altre che riguardano la sapienza del moscerino, per poter partire con la conversazione.

Andrei S.: Il moscerino volava e ha visto la chiocciola dall’alto.
Michael: secondo me la chiocciola era amica del moscerino, così si conoscevano già.
Alessandro: io sono d’accordo con Andrei S.
Claudia: anche io.
Adriana (maestra): quindi dall’alto si vede meglio?
Marta: No, perché si può vedere bene anche da vicino.

Adriana: e quindi come mai il moscerino la vede?
Marta: lui la vede e le formiche no perché stavano pensando al lavoro.
Klaudio: Sono d’accordo con Marta: non si può vedere dall’alto….se qualcuno è nello spazio non può vedere.
Adriana: il moscerino si trovava in alto perché volava, ma non lontano nello spazio.
Andrei S.: ma se il moscerino è troppo vicino, non può riconoscere la chiocciola, invece se è lontano, dall’alto la può vedere tutta.
Riccardo: sono d’accordo con Andrei S., se uno è più lontano può vedere una cosa tutta intera.

Chakira: Come mai quando sei lontano vedi le cose piccole?
Andrei M.: sono d’accordo con Andrei S.: se sei in aereo vedi tante case, le vedi tutte intere, ma più piccole.
Klaudio: se noi andiamo più in alto, sembra come una pozione magica, che le cose enormi sono rimpicciolite…
Giada: se sei in alto vedi le cose più piccole perché c’è tanto spazio in mezzo.
Martina R.: ma le formiche che ne sapevano cos’era una chiocciola?…..io penso che loro non lo sapevano, perché allora, se le cose grandi si vedono meglio da lontano, mentre le formiche arrivavano al formicaio, da lontano, potevano vederla che era una chiocciola.
Adriana: è vero, ma se noi camminiamo sulla terra, può esserci un ostacolo che non ci fa vedere davanti.
Andrei S. : Allora il moscerino la può vedere perché in mezzo all’aria non c’è niente, e lui vola in alto.

Intervengo per chiedere a tutti se sono d’accordo su questa risposta”provvisoria”: Il moscerino vede la chiocciola perché può vedere dall’alto.

Martina: cosa vuol dire “provvisoria”?
Adriana: : vuol dire che per ora questa risposta ci va bene, poi però possiamo ripensarci, se per esempio qualche bambino trova un’altra risposta che ci convince di più, allora possiamo cambiarla.
11 Maggio 2010 2° conversazione: “La morale della favola secondo i bambini”

“La morale della favola secondo i bambini”
Adriana (maestra): Ora vorrei provare insieme ad affrontare la prima domanda dei Colibrì “Cosa ci insegna la favola?”, perché, dal momento che a questa stessa domanda, secondo i signori dell’INVALSI, avete risposto in modo sbagliato, mi piacerebbe approfondire il vostro pensiero. Però, visto che fra le vostre domande ce n’era un’altra condivisa da due coppie, se volete discuteremo di quella (Come mai la chiocciola si è posata sul formicaio). I bambini, a maggioranza, hanno scelto di discutere su cosa ci insegna la favola.

Rawene: secondo me ci insegna l’intelligenza.
Adriana: spiegati meglio
Rawene: il moscerino è intelligente.
Santiago: ci insegna che prendere in giro gli altri, quando uno crede di sapere già una risposta, non è bello.
Andrei S.: Sono d’accordo con Rawene perché le formiche non hanno saputo che quella era una lumaca.
Adriana: allora vuoi dire che se uno non sa una cosa non è intelligente?
Klaudio: no, non è vero, perché quando noi non sapevamo che cos’era il diviso, allora non vuol dire che eravamo stupidi, perché non l’avevamo studiato.
Adriana: quindi non sei d’accordo con Andrei S.?
Klaudio: no.
Andrei S.: Ma io dicevo un’altra cosa. Non intendo che se qualcuno non sa qualcosa è tonto. Intendo solo che il moscerino conosceva quella cosa.
Adriana: Quindi non si tratta di intelligenza.
Andrei S.: si tratta che è avvantaggiato.
Adriana: allora la favola cosa ci vuole insegnare?
Andrei S. : ci insegna che quando non sai qualcosa devi pensare un piano…
Chakira : io sono d’accordo con Klaudio, per me non è che il moscerino è più intelligente.
Andrei M. : ci insegna che non dobbiamo prendere in giro gli altri.
Claudia: sono d’accordo con Santiago e con Andrei M.
Martina R.: per me ci insegna che non dobbiamo arrenderci…Le formiche si arrendono.
Chakira: ci insegna tante cose nuove perché il moscerino, quando le formiche hanno detto di no, lui non ha detto niente ma le ha aiutate uguale. Si può aiutare anche senza dire niente. Quando ci ha fatto imparare il “per” la maestra Michela ci ha aiutato….
Alessandra: ci insegna che non bisogna mai prendere in giro nessuno e mai arrendersi per nessuna ragione.
Klaudio: arrendersi per le formiche è un’azione molto brutta, perché ce la potevano fare se andavano indietro, per allontanarsi e capire cos’era…
Lorenzo: ci insegna che non si prende in giro.
Gianmarco: Non bisogna offendere gli altri o trattarli male.
Rawene: ci insegna ad aiutarci…il moscerino aiuta le formiche.
Michael: che non ci si arrende.
Marta: per me ci insegna che bisogna credere agli altri.
Martina P.: secondo me è come dice Martina R….ci insegna a non arrendersi.
Alessio: per me invece sono d’accordo con Rawene, bisogna aiutare gli altri..
Marco: sono d’accordo con Gianmarco perché le formiche hanno fatto male a non credere al moscerino…
Giada: per me ci insegna che prima di dire delle cose di dobbiamo sempre pensare.
Alessandro: sono d’accordo con Giada, e bisogna fare come ha fatto il moscerino.
Martina R. : dobbiamo anche fidarci degli amici.
Riccardo: io penso come Giada, che non si devono dire delle cose senza pensarci bene prima.
Alessandro: io credo che invece di prendere in giro gli altri e non credergli, bisogna dargli almeno una possibilità.
Andrei M.: sono d’accordo: non bisogna dire al moscerino: “Tu non sai fare niente”..
Andrei S. : sì, sono d’accordo con Santiago, che non si deve prendere in giro…
Chakira: per me ci insegna che non devi prendere in giro le persone più grandi di te perché dopo si offendono…
Andrei S.: ma il moscerino non è più grande!
Klaudio: delle volte anche i più piccoli possono essere grandi….mio fratello è più piccolo ma delle volte è forte più di me…
Rawene: non bisogna dire ai piccoli: “Non ci devi aiutare” perché forse lo sanno fare meglio….
Lorenzo: anche io penso come Klaudio. Mica i più piccoli sono sempre deboli!..
Claudia: io credo che questa storia ci vuol far capire che non bisogna offendere i più deboli.
Alessandra: sono d’accordo anch’io con klaudio: i piccoli a volte possono essere forti.
Adnrei S.: sì, è vero anche per me i piccoli poi possono essere più forti da grandi.
Alessandro: i piccoli possono essere più forti da grandi ma anche da piccoli…..
Rawene: per esempio se un bambino piccolo, incontra uno grande e lo vuole aiutare, forse tutti e due insieme ce la possono fare…

Adriana: ah, vuoi dire che la forza del più piccolo insieme a quella del più grande diventa importante per superare un problema?
Rawene: sì, e anche che il più piccolo quindi è forte….
Giada: secondo me ce la puoi fare se usi anche la forza che hai in te.

Adriana: cosa intendi dire? Spiegati meglio.
Giada: Se ci metti tutta la tua forza, anche quella che è dentro di te.
Adriana: e come potresti chiamare questo tipo di forza?
Giada: …quella del corpo che ce l’hai tu.
Martina R.: c’è anche la forza dell’intelligenza.

Adriana: che intendi?
Martina R.: quando uno è intelligente, che sa pensare bene alle cose…..ti serve anche per aiutare…
Rawene: serve per essere forti.
Giada: la forza che hai in te non è come quella dei grandi che sono più forti, ce la può avere anche un piccolo….
Adriana: qualcun altro vuole provare a dire che tipo di forza è quella di cui ha parlato Giada? …io ho capito che Giada non si riferisce a quella forza che i grandi possono avere perché sono più grandi e quindi hanno muscoli più forti…. come altro possiamo chiamare, invece, la “forza che hai in te”?

A questo punto i bambini provano a lanciare varie definizioni di questo tipo di forza, ma più che altro, mi accorgo, stanno incominciando ad imbastire una nuova conversazione su questo argomento. Perciò, dato il pochissimo tempo a nostra disposizione, propongo loro di rimandare questa nuova discussione sulla forza che è in te, e di chiudere mettendoci d’accordo su quale sia l’insegnamento della favola.

Adriana: Allora come vogliamo concludere?…che cosa ci insegna la favola?
Dopo una concitata confabulazione, mi sembra di capire che la maggioranza è d’accordo su: “I piccoli a volte sono più forti dei grandi”….ma c’è una minoranza, o piuttosto varie piccole minoranze che sostengono ancora le altre interpretazioni. Perciò propongo di scriverle tutte:

1- I più piccoli a volte possono essere i più forti. (Klaudio e altri)
2-Quando non sai qualcosa devi pensare un “piano” (Andrei S.)
2- Non bisogna arrendersi.(Martina R.)
3- Non si deve denigrare o sottovalutare gli altri (molti bambini l’hanno espresso sotto la forma “non si deve prendere in giro”)
4- Ce la puoi fare se usi tutta la forza che hai in te. (Giada)
5-Dobbiamo fidarci degli amici. (Martina)
6-Invece di prendere in giro gli altri bisogna dargli almeno una possibilità. (Alessandro)
7-Prima di dire delle cose ci dobbiamo sempre pensare.(Giada)
8-La generosità: il moscerino aiuta le formiche anche se loro non gli danno fiducia (Chakira)
9-Bisogna credere agli altri (Marta)

14 Maggio 3^ Conversazione: “ La forza che è in te”
Riprendiamo la discussione a partire dall’idea di Giada, che esiste una “forza che è in te” diversa da quella “dei più grandi”.
Santiago: la forza che è in te è la mente e il corpo, però per fare una cosa importante la devi svuotare tutta, sennò non ci riesci…
Klaudio: per me è quella del cuore, perché quando uno si arrabbia con un altro, poi gli fa vedere cosa sa fare lui, e allora ci vuole la forza del cuore….
Santiago: come il moscerino….
Adriana (maestra): e cioè?
Santiago: …che le formiche l’hanno offeso allora si è arrabbiato e ha visto la roccia e si è accorto che era una chiocciola….
Andrei S.: ma il moscerino non è sicuro che si arrabbia…..secondo me la forza che è in te è quando tu provi a tirar fuori la forza della testa.
Marta: per me è quella dell’intelligenza.
Alessandra: forse potrebbe essere la forza del cervello…pensi e pensi..e puoi trovare come spostarlo (il sasso del racconto)…
Martina R.: esiste anche la forza dell’immaginazione. E quindi uno si immagina qualcosa, per esempio il moscerino ha immaginato che quella roccia poteva essere una chiocciola che si era addormentata.
Alessandra: forse è la forza di conoscenza….che magari il moscerino ha guardato dall’alto e ha riconosciuto la chiocciola.
Santiago: esistono tanti tipi di forza, se si mischiano tutti i tipi di forza forse di possono risolvere anche problemi differenti.

Adriana: puoi spiegare meglio?
Santiago: se si uniscono le due forze dell’intelligenza e della riconoscenza…..
Adriana: che cosa intendi per “forza della riconoscenza”?
Santiago: quando uno riconosce una cosa.
Adriana: ah…allora questo si dice : “riconoscimento”. La riconoscenza significa un’altra cosa, è come la gratitudine.. (brusio interrogativo fra i bambini)…la gratitudine è quando si riconosce a qualcuno che ti ha fatto un piacere, o che ti ha fatto del bene, si dice anche che uno è “riconoscente”. Invece il riconoscimento è quando si riconosce una cosa per quello che è …Dunque, Santiago, che cos’è per te la forza del riconoscimento?
Santiago: è quando uno capisce che cos’è quella cosa.
Rawene: per me la forza che è in te è quella del coraggio, se uno c’ha il coraggio tira fuori tutte le sue forze.
Klaudio: ci può essere anche la forza delle vene, che il sangue che hai tu viene su una parte del corpo e così diventa più forte.
Brusio interrogativo degli altri bambini Adriana: sì, è vero, Klaudio sta parlando di una cosa scientifica, succede proprio così, quando si deve fare uno sforzo muscolare, per esempio per correre veloci, il sangue affluisce ai muscoli interessati allo sforzo.
MartinaR.: esiste la forza della sapienza?
Adriana: chi vuole rispondere?
Martina R.: io credo che esiste, è quando uno per esempio è con la sorellina e si perde, però se ha la forza della sapienza sa ritrovare la strada e possono tornare a casa.
Marta: esiste anche la forza degli occhi…è quando uno si fa capire con gli occhi.
Chakira: quando hai la forza nel cuore puoi anche farcela, per esempio oggi abbiamo giocato alle “missioni speciali” e Andrei S. era il cattivo, allora io ho sentito una forza nel cuore e l’ho sconfitto.
Claudia: io penso come ha detto Klaudio: la forza viene dal sangue.
Andrei S.: forse il moscerino ha usato le forze combinate.
Santiago: voglio parlare della forza degli occhi. A me mi è successo che a volte puoi vedere il passato….una volta il babbo mi diceva una cosa e io mi sono immaginato come era successo…
Adriana: allora è come la forza dell’immaginazione di cui parlava Martina.
Santiago: sì.
Klaudio: la forza degli occhi è anche quando concentri gli occhi su una cosa che non si capisce tanto…
Alessandra: con le forze unite si può anche creare un’altra forza più potente.
Michael: c’è anche la forza della magia.
Chakira: alla città della domenica ho visto un coccodrillo vero e non ci vado più…
Adriana: che c’entra con la forza?
Chakira: è perché ho provato la forza della paura….e anche della meraviglia. Ma la forza della paura è stata più grande perché ho detto al babbo che non ci voglio
tornare….
Riccardo: La forza delle emozioni!!!

Adriana: perché è una forza?
Riccardo: le emozioni ti fanno fare delle cose anche se qualche volta non le vuoi fare.
Andrei S.: la forza delle emozioni è anche quando la puoi usare per fare le cose.
Santiago: la forza delle emozioni può anche contagiare qualcuno….se io sono allegro posso contagiare gli altri….
Brusio di …allegria..(Santiago è famoso per il fatto che fa sempre ridere tutti)
Klaudio: c’è anche la forza dei cinque sensi…

Adriana: accidenti!…sapete che a tutti questi tipi di forza non ci avevo mai pensato?….è molto interessante…
Rawene: quando unisci tutte le tue forze puoi superare anche cose molto difficili.
Klaudio: non sono d’accordo perché se qualcuno ha ancora più poteri di te, tu non ce la fai.
Santiago: sono d’accordo con Rawene perché, come ha detto Klaudio, anche i piccoli possono essere più forti, e quindi se un piccolo riunisce i suoi tipi di forza può vincere un potente.
Andrei S.: io sono d’accordo con Klaudio.
Riccardo: io penso come Rawene.
Lorenzo: sono d’accordo con Santiago.
Alessandro: anche io.

Adriana: e quindi siete d’accordo con quello che ha detto anche Rawene.
Chakira: io sono d’accordo con tutti e due perché mi piacciono questi due pensieri, e poi non lo so, mi sembrano giusti tutti e due…
Giada: anche io sono d’accordo con Santiago e Rawene.
Rawene: se uno è più forte di un altro e chiama il suo amico, tutti e due insieme possono superare anche quello che ha più poteri.
Andrei M.: un genitore, se unisce le sue forze, magari però non ce la fa ….
Adriana: a fare cosa?
Andrei M.: ….che ne so…a fare il genitore.
Martina R: credo che c’è una forza… che dobbiamo credere in noi, perché se non ci crediamo non ci riusciamo mai…
Klaudio: delle volte i piccoli possono essere più forti di quello che pensiamo.
Andrei S.: ma già l’abbiamo detto.
Adriana: ma stavolta Klaudio ha aggiunto un altro piccolo pensiero, ha detto “di quello che pensiamo”…non è proprio la stessa cosa, non credete?
Martina R. : sì, è diverso, non ha detto che possono essere più forti di un grande, ha
detto che possono essere più forti anche se noi non ci crediamo…..Come le formiche e il moscerino…
Michael: per esempio può essere che c’è qualcuno che pensa di essere più forte e invece non è vero: l’altro è più forte di lui.
Adriana: vogliamo trovare una conclusione della nostra conversazione?
Alessandra: ho pensato che quando vuoi credere in te, chiudi gli occhi e metti le mani sul cuore.
Adriana: ma cosa serve per credere in se stessi?
Michael: l’intelligenza.
Giada: il cuore e la testa.
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Martina: dobbiamo essere fiduciosi in noi.
Adriana: e cosa ci serve per avere fiducia in noi?
Marco: secondo me ci serve la testa…di pensare bene.
Marta: il cervello.
Alessio: bisogna usare il nostro corpo, tutto quanto, anche il cuore e la mente, così otteniamo la forza.
Martina R.: ci serve anche l’aiuto …
Giada: anche che gli altri non ci prendano in giro.
Santiago: ho un’idea: unendo tutte le forze del corpo esce fuori la vera forza!
Adriana: possiamo concludere lasciando una domanda aperta, sulla quale potremmo riprendere la discussione in seguito.
“Cosa ci serve per avere fiducia in noi?”
Il lavoro è continuato in classe, dove ho proposto ai bambini di rappresentare pittoricamente “La forza che è dentro di te”. Per questo laboratorio ho approntato un sottofondo musicale (da Jan Garbarek: the legend of the seventh dream)Ognuno ha potuto scegliere la tecnica che preferiva, poi ho invitato i bambini a dare un titolo esplicativo al loro “quadro”.
I titoli -e le spiegazioni che qualcuno ha voluto fornire delle proprie opere-, sono risultati un ulteriore sviluppo dell’argomento, tanto che ho voluto trarne un “copione” di una possibile performance teatrale che proveremo a mettere in scena all’inizio del prossimo anno scolastico.

Epilogo del lavoro di riflessione sul testo.
Ultimo giorno di scuola.
Siamo in attesa di partecipare alla tradizionale festa della 5^, che celebra la fine del suo ciclo scolastico.
Decidiamo di utilizzare questa ultima ora di scuola per “provare” la nostra perfomance teatrale dal titolo “La forza che è dentro di te”.
Al rientro in classe dalla palestra , abbiamo ancora qualche minuto prima della festa. E parliamo del nostro lavoro. Marta chiede:
-Ma allora, màe, qual’ era la risposta “giusta” dei signori Invalsi?
(riferendosi evidentemente alla domanda delle prove INVALSI sull’insegnamento della favola.)
-Beh, rispondo io, I “signori Invalsi” ritengono giusta la risposta n.2 (lettera A), quella che dice: Non
sempre le cose sono quello che sembrano”.
Silenzio totale nell’aula. Qualche bambino appare perplesso. Poi subito Santiago si riscuote per dire:
-Ma quali cose non sembrano quelle che sono?
-No, -dico io-, è il contrario: le cose non sono quello che sembrano….La favola, secondo i signori Invalsi, ci insegna a non fidarci dell’apparenza.
Chakira si fa portavoce di un largo brusio interrogativo:
-Che cos’è l’apparenza?
Io: -L’apparenza di una cosa è quello che sembra…..insomma, quello non era un sasso, ma una
chiocciola. L’apparenza di quell’oggetto era un sasso, e la realtà era una chiocciola.
Marta: Ma è troppo poco!
Io: che vuoi dire?
Marta: non è tanto interessante. E’ più interessante la nostra! (risposta)
Brusio di approvazione nella classe.
Io: Perché?
Martina R.: mi sembra più giusta che “Il più piccolo può anche essere il più forte” perché sennò come
faceva il moscerino a risolvere il problema? E poi anche che ci dobbiamo fidare degli amici e non ci dobbiamo arrendere.
Santiago: è più interessante la nostra perché noi ci abbiamo pensato molto e abbiamo trovato tante cose, anche di non prendere in giro gli altri….

Vorrei sapere qualcosa in più su ciò che pensano della “risposta giusta” dei “Signori Invalsi”, penso che avremmo bisogno di strutturare un’altra conversazione, anche riguardo il binomio “Realtà/apparenza”, ma il tempo a nostra disposizione è finito.
L’anno scolastico è finito.
Come al solito non avevo previsto questo ulteriore sviluppo del lavoro. Perciò mi riprometto di riprendere l’argomento a settembre, insieme alla presentazione alle altre classi della nostra performance “La forza che è dentro di te”.

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