L’articolo di Luigi Pandolfi torna su meccanismi che chiunque abbia letto i giornali nell’ultimo anno conosce già. Ciò che aggiunge è la geniale chiarezza di una sintesi che permette di cogliere la logica circolare dei flussi finanziari che dalle nostre tasse vanno alle banche e dalle banche tornano al debito sovrano addizionati di forti interessi.
Pandolfi mostra, infatti, come l’ideologia del risanamento ponga l’accento sulla riduzione della spesa pubblica, occultando accuratamente il meccanismo di nuovo indebitamento introdotto (MES) per orientare i flussi di denaro dai cittadini europei alla speculazione finanziaria.
Il FMI e i governi europei, insomma, non stanno sbagliando le loro previsioni (come qualche commentatore suggerisce), ma stanno consapevolmente alimentando un aumento dei debiti sovrani che sostituisce il denaro buono che abbiamo in tasca ai titoli tossici detenuti dalle banche (Monte dei Paschi docet).
La campagna elettorale sta entrando nel vivo, ma, com’era facile prevedere, visti gli attori in campo, i temi veri, quelli che afferiscono al futuro del paese ed alla sua capacità di vincere le sfide che ha davanti, rimangono inspiegabilmente sullo sfondo.
E tra i temi veri, vale la pena ricordarlo, c’è quello che riguarda i nostri impegni con l’Unione europea e le sue strutture tecnico-finanziarie. Insieme a quello, correlato, della compatibilità del nostro diritto al futuro con le scelte finora compiute sul terreno della costruzione dell’Europa monetaria.
Nel luglio del 2012 il nostro Parlamento ha ratificato, in un clima che potremmo definire inerziale, due importanti trattati, quello sul Fiscal compact e quello sul Meccanismo Europeo di Stabilità (MES).
Il primo impegna il nostro paese a ridurre il debito pubblico nei prossimi venti anni, fino a portarlo entro la soglia stabilita dal Trattato di Maastricht (60% del PIL). Considerato che il debito italiano ammonta ormai a circa 2000 miliardi di Euro, che in rapporto al prodotto interno fa il 127%, per raggiungere l’obiettivo del trattato bisognerà rastrellare circa 900 miliardi di Euro in venti anni, 50 ogni anno, 150 milioni ogni giorno.
Il secondo è riferito invece all’istituzione del cosiddetto “Fondo salva stati”, un plafone di 650 miliardi di Euro che l’Europa metterebbe a disposizione, previa accettazione di vincoli draconiani dal lato della riduzione della spesa, dei paesi a rischio bancarotta. Chi alimenterà questo portafoglio?
Gli stati membri, in rapporto alla loro ricchezza (PIL). L’Italia ha dovuto sottoscrivere quote per il 18% dell’intero capitale, per un importo di circa 125 miliardi di Euro, da versare in 5 anni.
La prima domanda che sorge snocciolando queste cifre è questa: dove prenderà i soldi il nostro paese per onorare questi impegni? Stiamo parlando infatti di cifre vertiginose, tanto grandi da apparire immediatamente incompatibili con le disponibilità finanziare dello Stato, specie in questa fase etichettata con la parola “crisi”.
Evidentemente, come il governo dei professori ci ha anticipato, una parte dei quattrini necessari per “stare in Europa” dovrà venire da una contrazione significativa della spesa e da un inasprimento generalizzato della pressione fiscale, diretta ed indiretta. Ergo, meno servizi e tutele per i cittadini, meno stato sociale, più tasse. Con tutte le conseguenze, in termini di recessione economica e di crescita della povertà, che una simile spirale porta inevitabilmente con sé.
Ma questo non sarà sufficiente, perché oltre una certa soglia, nei tagli al welfare, non si potrà andare, pena l’annientamento della nostra società. E questo il Meccanismo di stabilità l’ha previsto, stabilendo che i paesi membri, per finanziare il “Fondo salva stati” potranno fare nuovo debito pubblico.
Ricapitoliamo. La crisi in atto è stata battezzata come “crisi del debito”. Quotidianamente i mass media ci informano che la stabilità finanziaria dell’Europa passa attraverso il controllo e la riduzione dei debiti sovrani degli stati membri. E in questa direzione andrebbero sia l’obbligo del pareggio di bilancio, peraltro costituzionalizzato, sia le clausole del Fiscal compact appena richiamate. In Italia ciò sarebbe maggiormente rilevante a causa dell’enorme debito accumulato negli anni ed al suo peso in rapporto alla ricchezza nazionale (PIL). Tutto chiaro? Tutto lineare? Nemmeno per sogno.
Proprio il meccanismo principe della stabilità finanziaria europea, il MES, messo in piedi per non far fallire gli stati membri dell’Unione con più alto e tortuoso debito pubblico, prevede che quest’ultimo si può nondimeno aumentare per riempire le sue casse.
C’entra qualcosa tutto ciò col fatto che il debito pubblico italiano negli ultimi mesi ha subìto un’impennata turbinante, portandosi al di sopra dei 2000 miliardi di Euro? Certo che c’entra.
Come dimostrano le stime della Banca d’Italia, all’inizio del 2012 il debito pubblico italiano era poco sopra i 1.900 miliardi di Euro. Oggi siamo a circa 2020 miliardi di Euro. Nei 120 miliardi di differenza ci sono anche i versamenti che il paese ha fatto al “Fondo salva stati”. Una contraddizione gigantesca: si strangola l’economia con misure di austerità per uscire dalla “crisi del debito”, e, nello stesso tempo, quest’ultimo lievita a dismisura, anche per effetto delle stesse strategie volte a ridurne la consistenza. C’è una logica in tutto ciò? Apparentemente no. Se diamo però un’occhiata a quello che è accaduto in quest’ultimo anno sul versante della (cosiddetta) lotta alla speculazione qualche spiraglio di luce inizia ad aprirsi.
Nel mese di dicembre del 2011, quando i venti della speculazione soffiavano particolarmente forti, la Bce ha accordato a 523 banche private europee finanziamenti per circa 500 miliardi di Euro, ad un tasso fisso agevolato del 1%. Una cifra enorme, con la quale le banche hanno, prevalentemente, acquistato titoli di Stato, ad un rendimento fino al 5-6 %.
Se guardiamo al nostro paese, i dati della Banca d’Italia a tal riguardo parlano chiarissimo: a cavallo tra il 2011 e la fine di gennaio del 2012, quindi immediatamente dopo l’asta della Bce del 21 dicembre, le banche italiane hanno acquistato BTp e ed altri titoli affini per un importo di circa 30 miliardi di Euro, passando, in termini di portafoglio complessivo, da 209 miliardi a 237 in un solo mese.
Una cosa simile si è verificata anche qualche mese dopo, a seguito della seconda asta della Bce, nel mese di febbraio del 2012, con la quale sono stati assegnati ben 530 miliardi di Euro a 800 banche europee. E siamo a 1000 miliardi in tre mesi! Un importo pari alla metà del nostro gigantesco debito pubblico.
Capito? La giostra europea funziona più o meno così: lo Stato si svena verso l’Europa, tassando i propri cittadini, tagliando servizi, cancellando diritti, emettendo nuovi titoli del debito pubblico; l’Europa, a sua volta, prende questi soldi e li dà a banche private, che hanno perso liquidità per proprie imprese finanziarie fallimentari, quasi a gratis; le banche, prendono questi soldi, e cosa fanno? Aprono il portafoglio e finanziano le imprese? No, li prestano agli stati comprando il loro debito, ad un tasso di interesse 4-5 volte superiore a quello con cui li hanno ricevuti. I soldi, insomma, sono sempre gli stessi, ma in questo gioco incredibile c’è, ovviamente, chi vince e chi perde. I primi si chiamano banche e speculatori finanziari, i secondi cittadini d’Europa.
In questo quadro l’obiettivo della riduzione del debito, e quello del pareggio di bilancio, più che il fine costituiscono il mezzo attraverso il quale si finanzia la speculazione finanziaria. C’è “crisi” si dice, ma nella “crisi” qualcuno ci sta guadagnando. E questo qualcuno si chiama “banche”. Solo quelle italiane, nell’anno che è appena trascorso, avrebbero guadagnato, investendo i soldi ricevuti dalla Bce, più di 15 miliardi di Euro.
I conti tornano. E quelle cose che più indietro potevano apparire contraddittorie, in questa nuova ottica si ripresentano in tutta la loro coerenza. Intanto la politica italiana continua a trastullarsi nel suo teatrino. Tanto del nostro destino se ne occupano altrove.
25 Gennaio 2013 at 15:51
Molto interessante.
Ma non starei tanto a difendere i cittadini nel suo complesso.
Preferirei che qualcuno mettesse a fuoco le responsabilità individuali.
I debiti pubblici sono cresciuti perché abbiamo votato partiti che li hanno fatti gonfiare.
Ovvero partiti, parlando del caso Italia, che hanno raccattato voti in cambio di promesse assistenziali.
E per fornire assistenza bastava ricorrere al debito pubblico. D’altronde, ognugno di noi, non avrebbe desistito un nanosecondo di fronte a banche che offirvano titoli di stato ad interessi a due cifre (io “purtroppo” non ero ancora in gioco all’epoca…).
Quindi, al di là di tutto, c’è di mezzo la nostra avidità e la mancanza di sensibilità economica. C’è di mezzo la nostra visione “breve”, miope, delle risorse economiche che sono di tutti.
Lo Stato non è una vacca da mungere. Lo Stato siamo tutti noi e se qualcuno sperava di mungersi perennemente, senza pagarne poi i costi, penso che era solo un povero illuso.
Adesso si va alla cassa a pagare tutto quello che ci siamo permesso negli anni passati ma che non era nelle nostre possibilità.
25 Gennaio 2013 at 22:32
Capisco cosa intendi, ma è un’altra storia, o per meglio dire è la storia del debito prima dell’Europa (comunque, “assistenzialismo” o welfare? http://scienzeumanegiudici.wordpress.com/2012/08/22/wolfgang-streek-alle-origini-politiche-del-disastro-finanziario-la-crisi-del-2008-e-iniziata-quaranta-anni-fa/#more-12726. D’ora in poi sarà divertente fare debiti per salvare le banche e aprire l’ombrello in classe o all’ospedale quando piove ..
25 Gennaio 2013 at 22:37
Se non salviamo le banche, cosa succede?
25 Gennaio 2013 at 22:39
che ci resta da mangiare, non è un dettaglio 🙂
25 Gennaio 2013 at 22:52
Se crolla il sistema bancario in Italia verranno garantiti i risparmi solo fino a 100 mila euro.
Il resto non sarà rimborsato.
Le banche hanno un ruolo fondamentale in un sistema economico. Ma quel ruolo originario, ovvero prendere da chi è in surplus (risparmiatori) e dare a chi è in deficit (imprenditori che hanno come scopo investire), negli ultimi decenni è degenerato in quello che oggi vediamo sotto i nostri occhi in tutto il mondo (derivati, subprime, speculazioni feroci, ecc…).
Il sistema è malato e deve essere curato.
La cura attuale pensa sia la meno peggio, soprattutto per noi cittadini.
Quella drastica (drammatica) poterebbe al fallimento del sistema finanziario italiano.
Sinceramente non so immaginare con precisione le conseguenze, ma credo che sarebbero davvero traumatiche, molto peggio di quanto stiamo sopportando adesso.
Lo so che è triste da pensare, ma stiamo pagando gli errori di chi ci ha governato negli ultimi decenni.
Una politica stracciona che per guadagnarsi la poltrona ha ipotecato il futuro dei propri figli.
26 Gennaio 2013 at 10:37
Non credo che la cura MPS sia la migliore: in questo caso i cittadini italiani hanno tirato fuori quasi quattro miliardi di euro senza alcuna garanzia (anzi con certezza dell’impossibilità) di rimborso. Altrove (vedi GB) le banche salvate con soldi pubblici sono state pressoché nazionalizzate ..
25 Gennaio 2013 at 22:54
Aggiungo solo più una cosa (pensando alle nefaste esagerazioni dei nostri predecessori): la grande assente nella nostra epoca, a tutti i livelli, è la cultura del limite.
26 Gennaio 2013 at 10:40
non è un caso, non so se ricordi che una delle definizioni che Marx dà della borghesia (dunque del sistema che pone in essere) è quella di una classe eminententemente rivoluzionaria, che non può esistere senza rovesciare e superare i limiti fissati precedentemente. D’altra parte, cosa pensi che sia la famosa “crescita”?
27 Gennaio 2013 at 11:41
Cara Gabriella,
ad integrazione del chiaro articolo di Pandolfi propongo da Trend Online un
ulteriore sguardo di Rossana Prezioso con la speranza che anche noi, comuni
mortali, si riesca ad intravvedere, lampo dopo lampo, almeno un sentiero di
approssimazione che ci permetta di districarci dentro il fumoso marasma nel
quale da tempo ci stiamo precipitando. Penso che anche noi siamo complici
passivi, quindi maggiormente responsabili. Il nostro delegare disinformato e
acritico genera mostri.
Un caro saluto
http://www.trend-online.com/prp/crisi-mps-sistema-bancario/2.html
27 Gennaio 2013 at 14:01
come darti torto? la forza di chi ci “guida” in questo momento è la nostra inerzia. Pensavo giusto questo ascoltando Camusso, l’altro ieri, lamentare che “il governo non ha mai voluto ascoltare la voce degli ultimi”, come se compito del sindacato fosse di “dialogare” e suggerire e non di organizzare le lotte proprio di quegli inascoltati ..
27 Gennaio 2013 at 14:00
http://www.youtube.com/watch?v=1Y9RgbGLLfE