Un documentario greco torna a riflettere sui grandi esperimenti di privatizzazione degli anni ’90, dalla Russia di Yeltsin alla Germania Est dopo la riunificazione, per commentare quanto sta accadendo in Grecia e probabilmente presto in Italia.
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Era l’inizio del 1989 quando l’accademico francese Jaques Rupnik si sedette alla scrivania, per preparare un report sullo stato delle riforme economiche nell’Unione Sovietica di Mikhail Gorbaciov. Il termine che usò per descrivere il rantolo dell’impero fu Catastroika. Ai tempi di Yeltsin, quando la Russia istituì forse il maggiore e fallimentare esperimento di privatizzazione della storia dell’umanità, il Guardian diede al termine inventato da Rupnik un significato diverso. Catastroika divenno sinonimo della completa distruzione del Paese per mano delle forze che governano il mercato, della svendita dei beni pubblici e del rapido deterioramento degli standard di vita dei cittadini. Ora, l’unità per misurare la “catastroika” era diventata la disoccupazione, l’impoverimento sociale, il declino delle aspettative di vita, così come la nascita di una nuova casta di oligarchi che prende le redini di una nazione. Qualche anno dopo, la produzione di uno sforzo analogo nella privatizzazione massiccia delle proprietà pubbliche nella Germania riunificata (presentato ora come modello per la Grecia) creò milioni di disoccupati e alcuni dei più grossi scandali nella storia dell’Europa. E’ questa “Catastroika” che si sta abbattendo sulla Grecia, e forse presto sull’Italia.
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