Traggo dal blog Alloradillo! un breve commento alla decisione presa nel 2012 dall’Ecuador – l’orgoglioso paese sudamericano che si è sottratto al ricatto del debito e ha dato asilo a Julian Assange – di non trivellare il suolo di un’area protetta ricca di greggio e salvaguardarne la biodiversità. Un anno fa il presidente Correa aveva chiesto all’ONU di contribuire ad un progetto di valorizzazione e protezione dello Yasuni. Oggi, con i primi fondi raccolti, l’avvio dell’iniziativa in difesa della foresta pluviale.
Mentre il resto del mondo fa a gara per accaparrarsi le ultime riserve di greggio, infatti, la repubblica sudamericana non le vuole più toccare. Soprattutto se queste si trovano in aree protette. Come il Parco Yasuní, la zona più ricca di biodiversità dell’intero pianeta. Un paradiso per insetti, uccelli, mammiferi e anfibi, che in un solo ettaro ospita fino a 655 specie di alberi, lo stesso numero di quelle in Usa e Canada messi insieme.
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