8 Maggio, 2013
by gabriella
Quello che segue è l’articolo che Marco Bascetta (Il Manifesto, 8 maggio 2013) ha dedicato ai fatti accaduti lunedì scorso alla Statale di Milano, cioè alla rottura simbolica con il significato di uno spazio consacrato alla formazione e al sapere – dunque all’autonomia e alla libertà – consumatasi con l’intervento della forza pubblica. Aggiungerebbe vergogna, se confermato, quanto sostenuto dal TG3 delle 14,00, che ha indicato nella necessità di liberare i locali dell’ex libreria autogestita per fare spazio ai distributori automatici di alimenti, la ragione della richiesta di intervento del Rettore.
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Perfino nella Spagna franchista degli anni Sessanta l’ingresso della guardia civil nelle Università era motivo di scandalo. L’idea che negli atenei e negli istituti scolastici problemi e conflitti non dovessero essere affrontati per via militare è stato ed è un principio di etica pubblica che, a maggior ragione, non dovrebbe mai essere disatteso negli stati democratici. Il tabù è stato certamente infranto, ma abbastanza sporadicamente e mai in casi innocui come l’occupazione di qualche aula da parte degli studenti.
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8 Aprile, 2013
by gabriella
Da Micromega la riflessione platonico-socratica di Zagrebelsky sull’art. 33. «L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento»: il fondamento di ogni convivenza non può che essere la ricerca non strumentale (dunque autenticamente libera) nei suoi legami con la cittadinanza e la democrazia.
La società non è la mera somma di molti rapporti bilaterali concreti, di persone che si conoscono reciprocamente. È un insieme di rapporti astratti di persone che si riconoscono come facenti parte d’una medesima cerchia umana, senza che gli uni nemmeno sappiano chi gli altri siano. Come può esserci vita comune, cioè società, tra perfetti sconosciuti? Qui entra in gioco la cultura.
Consideriamo l’espressione: io mi riconosco in… Quando sono numerosi coloro che non si conoscono reciprocamente, ma si riconoscono nella stessa cosa, quale che sia, ecco formata una società. Questo “qualche cosa” di comune è “un terzo” che sta al di sopra di ogni uno e di ogni altro e questo “terzo” è condizione sine qua non d’ogni tipo di società, non necessariamente società politica. Il terzo è ciò che consente una “triangolazione”: tutti e ciascuno si riconoscono in un punto che li sovrasta e, da questo riconoscimento, discende il senso di un’appartenenza e di un’esistenza che va al di là della semplice vita biologica individuale e dei rapporti interindividuali.
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Posted in Filosofia, Sociologia | Commenti disabilitati su Gustavo Zagrebelsky, La cultura, patto fondativo della nostra convivenza
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