Due interventi di Hans Georg Gadamer e Cornelius Castoridis per spiegare perché in un approccio democratico, la politica non può essere sostituita dalla tecnica, cioè dall’azione di esperti in alternativa alla scelta della collettività. [In coda al testo il pdf per la stampa].
Hans Georg Gadamer, Perché la giustizia non può essere una téchne
[In Aristotele] viene in luce una modifica fondamentale del rapporto tra mezzo e fine, modifica che distingue il sapere morale dal sapere tecnico. Non si tratta solo del fatto che il sapere morale non ha fini particolari ma concerne la vita buona nel suo insieme, mentre ovviamente ogni sapere tecnico è particolare e diretto a scopi particolari.
Né solo del fatto che il sapere morale deve intervenire in tutti quei casi in cui occorrerebbe un sapere tecnico che però non c’è. Certo il poter disporre di un sapere tecnico renderebbe superfluo, nei casi da esso contemplati, tutto il lavorio della deliberazione. Là dove è disponibile una techne, non c’è che da impararla per essere poi in grado di trovare i mezzi adeguati agli scopi. Per contro, noi vediamo che il sapere morale esige sempre un tale processo di deliberazione.
Anche se si pensa a questo sapere nella sua forma perfetta, tale perfezione è sempre perfezione di questa facoltà deliberativa, e non un sapere del tipo della techne. Si tratta qui, dunque, di un rapporto fondamentale.
Non si può ritenere che attraverso l’ampliarsi del sapere tecnico si possa un giorno o l’altro eliminare la necessità della deliberazione. Il sapere morale non può mai, per principio, avere il carattere di un sapere insegnabile già tutto compiuto prima dell’applicazione.
Il rapporto di mezzi e fine, in sé non è tale da permettere che la conoscenza dei mezzi adeguati possa essere messa a disposizione precedentemente, e ciò perché la stessa conoscenza del fine giusto da perseguire non può a sua volta essere oggetto di un sapere. Non c’è nessuna conoscenza determinata una volta per tutte di ciò che debba valere in generale come il fine della vita buona [Verità e metodo (1960), Bompiani, Milano, 1983, pp. 372-373].
Cornelius Castoriadis, Nella democrazia greca la scelta non è materia di specialisti
Nel video seguente Castoriadis (1922 – 1997) esamina la natura della democrazia nella forma greca classica spiegando, tra le altre cose, il ruolo dell’educazione in un contesto in cui la scelta è considerata opinabile, non epistemica, né appannaggio degli esperti. Si vedano anche le pagine del Protagora platonico sulla virtù politica.
Che cosa facevano gli ateniesi? E’ molto interessante. Sono i greci ad aver inventato le elezioni, è un fatto attestato storicamente. Chi si eleggeva ad Atene? Non si eleggevano i magistrati, in generale. I magistrati erano estratti a sorte o designati a rotazione. Tutti possono essere estratti, tutti sono in grado di governare e di essere governati, dunque si estrae a sorte. Perché? Perché la politica non è affare da specialisti. E perché non è cosa da specialisti? Perché non esiste una scienza della politica, siamo nel dominio dell’opinione (doxa, per i greci) non di quello dell’epistéme.
Ho già notato d’altronde, che l’idea che non esistano specialisti della politica e che dunque le opinioni si equivalgono, è la sola giustificazione ragionevole del principio maggioritario. Dunque, il popolo decide e i magistrati sono estratti a sorte o designati a rotazione. Ci sono delle attività specialistiche, perché gli ateniesi si sono impegnati in attività assai considerevoli, hanno fatto il Partenone, hanno vinto guerre .. dunque queste attività specialistiche, la costruzione dei cantieri navali, la costruzione dei templi, la conduzione della guerra, hanno bisogno di specialisti, là li si elegge. Sono queste le elezioni. Elezioni vuol dire «elezione dei migliori» e qual è la base per eleggere i migliori? Si cosa ci si basa?
Beh è là che è apprezzata l’educazione del popolo, perché esso sceglie. Si fa una prima elezione, è possibile che Pericle sia un pessimo stratego, allora non lo si elegge oppure lo si revoca. Ma questa opinione, questa doxa, non si può pensare che sia condivisa, questa è una possibilità assolutamente teorica e perché si realizzi bisogna che questa opinione sia coltivata e come può essere coltivata un’opinione relativa al governo o ai governanti? Bisogna educare i cittadini, ciò che non esiste affatto all’epoca attuale. In Francia persino i deputati sono completamente ignoranti in materia d’economia, dunque asserviti ai loro tecnici. In ogni ambito decisionale ci sono tecnici, economisti, militari .. ed è così che si è governati, il che è decisamente stupido: dilemma di Morin e di Platone.
Gli specialisti al servizio della gente, è questo il punto, non di qualche politico. Eleggendo, apprendere a governare governando [Frammento di una lezione andata in onda su Arte.fr. Traduzione mia].
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