In questi giorni ho ripreso in mano un vecchio libro di storia della filosofia orientale. Rileggendolo, ho sostato con sorpresa sulle parole con cui il prof. Lo Chia-Luen aveva concluso il capitolo dedicato al pensiero cinese, parole spiazzanti per chi è abituato a pensare in termini di identità e omologazione. Con finale confuciano.
Le componenti e le manifestazioni del pensiero che abbiamo ricordato costituiscono la materia di cui è sostanziata la civiltà cinese. Esse hanno meriti e demeriti, comportano vantaggi e svantaggi, produssero fortune e sventure, risultati ambiti e conseguenze spiacevoli.
Ma quel che più importa è che noi ci troviamo in una nuova èra di contatti, impulsi e integrazioni culturali. L’oriente non è più a oriente e l’occidente a occidente, poiché la diminuzione delle distanze e le sempre più ingegnose invenzioni per trasmettere il pensiero e diffondere le idee costringono continuamente i due titanici gemelli ad incontrarsi ad ogni momento.
La nascita di una nuova civiltà, forse di una civiltà mondiale, è già annunciata. Nulla dell’antico può conservare la sua antica forma o sostanza, perché è antico, e nulla del nuovo può sorgere e permanere scacciando completamente il passato, in quanto tale passato permane e continua a vivere in coloro che lo hanno ereditato.
Il che fa parte del grande schema dell’evoluzione, che significa semplicemente mutamento e non implica mai progresso. Il progresso presuppone uno scopo, un ideale posto davanti o dietro di noi. Nel gigantesco processo di formazione di una nuova cultura, è essenziale che gli intellettuali di tutto il mondo conservino un’ampia visione della vita e alti ideali. Solo così potranno essere accomunati alla nobile missione di accelerare l’evoluzione culturale verso la perfezione del genere umano.
Lo Chia-Luen, Caratteristiche generali del pensiero cinese, in Storia della filosofia orientale, a cura di Sarvepalli Radhakrishnan, Milano, Feltrinelli, 1962, pp. 702-703.
22 Luglio 2012 at 17:09
Reblogged this on i cittadini prima di tutto.
25 Luglio 2012 at 09:46
ho trovato il tuo blog fra i commenti da bortocal e devo dire che è ricchissimo si spunti interessanti.
questo sul pensiero cinese mi incuriosisce molto e andrò a cercarmelo (ora sono alle prese con Sun Tzu…) soprattutto perchè la diatriba fra “diritti umani” ed “asian values” è un oggetto di discussione fondamentale in materia di diritto internazionale e di interazione fra culture (come la definisce Gustavo Zagrebelsky)
25 Luglio 2012 at 11:42
il pensiero cinese è universalistico e profondo, nel caso di Lo Chia-Luen siamo di fronte a un confuciano che crede nella perfettibilità della natura umana e nella naturale fratellanza degli uomini (come decine di filosofi e poeti nostrani), sarà per questo che il discorso sugli asian values non mi ha mai convinto.
25 Luglio 2012 at 11:50
gli asian values riflettono solo parzialmente una visione del mondo “orientale” (ma che, a mio avviso, è stata per lungo tempo comune anche all`occidente) mentre in parte sono stati un ottimo strumento di giustificazione di certe scelte politiche autocratiche.
non a caso, hanno retto fino alla crisi economica….
non colgo però il collegamento fra la perfettibilità e la critica degli asian values. anzi, mi pare che i due possano perfettamente andare di pari passo. ma ammetto la mia ignoranza in materia!!
25 Luglio 2012 at 13:38
infatti, anche secondo me il pensiero confuciano permette una critica degli asian values.
14 Agosto 2012 at 11:19
A proposito di diritti umani .. chissà se hai letto Benevenuti nel deserto del reale (Zizek)?
14 Agosto 2012 at 11:44
a dire il vero no, anche se lo avevo sfogliato in libreria: dal commento non mi pareva direttamente centrato sul tema dei diritti umani… di Zizek ho letto solo “contro i diritti umani” e ho in libreria “Trotzkji”.
lo consigli?
14 Agosto 2012 at 12:06
per me è stata la lettura zizekiana migliore, ma dipende dai punti di vista, sui diritti umani lui è proprio iconoclasta ..