Chi posso in generale riconoscere come mio nemico? Evidentemente soltanto colui che mi può mettere in questione […] E chi può mettermi realmente in questione? Solo io stesso. O mio fratello. Ecco. L’Altro è mio fratello. L’Altro si rivela fratello mio, e il fratello mio nemico. […] Ci si classifica attraverso il proprio nemico. […] Il nemico è la figura del nostro proprio problema.
Carl Schmitt, Il nomos della terra
11 Agosto 2012 at 13:55
avendo citato altrove Schmitt, sono venuto a cercarmi i tuoi post che lo citano…
Comincio questo commento, che è piuttosto una glossa con note a margine, affermando di nuovo la tragica grandezza del Nostro e del suo pensiero. La citazione in apertura mi ricorda curiosamente il libro di Thomas Mann “l`eletto” (se non erro, scritto poco dopo la guerra) nel quale proprio l`amore per l`altro-se` stesso conduce ripetutamente alla tragedia. Libro, peraltro, ambientato proprio in epoca medievale.
Non so se lo conosci, ma non voglio rovinarti la curiosità….
Ma forse dovrei pensare anche a Camus.
La pagina della Centanni, invece, mi richiama alla mente il pensiero kantiano del diritto cosmopolitico, che Kant concepisce proprio come diritto all`ospitalità per lo straniero… corsi e ricorsi della storia?
Fra l`altro, doveroso notare come il pensiero di Kant si formi in un`epoca nella quale si era ormai affermata la frammentazione dell`Europa dopo il crollo dell`universalità religiosa cristiana, insomma, in un`epoca nella quale il concetto di straniero ha assunto un significato (nazionale) prima (quasi) sconosciuto in Europa.
11 Agosto 2012 at 14:47
Hai ragione, lo ricorda (a questo punto mi ricorda pure il vecchio suonatore del Wilhelm Meister): meglio amare gli “altri” 😉