Da una ventina d’anni in Italia i diritti sono esigibili solo se compatibili con le esigenze di bilancio. La Corte dei Conti ha tracciato un bilancio dei conti dell’INPS, concludendone che precariato e licenziabilità avranno «riflessi su adeguatezza delle prestazioni e sostenibilità sociale del sistema». In sintesi, i versamenti sempre più modesti e aleatori finiranno per dissestare il sistema previdenziale, nonostante i futuri pensionati percepiranno assegni che li collocheranno sotto la fascia di povertà. La ricetta della Corte é il rilancio della previdenza integrativa (=pagatevi anche quella) attualmente rifiutata dai lavoratori sia a causa delle turbolenze finanziarie (e relativi crack dei fondi pensione) che dell’impossibilità di dilazionare parti di reddito già oggi insufficiente.
MILANO – Le “crescenti forme di precarietà del mercato del lavoro, nei posti e nelle retribuzioni, che incidono sui futuri trattamenti pensionistici, soprattutto per le fasce più deboli (giovani e donne)” avranno “riflessi su adeguatezza delle prestazioni e sostenibilità sociale del sistema”. Lo afferma la Corte dei Conti nel rapporto sull’Inps in cui si sottolinea anche la necessità di monitorare assiduamente l’incidenza delle riforme del lavoro e della previdenza obbligatoria sulla spesa pensionistica fino all’entrata a regime del sistema contributivo e sottoporre a riesame il modello della previdenza complementare.La Corte rileva un’ulteriore contrazione dell’avanzo finanziario nel 2011 e un accentuato deficit economico e prevede “pesanti risultanze negative nel 2012, che incorporano lo squilibrio strutturale già evidenziato dalla corte” nel referto sulla gestione acquisita dell’Inpdap. Per questo i giudici ritengono che siano “indilazionabili” le misure di risanamento dei principali fondi dell’Inps e la razionalizzazione di quelli minori “in consecutiva e più marcata perdita complessiva, contenuta solo in parte dagli attivi della Gestione per le prestazioni temporanee e di quella per i parasubordinati, il cui netto patrimoniale congiunto prevale sui gravosi passivi degli autonomi (agricoli e commercianti) e del più grande Fondo per il lavoro dipendente (appesantito dai dissesti strutturali dei dirigenti di azienda e di quelli della elettricità, trasporti e telefonia), i cui saldi negativi tra contributi e prestazioni trovano insufficiente copertura nel finanziamento statale, ancora non adeguatamente individuato nella componente assistenziale a carico della fiscalità”.
I conti generali dell’Istituto – sottolinea la Corte – registrano nel 2011 “un’ulteriore contrazione dell’avanzo finanziario e un accentuato deficit economico, connessi al primo declino degli apporti statali, dalle cui dimensioni quantitative e soprattutto qualitative (a titolo di trasferimenti o di anticipazioni a debito ) restano condizionate le stime di pesanti risultanze negative nel 2012, che incorporano lo squilibrio strutturale, già evidenziato dalla Corte nel recente referto sulla più grande gestione acquisita dell’ex Inpdap, corretto solo in parte dagli ultimi provvedimenti normativi”. Anche in quest’ottica sono necessarie “misure di rilancio” per la previdenza complementare per “incentivare le esigue iscrizioni” ma anche misure di “razionalizzazione” per ridurre l’estrema polverizzazione dei fondi. Secondo la Corte dei Conti il modello della previdenza complementare va “sottoposto a riesame”.
La Corte dei Conti “richiama”, poi, l’Inps a una “attenta e responsabile riflessione sul crescente ricorso a risorse umane esterne” (lavoro in somministrazione a copertura dell’organico, consulenze, utilizzo generalizzato di procuratori e sostituti di udienza, massiccio impiego di medici convenzionati) “per le incidenze sullo svolgimento di funzioni istituzionali spesso delicate e di elevato rilievo sociale ed i rischi di perdita delle stesse capacità di autogoverno dell’Ente”. Lo afferma la Corte nella sua relazione sulla gestione finanziaria dell’Inps per il 2011.
http://www.repubblica.it/economia/2012/11/06/news/inps_l_allarme_della_corte_dei_conti_monitorare_la_spesa_per_pensioni-46010645/?ref=HRER2-1
6 Novembre 2012 at 22:51
Reblogged this on i cittadini prima di tutto.
7 Novembre 2012 at 11:01
Antonio Mastrapasqua, l’ubiquo presidente INPS titolare ti altre 36 poltrone (fra presidenze e altro), a una giornalista che gli faceva notare come la situazione di disoccupazione/precariato fra i giovani comportava loro, oltre all’impossibilità di programmare un futuro immediato, anche la prospettiva di tutele pensionistiche sempre più irrisorie, ha risposto: sì, in effetti i giovani dovranno abituarsi all’idea di costruirsi in parallelo una pensione integrativa.
Siccome il giornalismo italiano è immune dal vezzo della seconda domanda, non gli è stato chiesto come a suo parere dei giovani disoccupati/precari potrebbero pagarsi un fondo pensione.
Un’occasione mancata; sono sicuro che Mastrapasqua ha in serbo preziosi suggerimenti.
7 Novembre 2012 at 12:07
Già, è una caratteristica del pensiero di destra non accontentarsi di enunciare ciò che ci opprime, ma di aggiungere moralisticamente che il problema siamo noi.
7 Novembre 2012 at 13:32
Infatti. Penserei a un meccanismo automatico di difesa contro i complessi di colpa, se non sapessi che questi implicano una coscienza.
7 Novembre 2012 at 15:07
ma il meccanismo c’è: da Kant a Marx lo chiamarono “critica”, ed è sempre stato l’unica arma contro l’ideologia.