Perugia, Dibattito con Girolamo De Michele

by gabriella

Il 21 febbraio 2012 Girolamo De Michele è stato ospite del coordinamento “Viva la scuola pubblica” per un dibattito sulla scuola alla Sala della Vaccara (PG) – la Sala della Vaccara si trova sopra la Sala de’ Notari, salendo la scala esterna del Palazzo de’ Priori.

Presentiamo oggi Girolamo De Michele, un nostro collega, insegnante di filosofia e storia, un intellettuale attivo anche in rete con articoli e inchieste sempre illuminanti per la loro capacità di ricostruzione e svelamento dei fatti e delle scelte che stanno letteralmente “cambiando i connotati” della scuola e della società in cui viviamo.

Da questo punto di vista, La scuola è di tutti è un libro esemplare perché si presenta come una sorta di Summa non solo delle falsificazioni e degli inganni delle politiche di declino dell’istruzione pubblica, ma anche delle prassi, delle involuzioni e persino dei tic che affliggono quello che Girolamo chiama il “ventre molle” della scuola.

Mi vengono in mente, a questo proposito, le pagine impietose dedicate al mastrocolismo, al citatismo e al lodolismo che si leggono ridendo, ma sono nella sostanza una pietra tombale su quella cultura docente arcaica e autoreferenziale che zavorra la scuola e le impedisce di riconnettersi a pezzi di società che dovrebbero difendere insieme a noi il sistema dell’istruzione pubblica, se è vero, come dice l’autore nelle conclusioni, che il sapere non è un diritto, ma il diritto, perché in una società complessa la conoscenza e l’istruzione non garantiscono soltanto la qualità della vita, ma la vita stessa e la possibilità di essere inclusi per reddito e partecipazione in quanto avviene intorno.

Quello di Girolamo è un libro che rappresenta un antidoto alla shock therapy di cui siamo vittime, storditi dai colpi quotidiani a quella scuola che abbiamo sempre inteso come un presidio democratico, benché non si sia mai democratizzata interamente, e che si sta ogni giorno allontanando dallo spirito costituzionale in cui ancora insistiamo ad operare.

Questo libro è davvero un vaccino contro la strategia dello shock per molte ragioni, la prima delle quali è che combatte il rischio di amnesia che, come è noto, rappresenta la prima risposta al trauma, il primo effetto dello shock. Io, ad esempio, mi ero già scordata che il programma di Rinascita democratica, della P2 di Licio Gelli, prevedeva l’abolizione del  valore legale del titolo di studio. Leggerlo ne La scuola è di tutti mi ha fatto fare un balzo dalla sedia e me l’ha fatto tornare in mente in pochi, salutari, secondi.

La seconda è che, dalla prima all’ultima riga, questo libro combatte una battaglia «per le esatte parole»  contro la neolingua della «riforma», a cominciare dal primo capitolo in cui si chiarisce che l’emergenza educativa sbandierata da Gelmini a suon di casi “esemplari” di mala scolarità, è in realtà una crisi educativa, cioè un passaggio denso di rischi e di problemi che avviene nell’educazione, ma non è dell’educazione.

La terza è che questo libro combatte una battaglia contro i tagli, non solo quelli di bilancio, ma della complessità. Cioè contro il tentativo di riproporre un’idea trasmissiva e disciplinare dell’istruzione scolastica che si appoggia sull’idea di una mente semplice del bambino, un bambino che si abitua ad obbedire passivamente, invece che a pensare e ragionare.

La quarta è che questo libro dimostra al di là di ogni dubbio il legame funzionale tra il rischio alfabetico che la scuola tenta di contrastare e le pratiche di lobbying e corruzione, cioè il nesso tra un declino scolastico pianificato e una crisi democratica di cui la stampa insiste a mostrare il solo lato scandalistico. De Michele mostra che i tagli alla scuola sono «effetti con valore di senso», vale a direuna distruzione in corso della quale non bisogna però sottovalutare gli effetti culturali, di produzione di realtà.

Effetti che si legano agli aspetti simbolici ed ideologici della riproposizione della disciplina come cuore dell’insegnamento la cui funzione era già chiara a Charles Dickens, il quale descriveva le working school di fine ‘800, come luoghi malsani nei quali nugoli di ragazzi scalzi e malnutriti affollavano classi fatiscenti nelle quali al maestro non restava che mantenere la disciplina col bastone.

Si tratta di classi la cui somiglianza con le nostre si fa ogni giorno più inquietante, per questo abbiamo invitato De Michele a questo dibattito per discutere della riconquista di un diritto all’istruzione e della necessità di difendere le istituzioni del sapere by any means necessary, come scrive nell’epilogo, con ogni mezzo necessario.

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