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23 Marzo, 2012

Zhou Yunpeng 周云蓬

by gabriella

Prima di parlare di lui (se ho capito qualcosa della fonetica cinese il suo nome dovrebbe suonare “Ggiù” Yunpeng), bisogna ascoltare fino in fondo Bambini cinesi 中国孩子. Questa è la più struggente tra le sue interpretazioni  (sottotitolata in inglese).

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Zhou Yunpeng, oggi quarantaquattrenne, è nato in una poverissima famiglia dello Shenyang, nella provincia di Liaoning, al confine con la Corea del Nord. A nove anni una malattia lo ha reso cieco. Per un figlio di contadini poveri la cecità avrebbe potuto rappresentare la fine di ogni cosa. Per lui invece è stato l’inizio di tutto. Si è messo in viaggio con una chitarra e in cambio di lezioni di musica si è fatto leggere migliaia di libri, fino a laurearsi in lettere. A 17 anni ha raggiunto Pechino. «Allora ho capito – dice – che nessuno ci racconta cosa succede e che saperne di più è essenziale. La Cina non è il rassicurante successo economico di un pugno di dirigenti».

Il video sottostante è un bellissimo montaggio sulle note di Settembre 九月 (Jiǔ yuè) ispirata ad una poesia di Haizi. Di seguito Bambini cinesi 中国孩子 in versione live (qui il testo italiano).

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Da oltre vent’anni Zhou viaggia, da solo, attraverso la nazione. Si è fermato in centinaia di villaggi e nelle metropoli. Per molto tempo si è mantenuto suonando per strada, o in qualche piccolo locale notturno. Ha raggiunto i seimila metri in Tibet, ha sceso il corso dei grandi fiumi, ha visitato i quartieri periferici delle metropoli sull’Oceano. Ovunque ha guardato con attenzione. Ora è al terzo album, la sua ultima raccolta è il disco più scambiato in Cina nei circuiti del file sharing.

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